Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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mercoledì 31 gennaio 2018

SC 54 Commento al Vangelo del 31.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli Lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il Figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un Profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’impedimento all'azione di Gesù arrivava dall'incredulità sulle sue opere di molti conoscenti, non erano solo prevenuti, anche invidiosi della fama del concittadino che si diffondeva ovunque. “E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì”.
Questa frase apparentemente sembra contraddittoria, in realtà esprime due cose esatte: per l’incredulità dei paesani non poteva compiere prodigi ma di sua iniziativa impose le mani a pochi malati e lì guarì. Il Vangelo precisa che sono stati pochi quelli guariti, a sottolineare che una minima percentuale dei conoscenti aveva fiducia in Gesù.
Eppure, non aveva fatto né compiuto nulla di male, ma loro non riuscivano ad accettare la notorietà del giovane “falegname, il Figlio di Maria”. Non avevano la capacità di discernere e di apprezzare ciò che per tutti gli altri era una benedizione di Dio.
Ecco la ragione della scarsissima stima che in tutta la regione avevano di Nazaret. Lo disse anche Natanaele che diventerà l’Apostolo Bartolomeo: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”(Gv 1,46). Su Nazaret aleggiava un giudizio pesante a causa del pessimismo e della scarsa operosità di molti abitanti.
Come Gesù si recò nella sua cittadina e non fu compreso da quasi tutti i paesani, lo stesso avviene inevitabilmente ai suoi seguaci che tramandano fedelmente i suoi insegnamenti. Lo ha detto il Signore agli Apostoli e a tutti i Consacrati per non sorprendersi dinanzi alle reazioni scomposte di molti cristiani: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato Me” (Gv 15,18).
Gesù quando arriva a Nazaret e avverte il clima di sfiducia e diffidenza verso Lui, si sorprende molto e rimane amareggiato. Il suo stupore spiega che in tutti gli anni trascorsi a Nazaret non aveva mai dato motivo di critica nei suoi riguardi. Di questo siamo sicuri. “E si meravigliava della loro incredulità”.
A Nazaret tutti conoscono Gesù per il suo lavoro e per la famiglia a cui appartiene, come accade per tutti. È l’artigiano, il Figlio di Maria. Fece il medesimo lavoro di suo Padre qui in terra. La sua Famiglia, che custodiva il più grande tesoro, il Verbo di Dio fatto Uomo, fu una delle tante, amata e stimata da tutti.
La meditazione di questo passo, nel quale indirettamente si riflette la vita che Gesù aveva condotto a Nazaret negli anni precedenti, ci aiuta a esaminare se la nostra vita ordinaria, fatta di lavoro e di normalità, è via di santità, come lo fu quella della Sacra Famiglia. Lo sarà se facciamo in modo di viverla con perfezione umana, con onestà e, insieme, con Fede e senso soprannaturale.
Oggi ricordiamo San Giovanni Bosco, un grande imitatore di Gesù per la capacità di amare tutti, di dimenticarsi per proteggere i bambini, per la sua insistenza nel predicare la lotta al peccato, per la gioia che trasmetteva. La vera gioia permane nel cristiano se lotta il peccato, se consegue vittorie sul peccato.
La gioia umana è apparente e passeggera, non coinvolge l’anima e la persona non si troverà mai pienamente nella gioia. Quella che viene individuata come gioia è solo esteriore, illusoria e arriva dalle circostanze festose del momento, anche dalle persone che condividono il pasto o un avvenimento.
Questa gioia dura poco ed evapora, si esaurisce e molti ricorrono alle droghe e all’alcool quando si ritrovano nuovamente vuoti e soli.
Gesù a Nazaret è andato per portare la Grazia ma non l’hanno accolta, hanno scelto di seguire la propria opinione senza capire che un’opinione se non è supportata da prove, rimane un’interpretazione soggettiva e molto spesso lontana dalla realtà.
Sulle cose di Dio non può esistere una convinzione personale, questo avviene dove non c’è umiltà, docilità e amore per la Verità.
Gesù vuole aiutare tutti e visita le anime che Lo invocano. Vuole trovare una Fede elevata e la retta intenzione per donare Grazie.
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PG 31 Pensiero del giorno 31.01.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Solo Gesù può farti ricordare la sua Parola, il suo pane divino e i nostri fratelli, per amare tutti con il suo amore.
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GR 53 Granellino del 31.01.2018

