Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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giovedì 31 maggio 2018

SC 172 Commento al Vangelo di giovedì 31.05.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta Tu fra le donne e Benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E Beata Colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore Le ha detto». Allora Maria disse:
«L’Anima mia magnifica il Signore
e il mio Spirito esulta in Dio, mio Salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua Serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno Beata.
Grandi cose ha fatto in Me l’Onnipotente
e Santo è il suo Nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che Lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La prima cosa che mi viene in mente meditando questa Parola, è la prudenza e il mantenimento dei segreti da parte di Maria e Elisabetta. Due Persone speciali che portano in grembo due Creature che avranno compiti soprannaturali e uno è il Figlio di Dio incarnato.
Sono due Donne che si comprendono più che con lo sguardo, con lo Spirito che ha operato mirabilmente in entrambe. Una è fanciulla e l’altra anziana, ma qui non conta l’età, ci si trova in una dimensione soprannaturale incomprensibile dalle due donne, anche se la Vergine Maria ha una consapevolezza e cognizione elevatissima del progetto di Dio.
Se la Madonna già in questa fase della sua età risulta irraggiungibile e mantiene il “segreto del Re” tanto da non parlarne neanche a Giuseppe, rischiando la lapidazione, Elisabetta riesce a conservare il segreto della maternità, “impossibile” per l’età, anche ai conoscenti per un pudore che conoscono le persone sante.
Non aveva nulla da rimproverarsi né da nascondere, era anziana e sterile.
Due miracoli ha ricevuto Elisabetta, ma neppure uguagliano il solo miracolo dell’Incarnazione del Figlio di Dio nella cugina Maria di Nazaret.
Oltre alla forza spirituale di queste Donne nel mantenere una riservatezza incantevole, trovo importante quanto avvenne in Elisabetta per la mediazione della Madonna. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo”.
Elisabetta cominciò a profetizzare sulla Maternità Divina di Maria Santissima e a capire più nitidamente il miracolo dei miracoli avvenuto nella cugina. Non riflette su quello che dice ma le sue parole sono un inno soave ed estasiato che sale al Cielo e rallegra tutti.
Elisabetta rappresenta la donna che non può avere figli, mostra che la preghiera ottiene l’impossibile e che è una vittoria puntare su Dio.
Il miracolo della sua gravidanza fu tutto Divino, ma fu la vicinanza alla cugina Maria di Nazaret a trasformarla e a produrre in lei meraviglie di Grazie. “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”.
Il suono della parola della Madonna produceva effetti soprannaturali e otteneva da Dio Grazie imprevedibili. Dio comunque da poco tempo si era incarnato in Lei, Ella era il Paradiso in Terra di Dio, la vera Mediatrice delle Grazie di Dio.
Elisabetta era una santa donna, l’incontro con Maria Vergine la rese ancora più spirituale, è stato sufficiente incontrare la cugina con tutto l’amore che portava dentro e venerare la Donna Beata.Benedetta Tu fra le donne e Benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga da me?”.
Ha detto una profezia su una Verità che neanche Giuseppe conosceva ancora, ed era necessario conoscere che la cugina Maria che si era recata da lei per aiutarla dopo la sua gravidanza in tarda età, non era più solamente la cugina Maria. Ella portava nel grembo il Figlio di Dio ed era diventata la Madre di Dio.
Ammiriamo l’amabile accoglienza che si scambiano loro due, questo è il modo amabile e leale di incontrarsi tra i cristiani, quelli che apprezzano i valori morali. Senza più finzione e conformismo, con la sola verità nelle parole e nel cuore.
Con pensieri sempre buoni nella mente e una lotta contro i doppi pensieri, quelli che si scelgono secondo la convenienza. Non sia mai più così.
La Madonna vuole visitare i cuori di tutte le persone del mondo e portare Gesù, donare il suo Spirito di Madre Onnipotente per Grazia. Trova molti impedimenti anche tra gli stessi cattolici, ed appare inspiegabile la lotta contro la devozione alla Madonna anche da parte di vescovi e sacerdoti. È una triste realtà.
Chiediamo noi ogni giorno alla Madre di Dio di visitare chi odia Gesù, chi non Lo conosce, i peccatori, le Anime del Purgatorio e tutti gli ammalati.
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PG 150 Pensiero di giovedì 31.5.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

La Madonna non solo è l’Ancella del Signore, ma è anche la serva nostra: va a trovare la cugina Elisabetta e resta tre mesi, per servirla nella nascita di Giovanni.
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GR 171 Granellino di giovedì 31.05.2018

(Mc 10,32-45)
In questo giorno così particolare della mia vita il Signore mi ha rivolto la seguente domanda: "LORENZO, cosa vuoi che io faccia per te?". Ebbene, la mia richiesta non è stata come quella di Giacomo e Giovanni. Non ho chiesto al Signore né oro né argento, che sono segno del potere umano, ma gli ho chiesto di portare la mia croce quotidiana con umiltà e mitezza, cioè che mi faccia Santo e subito. Ma io non lo devo sapere, neppure la gente, per evitare che il demone dell'orgoglio mi possegga. 
Oggi compio 48 anni di vita sacerdotale. Non sono pochi. Questi anni sono passati come un soffio di vento. Ed ora sono vicino al tramonto della mia esistenza umana. Quanto bene avrei potuto compiere per glorificare il Signore e non l'ho fatto sia per pigrizia sia per debolezza! Come dice il proverbio, è inutile piangere sul latte versato. Perciò, non mi rimane altro che dire: "Signore, abbi pietà di me peccatore!". Un'altra cosa ora chiedo al Signore: quella di diventare dolce e soave come il sole che tramonta.
Da giovane scelsi il seguente nome spirituale: LORENZO MARIA DEL CUORE EUCARISTICO DI GESÙ. Che il mio cuore sia pieno del fuoco dello Spirito Santo affinché chiunque si avvicini a me possa vedere e gustare la grazia di Gesù Cristo, l'amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo.
Ho una sola verità oggi nel mio cuore: non sono quello che sarei dovuto essere agli occhi del Signore. 
Cari amici lettori, dal profondo del cuore vi chiedo di unirvi alla mia preghiera chiedendo al Signore la grazia di farmi trovare alla sua venuta con il cuore pieno di Spirito Santo. Che io non sia come le vergini stolte che si fecero trovare con il vaso vuoto di olio. 
A voi lettori dico che, quando pregate, chiedete e cercate soprattutto il regno di Dio. Impegnatevi a seguire la via della santità in quello che fate e dite ogni giorno. Quello che rimane in eterno è l'amore che abbiamo dato gratuitamente. Tutto il resto è zero. Gloria e lode a Dio Trinità per tutta la misericordia che mi ha manifestato nella mia vita! Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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mercoledì 30 maggio 2018

