Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
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giovedì 31 dicembre 2009

514- Saldi nella fede

Colossesi 2,6-7


Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie.



Galati 5,1

Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.


Ebrei 3,14
Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio.


Colossesi 2,8
Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.


2Corinzi 6,14
Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?
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Efesini 5,7,8,10
Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; Cercate ciò che è gradito al Signore

513 - Dio è nostro amico!

Giovanni 15, 13.
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici.»


1ª Giovanni 4, 19.
«Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.»

1ª Giovanni 4, 18.
«Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore.»
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lunedì 28 dicembre 2009

512 - Due pensieri


Facciamo del bene, aderiamo alla volontà di Dio, sia questa la stella sopra la quale si fissano i nostri sguardi in questa navigazione.



Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare.
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511 - Guardate a Lui!

Salmo 33, 6.
«Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.»


Luca 11,34.
«La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.»


Ebrei 12,1-2.
«Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fìsso la sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.»
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510 - Impegnati a vivere in Dio

1Timoteo 4,12b

sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carita', nella fede, nella purezza.

2Pietro 1,5-7
Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtu', alla virtu' la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pieta', alla pieta' l'amore fraterno, all'amore fraterno la carita'.


2Timoteo 2,15
Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verita'.
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domenica 27 dicembre 2009

509 - Angelus del 26/12/2009


Il martire è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio, nulla anteponendo all’amore di Cristo.
Cari fratelli e sorelle,
con l’animo ancora colmo di stupore e inondato dalla luce che promana dalla Grotta di Betlemme, dove con Maria Giuseppe e i pastori abbiamo adorato il nostro Salvatore, oggi facciamo memoria del diacono Santo Stefano, il primo martire cristiano. Il suo esempio ci aiuta a penetrare maggiormente il mistero del Natale e ci testimonia la meravigliosa grandezza della nascita di quel Bambino nel quale si manifesta la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per gli uomini (cfr Tt 2,11). Colui che vagisce nella mangiatoia, infatti, è il Figlio di Dio fatto uomo, che ci chiede di testimoniare con coraggio il suo Vangelo, come ha fatto Santo Stefano il quale, pieno di Spirito Santo, non ha esitato a dare la vita per amore del suo Signore. Egli, come il suo Maestro, muore perdonando i propri persecutori e ci fa comprendere come l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo dia origine ad una nuova civiltà, la civiltà dell’amore, che non si arrende di fronte al male e alla violenza e abbatte le barriere tra gli uomini, rendendoli fratelli nella grande famiglia dei figli di Dio.
Stefano è anche il primo diacono della Chiesa, che facendosi servo dei poveri per amore di Cristo, entra progressivamente in piena sintonia con Lui e lo segue fino al dono supremo di sé. La testimonianza di Stefano, come quella dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei spesso distratti e disorientati, su chi debbano porre la propria fiducia per dar senso alla vita. Il martire, infatti, è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio e, nulla anteponendo all’amore di Cristo, sa di aver scelto la parte migliore. Configurandosi pienamente alla morte di Cristo, è consapevole di essere germe fecondo di vita e di aprire nel mondo sentieri di pace e di speranza. Oggi, presentandoci il diacono Santo Stefano come modello, la Chiesa ci indica, altresì, nell’accoglienza e nell’amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene.
La Festa di santo Stefano ci ricorda anche i tanti credenti, che in varie parti del mondo, sono sottoposti a prove e sofferenze a causa della loro fede. Affidandoli alla sua celeste protezione, impegniamoci a sostenerli con la preghiera e a non venir mai meno alla nostra vocazione cristiana, ponendo sempre al centro della nostra vita Gesù Cristo, che in questi giorni contempliamo nella semplicità e nell’umiltà del presepe. Invochiamo per questo l'intercessione di Maria, Madre del Redentore e Regina dei Martiri, con la preghiera dell'Angelus.
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508 - Angelus del 27/12/2009


La famiglia cristiana è consapevole che i figli sono dono e progetto di Dio.
Cari fratelli e sorelle!

Ricorre oggi la domenica della Santa Famiglia. Possiamo ancora immedesimarci nei pastori di Betlemme che, appena ricevuto l’annuncio dall’angelo, accorsero in fretta alla grotta e trovarono "Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia" (Lc 2,16). Fermiamoci anche noi a contemplare questa scena, e riflettiamo sul suo significato.
I primi testimoni della nascita del Cristo, i pastori, si trovarono di fronte non solo il Bambino Gesù, ma una piccola famiglia: mamma, papà e figlio appena nato. Dio ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana è diventata icona di Dio! Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne è, in tutta la differenza esistente tra il Mistero di Dio e la sua creatura umana, un’espressione che riflette il Mistero insondabile del Dio amore. L’uomo e la donna, creati ad immagine di Dio, diventano nel matrimonio "un’unica carne" (Gen 2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana, in un certo senso, è icona della Trinità per l’amore interpersonale e per la fecondità dell’amore.
La liturgia odierna propone il celebre episodio evangelico di Gesù dodicenne che rimane nel Tempio, a Gerusalemme, all’insaputa dei suoi genitori, i quali, stupiti e preoccupati, ve lo ritrovano dopo tre giorni mentre discute con i dottori. Alla madre che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde che deve "essere nella proprietà", nella casa del suo Padre, cioè di Dio (cfr Lc 2,49). In questo episodio il ragazzo Gesù ci appare pieno di zelo per Dio e per il Tempio.
Domandiamoci: da chi aveva appreso Gesù l’amore per le "cose" del Padre suo? Certamente come figlio ha avuto un’intima conoscenza del Padre suo, di Dio, una profonda relazione personale permanente con Lui, ma, nella sua cultura concreta, ha certamente imparato le preghiere, l’amore verso il Tempio e le Istituzioni di Israele dai propri genitori. Dunque, possiamo affermare che la decisione di Gesù di rimanere nel Tempio era soprattutto frutto della sua intima relazione col Padre, ma anche frutto dell’educazione ricevuta da Maria e da Giuseppe.
Qui possiamo intravedere il senso autentico dell’educazione cristiana: essa è il frutto di una collaborazione sempre da ricercare tra gli educatori e Dio. La famiglia cristiana è consapevole che i figli sono dono e progetto di Dio. Pertanto, non li può considerare come proprio possesso, ma, servendo in essi il disegno di Dio, è chiamata ad educarli alla libertà più grande, che è proprio quella di dire "sì" a Dio per fare la sua volontà. Di questo "sì" la Vergine Maria è l’esempio perfetto.
A lei affidiamo tutte le famiglie, pregando in particolare per la loro preziosa missione educativa.
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sabato 26 dicembre 2009

507 - Quattro pensieri

1) Non amate, se è possibile, la volontà di Dio perchè è conforme alla vostra, ma amate la vostra quando e perchè saranno conforme a quella di Dio.


2) Espandi l'anima tua dinanzi a questo divin sole e non temere i suoi infuocati raggi, altrimenti il bozzolo non si schiuderà e non potrà venir fuori la formosissima farfalla.


3) Sii sempre semplice, perchè la vera semplicità è sempre buona e grata a Dio.


4) Non temere la tempesta che rugge a te d'intorno, poichè a misura che l'inverno sarà più rigido, la primavera più bella e più ricca di fiori ed il raccolto più abbondante.

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venerdì 25 dicembre 2009

506 - E’ Natale

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.