(Mc 6,1-6)
"Padre Lorenzo, tutti mi chiedono di parlare di Gesù, eccetto i membri della mia famiglia che mi considerano pazzo", così mi diceva un fratello nella fede. Nessuna meraviglia se nella tua stessa famiglia non vieni ascoltato, se non addirittura disprezzato. È capitato a Gesù di non essere accolto e ascoltato nel suo paese e soprattutto da molti suoi parenti. Se la tua testimonianza non viene accolta nella tua casa, non ti scoraggiare, ma continua a fare il bene per amore di Gesù. Voglio sperare però che il tuo stile di vita cristiana non sia come quello del bigotto, cioè ipocrita. Il bigotto manifesta un volto distorto di Gesù. Gesù fu la pietra scartata dai costruttori, ma poi diventò pietra angolare. Se la tua fede è autentica e se veramente manifesti il vero volto di Gesù, verrà il giorno in cui chi oggi non ti accoglie ti chiederà perdono e ti chiederà di insegnargli ad essere cristiano.
Non ti nascondo che anche nella mia famiglia religiosa spesso non sono stato accolto. Ma cosa sta facendo il Signore oggi? Mi manda in paesi e città dove la gente mi accoglie, desidera ascoltarmi e mi dice grazie per l'amore che dono attraverso l'evangelizzazione. 
Gesù, dopo essere stato scartato dai suoi , non si scoraggia e non si deprime, ma continua a portare il Vangelo ovunque lo Spirito lo sospinga. Questo zelo di Gesù scaturisce dall'unione con il suo Padre celeste.
Se l'evangelizzatore non coltiva la sua unione con il Signore molto facilmente si deprime e desiste dall'annunciare il Vangelo. Dobbiamo andare alla scuola di San Paolo che, nonostante le difficoltà, i rifiuti, la fame, la sete e la persecuzione, era sempre in viaggio per far conoscere Gesù.
Coraggio allora, se nella tua famiglia non ti seguono, non ti ascoltano e ti prendono in giro. Rimani silenzioso. Non ti adirare. La mitezza sia la tua forza. Se ti adiri quando vieni ingiuriato a causa del nome di Gesu, i familiari ti diranno: "Il cristiano non si adira, tu ti adiri, allora non sei cristiano”.
Se tu dovessi cadere nel loro tranello, chiedi perdono per il tuo peccato d'ira. L'umiltà ti salverà. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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martedì 30 gennaio 2018

SC 53 Commento al Vangelo del 30.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed Egli le disse: «Figlia, la tua Fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi Fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, Io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ci sono momenti nella vita in cui anche i ricchi si rendono conto di non avere più privilegi dei poveri, questo avviene quando la malattia sorge a far capolino e scuote le fondamenta di ogni sicurezza. Si possono anche superare con indifferenza altre prove che spesso si creano con leggerezza, ma quando si pensa alla morte la paura ridimensiona tutto.
Di fronte alla malattia siamo tutti uguali, i più ricchi alle volte sono più uguali degli altri e riescono a contattare specialisti rinomati, però sono penalizzati dalla mancanza della Fede. Non tutti i ricchi hanno Fede, i beni materiali nel corso della vita prendono il posto di Dio e la loro sicurezza arriva solo dalla potenza del denaro.
È una potenza immaginaria il più delle volte, non bisogna andare lontano per trovare bravissimi specialisti nelle strutture pubbliche o private ma convenzionate. In Italia abbiamo grandi specialisti nelle varie branche della medicina ma la “ricerca” viene penalizzata, ignorata, alla Sanità vengono tagliate miliardi di euro. Mentre una decina di miliardi di euro sono state utilizzate per l’immigrazione. È facile capire la difformità.
C’è un potentissimo progetto di annichilimento dell’Italia, lo abbiamo sotto gli occhi e chi non se ne è accorto deve riflettere oggettivamente su tutto quello che sta avvenendo contro la popolazione italiana e la straordinaria storia dell’Italia. Ne parlerò in altri commenti, continuo ad approfondire la Parola di oggi.
Sono due i personaggi che mostrano una elevata Fede e rallegrano Gesù. In questi due casi la componente principale che accomuna entrambi è la sofferenza. Il potente Giairo è capo della sinagoga e ha capito che la figlia morirà presto, mentre la donna pagana soffre di emorragie e non ha mai trovato nessun miglioramento in dodici anni di cure.
La sofferenza li accumuna e solo la speranza di ricevere aiuti da Gesù, non li fa cadere nella disperazione.
I due personaggi si trovano incapaci di vincere la morte e la malattia, hanno così incontrato tutti i limiti umani, che però li hanno aiutati a non contare più sulle loro capacità. Loro due non avrebbero cercato Gesù senza le loro sofferenze, non avrebbero compiuto un piccolo sforzo interiore per conoscere la verità.
Senza una malattia o una sofferenza morale, anche i cristiani poco spirituali, creano un trono al loro orgoglio, sicuri di superare tutto e di non avere bisogno di Dio. Quando arriva la malattia si scoprono sguarniti e miseri, aprono gli occhi e si vedono sprovvisti della potenza che presumevano di possedere.
La Fede della donna malata del Vangelo è sorprendente: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. È sicura dell’Onnipotenza di Gesù, così deve essere la preghiera dei cristiani. Non dubita né perde la speranza di incontrare il Signore dopo dodici anni di terribili sofferenze e tanti soldi spesi inutilmente.
Quando arriva all'apice della delusione delle cure inutili, ella cerca Gesù e Lo considera come il vero Medico che può guarire all'istante. Non dovrà più spendere soldi. La donna pagana scopre di avere una Fede forte già nella ricerca di Gesù, non tanto quando Lo tocca. Il suo desiderio di incontrare il Signore era una preghiera efficacissima.
Gesù rimane ammirato della sua Fede: “Figlia, la tua Fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male”.
Bastano poche parole per liberarla da un male che perdurava da dodici anni, quindi ognuno di noi può ottenere in un istante ciò che chiede da molto tempo. Mentre la donna pagana non conosceva Gesù e rimase dodici anni a praticare cure inefficaci, noi Lo conosciamo e se le Grazie non arrivano subito, dobbiamo domandarci quali impedimenti sono presenti nella nostra vita.
Al capo della sinagoga che con indebolita autorità dice a Gesù la gravissima malattia che ha colpito la figlia, il Signore lo rassicura perché vede nell’uomo la speranza dell’aiuto: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”.
Questa è la Fede che il cristiano deve mostrare quando prega. Più che le parole conta l’amore, la piena fiducia nel Signore.
Gesù tranquillizza Giairo con due frasi, prima quando i parenti affermavano che la bambina era morta: “La bambina non è morta, ma dorme”; poi, lo invita a continuare ad avere Fede anche quando apparentemente tutto sembra perduto: “Non temere, soltanto abbi Fede!”. Così Gesù può agire e guarire, liberare dalle negatività in un istante.
«“Fanciulla, Io ti dico: alzati!”. E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore».
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PG 30 Pensiero del giorno 30.01.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