SC 171 Commento al Vangelo di mercoledì 30.05.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (10,32-45)
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano stupiti; coloro che Lo seguivano erano pieni di timore. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’Uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno a morte e Lo consegneranno ai pagani, Lo derideranno, gli sputeranno addosso, Lo flagelleranno e Lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che Io faccia per voi?». Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che Io bevo, o essere battezzati nel Battesimo in cui Io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che Oo bevo, anche voi lo berrete, e nel Battesimo in cui Io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’Uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La versione della traduzione della Bibbia del 1974 riporta altre parole rispetto alla traduzione moderna, parole più consone alla Persona di Gesù e alla reazione degli Apostoli alle sue parole. Scrivere che i discepoli in quella circostanza erano sgomenti e impauriti è fuorviante, anche il contesto non necessita di parole che portano il lettore ad impressionarsi.
Che sarà mai successo? Allora è vero che è difficile seguire Gesù? Domande inopportune per chi conosce il Vangelo, però per il cristiano debole diventano verità e anche se conservate nell'inconscio, subisce una forte influenza che arreca insicurezza e la perdita di fiducia in Dio.
Per demolire o manipolare qualsiasi dottrina religiosa come anche l’onore e la stima di una persona, ci sono diversi modi, tra cui il metodo meno evidente e rumoroso, che comporta l’assestamento di colpetti mirati e costanti su ciò che si ritiene più importante e che si odia.
Non sono ancora riusciti i modernisti a realizzare modifiche dottrinali, ma la confusione è tanta. Il capitolo 8 dell’esortazione apostolica “Amoris laetitia” ha creato nella Chiesa un turbamento e un’agitazione irrefrenabili, a quanto sembra senza possibilità di un chiarimento definitivo.
Come un tarlo nascosto c’è oggi un grande pericolo presente nella Chiesa, solo i cattolici più preparati riescono a capire e a vedere che tante iniziative di vescovi e di sacerdoti modernisti, modificano la sana dottrina, si rendono non credibili per le nuove teorie che insegnano.
Si compromettono con la cultura del presente e chiudono la porta del cuore alla sana e antica, ma sempre attuale, dottrina di Gesù Cristo.
 Non è saggio per il cattolico perdere tante Grazie e forse la vita eterna per correre dietro alle teorie di persone smarrite che si ritrovano a frequentare luoghi dove invece si odia il Signore. Come nella politica italiana di questi giorni, anche in innumerevoli diocesi del mondo c’è molta indecisione e si prendono iniziative che Dio disapprova.
Si ripetono le stesse parole di Giacomo e Giovanni ma con tracotanza, mentre nei due Apostoli c’era ingenuità e volontà di restare vicini a Gesù. “Maestro, vogliamo che Tu faccia per noi quello che ti chiederemo”.
Una richiesta che voleva manifestare solo il profondo amore dei due fratelli verso il Signore, altri invece in questi tempi affermano le stesse parole con tono arrogante e tirannico. Incuranti di Dio e dell’insegnamento di Gesù.
Gesù ai buoni risponde sempre e chiede amorevolmente: “Che cosa volete che Io faccia per voi?”. Le nostre richieste Egli le accoglie se sono sincere e finalizzate alla santità dell’anima e al bene fisico del richiedente.
Questa domanda Gesù non la ripete ai cattivi, a quanti non operano fedelmente nel suo Nome anche se mostrano l’apparenza di seguaci.
Gesù e la Madonna sono più felici di noi quando chiediamo Loro delle Grazie, già la stessa richiesta manifesta fiducia e amore, ma la richiesta deve essere quanto più possibile pura. Non è sufficiente domandare una Grazia, la preghiera deve scaturire da un cuore buono e questo è il vero cammino spirituale da seguire.
Cosa bisogna fare per diventare buoni?
Innanzitutto è necessario capire il significato e questo lo spiega Gesù nel Vangelo. Chi lo medita con grande interesse comprende più degli altri la migliore strada virtuosa per attuare un comportamento onesto, sincero, amabile, gentile, affettuoso.
Il desiderio deve essere deciso, questo si crea meditando ogni giorno sulla bontà e sulla cattiveria, sulle conseguenze dell’una e dell’altra.
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PG 149 Pensiero di mercoledì 30.5.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Affida la tua preghiera alla sapienza di Dio e non lasciare mai la speranza.
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GR 170 Granellino di mercoledì 30.05.2018

(Mc 10,32-45) 
In questo giorno così particolare della mia vita il Signore mi ha rivolto la seguente domanda: "LORENZO, cosa vuoi che io faccia per te?". Ebbene, la mia richiesta non è stata come quella di Giacomo e Giovanni. Non ho chiesto al Signore né oro né argento, che sono segno del potere umano, ma gli ho chiesto di portare la mia croce quotidiana con umiltà e mitezza, cioè che mi faccia Santo e subito. Ma io non lo devo sapere, neppure la gente, per evitare che il demone dell'orgoglio mi possegga. 
Oggi compio 48 anni di vita sacerdotale. Non sono pochi. Questi anni sono passati come un soffio di vento. Ed ora sono vicino al tramonto della mia esistenza umana. Quanto bene avrei potuto compiere per glorificare il Signore e non l'ho fatto sia per pigrizia sia per debolezza! Come dice il proverbio, è inutile piangere sul latte versato. Perciò, non mi rimane altro che dire: "Signore, abbi pietà di me peccatore!". Un'altra cosa ora chiedo al Signore: quella di diventare dolce e soave come il sole che tramonta. 
Da giovane scelsi il seguente nome spirituale: LORENZO MARIA DEL CUORE EUCARISTICO DI GESÙ. Che il mio cuore sia pieno del fuoco dello Spirito Santo affinché chiunque si avvicini a me possa vedere e gustare la grazia di Gesù Cristo, l'amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo. 
Ho una sola verità oggi nel mio cuore: non sono quello che sarei dovuto essere agli occhi del Signore. 
Cari amici lettori, dal profondo del cuore vi chiedo di unirvi alla mia preghiera chiedendo al Signore la grazia di farmi trovare alla sua venuta con il cuore pieno di Spirito Santo. Che io non sia come le vergini stolte che si fecero trovare con il vaso vuoto di olio. 
A voi lettori dico che, quando pregate, chiedete e cercate soprattutto il regno di Dio. Impegnatevi a seguire la via della santità in quello che fate e dite ogni giorno. Quello che rimane in eterno è l'amore che abbiamo dato gratuitamente. Tutto il resto è zero. Gloria e lode a Dio Trinità per tutta la misericordia che mi ha manifestato nella mia vita! Amen. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) 