(Madre Teresa di Calcutta)
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505 - Messaggio Medjogorje del 25 dicembre 2009

Messaggio a Jacov - Cari figli. In tutto questo tempo in cui Dio in modo speciale mi permette di stare con voi, desidero guidarvi sulla via che porta a Gesù e alla vostra salvezza.
Figlioli miei, solo in Dio potete trovare la salvezza, e per questo specialmente in questo giorno di grazia con il piccolo Gesù tra le braccia vi invito: permettete a Gesù di nascere nei vostri cuori. Solo con Gesù nel cuore potete incamminarvi sulla via della salvezza e della vita eterna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
Messaggio mensile: Cari figli, in questo giorno di gioia vi porto tutti davanti a mio Figlio Re della pace affinchè vi dia la sua pace e benedizione. Figlioli, condividete questa pace e benedizione con gli altri nell’amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

giovedì 24 dicembre 2009

504 - Il Dio vicino



Ti immaginavamo come un monarca
e ti sei fatto bambino.

Ti avevamo dipinto come un giudice implacabile,
e hai voluto abitare in noi.

Abbiamo detto di Te che sei "qualcosa sopra di noi",
mentre Tu hai voluto abitare in noi.

Ti pensavamo nelle case degli uomini perbene,
e invece hai alloggiato dai peccatori.

Ti abbiamo cercato sulle cattedre di teologia:
e invece eri seduto sull'erba
al banchetto degli innamorati

Ti credevamo pronto a scoccare
il fulmine e il flagello,
ma Tu suonavi una musica di danza
con "una canna incrinata".

Ti cercavamo in un sepolcro,
ma Tu rimettevi sulla loro strada
due viaggiatori smarriti.

Ti volevamo stringere nella rete delle parole,
ma ti sei lasciato stringere
dagli abbracci dei bambini.

Signore aiutaci a non dimenticare mai,
nei nostri giorni luminosi
e come nelle notti oscure,
che sei il Dio Vicino.

(Preghiera di Stan Rougier)

mercoledì 23 dicembre 2009

503 - Camminate in Gesù!

Tito 3, 5-7
«Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.»


Efesini 2, 1-2
«Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.»


Efesini 4, 1-3
«Vi e sorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.»
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lunedì 21 dicembre 2009

502 - La storia conferma la nascita di Gesù il 25 dicembre

di Michele Loconsole*
ROMA, lunedì, 21 dicembre 2009 (ZENIT.org).
Molti si interrogano se Gesù sia nato veramente il 25 dicembre. Ma cosa sappiamo in realtà sulla storicità della sua data di nascita? I Vangeli, come è noto, non precisano in che giorno è nato il fondatore del cristianesimo.
E allora, come mai la Chiesa ha fissato proprio al 25 dicembre il suo Natale? È vero, inoltre, che questa festa cristiana - seconda solo alla Pasqua - è stata posta al 25 dicembre per sostituire il culto pagano del dio Sole, celebrato in tutto il Mediterraneo anche prima della nascita di Gesù?
Cominciamo col dire che il solstizio d’inverno – data in cui si festeggiava nelle culture politeiste il Sol Invictus - cade il 21 dicembre e non il 25.
In secondo luogo è bene precisare che la Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte.
Dato che è stato ricavato dallo studio della primitiva tradizione di matrice giudeo-cristiana - risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei - e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina.
E allora, se la Chiesa ha subito fissato al 25 dicembre la nascita di Gesù, abbiamo oggi prove documentali e archeologiche che possono confermare la veneranda tradizione ecclesiale? La risposta è si.
Nel 1947 un pastorello palestinese trova casualmente una giara, semisepolta in una grotta del deserto di Qumran, un’arida regione a pochi chilometri da Gerusalemme. La località era stata sede della comunità monastica degli esseni, che oltre all’ascetismo praticava la copiatura dei testi sacri appartenuti ai loro antenati israeliti. I monaci del Mar Morto produssero in pochi decenni una grande quantità di testi, poi nascosti in grandi anfore per salvarli dall’occupazione romana del 70 d.C.
All’indomani della fortunata scoperta, archeologi di tutto il mondo avviarono una grande campagna di scavi nell’intera zona desertica, rinvenendo ben 11 grotte, che custodivano, da quasi venti secoli, numerosi vasi e migliaia di manoscritti delle Sacre Scritture israelitiche, arrotolati e ben conservati.
Tra questi importanti documenti, uno ci interessa particolarmente: è il Libro dei Giubilei, un testo del II secolo a.C.
La fonte giudaica ci ha permesso di conoscere, dopo quasi due millenni, le date in cui le classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, quindi sempre nello stesso periodo dell’anno.
Il testo in questione riferisce poi che la classe di Abia, l’VIII delle ventiquattro che ruotavano all’officiatura del Tempio - classe sacerdotale cui apparteneva il sacerdote Zaccaria, il padre di Giovanni Battista - entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre.
La notizia apparentemente secondaria si è rivelata invece una vera bomba per gli studiosi del cristianesimo antico. Infatti, se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo il vangelo di Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, che gli ha comunicato - nonostante la sua vecchia età e la sterilità della moglie Elisabetta - che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, questo vuol dire che il Precursore del Signore potrebbe essere nato intorno al 24 giugno, nove mesi circa dopo l’Annuncio dell’angelo.
Guarda caso gli stessi giorni in cui la Chiesa commemora nel calendario liturgico, già dal I secolo, sia il giorno dell’Annunciazione a Zaccaria che la nascita di Giovanni.
Detto ciò, Maria potrebbe avere avuto la visita, sempre di Gabriele, giorno dell’Annunciazione, proprio il 25 marzo. Infatti, quando Maria si reca da sua cugina Elisabetta, subito dopo le parole dell’Arcangelo, per comunicare la notizia del concepimento di Gesù, l’evangelista annota: “Elisabetta era al sesto mese di gravidanza”.
Passo evangelico che mette in evidenza la differenza di sei mesi tra Giovanni e Gesù. E allora, se Gesù è stato concepito il 25 marzo, la sua nascita può essere ragionevolmente commemorata il 25 dicembre, giorno più, giorno meno.
Se così stanno i fatti - e la fonte qumranica li documenta - possiamo affermare senza tema di smentita che grazie alla scoperta della prezioso testo, avvenuto appena sessant’anni fa, la plurimillenatria tradizione ecclesiastica è confermata: le ricorrenze liturgiche dei concepimenti e dei giorni di nascita, sia di Giovanni che soprattutto di Gesù, si sono rivelati pertanto compatibili con la scoperta archeologica del Deserto di Giuda.
Cosa sarebbe accaduto se, per esempio, avessimo scoperto che il sacerdote Zaccaria fosse entrato nel Tempio nel mese di marzo o di luglio? Tutte le date liturgiche che ricordano i principali avvenimenti dei due personaggi evangelici sopra citati sarebbero diverse da quelle indicate dalla tradizione ecclesiale. E subito gli scettici, strappandosi le vesti, avrebbero gridato al mondo intero che la Chiesa si è inventata tutto, compreso la data di nascita del suo fondatore.
Ma l’indagine non è ancora terminata! Alcuni detrattori della storicità della data del Natale al 25 dicembre hanno, infatti, osservato che in quel mese - cioè in pieno inverno - gli angeli non potevano incontrare in aperta campagna e di notte greggi e pastori a cui dare la lieta notizia della nascita del Salvatore dell’umanità.
Eppure, quanti sostengono questa ipotesi dovrebbe sapere che nell’ebraismo tutto è soggetto alle norme di purità. Secondo non pochi antichi trattati ebraici, i giudei distinguono tre tipi di greggi.
Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere obbligatoriamente al di fuori del centro abitato.
Un terzo gruppo, infine, è formato da pecore la cui lana è nera: questi animali, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate.
Non dimentichiamo, poi, che il testo evangelico riferisce che i pastori facevano turni di guardia: fatto che appare comprensibile solo se la notte è lunga e fredda, proprio come quelle d’inverno. Ricordo che Betlemme è ubicata a 800 metri sul livello del mare.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo ritenere risolto il mistero: i pastori e le greggi incontrati dagli angeli in quella santa notte a Betlemme appartengono al terzo gruppo, formato da sole pecore nere. Prefigurazione, se vogliamo, di quella parte della società, composta da emarginati, esclusi, derelitti e peccatori che tanto piacerà avvicinare al Gesù predicatore.
In conclusione, possiamo dunque affermare non solo che Gesù è nato proprio il 25 dicembre ma che i vangeli dicono la verità storica circa i fatti accaduti nella notte più santa di tutti i tempi: coloriamo di nero le bianche pecorelle dei nostri presepi e saremo più fedeli non solo alla storia quanto al cuore dell’insegnamento del Nazareno.
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* Il prof. Michele Loconsole è dottore in Sacra Teologia ecumenica, Presidente dell’associazione internazionale ENEC (L’EUROPE – NEAR EAST CENTRE) e Vicepresidente della Fondazione Nikolaos e dell’Associazione Puglia d'Oriente. Ha pubblicato recentemente il volume “Il simbolo della croce. Storia e liturgia” (Bari 2009).