La tua pena più grande è di non raccogliere quanto desideri. Continua a seminare e il desiderio non sarà deluso.
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GR 52 Granellino del 30.01.2018

(Mc 5,21-43)
Quante ragazze moribonde in questa generazione! Proprio oggi una madre mi diceva con le lacrime agli occhi: "Padre, non so proprio cosa fare con mia figlia. Ha sedici anni. Fino a pochi mesi fa era obbediente, responsabile, studiosa e anche devota. All'improvviso c'è stato un cambiamento radicale nella sua persona: è diventata ribelle, a scuola va male, disprezza noi genitori e a sera ritorna a casa molto tardi. Tutto questo si sta verificando da quando ha incontrato un ragazzo di facili costumi. Sto pregando per lei e anche tu, Padre Lorenzo, prega per lei perché ritorni ad essere la ragazza di prima!". 
Questi nostri giovani sono fortemente sedotti dai piaceri di questo mondo. La tentazione è più forte quando i figli, non avendo una forte fede in Cristo, incontrano coetanei che vivono sotto il potere del diavolo. Trascinati dal cattivo esempio, si allontanano dalla Chiesa convinti che Cristo sia il killer della loro gioia.
Invece Cristo, entrando nella nostra vita, vuole sradicare dal nostro cuore tutte le erbacce velenose che, se mangiate, ci procurano la morte dell'essere.
È stato commovente vedere la madre preoccuparsi e pregare per sua figlia che ha intrapreso la strada del vizio. Mi domando: quante madri oggi si preoccupano e pregano per la salvezza dell'anima della figlia che segue la voce del maligno?
Oggi molte ragazze sono afflitte da malattie molto gravi: rapporti prematrimoniali, droga, alcol, anoressia, bulimia, violenza, ribellione e depressione.
Bisogna dire che la causa di queste infermità dello Spirito è dovuta alla mancanza di disciplina e di amore che non hanno in famiglia. Disciplina e amore sono le vitamine che fanno crescere i figli amabili, forti, determinati e miti.
A causa del divorzio i giovani oggi saranno più soggetti a queste infermità della spirito. Il divorzio dei genitori procura ai figli ferite profonde e sanguinanti, ferite che smettono di sanguinare solo se essi incontreranno e sperimenteranno l’amore del Padre celeste. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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lunedì 29 gennaio 2018

PG 29 Pensiero del giorno 29.01.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