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martedì 29 maggio 2018

SC 170 Commento al Vangelo di martedì 29.05.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità Io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La promessa di Gesù è inestimabile, assicura i suoi seguaci che riceveranno “cento volte tanto” di quello che faranno di buono nella loro vita. La riflessione di questa Parola è una spinta molto forte per motivare i nostri sacrifici, per pregare con maggiore intensità e amore.
Moltissimi cristiani non avvertono alcuna necessità di pregare e di fare rinunce quando la loro vita appare serena, quando tutto sembra scorrere bene e non c’è alcuna sofferenza o malattia da risolvere. È automatico non pensare alla preghiera nelle condizioni ottimali in cui pensano di vivere i cristiani tiepidi.
Nessuno li condanna, nella loro libertà possono scegliere quando pregare o anche il rifiuto di pregare. Ad ogni azione corrisponde una conseguenza. È il cristiano a stabilire quale relazione intrattenere con il Signore, in base a questa corrispondenza riceve molte Grazie ed aiuti o non riceve nulla.
Come è possibile incolpare Gesù quando nella vita sorge qualche sofferenza, se in passato c’è stato disinteresse verso Lui?
Gesù promette di donare “cento volte tanto” a quanti osservano le sue parole. È fin troppo chiaro il suo ragionamento: merita molte Grazie chi osserva il suo Vangelo ed almeno si sforza di migliorare giornalmente la sua vita, con propositi sinceri di pregare di più e praticare le virtù.
Non è facile rinnegarsi nell’orgoglio, nella superbia, nei pensieri che fluttuano e scombussolano la mente, privandola della lucidità spirituale che permette di capire la scelta migliore e di seguirla con una buona riuscita.
Come si deve intendere “cento volte tanto”? Ho già scritto che Gesù dona “cento volte tanto”secondo le buone opere, le opere di carità che si compiono. A Padre Pio concedeva incalcolabili miracoli richiesti con una Fede granitica, ad un cristiano tiepido Gesù dona poco, quel poco che merita.
Ognuno di noi decide cosa ricevere da Gesù, quanti aiuti e Grazie ottenere da Lui.
Non è Gesù a resistere o a non preoccuparsi di noi, tanto che è morto in Croce per redimerci, allora siamo noi, ognuno di noi sceglie bene o male nella sua vita e ne subirà tutte le conseguenze. Il Signore ci invita a fare quello che ci chiede e ci ricompenserà abbondantemente, in modo inimmaginabile.
Chi comprende questo si rende conto che rinnegarsi è una grande vittoria nella sua vita, chi non lo comprende rimane sempre nel suo mondo, teorizzato con continui pensieri prettamente fondati sulle cose materiali.
Cristiani che da decenni vanno a Messa ancora sono bloccati al primo gradino della scala spirituale per l’incapacità di rinnegarsi e lasciare agire lo Spirito Santo nella loro vita.
Non si preoccupano della Volontà di Dio e vivono una divisione interiore che non comprendono ma che si materializza nelle scelte che compiono o nei propositi contraddittori che vogliono realizzare. Propositi così adorati ma dannosi per la morale e per lo spreco di denaro, che arrivano quasi a materializzarsi anche se ancora non sono state compiute determinate opere.
Che relazione spirituale si vive con Gesù e la Madonna quando a Loro si dedicano pochi minuti giornaliere per le preghiere e il cuore è sazio di interessi e cose umane? Come possono pretendere di ricevere Grazie o per assurdo “cento volte tanto”?
Fermarsi nella vita per riflettere è indispensabile, quasi come l’aria che respiriamo.
Non è avveduto chi si illude di godersi la vita per la sua professione o il lavoro che svolge. Tutto questo è indispensabile, ma sono mezzi e servono per vivere dignitosamente e cercare Gesù Cristo in una condizione di serenità interiore, per elevarsi spiritualmente dalla materia che dissipa e stravolge anima e mente.
Il cristiano tiepido non comprende che è la preghiera ad elevarlo da una condizione naturale e priva del soprannaturale, dello Spirito di Dio.
Oggi Gesù ci dice che è sempre pronto a donare “cento volte tanto” ai credenti che compiono del bene, opere buone ed osservano il Vangelo.

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PG 148 Pensiero di martedì 29.5.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Prega, prega molto per i governanti: la tua preghiera sarà ascoltata ed esaudita dal Signore, perché si risvegli nei cattolici la collaborazione con un governo saggio, a favore della comunità.
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GR 169 Granellino di martedì 29.05.2018

(Mc 10,28-31)
All'età di dodici anni lasciai mamma e Tatà (papà) e lungo il mio cammino vocazionale e sacerdotale il Signore mi ha donato tante mamme e papà che mi hanno detto con la sincerità di cuore: "Ti amiamo come un figlio".
Non mi è mai mancato la tenerezza materna e l'amore paterno. Dio è fedele nelle sue promesse. Ci dona sempre il centuplo di quello che abbiamo lasciato per amor suo.
Ovviamente, lasciando i genitori nella mia tenera età, mi allontanai anche dall'affetto dei miei fratelli e delle mie sorelle. Essendo l'ultimo figlio, ero molto amato in famiglia. Devo dire che il Signore, lungo il mio cammino vocazionale e sacerdotale, mi ha donato tanti uomini e donne che mi hanno amato (e mi amano tuttora) come un fratello. Ci sono stati molti casi in cui mi è stato detto: "Ti amo più di mio fratello di sangue". Dove si coltiva un'amicizia fondata sull'amore reciproco verso il Signore l'amore tra le persone è più forte del legame del sangue. 
Molti fratelli e sorelle di sangue si odiano tra di loro per motivi di interesse economico, ma non ho mai visto fratelli e sorelle in Cristo odiarsi tra di loro. L'amore fraterno che scaturisce dal cuore di Cristo è indissolubile.
Devo dire che, entrando nel vocazionario nel 1957, non ho lasciato beni materiali. A casa lasciai la sicurezza del pane quotidiano e nel vocazionario ci furono giorni in cui mancava anche il pane quotidiano. Ma, andando poi negli USA per terminare gli studi, il pane è stato sempre abbondante. Anche oggi posso dire: "Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla".
Attraverso la generosità degli amici sono stato continuamente ricolmato di doni. Anche oggi, pur non essendo parroco, non mi devo preoccupare dicendo: "Cosa mangerò o vestirò?”. Il Signore provvede alla sua maniera e abbondantemente. Egli vuole una sola cosa da me: che io cerchi il regno di Dio e annunci il Vangelo opportunamente e inopportunamente. Il resto ci penserà Lui a darmelo in maniera centuplicata. 
Ti rendo grazie, Signore, per ogni tipo di ricchezza che mi hai dato. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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lunedì 28 maggio 2018