domenica 20 dicembre 2009

501 - Angelus del 20/12/2009

Cari fratelli e sorelle!
Con la IV Domenica di Avvento, il Natale del Signore è ormai dinanzi a noi. La liturgia, con le parole del profeta Michea, invita a guardare a Betlemme, la piccola città della Giudea testimone del grande evento: "E tu, Betlemme di Efrata, / così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, / da te uscirà per me / colui che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall'antichità, / dai giorni più remoti" (Mi 5,1). Mille anni prima di Cristo, Betlemme aveva dato i natali al grande re Davide, che le Scritture concordano nel presentare come antenato del Messia. Il Vangelo di Luca narra che Gesù nacque a Betlemme perché Giuseppe, lo sposo di Maria, essendo della "casa di Davide", dovette recarsi in quella cittadina per il censimento, e proprio in quei giorni Maria diede alla luce Gesù (cfr Lc 2,1-7). In effetti, la stessa profezia di Michea prosegue accennando proprio ad una misteriosa nascita: "Dio li metterà in potere altrui - dice - / fino a quando partorirà colei che deve partorire; / e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele" (Mi 5,2). C'è dunque un disegno divino che comprende e spiega i tempi e i luoghi della venuta del Figlio di Dio nel mondo. E' un disegno di pace, come annuncia ancora il profeta parlando del Messia: "Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, / con la maestà del nome del Signore, suo Dio. / Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande / fino agli estremi confini della terra. / Egli stesso sarà la pace!" (Mi 5,3).
Proprio quest'ultimo aspetto della profezia, quello della pace messianica, ci porta naturalmente a sottolineare che Betlemme è anche una città-simbolo della pace, in Terra Santa e nel mondo intero. Purtroppo, ai nostri giorni, essa non rappresenta una pace raggiunta e stabile, ma una pace faticosamente ricercata e attesa. Dio, però, non si rassegna mai a questo stato di cose, perciò anche quest'anno, a Betlemme e nel mondo intero, si rinnoverà nella Chiesa il mistero del Natale, profezia di pace per ogni uomo, che impegna i cristiani a calarsi nelle chiusure, nei drammi, spesso sconosciuti e nascosti, e nei conflitti del contesto in cui si vive, con i sentimenti di Gesù, per diventare ovunque strumenti e messaggeri di pace, per portare amore dove c'è odio, perdono dove c'è offesa, gioia dove c'è tristezza e verità dove c'è errore, secondo le belle espressioni di una nota preghiera francescana.
Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell'umanità in cerca della vera pace. "Egli stesso sarà la pace!" - dice il profeta riferendosi al Messia. A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo. Impariamo da Maria e Giuseppe: mettiamoci con fede al servizio del disegno di Dio. Anche se non lo comprendiamo pienamente, affidiamoci alla sua sapienza e bontà. Cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, e la Provvidenza ci aiuterà.
Buon Natale a tutti!

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500 - Liberati dal peccato

Rm 8,8
Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

Rm 6,12-13
Non regni piu' dunque il peccato nel vostro corpo mortale, si' da sottomettervi ai suoi desideri; non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio.

1Pt 4,3
Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.

Rm 6,17-19
Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi e' stato trasmesso e cosi', liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. Parlo con esempi umani, a causa della debolezza del la vostra carne.
Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquita' a pro dell'iniquita', cosi' ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.

Rm 6,14
Il peccato infatti non dominera' piu' su di voi poiche' non siete piu' sotto la legge, ma sotto la grazia.
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499 - Amatevi gli uni gli altri

Giovanni 15,14
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.

Giovanni 15,17
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Giovanni 13,35
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

Romani 12,10
amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.

1Giovanni 4,11-12
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi.
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sabato 19 dicembre 2009

498 - Preghiera per oggi 19-12

Signore Gesù, ancora oggi, la Tua chiamata causa paura a tante persone e il Tuo messaggio continua ad essere:"Non temere!".
Questo perché vuoi incoraggiarci ad avere più fiducia nei tuoi confronti.
Tu sei più grande del nostro cuore e dei nostri pensieri, ridonaci più fiducia e meno incredulità.
Amen, Marana tha! vieni Signore Gesù!
Dio ci benedica
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giovedì 17 dicembre 2009

497 - Quattro pensieri

*Se lo stare in piedi dipendesse da noi, non vi resteremmo un solo istante.
* Prega e spera non agitarti. L'agitazione non giova a nulla. Dio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera.
* E fuggi la tristezza, perché questa entra nei cuori che sono attaccati alle cose del mondo.
* Tu non credi? Non preoccuparti: è Dio che crede in te.

mercoledì 16 dicembre 2009

496 - Beatitudini odierne

Beata la famiglia dove si prega, perché in essa abita il Signore.
Beata la famiglia dove si tenta ogni giorno di volersi bene, perché in essa ci sarà un'eterna primavera.
Beata la famiglia dove i genitori fanno i genitori e i figli imparano ad essere figli,perché in essa risplenderà la pace.
Beata la famiglia dove si rispetta e si accoglie l'altro nella sua diversità, perché in essa inizierà il mondo nuovo.
Beata la famiglia dove i genitori fanno crescere il tesoro che c'è nei loro figli, e non li costruiscono ad immagine di se stessi, perché la ricchezza di questo tesoro si moltiplicherà in felicità.
Beata la famiglia dove i figli onorano il padre e la madre, perché in essa potrà rivelarsi la bellezza della vita umana, sociale e cristiana.
Beata la famiglia dove la sofferenza e il dolore diventano occasione per maturare e amare di più,perché in essa non cesserà mai il canto della vita.
Beata la famiglia dove la festa è vissuta e santificata insieme, perché in essa è incominciato il Regno dei cieli !

Beati noi sposi che abbiamo scoperto la gioia e la dolcezza dello stare in comunione fra di noi rinunciando alla libertà dell'io per vivere nella libertà del noi.
Beati noi sposi quando impariamo a condividere le fatiche e le delusioni con il nostro coniuge mostrando a lui senza vergogna i nostri limiti e le nostre povertà e accettando le sue, riconoscendoci creature amate profondamente da Dio e da Lui pensate come coppia.
Beati noi quando riusciamo ad abbandonare il linguaggio della rabbia, dell'offesa e del farci il muso, quando mettiamo al centro il nostro amore e gestiamo i dissensi non per rivalsa o vendetta, ma con la voglia di scegliere il meglio per noi in armonia con la volontà di Dio.
Beati noi quando abbiamo iniziato a mettere in un angolo le cose superflue e abbiamo riportato al centro l'essenziale: il nostro rapporto di coppia, il dialogo con i nostri figli, il lavoro non come priorità assoluta ma come mezzo che ci consente di essere famiglia.
Beati noi chi abbiamo appreso da Lui l'arte dell'andarci incontro e crediamo non solo che si può ricominciare sempre, ma che in ogni (ri)partenza il Signore pone per noi due, doni inimmaginabili.

Ecco, non sarà la routine quotidiana a spaventarci ma avremo sempre da Lui la forza e la creatività necessarie per far crescere il nostro amore.
Beati noi tutte le volte che scegliamo di portare comunione invece di discordia nella nostra casa, con i nostri parenti ed amici, vicini di casa, nella comunità parrocchiale, perché quando lo facciamo perfezioniamo la nostra arte di perdonare, e la delicatezza con cui lo facciamo: gli altri faranno ugualmente con noi.
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domenica 13 dicembre 2009

495 - Angelus del 13 dicembre 2009

Cari fratelli e sorelle!
Siamo ormai alla terza domenica di Avvento. Oggi nella liturgia riecheggia l’invito dell’apostolo Paolo: "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti … il Signore è vicino!" (Fil 4,4-5).
La madre Chiesa, mentre ci accompagna verso il santo Natale, ci aiuta a riscoprire il senso e il gusto della gioia cristiana, così diversa da quella del mondo.
In questa domenica, secondo una bella tradizione, i bambini di Roma vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che porranno nei loro presepi. E, infatti, vedo qui in Piazza San Pietro tanti bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti.
Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio di essere venuti. È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepe. Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino.
La benedizione dei "Bambinelli" – come si dice a Roma – ci ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia.
Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Guardiamo il presepe: la Madonna e san Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù.
E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel "bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia", il "segno" del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini "che egli ama" (Lc 2,12.14), anche per loro!
Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio.
Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo.
Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia.
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sabato 12 dicembre 2009

494 - Cristo e i problemi

Guarda a Gesù Crocifisso.
Troverai la soluzione a tutti i tuoi problemi.

Padre Pio

493 - In cammino senza paura

“Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.
L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura”.

Don Tonino Bello
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mercoledì 9 dicembre 2009

492 - Messaggio Medjugorje del 8/12/2009

Cari figli miei, figliolini miei!
Anche oggi la Madre vi ama col suo amore materno e desidero, cari figli, che in questo tempo di grazia apriate i vostri cuori perché la luce di mio Figlio, la luce della Nascita di mio Figlio entri nei vostri cuori, illumini i vostri cuori, le vostre anime e li renda felici.
Vi invito in particolare, cari figli, pregate per le famiglie, pregate per la santità nelle famiglie in questo tempo.
Anche oggi, cari figli, desidero dirvi grazie perché mi avete accolto, avete accolto i miei messaggi e vivete i miei messaggi.

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martedì 8 dicembre 2009

491 - Angelus del 8/12/2009

Cari fratelli e sorelle!
L'8 dicembre celebriamo una delle più belle feste della Beata Vergine Maria: la solennità della sua Immacolata Concezione. Ma che cosa significa che Maria è l'"Immacolata"? E che cosa dice a noi questo titolo? Anzitutto facciamo riferimento ai testi biblici della liturgia odierna, specialmente al grande "affresco" del capitolo terzo del Libro della Genesi e al racconto dell'Annunciazione del Vangelo di Luca. Dopo il peccato originale, Dio si rivolge al serpente, che rappresenta Satana, lo maledice e aggiunge una promessa: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, / tra la tua stirpe e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno" (Gen 3,15). E' l'annuncio di una rivincita: Satana ai primordi della creazione sembra avere la meglio, ma verrà un figlio di donna che gli schiaccerà la testa. Così, mediante la stirpe della donna, Dio stesso vincerà. Quella donna è la Vergine Maria, dalla quale è nato Gesù Cristo che, con il suo sacrificio, ha sconfitto una volta per sempre l'antico tentatore. Per questo, in tanti dipinti o statue dell'Immacolata, Ella è rappresentata nell'atto di schiacciare un serpente sotto il suo piede.
L'Evangelista Luca, invece, ci mostra la Vergine Maria che riceve l'annuncio del Messaggero celeste (cfr Lc 1,26-38). Ella appare come l'umile e autentica figlia d'Israele, vera Sion in cui Dio vuole porre la sua dimora. E' il virgulto dal quale deve nascere il Messia, il Re giusto e misericordioso. Nella semplicità della casa di Nazaret vive il "resto" puro d'Israele, dal quale Dio vuole far rinascere il suo popolo, come un nuovo albero che stenderà i suoi rami nel mondo intero, offrendo a tutti gli uomini frutti buoni di salvezza. A differenza di Adamo ed Eva, Maria rimane obbediente alla volontà del Signore, con tutta se stessa pronuncia il suo "sì" e si mette pienamente a disposizione del disegno divino. E' la nuova Eva, vera "madre di tutti i viventi", di quanti cioè per la fede in Cristo ricevono la vita eterna.
Cari amici, che gioia immensa avere per madre Maria Immacolata! Ogni volta che sperimentiamo la nostra fragilità e la suggestione del male, possiamo rivolgerci a Lei, e il nostro cuore riceve luce e conforto. Anche nelle prove della vita, nelle tempeste che fanno vacillare la fede e la speranza, pensiamo che siamo figli suoi e che le radici della nostra esistenza affondano nell'infinita grazia di Dio. La Chiesa stessa, anche se esposta agli influssi negativi del mondo, trova sempre in Lei la stella per orientarsi e seguire la rotta indicatale da Cristo. Maria è infatti la Madre della Chiesa, come hanno solennemente proclamato il Papa Paolo VI e il Concilio Vaticano II. Mentre, pertanto, rendiamo grazie a Dio per questo segno stupendo della sua bontà, affidiamo alla Vergine Immacolata ognuno di noi, le nostre famiglie e le comunità, tutta la Chiesa e il mondo intero. Lo farò anch'io questo pomeriggio, secondo la tradizione, ai piedi del monumento a Lei dedicato in Piazza di Spagna.
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490 - La Casa Perfetta