SC 169 Commento al Vangelo di lunedì 28.05.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (10,17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a Lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i Comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in Cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel Regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù afferma che la ricchezza è la rovina degli uomini, quanto è faticoso, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel Regno di Dio!”. Non afferma che è impossibile la salvezza eterna ma sicuramente è abbastanza faticosa.
Non per la ricchezza in sé, essa è il mezzo per soddisfare esigenze e molto spesso capricci davvero inutili, il fatto grave è che l’uomo ne diventa schiavo e si convince di non avere bisogno di Dio né di altri aiuti. Arriva a disprezzare gli altri, si considera migliore e seleziona gli amici dividendoli in gruppi: quelli che condividono la vita gaudente e quelli che si cercano solo quando“sono utili”.
Non possiamo annoverare tra i ricchi moltissimi professionisti o quanti posseggono attività lavorative, eppure, anche tra le persone che vivono in un’agiatezza superiore alla media, c’è un’altezzosità che impressiona, un distacco dalle esigenze della povera gente e la loro mente è sempre alla ricerca di svaghi e distrazioni, come se non avessero mai pace.
Si dirà che questa è la vita gaudente sognata da molti, è vero, la sognano quelli che non conoscono i doni spirituali che elargisce Gesù.
Non hanno forse mai sperimentato la pace interiore che eleva il cristiano in una dimensione estatica e la gioia che invia Dio non trova affinità in tutto ciò che è materiale. Si ottiene aiuto dal Signore se viene richiesto, l’ostacolo presente o che si crea arriva dall’allontanamento dal Signore proprio a causa della vita dissipata.
È possibile trovare un equilibrio tra agiatezza economica e la vera spiritualità cristiana?
Intanto Gesù si riferisce ai ricchi quando afferma: Quanto è faticoso, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel Regno di Dio!”, e non prende come riferimento quanti vivono nell’agiatezza economica causata dal loro lavoro. Questa agiatezza economica può santificare se si continua a seguire il Vangelo e ci si preoccupa dei bisogni altrui.
Però, con maggiore facilità l’agiatezza economica distoglie dalla vita spirituale, anche se la persona non vuole allontanarsi dai Sacramenti e da una Fede forte. C’è una lotta in quanti vivono nell'agiatezza economica e vogliono restare fedeli al Signore, così tra loro e i pressanti impulsi e le tentazioni che spingono verso la vita dissipata, vincono i cristiani che posseggono il controllo della loro volontà.
Molti vivono nell’agiatezza per meriti professionali e per sacrifici lavorativi non indifferenti, questo và riconosciuto e a loro sembra una naturale conseguenza trascorrere il tempo libero nel compiere ciò che soddisfa la sfera corporale e non si sviluppa alcuna preoccupazione per la sfera spirituale, quindi per l’anima.
Al contrario, c’è un ininterrotto allontanamento da Gesù Cristo ed è la conseguenza della ricerca del materialismo, una caduta che si realizza anche senza una libera decisione. È un allontanamento che porta alla convinzione di fare tutto bene, pensieri che i cristiani elaborano in buonafede ma è inevitabile lo smarrimento spirituale.
Dicevo che il problema non è la ricchezza in sé, la persona ricca diventa progressivamente incapace di controllare gli impulsi, è sottomessa ai più eccentrici desideri, si preoccupa delle vacanze e di ogni sfizio, fino a rimanere soggiogata alla stessa ricchezza.
Arriva a perdere il contatto con la propria coscienza e si preoccupa solo delle vanità, di ostentare qualcosa, di mettersi al pari dei nobili.
Nobile deve essere il cuore, ma come potrà amare se è rimasto “schiacciato” dagli eccessivi beni materiali e dalle preoccupazioni futili e frivoli?
Molte persone benestanti non considerano mai le donazioni da fare per aiutare i poveri o per accrescere la diffusione del Vangelo, aiutando le strutture sacre e i luoghi che si utilizzano per il bene dei credenti. È un atto di amore straordinario.
Qui dove vivo stiamo completando la Casa di Preghiera e c’è altro da realizzare per il bene di tanti che cercano Gesù Cristo e sono smarriti. Il cristiano che comprende l’importanza dei luoghi di preghiera e della necessità di fermarsi a riflettere sulla propria vita, collabora con una sua donazione.
Il cristiano si trova dinanzi a due amori, quello per il Signore e l’altro per i beni materiali. Se riflette sulla vita passeggera e ama veramente Gesù, sarà sempre pronto ad aiutare per contribuire alla realizzazione di luoghi di preghiera e resterà gioioso per il bene fatto. Inoltre, riceve dalla Madonna tanti aiuti che tutte le ricchezze non potranno donare mai.
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PG 147 Pensiero di lunedì 28.5.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

La fede vince sempre, anche se ci sono molti avversari, perché chi ha fede sta con Dio.
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GR 168 Granellino di lunedì 28.05.2018

(Mc 10,17-27)
Se vai a messa ogni mattina e, potendo aiutare un povero, non lo fai, perdi solo tempo. Sii certo che lo sguardo di Dio non è su di te.
Se dici tre rosari al giorno e, potendo aiutare un povero, non lo fai, perdi solo tempo. Sii certo che lo sguardo di Dio non è su di te.
Se vai a fare pellegrinaggi e, potendo aiutare un povero, non lo fai, perdi solo tempo. Sii certo che lo sguardo di Dio non è su di te.
Se predichi la Parola di Dio e, potendo non aiuti un povero, perdi solo tempo. Sii certo che lo sguardo di Dio non è su di te.
Se sei sacerdote o vescovo e, potendo non aiuti un povero, povero te! Il grande ruolo che svolgi nella Chiesa certamente non ti porterà in Paradiso!
Se sei fedele a tua moglie e, potendo aiutare un povero, non lo fai, non sei cristiano. 
Se sei onesto nel tuo commercio e, potendo aiutare un povero, non lo fai, non sei cristiano.
Vuoi sapere perché l'uomo è avaro? A mio avviso per due motivi. Egli stoltamente pensa che il danaro gli doni la sicurezza dell'amore, della gioia e della pace. In altre parole egli crede che la vita viene dal danaro. Quindi, secondo lui, pìù danaro ha in banca, pìù vita ha. Per questo motivo gli altri possono morire di fame e a lui non interessa condividere il pane perché ha paura di vivere nella precarietà. Il vero motivo è che lui conserva i beni materiali per assicurarsi una sicurezza economica per il futuro dimenticando che potrebbe morire da un momento all'altro. Non bisogna demonizzare il danaro perché, se usato sapientemente, attira la benedizione di Dio e la stima e l'affetto dei poveri.
L'uso sapiente del danaro consiste nell'essere generosi con i poveri. A chi è generoso verso i poveri il Signore non solo fa crescere e moltiplica le sue ricchezze, ma gli dona anche la vita eterna, cioè la pace, la gioia e l'amore. Il danaro diventa un impedimento per avere la vita eterna quando ti fa dire: "Ho tutto, non mi manca niente, non ho bisogno di nessuno e neppure di Dio". Per questo motivo il danaro fa sentire l'uomo forte e potente. Il danaro diventa il suo dio.
Per il cristiano il danaro è un mezzo per andare in Paradiso. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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domenica 27 maggio 2018