Un pastore protestante era particolarmente conosciuto nella zone per i suoi polemici attacchi verso la devozione dei cattolici nei confronti della Vergine Maria.
Mancavano pochi giorni all'8 dicembre e una notte quell'uomo ebbe un sogno.
Gli apparve un angelo che lo portò in un villaggio pieno di case."Voglio che tu scelga una casa per tuo figlio" gli disse l'angelo.
Il pastore non si dimostrò sorpreso che l'angelo sapesse quanto lui amava quel suo unico figlio: era o non era un angelo?
Così l'uomo e la creatura celeste attraversarono in lungo e largo il villaggio. Il pastore esaminava attentamente ogni casa. Amava così tanto suo figlio che voleva solo il meglio per lui.
Ma con suo disappunto si accorse che tutte le case avevano qualche difetto: una era senza tetto, un'altra era un deposito di immondizia, l'altra ancora sembrava lì lì per cadere...
"Non vedo una casa che possa andare bene per mio figlio" disse l'uomo all'angelo. "E' possibile invece costruire la casa che ho in mente per lui?"
"Dimmi la casa che hai in mente" rispose l'angelo "e sarà fatta in un istante".
Il pastore descrisse la casa ideale per suo figlio: doveva essere pulita, bella... perfetta.
Appena ebbe finito di parlare, la casa apparve davanti ai suoi occhi.
"Perché hai scelto questa casa per tuo figlio?" chiese l'angelo.
"Come posso permettere che mio figlio viva nelle case che abbiamo visto?" replicò il pastore protestante. "Sono tutte sporche e malridotte. Per mio figlio voglio il meglio!"
"Le tue parole sono la risposta alle tue critiche sulla devozione all'Immacolata" disse l'angelo.
"Non capisco..."
"Non stavi preparando un sermone per criticare la devozione cattolica all'Immacolata Concezione?"
"Sì!" rispose il pastore "ma non vedo che cosa questo abbia a che fare con la scelta delle case".
"Quando Dio stava cercando una donna che diventasse la Madre del Suo Figlio" disse l'angelo " non ne trovò nessuna di adatta, perché ogni creatura umana é imperfetta e macchiata dal peccato. Nel Suo amore e nella Sua sapienza Dio ha voluto che una donna fosse perfetta, immacolata, non contagiata dal peccato, in modo che fosse un'abitazione degna per il Suo unico Figlio. Se tu, imperfetto come sei, vuoi il meglio per tuo figlio, pensi che Dio Padre si accontenti di meno per Suo Figlio?
Per questa ragione c'é l'Immacolata Concezione.
La dimora di Cristo, Maria, doveva essere perfetta per accogliere Colui che é Perfetto!"
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domenica 6 dicembre 2009

489 - Angelus del 6/12/2009 Seconda domenica Avvento

Cari fratelli e sorelle!
In questa seconda domenica di Avvento, la liturgia propone il brano evangelico in cui san Luca, per così dire, prepara la scena su cui Gesù sta per apparire e iniziare la sua missione pubblica (cfr Lc 3,1-6).

L’Evangelista punta il riflettore su Giovanni Battista, che del Messia fu il precursore, e traccia con grande precisione le coordinate spazio-temporali della sua predicazione. Scrive Luca: "Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,1-2). Due cose attirano la nostra attenzione.
La prima è l’abbondanza di riferimenti a tutte le autorità politiche e religiose della Palestina nel 27/28 d.C. Evidentemente l’Evangelista vuole avvertire chi legge o ascolta che il Vangelo non è una leggenda, ma il racconto di una storia vera, che Gesù di Nazaret è un personaggio storico inserito in quel preciso contesto.
Il secondo elemento degno di nota è che, dopo questa ampia introduzione storica, il soggetto diventa "la parola di Dio", presentata come una forza che scende dall’alto e si posa su Giovanni il Battista.
Domani ricorrerà la memoria liturgica di sant'Ambrogio, grande Vescovo di Milano. Attingo da lui un commento a questo testo evangelico: "Il Figlio di Dio - egli scrive -, prima di radunare la Chiesa, agisce anzitutto nel suo umile servo. Perciò dice bene san Luca che la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto, perché la Chiesa non ha preso inizio dagli uomini, ma dalla Parola" (Espos. del Vangelo di Luca 2, 67).
Ecco dunque il significato: la Parola di Dio è il soggetto che muove la storia, ispira i profeti, prepara la via del Messia, convoca la Chiesa. Gesù stesso è la Parola divina che si è fatta carne nel grembo verginale di Maria: in Lui Dio si è rivelato pienamente, ci ha detto e dato tutto, aprendoci i tesori della sua verità e della sua misericordia. Prosegue ancora sant'Ambrogio nel suo commento: "Discese dunque la Parola, affinché la terra, che prima era un deserto, producesse i suoi frutti per noi" (ibid.).
Cari amici, il fiore più bello germogliato dalla parola di Dio è la Vergine Maria.
Lei è la primizia della Chiesa, giardino di Dio sulla terra. Ma, mentre Maria è l'Immacolata - così la celebreremo dopodomani -, la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi, perché il peccato insidia tutti i suoi membri.
Nella Chiesa è sempre in atto una lotta tra il deserto e il giardino, tra il peccato che inaridisce la terra e la grazia che la irriga perché produca frutti abbondanti di santità.
Preghiamo dunque la Madre del Signore affinché ci aiuti, in questo tempo di Avvento, a "raddrizzare" le nostre vie, lasciandoci guidare dalla parola di Dio.

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venerdì 4 dicembre 2009

488 - Chi è Gesù

Vi era una coppia atea, che aveva una bambina.
Quei genitori non avevano mai detto niente alla bambina della religione e di Dio.
Una notte, quando la bambina aveva cinque anni, quei genitori litigarono molto più del solito e il padre sparò alla madre; quindi si suicidò.
La bambina vide tutto!
Fu consegnata ad una famiglia adottiva.
La nuova madre era cristiana, molto religiosa, e cominciò a portarla in chiesa.
Nel primo giorno della scuola domenicale, la brava donna spiegò alla maestra che la bambina non aveva ascoltato mai niente di Gesù e che pertanto doveva usare molta molta pazienza con lei.
La maestra mostrò a tutti i bambini una immagine di Gesù e disse: "C'è qualcuno che sa dirmi chi è questa Persona?"
La bambina subito rispose: "Io lo so! Egli è quell'uomo che mi teneva in braccio quella notte, quando i miei genitori morirono".
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(libera traduzione di uno scritto anonimo in lingua spagnola, a cura di Gian Canio Elefante)
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487 - I padri del deserto

L'abate Macario, interrogato su come si debba pregare, rispose:
«Non è necessario parlare molto nella preghiera, ma stendiamo sovente le mani e diciamo:
« Signore abbi pietà di noi, come tu vuoi e come tu sai".
Quando la tua anima è in angustiata, di': «"Aiutami".
E Dio ci farà misericordia, perché sa quello che a noi conviene »
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giovedì 3 dicembre 2009

486 - Messaggio di Medjugorje del 2/12/2009 (Mirjana)

Cari figli,
in questo tempo di preparazione e di gioiosa attesa, Io come Madre desidero indicarvi ciò che è più importante: la vostra anima.
Può nascere in essa mio Figlio?
E’ purificata con l’amore dalla menzogna, dalla superbia, dall’odio e dalla malvagità?
La vostra anima ama al di sopra di tutto Dio come Padre e il fratello in Cristo?
Io vi indico la strada che innalzerà la vostra anima all’unione completa con mio Figlio.
Desidero che mio Figlio nasca in voi. Che gioia per me, la Madre. Vi ringrazio!


485 - la via della perfezione

Gesù ci mette in guardia da una cosa molto importante, non basta l’apparenza per entrare nel regno di Dio.
Per vivere a pieno la fede infatti, perché sia salda e non cada alle prime intemperie, bisogna capire e vivere la parola di Dio.
E’ inutile pronunciare con la bocca per esempio,una preghiera per i poveri, se poi quando ci passano accanto ci giriamo dall’altra parte schifati ,non serve far vedere quanto si è bravi cristiani,ma occorre essere bravi cristiani,perché altrimenti alla prima tentazione forte,crolliamo.
La fede che Gesù ci invita ad avere è fondata sulle solide basi dell’amore che ci lega a Dio,ed è una cosa bellissima confidare ,affidarsi ,condividere la propria vita con Lui,ma troppo spesso noi preferiamo affidarci agli uomini,al politico potente,al personaggio pubblico,e mettiamo Dio sul comodino,come un abat jour da accendere nel momento del bisogno,mentre Lui è la luce che deve illuminare i nostri passi,la sua parola la via da seguire,il nostro cuore deve spogliarsi delle cose del mondo e appartenere totalmente a Dio.
Non è facile la via che il Signore ci indica,ma dobbiamo continuare a provare la via della perfezione,dobbiamo seguire la parola di Dio,perché quello che è scritto nelle sacre scritture,se praticato,rendera’ salda la nostra fede.

484 - Preghiera degli sposi

Signore, tu ci hai creato a tua immagine e somiglianza, misterioso miscuglio di terra animata dal tuo soffio divino.
Vieni ad abitare la respirazione, il nostro amore. Che ogni nostra inspirazione sia accoglienza e ogni nostra espirazione sia dono.
Signore, tu sorgente zampillante d'ogni vero amore umano, accordaci di diventare l'uno per l'altra, un segno della tua invisibile presenza, un appello ad amare senza ritorno, un sacramento, una strada che conduce verso il tuo Regno di vita eterna.
Signore, donaci abbastanza fede per costruire la casa del nostro amore sulla roccia di Cristo, nostro fondamento. Preservaci dagli inganni che la minacciano di rovina. Insegnaci a costruire una casa che chiude le sue imposte ai cattivi venti dell'abitudine e apre le sue porte a tutti quelli che hanno bisogno di riscaldare il cuore alla viva fiamma della nostra gioia.
Signore, insegnaci a tessere il manto del nostro amore coi punti della fedeltà, della facilità al perdono e della pazienza, della verità, della gioia e della sofferenza. Aiutaci a non lasciar perdere alcun piccolo punto: sorgente d'una irrimediabile smagliatura.
Signore, quando verranno le ore della tempesta, donaci la forza di gettare verso di te l'ancora della preghiera, affinché possiamo attendere insieme e per sempre la riva della tua eternità.Signore, che la gratuità e la fecondità del nostro amore continuino la tua alleanza con la terra e celebrino le nozze di Cristo col popolo di Dio.
Amen
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martedì 1 dicembre 2009

483 - Il dono dell'Avvento

“Fratelli, celebrate come si conviene, con grande fervore di spirito, l’Avvento del Signore, con viva gioia per il dono che vi viene fatto e con profonda riconoscenza per l’amore che vi viene dimostrato.
Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha promesso per la seconda”.

(S. Bernardo)
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domenica 29 novembre 2009

482 - Angelus del 29-11-2009, prima domenica avvento

Cari fratelli e sorelle!
In questa domenica iniziamo, per grazia di Dio, un nuovo Anno liturgico, che si apre naturalmente con l’Avvento, tempo di preparazione al Natale del Signore.
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla liturgia, afferma che la Chiesa "nel ciclo annuale presenta tutto il mistero di Cristo, dall’Incarnazione e Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore".
In questo modo, "ricordando i misteri della Redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza" (Sacrosanctum Concilium, 102).
Il Concilio insiste sul fatto che il centro della liturgia è Cristo, come il sole intorno al quale, al modo dei pianeti, ruotano la Beata Vergine Maria – la più vicina – e quindi i martiri e gli altri santi che "in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi" (ivi, 104).Questa è la realtà dell’Anno liturgico vista, per così dire, "dalla parte di Dio". E dalla parte – diciamo - dell’uomo, della storia e della società? Che rilevanza può avere? La risposta ce la suggerisce proprio il cammino dell’Avvento, che oggi intraprendiamo.
Il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo, il quale, come dice la Lettera agli Ebrei, "è lo stesso ieri e oggi e per sempre" (13,8).
Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è "il Vivente" e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio.
E’ "carne" come noi ed è "roccia" come Dio.
Chiunque anela alla libertà, alla giustizia, alla pace può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina (cfr Lc 21,28) – come leggiamo nel Vangelo di oggi.
Possiamo pertanto affermare che Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza. E della speranza ogni essere umano ha costantemente bisogno.
Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria incarna pienamente l’umanità che vive nella speranza basata sulla fede nel Dio vivente. Lei è la Vergine dell’Avvento: è ben piantata nel presente, nell’"oggi" della salvezza; nel suo cuore raccoglie tutte le promesse passate; ed è protesa al compimento futuro.
Mettiamoci alla sua scuola, per entrare veramente in questo tempo di grazia e accogliere, con gioia e responsabilità, la venuta di Dio nella nostra storia personale e sociale.
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481 - Signore fammi amico..

Signore fammi buon amico
Fa' che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce perché lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare ma non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi, e non se ne sente capace.
Signore, aiutami,
a non passare accanto ad alcuno:
con volto indifferente,
con un cuore chiuso,
con un passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito di quelli che mi passano accanto.
Fammi vedere:
quelli preoccupati e disorientati,
quelli che soffrono e non lo mostrano,
quelli che si sentono isolati senza volerlo,
e dammi quella sensibilità che mi fa incontrare i loro cuori.
Signore,
liberami da me stesso:
perché ti possa servire,
perché riesca ad ascoltarti,
in ogni fratello che mi fai incontrare.

San Vincenzo De Paoli (Pouy, 24 aprile 1581 – Parigi, 27 settembre 1660).

venerdì 27 novembre 2009

480 - Vegliate in ogni momento pregando


PRIMA DOMENICA DI AVVENTO - C
29 Novembre 2009

Guidati dallo Spirito Santo, accogliamo dal Padre il dono di un nuovo Anno liturgico.

L’Anno liturgico è l’anno del cristiano, l’anno durante il quale siamo invitati a prendere, ogni giorno di più, coscienza delle meraviglie che Dio opera tra noi, rendendo attuale, nell’oggi che ci appartiene, la Storia della Salvezza che Dio ha operato in Cristo, per mezzo dello Spirito.Oggi ha inizio, inoltre, il tempo liturgico dell’Avvento, di cui celebriamo la Prima Domenica.
L’Avvento, come la primavera per la natura, colora di nuovo la vita. E’ un tempo opportuno per rileggere la nostra storia e intravedere “nuovi germogli”, sentire nostalgia di qualcosa che possa togliere pesantezza alla nostra esistenza.
Con gioia, andiamo incontro al Signore che viene, che si rende presente in mezzo a noi già, adesso, per spezzare ancora per noi il Pane della Parola ed il Pane dell’Eucaristia.

Antonio Pinizzotto

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giovedì 26 novembre 2009

479 - Rimani, Maria (Med.Miracolosa)

Rimani, Maria, accanto a tutti gli ammalati del mondo,
di colo­ro che in questo momento, hanno perso conoscenza e stanno per morire;
di coloro che stanno iniziando una lunga agonia,
di coloro che hanno perso ogni speranza di guarigione;
di coloro che gridano e piangono per la sofferenza;
di coloro che non possono curarsi per­ché poveri;
di quelli che vorrebbero camminare e devono restare immobili;
di quelli che vorrebbero riposare e la miseria costringe a lavorare ancora.
Di quelli che cercano una sistemazione meno dolorosa nella loro vita e non la trovano;
di quelli che sono tormentati dal pensiero di una famiglia in miseria;
di quanti devono rinunciare ai loro proget­ti più cari per il futuro;
di quanti soprattutto non credono in una vita migliore;
di quanti si ribellano e bestemmiano Dio;
di quanti non sanno o non ricordano che il Cristo ha sofferto come loro.
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mercoledì 25 novembre 2009

478 - Messaggio Medjugorje del 25/11/2009

Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito tutti a rinnovare la preghiera nelle vostre famiglie.
Preparatevi con gioia alla venuta di Gesù.
Figlioli, siano i vostri cuori puri e accoglienti affinché l’amore e il calore comincino a scorrere attraverso di voi in ogni cuore che è lontano dal Suo amore.
Figlioli, siate le mie mani tese, mani d’amore per tutti coloro che si sono persi, che non hanno più fede e speranza.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata
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477 - riflessione odierna