SC 168 Commento al Vangelo di domenica 27.05.2018 Ss.Trinità (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando Lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A Me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È fin troppo evidente la Volontà di Gesù espressa ripetutamente, anche poco prima di ascendere al Cielo, di annunciare il Vangelo a ogni uomo. D’altronde, perché si è sacrificato per tre anni nell’annunciare il Vangelo o per quale ragione il Figlio si è incarnato se non per far conoscere agli uomini di tutti i tempi qual è la vera Via per conoscere il Padre e ottenere la salvezza eterna?
Nel mondo viene a mancare sempre più l’amore a Gesù, e l’amore autentico è legato alla verità, altrimenti qualsiasi amore si può scambiare per buono. Hitler nutriva un grande amore per la razza ariana ma fece uccidere oltre cinque milioni di innocenti. C’è allora un amore che produce effetti cattivi e immorali, come la depravazione.
Gesù invia “spiritualmente” ogni cristiano in ogni parte del mondo ad annunciare il Vangelo, azione possibile anche per quanti pregano nelle loro case o nelle Chiese e chiedono la conversione dei peccatori del mondo.
Gesù invia comunque molti coraggiosi missionari ma negli ultimi decenni si è lentamente spenta la forza apostolica di annunciare il Risorto.
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.
La Santissima Trinità rivelata da Gesù è un mistero davvero impenetrabile, tutti i misteri non possono essere compresi ma questo possiede una molteplice impermeabilità. Ogni mistero della nostra Fede non è comunque qualcosa di irragionevole. Il mistero centrale della Fede e della vita cristiana è proprio la Trinità.
Il mistero non è dimostrabile con la ragione, ma mai è irrazionale, non cade in contraddizione con la ragione. L’affermazione di un Dio Uno e Trino non possiamo dimostrarlo ma per noi che abbiamo Fede, è possibile questa Verità, l’accettiamo perché crediamo nelle parole del Signore. La sua autorità è per noi sufficiente.
Per i cristiani Dio è unico, anche se sono tre Persone uguali e distinte. C’è una sola onnipotenza, una sola volontà e un solo Amore.
Questo mistero l’uomo non potrà mai comprenderlo chiaramente ma lo può approfondire, sono le anime sante che si avvicinano maggiormente alla Luce Divina a comprendere più degli altri uomini qualcosa di questo mistero. I Santi e le anime contemplative adorano la Trinità con un amore intenso per la fusione mistica che si crea con Dio.
Possiamo comprendere meglio il mistero della Trinità riflettendo sull’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. La mente dell’uomo genera il pensiero, questo pensiero essendo buono viene contemplato dalla mente e amato, così dal pensiero e dalla mente scaturisce o procede l’amore.
Possiamo affermare che nell’uomo la mente, il pensiero e l’amore sono tre cose distinte fra loro, ma se esistono sono anche assolutamente inseparabili l’una dall’altra. In una persona la mente, il pensiero e l’amore diventano così una cosa sola.
Nella Trinità il Padre è la mente, il Figlio è il pensiero, lo Spirito Santo è l’Amore.
Circola al suo interno un Amore infinito come dall’eternità esistono queste tre Persone Divine, e l’azione “ad extra” è indivisibile, quando agisce il Padre agiscono anche le altre due Persone. Questo vale per tutte e tre le Persone.
Quando il Figlio incarnato in Gesù operava la Redenzione, era sempre attiva l’azione del Padre e dello Spirito, anche se ad ogni Persona viene applicata un’azione esterna: al Padre la creazione, al Figlio la redenzione, allo Spirito Santo la santificazione.
Chi si è incarnato passivamente, è solo la Persona del Verbo. Però Colui che fa incarnare sono tutti e Tre, indistintamente. Come tra gli uomini, Sant’Ireneo fa vedere quasi un consiglio delle Persone trinitarie, che si consultano su che cosa fare per redimere l’uomo e mandano il Figlio perché prenda su di sé la sua umanità, l’umanità ricevuta dal grembo della Beata Vergine Maria.
Lo Spirito Santo procede come l’Amore dal Padre e dal Figlio. Procede da entrambi, perché è il Dio eterno e increato che il Padre dona al Figlio generandolo e che il Figlio restituisce al Padre come risposta al suo Amore. Nella Trinità circola l’Amore ed è lo Spirito Santo, lo stesso Spirito del Padre e del Figlio.
Quando facciamo il segno della Croce, dobbiamo riflettere sulle parole che pronunciamo. Un amore più intimo verso le tre Persone Divine, fa avvertire una presenza serena e gioiosa nella propria persona, quando si dice “nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
I diavoli tremano dinanzi alla Croce e al segno della Croce che ci tracciamo. Quando siete tentati o confusi, fate il segno della Croce con Fede!
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MV 18 Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta - Ss. Trinità 27 mag 2018

Dal Vangelo secondo Matteo 28,16-20
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando Lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Corrispondenza nell’“Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
Vol. 10 - Cap. 634