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 21,12-19.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza.
Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

lunedì 23 novembre 2009

476 - Il segreto di Cluny

Pigi Colognesi

Terminavo l’editoriale di quindici giorni fa con alcune frasi in cui Charles Péguy spiegava che cosa sia una vera rivoluzione, cioè un movimento di uomini che costruiscono per il benessere di tutti e che quindi segnano una svolta nel cammino della storia.
Lo scrittore francese diceva che una rivoluzione autentica è «l’effetto ben ordinato di una lunga e invincibile pazienza» ed è fatta da «grandi uomini di grande vita interiore». Un esempio luminosissimo è l’abbazia di Cluny, della quale sono iniziati lo scorso mese di settembre le celebrazioni per i mille e cento anni di fondazione.
Era infatti il 910 quando Guglielmo il Pio, duca d’Aquitania, firmava la carta di donazione di un terreno perché vi sorgesse un monastero che vivesse in pienezza e libertà la regola di san Benedetto. In pienezza, cioè senza nessuna edulcorazione degli impegni ascetici, altrove poco rispettati. In libertà, cioè senza intromissioni dei poteri esterni, né quelli civili, né quelli ecclesiastici a volte succubi dei primi.
A questo scopo Guglielmo pose il nascente monastero dei santi Pietro e Paolo di Cluny direttamente alle dipendenze del Papa. A dirigere la nuova impresa il duca chiamò un monaco deciso e di provata esperienza: Bernone.
Nessuno poteva allora immaginare che la piccola fondazione monastica situata nel cuore della Borgogna sarebbe stata l’inizio di una rivoluzione. Ma è quel che avvenne. Lo stile di vita dei monaci raccolti intorno a Bernone suscitò in molti il desiderio di imitarli.
Sorsero nuovi priorati e antiche abbazia si affiliarono a Cluny assumendone lo stile di vita, fondato sulla priorità assoluta data alla preghiera comune, intesa come anticipo della gloriosa liturgia del cielo. Nel giro di pochi decenni Cluny si trovò a capo di una rete impressionante: circa duemila monasteri diffusi in tutta la cristianità e, secondo le stime meno azzardate, ventimila monaci.
Gli storici si sono chiesti quale fosse il motivo di un simile straordinario sviluppo. Le risposte sono state tante, ma quella che mi pare più convincente è quella offerta da Raymond Oursel nel suo splendido Il segreto di Cluny. Certo è stato decisivo che l’abbazia fosse slegata dal potere locale; è stata importante la saggia amministrazione di chi l’ha guidata e la forma della rete di monasteri legati ad un unico abate.
Ma il vero segreto di Cluny è stata la santità dei suoi abati. Sì, proprio la santità personale di uomini che hanno vissuto, coi differenti temperamenti e coi diversi doni loro dati dalla natura, l’ideale monastico ha reso possibile costruire un luogo dove regnava, per usare le parole di Oursel, «reciproca concordia, vicendevole aiuto, gioia quotidiana», che «sfociavano nell’indulgenza e nella compassione verso gli altri».
Il luogo di una civiltà autenticamente umana, di una rivoluzione compiuta. Vale proprio la pena di elencare i nomi di questi primi grandi abati di Cluny, che furono in gran parte canonizzati: Bernone, Odone, Aimardo, Maiolo, Odilone, Ugo, Pietro.
La chiesa di Cluny all’apice del suo splendore era la più grande di tutta la cristianità; sarebbe stata superata solo dalla rinascimentale basilica vaticana.
Il turista che ci andasse oggi troverebbe però solo dei resti: un campanile e mozziconi di colonne.
I fanatici di un’altra “rivoluzione”, quella “francese” del 1789, stabilirono che quell’imponente edificio doveva essere considerato come una cava di pietra e tutti potevano estrarne materiale per le proprie costruzioni.
Cluny moriva così. Ma era già morta da quando invece della santità era subentrato il calcolo politico, invece della preghiera l’amministrazione, al posto della concordia l’equilibrismo sociale. Anche la più autentica delle rivoluzioni può spegnersi. Ma non si spegne il messaggio e la ricchezza esemplare del suo originale sgorgare.
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domenica 22 novembre 2009

475 - Gesù Cristo/5 Solo una figura umana eccezionale?

Dai Vangeli, dunque, riconosciamo una figura umana eccezionale. Al punto che quando Ponzio Pilato lo presenta alla gente dice: ecco l'uomo.
Ma Gesù era solo un uomo ?
Perchè anche la maggior parte delle persone che non credono lo considerano un grande uomo, da stimare. Ma è una posizione insostenibile, se guardiamo a quel che Gesù stesso dice di sé.
Esempi ? Si definisce "Figlio dell'uomo" cioè il titolo usato nelle profezie di Daniele per indicare il personaggio misterioso che sarebbe venuto dal cielo e avrebbe posto fine alla storia.
E con questo Gesù evoca la sua origine celeste e la sua definitività.
Poi dice di essere "più grande di Davide" e questi era il re ideale, l'ideale della monarchia e della regalità per gli Ebrei.
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Ma la cosa forse più seria la dice nel discorso della montagna (quello di "beati i poveri...") quando afferma "avete udito che fu detto "non uccidere". Io invece vi dico..." Pensateci bene: Gesù "corregge" quasi la Rivelazione di Dio.
E rivendica a sè anche il potere di giudicare l'uomo. E chi può farlo se non chi si considere Dio?
E cos'altro raccomanda ?
"Chi dà la vita per me la troverà..." (e dare la vita per uno non è mica uno scherzo). E ancora "dà da mangiare a tuo fratello perchè il lui vedi Me"
E Gesù ripaga con la vita eterna. Dice S.Marco nel suo Vangelo "chi avrà lasciato il padre, la madre, i campi, la casa per me, avrà il centuplo quaggiù. Con le persecuzioni e la vita eterna"

segue
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venerdì 20 novembre 2009

474 - Se siete infelici non rimproveratelo a Me

Io sono la luce, e voi non mi vedete.
Io sono la via, e voi non mi seguite.
Io sono la verità, e voi non mi credete.
Io sono la vita, e voi non mi cercate.
Io sono il maestro, e voi non mi ascoltate.
Io sono il capo, e voi non mi obbedite.
Io sono il vostro Dio, e voi non mi pregate.
Io sono il vostro grande amico, e voi non mi amate.

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giovedì 19 novembre 2009

473 - Gesù Cristo/4 Gesù amava

Non credete però che Gesù fosse un uomo duro.. Anzi. Gesù amava. Molto.
Anzitutto i bambini. Sapeva capirli, dote che raramente noi adulti abbiamo: in genere quando parliamo con loro sappiamo solo chiedere quanti anni abbiano, quale classe frequintino.. Roba che a loro non interessa niente. Lui invece "lasciate che i bambini vengano a me."
Poi gli amici. Aveva un forte senso dell'amicizia, Gesù. Per esempio era molto amico dei suoi discepoli e, tra questi, era particolarmente legato a Pietro, Giacomo e Giovanni, e tra di loro quest'ultimo gli era più amico. Insomma anche Lui aveva delle preferenze tra i suoi amici. Com'è giusto: gli amici non sono tutti uguali.
Poi Gesù amava il suo popolo. Si sentiva pienamente ebreo, israelita. Tanto che il pensiero della distruzione di Gerusalemme lo fece addirittura piangere.
Ma era anche attento ai particolari ! Gesù stava molto attento alle piccole cose della vita, anche perchè sapeva che poteva farne della parabole.
(segue)
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472 - Apritemi il cuore

Is 43,1c
Tu mi appartieni

Isaia 37,28
Io so quando ti alzi o ti metti a sedere,io ti conosco sia che tu esca sia che rientri.

2Samuele 7,9
sono stato con te dovunque sei andato

Matteo 11,28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero'.

Apocalisse 3,20
Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verro' da lui, cenero' con lui ed egli con me.
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lunedì 16 novembre 2009

471 - Gesù Cristo/3 Un uomo libero con le idee chiare

Lo sguardo di Gesù faceva capire di come avesse le idee chiare. Molto chiare.
Quando parla non dice mai "forse", "secondo me" , "mi pare", quanto piuttosto "avete udite che fu detto .... ma io vi dico..."
E non ha peli sulla lingua neanche per i potenti, al punto di dare della volpe al re Erode.
Ma una delle cose belle di Gesù è che è un uomo libero. Quando San Pietro fa la sua professione di fede, Gesù gli fa un panegirico mai dedicato ad un uomo, tanto che San Pietro, probabilmente, si ringalluzzisce, comincia a pensare in grande, e quando poco dopo Gesù gli annuncia che il suo destino è quello di essere mandato a morte, Pietro - che si sente già "primo ministro del Regno di Dio" Lo prende per un braccio e Lo rimprovera, Gesù - che lo aveva lodato pocoprima - naenche lo guarda e lo tratta malissimo "via da me satana, tu non pensi alle cose di Dio ma a quelle degli uomini".
Con i parenti (Maria esclusa ovvio) era - a volte - anche peggio: quando a 30 anni abbandona la casa viene considerato pazzo. Lo racconta Marco, nel terzo capitolo del suo vangelo: "uscirono (i suoi parenti) per andare a prendelo, perchè dicevano -è fuori di sè- ". Poi quando la gente comincia ad andargli dietro,i parenti cercano di riavvincinarsi a Lui,perchè capiscono che - in qualche modo - sta acquistando potere. E lui? Capisce tutto e fa finta di non riconoscerne nessuno, nemmeno Sua madre. (chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli? ...)

(segue)
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domenica 15 novembre 2009

470 - Preghiera di S.Tommaso

Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi dimentico di te.
Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono.
Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te.
Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado.

Donami, Signore, Dio mio,
un cuore vigile che nessun vano pensiero porti lontano da te,
un cuore retto che nessuna intenzione perversa possa sviare,
un cuore fermo che resista con coraggio ad ogni avversità,
un cuore libero che nessuna torbida passione possa vincere.

Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza che ti attenda con fiducia
e una fiducia che alla fine giunga a possederti.

(San Tommaso d'Aquino)
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venerdì 13 novembre 2009

469 - Una presenza irriducibile

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro i crocifissi nelle aule scolastiche ha suscitato una vasta eco di proteste: giustamente quasi tutti gli italiani - l’84% secondo un sondaggio del Corriere della Sera - si sono scandalizzati della decisione.
«E voi chi dite che io sia?». Questa domanda di Gesù ai discepoli ci raggiunge dal passato e ci sfida ora.
Quel Cristo sul crocifisso non è un cimelio della pietà popolare per il quale si può nutrire, al massimo, un devoto ricordo.
Non è neppure un generico simbolo della nostra tradizione sociale e culturale.
Cristo è un uomo vivo, che ha portato nel mondo un giudizio, una esperienza nuova, che c’entra con tutto: con lo studio e il lavoro, con gli affetti e i desideri, con la vita e la morte. Un’esperienza di umanità compiuta.
I crocifissi si possono togliere, ma non si può togliere dalla realtà un uomo vivo.
Tranne che lo ammazzino, come è accaduto: ma allora è più vivo di prima!
Si illudono coloro che vogliono togliere i crocifissi, se pensano di contribuire così a cancellare dallo “spazio pubblico” il cristianesimo come esperienza e giudizio: se è in loro potere - ma è ancora tutto da verificare e noi confidiamo che siano smentiti - abolire i crocifissi, non è nelle loro mani togliere dei cristiani vivi dal reale.
Ma c’è un inconveniente: che noi cristiani possiamo non essere noi stessi, dimenticando che cos’è il cristianesimo; allora difendere il crocifisso sarebbe una battaglia persa, perché quell’uomo non direbbe più nulla alla nostra vita.
La sentenza europea è una sfida per la nostra fede.
Per questo non possiamo tornare con tranquillità alle cose solite, dopo avere protestato scandalizzati, evitando la questione fondamentale: crocifisso sì, crocifisso no, dov’è l’avvenimento di Cristo oggi?
O, detto con le parole di Dostoevskij: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?».

Comunione e Liberazione
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mercoledì 11 novembre 2009

468 - Gesù Cristo/2 Che tipo era ?

Prima domanda, la più semplice: che tipo era questo Gesù Cristo?
Che uomo era ?
Questo il Vangelo non lo precisa ... ma aveva splendidi occhi.

Lo sguardo di Gesù colpiva chi Lo incontrava.
I Vangeli (specie Marco) parlano spesso del Suo sguardo; penetrante su Simone, che gli viene presentato dal fratello;
affettuoso sul giovane ricco, quello che poi se ne va perchè Lui gli dice di "lasciare tutto e seguirLo"
di simpatia su Zaccheo, il capo dei pubblicani, gli esattori delle imposte che rubavano, che lo guardava stando appolaiato su un albero.
Ed ancora, di tristezza sull'offerta dei ricchi,
di sdegno su quel che avveniva nel Tempio,
di dolore per chi Lo tradisce ..
Insomma, il Suo era uno sgardo che parlava.
segue

domenica 8 novembre 2009

467 - Gesù Cristo/1 il cristianesimo è una persona

Il cristianesimo, in sè, non è una concezione della realtà, non è un codice di precetti, non è una liturgia.
Non è neppure uno slancio di solidarietà umana, né una proposta di fraternità sociale.
Anzi, il Cristianesimo non è neanche una religione.
E' un avvenimento, un fatto. Un fatto che si compendia in una persona.
Oggi si sente dire che, in fondo, tutte le religioni si equivalgono perchè ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero.
Ma il Cristianesimo con questo, non c'entra.
Perchè il Cristianesimo non è una religione, ma è Cristo. Cioè una persona.
(segue)
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sabato 7 novembre 2009

466 - Coroncina al Sacro Cuore di Gesù

1. O mio Gesù, che hai detto: "In verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!", ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia...·
Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria·

Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

2. O mio Gesù, che hai detto: "In verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!", ecco che al Padre tuo, nel tuo nome, io chiedo la grazia...·
Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria·

Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

3. O mio Gesù, che hai detto: "In verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai!", ecco che, appoggiato all'infallibilità delle tue sante parole, io chiedo la grazia...·
Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria·

Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.


O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell'Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre. ·

S. Giuseppe, padre putativo del S. Cuore di Gesù, prega per noi.

Salve o Regina


Offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù
Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, a gloria del Divin Padre. Amen


Atto di Consacrazione al Sacro Cuore
Il tuo Cuore, o Gesù, è asilo di pace, il soave rifugio nelle prove della vita, il pegno sicuro della mia salvezza. A Te mi consacro interamente, senza riserve, per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo, dell'anima mia, di tutto me stesso. I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affetti sono tuoi.
Tutto ti dono e ti offro; tutto appartiene a te. Signore, voglio amarti sempre più, voglio vivere e morire di amore.
Fa o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore siano una protesta di amore; che l'ultimo respiro sia un atto di ardentissimo e purissimo amore per te.

Santa Margarita María Alacoque

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Medaglia di San Benedetto