Sonnecchiano quasi tutti, data l’ora e dato anche l’ozio e la lunga attesa. Ma basta il grido di un fanciullo -non so chi sia, perché non lo vedo dal luogo dove mi trovo- perché tutti sorgano in piedi, in un primo movimento impulsivo che subito si muta in un prostrarsi col volto fra l’erba.
«La pace a voi tutti. Eccomi fra voi. La pace a voi. La pace a voi».
Gesù passa fra loro salutando, benedicendo.
Molti lacrimano, altri sorridono beati. Ma in tutti è tanta pace.
Gesù va a fermarsi là dove gli Apostoli e i pastori fanno un gruppo folto insieme a Marziam, Mannaen, Stefano, Nicolai, Giovanni d’Efeso, Erma e qualche altro dei discepoli più fedeli, dei quali non ricordo il nome. Vedo quello di Corozim che ha lasciato di seppellire il padre per seguire Gesù, un altro che ho visto altre volte. Gesù prende fra le sue mani il capo di Marziam, che piange guardandolo, lo bacia in fronte stringendoselo poi al cuore.
Si volge poi agli altri e dice: «Molti e pochi. Dove sono gli altri? So che molti sono i miei discepoli fedeli. Perché allora qui non si raggiunge che a fatica, fra tutti quanti, le cinquecento persone, esclusi i fanciulli figli di questo o quello fra voi?».
Pietro parla per tutti alzandosi in piedi (era rimasto in ginocchio nell’erba): «Signore, tra il tredicesimo e il ventesimo giorno dalla tua morte sono venuti qui molti da molte città di Palestina, dicendo che Tu eri fra loro. Così molti di noi, per vederti prima, andarono chi con questo e chi con quello. Alcuni sono appena partiti. Dicevano, quelli che son venuti, di averti visto e parlato in luoghi diversi e, ciò che era meraviglioso, tutti dicevano averti visto nel dodicesimo giorno dalla tua morte.
Noi pensammo essere questo un inganno di qualcuno di quei falsi profeti che Tu hai detto che sorgeranno per trarre in inganno gli eletti. Tu lo hai detto là, sul monte Uliveto, la sera prima… prima…». Pietro, ripreso dal suo dolore a quel ricordo, china il capo e tace. Due lacrime, seguite da altre, cadono dai fili della barba al suolo…
Gesù gli posa la destra sulla spalla e Pietro freme a quel contatto e, non osando toccare quella Mano con le sue, curva il collo, il volto ad accarezzare con la guancia, a sfiorare con le labbra quella Mano adorabile.
Giacomo di Alfeo prosegue il racconto: «E abbiamo sconsigliato di credere a quelle apparizioni, a quelli fra noi che sorgevano in piedi per correre verso il grande mare, o verso Bozra, o Cesarea di Filippo, Pella o Cedes, sul monte presso Gerico e nella pianura, come nella pianura di Esdrelon, sul grande Ermon come a Beteron e a Betsemes, e in altri luoghi senza nome, perché case isolate nella piana presso Jafia o presso Galaad. Troppo incerte.
Alcuni dicevano: “Lo abbiamo visto e sentito”. Altri mandavano a dire di averti visto e persino mangiato con Te. Sì, volevamo trattenerli, pensando fossero o tranelli di chi ci avversa o anche fantasmi visti da giusti, che tanto ti pensano che finiscono a vederti dove non sei. Ma essi sono voluti andare. Chi qua, chi là. E in tal modo siamo ridotti a meno di un terzo».
«Avete avuto ragione nell’insistere per trattenerli. Non perché Io non sia realmente stato dove quelli che son venuti a dirvelo hanno detto. Ma perché avevo ordinato di stare qui, uniti in preghiera in attesa di Me. E perché voglio che le mie parole siano ubbidite, specialmente da quelli che sono i miei servi. Se cominciano i servi a disubbidire, che dovranno fare i fedeli?
Ascoltate tutti voi che siete qui intorno. Ricordatevi che in un organismo, perché sia veramente attivo e sano, ci vuole una gerarchia, ossia chi comanda, e chi trasmette i comandi, e chi ubbidisce. Così avviene nelle corti dei re. Così nelle religioni. Dalla nostra ebrea alle altre, anche se così impure. Vi è sempre un capo, dei ministri di esso, dei servi dei ministri, dei fedeli infine.
Non può un pontefice fare da solo. Non può un re fare da solo. E sono, le loro disposizioni, cose che si rivolgono unicamente a contingenze umane o a formalismi di riti… Sì. Purtroppo, ormai, anche nella religione mosaica non resta più che il formalismo dei riti, un continuare di movimenti di un congegno che continua a compiere gli stessi gesti, anche ora che lo spirito dei gesti è morto. Morto per sempre. Il divino Animatore di essi, Colui che dava ai riti un valore, si è ritirato di mezzo a loro. E i riti sono gesti, nulla più. Gesti che qualsiasi istrione potrebbe animare sulle scene di un anfiteatro.
Guai a quando una religione muore e, da potenza reale, viva, diviene pantomima clamorosa, esteriore, una cosa vuota dietro lo scenario dipinto, dietro le vesti pompose, un muoversi di congegni che compiono dati movimenti, così come una chiave fa agire una molla, ma tanto che la molla che la chiave non hanno coscienza di ciò che fanno. Guai! Pensate!
Ricordate sempre, e ditelo ai vostri successori, perché questa verità sia conosciuta nei secoli. È meno pauroso il cadere di un pianeta che il cadere della religione. Se il cielo rimanesse spopolato d’astri e pianeti, non sarebbe per i popoli sventura uguale a quella di rimanere senza una reale religione. Dio sopperirebbe con provvida potenza ai bisogni umani, perché tutto può Dio per coloro che, sulla via sapiente, o sulla via che la loro ignoranza conosce, cercano, amano la Divinità con spirito retto.
Ma, se venisse un giorno in cui gli uomini non amassero più Dio, perché i sacerdoti di ogni religione avessero fatto di essa unicamente una vuota pantomima, non credendo essi per primi alla religione, guai alla Terra!
Ora, se così dico anche per quelle religioni che sono impure, alcune venute per rivelazioni parziali ad un saggio, altre dal bisogno istintivo dell’uomo di crearsi una fede per dare pascolo all’anima di amare un dio -essendo questo bisogno lo stimolo più forte dell’uomo, lo stato permanente di ricerca di Colui che è, voluti dallo spirito anche se l’intelletto superbo nega ossequio a qualsiasi dio, anche se l’uomo, ignorando l’anima, non sa dare nome a questo bisogno che entro lui si agita- che dovrò dire per questa che Io vi ho data, per questa che porta il mio Nome, per questa della quale Io vi ho creati pontefici e sacerdoti, per questa che vi ordino di propagare per tutta la Terra?
Per questa unica, vera, perfetta, immutabile nella Dottrina insegnata da Me, Maestro, completata dall’insegnamento continuo di Colui che verrà, lo Spirito Santo, Guida Santissima. ai miei Pontefici e a quelli che li aiuteranno, capi secondi nelle diverse Chiese create nelle diverse regioni dove si affermerà la mia Parola.
Le quali Chiese non saranno, per essere diverse in numero, diverse in pensiero, ma saranno una sola cosa con la Chiesa, formando delle loro singole parti il grande edificio, sempre più grande, il grande, nuovo Tempio che coi suoi padiglioni toccherà tutti i confini del mondo. Non diverse nel pensiero, né contrastanti fra loro, ma munite, fraterne le une alle altre, soggette tutte al Capo della Chiesa, a Pietro e ai successori di lui, sino alla fine dei secoli.
E quelle che, per qualsiasi motivo, si separassero dalla Chiesa Madre, sarebbero membra recise non più nutrite dal mistico Sangue che è Grazia che da Me, Capo divino della Chiesa, viene. Simili a figli prodighi, separati per il loro volere dalla casa paterna, starebbero, nella loro effimera ricchezza e costante e sempre più grave miseria, ad ottundersi coi cibi e i vini troppo pesanti l’intelletto spirituale, e poscia a languire mangiando le ghiande amare degli animali immondi sinché, con cuore contrito, non tornassero alla casa paterna dicendo: “Abbiamo peccato. Padre, perdonaci e aprici le porte della tua dimora”. 
E allora, sia che sia un membro di una Chiesa separata, o sia un’intera Chiesa -oh! così fosse, ma dove, quando sorgeranno tanti miei imitatori, atti a redimere queste intere Chiese separate, a costo della vita, per fare, per rifare un unico Ovile sotto un solo Pastore, così come Io desidero ardentemente?- allora, sia che sia uno singolo od una assemblea a quelli che tornano, aprite loro le porte.
Siate paterni. Pensate che tutti, per un’ora o per molte, forse per anni, foste, singolarmente, dei figli prodigi avvolti nella concupiscenza. Non siate duri a chi si pente. Ricordate! Ricordate! Molti di voi fuggiste, ventidue giorni da oggi. E il fuggire non era forse un’abiura all’amore vostro per Me? Or dunque, così come Io vi ho accolti appena, pentiti, tornaste a Me, così voi fate.
Tutto ciò che Io ho fatto, fate. Questo è il mio comando. Siete vissuti con Me per tre anni. Le mie opere, il mio pensiero, lo conoscete. Quando, in futuro, vi troverete di fronte ad un caso da decidere, volgete lo sguardo al tempo che foste con Me e comportatevi come Io mi sono comportato. Non sbaglierete mai. Io sono l’esempio vivo e perfetto di ciò che dovete fare.
E ricordate ancora che Io non ho rifiutato Me stesso allo stesso Giuda di Keriot… il Sacerdote deve, con tutti i mezzi, cercare di salvare. E predomini l’amore, sempre, fra i mezzi usati per salvare. Pensate che Io non ignoravo l’orrore di Giuda… Ma ho, superando ogni ripugnanza, trattato il meschino come ho trattato Giovanni.
A voi… a voi sarà sovente risparmiata l’amarezza del conoscere che tutto è inutile per salvare un discepolo amato… E potrete perciò operare senza la stanchezza che prende quando si sa che tutto è inutile… Si deve lavorare anche allora… sempre… sinché tutto è compiuto…».
«Ma Tu soffri, Signore!?! Oh! io non credevo Tu potessi soffrire più! Tu soffri per Giuda, ancora! Dimenticalo, Signore!», grida Giovanni che non torce per un attimo gli sguardi dal suo Signore.
Gesù apre le braccia, nel suo abituale atto di rassegnata conferma ad un fatto penoso, e dice: «Così è… Giuda è stato ed è il dolore più grande nel mare dei miei dolori. È il dolore che resta… Gli altri dolori sono finiti col finire del Sacrificio. Ma questo resta. L’ho amato. Ho consumato Me stesso nello sforzo di salvarlo… Ho potuto aprire le porte del Limbo e trarne i giusti, ho potuto aprire le porte del Purgatorio e trarne i purganti. Ma il luogo d’orrore era chiuso su lui. Per lui inutile il mio morire».
«Non soffrire! Non soffrire! Sei glorioso, Signor mio! A Te la gloria e il gaudio. Tu hai consumato il tuo dolore!», prega ancora Giovanni.
«Veramente nessuno pensava che Egli potesse soffrire ancora!», dicono tutti, stupiti e commossi, bisbigliando fra loro.
«E non pensate di quanto dolore dovrà ancora soffrire il mio Cuore nei secoli, per ogni peccatore impenitente, per ogni eresia che mi nega, per ogni credente che mi abiura, per ogni -strazio negli strazi- per ogni Sacerdote colpevole, causa di scandalo e rovina?
Voi non sapete! Non sapete ancora. Non saprete mai completamente sinché non sarete con Me nella luce dei Cieli. Allora comprenderete… Nel contemplare Giuda, Io ho contemplato gli eletti ai quali l’elezione si muta in rovina per la loro perversa volontà…
Oh! voi che siete fedeli, voi che formerete i Sacerdoti futuri, ricordate il mio dolore, formatevi sempre più santi per consolare il mio dolore, formateli santi perché, per quanto è possibile, non si ripeta questo dolore, esortate, vegliate, insegnate, combattete, siate attenti come madri, instancabili come maestri, vigili come pastori, virili come guerrieri, per sostenere i Sacerdoti che da voi verranno formati.
La colpa del dodicesimo apostolo, fate, oh! fate che non abbia troppe ripetizioni in futuro…
Siate come Io fui con voi, come Io sono con voi. Vi ho detto: ”Siate perfetti come il Padre dei Cieli”. E la vostra umanità trema davanti a tal comando. Ora più ancora di quando ve lo dissi. Perché ora conoscete la vostra debolezza. Ebbene, per rincuorarvi vi dirò: “Siate come il vostro Maestro”.
Io sono l’Uomo. Ciò che Io ho fatto voi potete fare. Anche i miracoli. Sì. Anche quelli. Perché il mondo conosca che sono Io che vi mando, e chi soffre non pianga nello sconforto del pensiero: “Egli non è più fra noi a curare i nostri malati e a consolare i nostri dolori”.
In questi giorni Io ho fatto miracoli per consolare i cuori e persuaderli che il Cristo non è distrutto perché fu messo a morte, ma anzi è più forte, eternamente forte e potente. Ma, quando Io non sarò più fra voi, voi farete ciò che Io ho fatto sin qui e che farò ancora. Però non tanto per il potere del miracolo, ma per la vostra santità crescerà l’amore alla nuova Religione. E della vostra santità, non del dono che Io vi trasmetto, dovete esser gelosamente attenti. Più sarete santi e più sarete cari al mio Cuore, e lo Spirito di Dio vi illuminerà, mentre la Bontà di Dio e la sua Potenza farà colme le vostre mani dei doni del Cielo.
Il miracolo non è atto comune e indispensabile per la vita nella fede. Anzi! Beati quelli che sapranno rimanere nella fede senza mezzi straordinari ad aiuto nel credere! Però neppure il miracolo è un atto così esclusivamente riserbato a tempi speciali che debba cessare col cessare di essi. Il miracolo sarà nel mondo. Sempre. E sempre più numeroso più saranno numerosi i giusti nel mondo. Quando si vedranno farsi molto scarsi i miracoli veri, si dica allora che la fede e la giustizia sono languenti.
Perché ho detto: “Se avrete Fede potrete smuovere le montagne”.
Perché ho detto: “I segni che accompagneranno coloro che hanno vera Fede in Me saranno la vittoria sui demoni e sulle malattie, sugli elementi e le insidie”.
Dio è con chi Lo ama.
Segno di come i miei fedeli saranno in Me sarà il numero e la forza dei prodigi che faranno in Nome mio e per glorificare Iddio. Ad un mondo senza miracoli veri si potrà, senza far calunnia, dire: “Hai perduto fede e giustizia. Sei un mondo senza santi”.
Dunque, per tornare al principio, avete fatto bene a cercare di trattenere quelli che, simili a bambini sedotti da un rumore di musiche o da un luccichio strano, corrono svagati lontano dalle cose sicure. Ma vedete? Essi hanno il loro castigo perché perdono la mia parola. Però anche voi avete avuto il vostro torto. Vi siete ricordati che ho detto di non correre qua e là ad ogni voce che mi dicesse in un luogo. Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile ad un lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra. Or questa seconda venuta si è iniziata dal momento della mia Risurrezione. Essa culminerà nella apparizione del Cristo Giudice a tutti i risorti.
Ma prima, quante volte Io apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini!
In verità vi dico: Io sto per tornare al Padre mio. Ma la Terra non perderà la mia Presenza. Io sarò, vigile e amico, Maestro e Medico là dove corpi od anime, peccatori o santi avranno bisogno di Me o saranno eletti da Me a trasmettere le mie parole ad altri. Perché -anche questa è verità- perché l’Umanità avrà bisogno di un continuo atto di amore da parte mia, essendo tanto dura a piegarsi, facile a raffreddarsi, pronta a dimenticare, desiderosa di seguire la discesa invece della salita, che se Io non la trattenessi con i mezzi soprannaturali non gioverebbero la legge, il Vangelo, gli aiuti divini che la mia Chiesa amministrerà, a conservare l’Umanità nella conoscenza della Verità e nella volontà di raggiungere il Cielo. E parlo dell’Umanità di Me credente… Sempre poca rispetto alla grande massa degli abitanti della Terra.
Io verrò. Chi mi avrà resti umile. Chi non mi avrà non sia ingordo di avermi per averne lode. Nessuno desideri lo straordinario. Sa Dio quando e dove farlo. Né è necessario avere lo straordinario per entrare nei Cieli. Esso è anzi un’arma che, male usata, può aprire l’inferno anziché il Cielo.
Ed or vi dirò come. Perché la superbia può sorgere. Perché può venire uno stato di spirito abbietto a Dio, perché simile a torpore in cui uno si accomodi per carezzare il tesoro avuto, riputandosi già in Cielo perché avuto quel dono. No. In quel caso, in luogo di fiamma e ala, esso diviene gelo e macigno, e l’anima precipita e muore.
E anche: un dono mal usato può suscitare avidità di averne più ancora per averne più lode. Allora, in questo caso, potrebbe al Signore sostituirsi lo Spirito del Male per sedurre gli imprudenti con prodigi impuri.
State sempre lontano dalle seduzioni d’ogni specie. Fuggitele. State contenti di ciò che Dio vi concede. Egli sa ciò che vi è utile e in quale maniera. E sempre pensate che ogni dono è una prova oltre che un dono, una prova della vostra giustizia e volontà. Io ho dato a voi tutti le stesse cose. Ma ciò che fece migliori voi rovinò Giuda. Era dunque un male il dono? No. Ma maligna era la volontà di quello spirito…
Così ora. Io sono apparso a molti. Non solo per consolare e beneficare, ma per farvi contenti. Voi me ne avevate pregato di persuadere il popolo, che quelli del Sinedrio tentano di persuadere al loro pensiero, che Io sono risorto. Sono apparso a fanciulli e ad adulti, nello stesso giorno, in punti così distanti fra loro che occorrerebbero molti giorni di cammino a raggiungerli. Ma per Me non c’è più la schiavitù delle distanze. E questo apparire simultaneo ha disorientato voi pure.
Vi siete detti: “Costoro hanno visto fantasmi”. Voi dunque avete dimenticato una parte delle mie parole, ossia che Io sarò d’ora in poi a oriente e occidente, a settentrione e mezzogiorno, dove troverò giusto essere, senza che nulla me lo vieti, e rapidamente come folgore che solca il cielo.
Sono vero Uomo. Ecco le mie membra e il mio Corpo solido, caldo, capace di moto, respiro, parola come il vostro. Ma sono vero Dio. E, se per trentatré anni la Divinità fu, per un fine supremo, nascosta nella Umanità, ora la Divinità, sebbene congiunta all’Umanità, ha preso il sopravvento, e l’Umanità gode della libertà perfetta dei corpi glorificati. Regina con la Divinità non più soggetta a tutto quanto è limitazione all’Umanità. Eccomi. Sono qui con voi e potrei, se volessi, essere fra un istante ai confini del mondo per attrarre a Me uno spirito che mi ricerca.
E che frutto avrà questo mio essere stato presso Cesarea marittima e nell’altra Cesarea, come al Carit e a Engaddi, e presso Pella e a Jutta e in altri luoghi di Giudea, e a Bozra e sul grande Ermon, e a Sidone e ai confini galilei? E che, aver guarito un fanciullo e risuscitato uno da poco spirato, e confortato un’angoscia, e chiamato al servizio mio uno che si era macerato in dura penitenza e a Dio un giusto che me ne aveva fatto preghiera, e dato il mio messaggio a degli innocenti e i miei ordini ad un cuore fedele?
Persuaderà questo il mondo? No. Coloro che credono continueranno a credere, con più pace ma non con maggior forza, perché già sapevano veramente credere. Coloro che non seppero credere con vera fede resteranno dubitosi, e i malvagi diranno che sono deliri e menzogne le apparizioni, e che il morto non era morto ma dormiente…
Vi ricordate quando vi dissi la parabola del ricco Epulone? Ho detto che Abramo rispose al dannato: «Se non ascoltano Mosè e i profeti non crederanno nemmeno ad uno che risusciti dai morti per dir loro ciò che devono fare”. Hanno forse creduto a Me, Maestro, e ai miei miracoli? Che ha ottenuto il miracolo di Lazzaro? La mia affrettata condanna. Che la mia risurrezione? Un aumento del loro odio.
Anche i miei miracoli di questo ultimo mio tempo fra voi non persuaderanno il mondo, ma unicamente quelli che non sono più del mondo, avendo scelto il Regno di Dio con le sue fatiche e pene attuali e la sua gloria futura.
Ma ho piacere che voi siate stati confermati nella fede e che siate stati fedeli al mio ordine, rimanendo su questo monte in attesa, senza avere frette umane di godere cose anche buone ma diverse da quelle che vi avevo indicate.
La disubbidienza dà un decimo e leva nove decimi. Essi sono andati e sentiranno parole d’uomini, sempre quelle. Voi siete rimasti e avete sentito la mia Parola che, anche se ricorda cose già dette, sempre buona e utile. La lezione servirà di esempio a voi tutti, e anche a loro, per il futuro»…
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PG 146 Pensiero di domenica 27.5.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Rimanere sereno di fronte a un assedio di difficoltà è una grande testimonianza di fede in Dio e di altrettanta fiducia nel ravvedimento di coloro che fanno soffrire.
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GR 167 Granellino di domenica 27.05.2018 Ss.Trinità

(Mt 28,16-20) 
Io credo in Dio Padre e Creatore del cielo e della terra. Nella mia vita ho scoperto di non aver paura di niente e nessuno perché il mio Padre che è nei cieli mi ama. Io credo che sono l'incarnazione del pensiero eterno del Padre Celeste che si è materializzato nell'amore di un uomo e una donna. Io credo che fino ad oggi il Padre Celeste mi ha dato cibo per nutrire il mio corpo, vestito per coprirlo e amore misericordioso per non farmi sentire solo. Io credo che non sono un prodotto del caso, ma è Lui il mio Creatore. Io credo di essere unico nella storia dell'umanità ed essendo creatura di Dio Creatore, mi amo e gli dico grazie per avermi creato a sua immagine e somiglianza. Grazie a questa fede che ho mi sento amato, benedetto e ricco di amore. 
Io credo in Gesù Cristo, mio Dio Salvatore, che si è incarnato nel seno verginale di Maria di Nazaret per opera dello Spirito Santo, è morto e risorto per il perdono dei miei peccati. Io credo che senza di Lui oggi non mi sentirei riconciliato con il suo e mio Padre Celeste, con me stesso, con la mia storia, con il prossimo e con il creato. Egli é l'unico Mediatore che ha riconciliato la terra con il cielo. Perciò io credo che Egli è la via, la vita e la Verità dell'amore che mi condurrà un giorno nel regno eterno del Padre Celeste. 
Gesù, risuscitando dai morti, mi ha dato la forza di sconfiggere la paura della morte. Con la sua Grazia mi farò trovare vivente in Lui quando sorella morte verrà a farmi visita. 
Io credo nello Spirito Santo, Signore che mi comunica l'amore di Dio Padre e Creatore e di Dio Figlio Redentore. Senza il suo amore increato in me non saprei amare me stesso, il prossimo e il creato. 
Senza la sua verità in me non avrei la consapevolezza di essere tempio della gloria di Dio Trinità. Ora cammino immerso in questo triplice amore eterno come un pesce nuota nell'acqua. Ogni giorno, ma soprattutto in questo giorno, adoro, amo, ringrazio, benedico e lodo Dio Padre che mi ha creato per amore, Gesù Dio che mi ha redento per amore, lo Spirito Santo che mi santifica con il suo amore purissimo. Amen. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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Medaglia di San Benedetto