L’esperienza della preghiera la puoi avere pregando, pregando molto.
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SC 52 Commento al Vangelo del 29.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro, in Nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione -gli rispose- perché siamo in molti». E Lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato Lo supplicava di poter restare con Lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ancora una volta Gesù incontra una persona posseduta e la libera con estrema facilità dai diavoli, con poche parole scaccia i nemici dell’uomo. La meditazione di questo esorcismo favorisce alcune certezze che noi dobbiamo imprimere nel cuore e nella mente.
La prima è l’Onnipotenza di Gesù Cristo, non tutti i cristiani hanno la convinzione che Lui può tutto e se non interviene per il momento a ripristinare la moralità in questo mondo, è dovuto all'amore che un Dio colmo di bontà ha per le sue creature. Invece di fulminare buona parte dell’umanità ha finora cercato di svegliarla con numerosi messaggi, voglio ricordare quelli dati per la diffusione in tutto il mondo a diversi mistici assolutamente credibili, come Catalina Rivas e Luz de Maria.
Chi ha fatto l’esperienza della presenza di Gesù quando ha chiesto aiuto, ha anche compreso che Lui risponde sempre quando la richiesta contiene quelle caratteristiche che deve avere un suo seguace: l’amore, l’umiltà, la fiducia in Lui.
Gesù è disponibile a concedere anche miliardi di Grazie ogni giorno ma bisogna chiederle con Fede, occorre pregare bene e vivere il Vangelo.
Solo chi è prevenuto per ragioni equivoche afferma la non esistenza di Dio, ma non ha la capacità di portare delle prove. Chi lo ha fatto, è caduto nel ridicolo e le contraddizioni lo hanno ricoperto, fino a non essere più considerato un filosofo credibile.
Sono miliardi i miracoli che Gesù ha continuato a compiere da quando è asceso al Cielo, miracoli che concede con infinita gioia perché ci ama così come siano, ma chiede un impegno spirituale coerente a chi gli chiede il miracolo.
La maggior parte dei miracoli avvengono tramite i mediatori che sono stati i Santi canonizzati o anime immerse nella Volontà di Dio e in profonda comunione con Lui. I meriti raccolti dalle anime buone, con una vita donata completamente a Dio, sono le condizioni richieste da Lui.
Un’altra certezza è l’esistenza dei diavoli. Molti all’interno della Chiesa non l’ammettono e lo dicono pubblicamente, oppure insinuano il dubbio, vivono loro stessi con molta irresponsabilità perché sicuri della non esistenza dell’inferno. Se non esistono i diavoli non ci sarà neanche l’inferno, è il loro ragionamento.
Ancora una certezza sono gli esorcismi, necessari per liberare una persona dalla presenza dei diavoli. Gesù ne ha compiuto molti, questo che leggiamo oggi presenta l’atteggiamento terrorizzato dei diavoli dinanzi al Signore Gesù.
Questo avviene negli esorcismi, altrimenti non avverrebbe mai la liberazione della persona posseduta dai diavoli.
«Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: “Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti scongiuro, in Nome di Dio, non tormentarmi!”. Gli diceva infatti: “Esci, spirito impuro, da quest’uomo!”».
Per vincere le tentazioni o i disturbi che arrivano dai diavoli, occorre utilizzare anche i tre Sacramentali che la Chiesa indica come potenti. Sono l’acqua, il sale e l’olio esorcizzati. La loro potenza è sorprendente, in questi tre Sacramentali agisce lo Spirito di Gesù e i diavoli terrorizzati perdono forza e potere, fino a sparire.
Poi, il Vangelo ci dice che ogni cristiano è chiamato ad annunciare Gesù Cristo. “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”.
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GR 51 Granellino del 29.01.2018

(Mc 5,1-20)
Dopo essere stato liberato dagli spiriti impuri, l'uomo racconta a tutti quello che Gesù ha fatto per lui. Questa è pura evangelizzazione. Evangelizzare è raccontare chi eri tu prima di incontrare Gesù Cristo e cosa è accaduto dopo averlo incontrato. Nei miei giri apostolici incontro molti fratelli e sorelle che raccontano con gioia come sono stati liberati dallo spirito impuro che li possedeva da molti anni. 
Qual è lo spirito impuro che oggi ti schiavizza? È l'omosessualità? È la pedofilia? È l'adulterio? È la pornografia? È la prostituzione? È lo scambio delle coppie? È la masturbazione? I rapporti prematrimoniali? È la fornicazione? Non è facile liberarsi dallo spirito immondo dell'impurità che sporca non solo il corpo ma abbrutisce anche l'anima.
I santi dicono che gli uomini e donne che sguazzano nello sterco dei maiali emanano un puzzo stomachevole. Chi si getta in una sessualità che non è secondo i pensieri e le vie di Dio è perché si vede solo corpo, dimenticando di essere soprattutto immagine e somiglianza di Dio.
La castità del corpo è frutto della purezza di cuore. È casto colui che ha la purezza di cuore. Come si viene liberati dagli spiriti impuri che possono possedere anche i consacrati (suore e clero)? La prima cosa che consiglio di fare è scaraventare lo spirito immondo dell'impurità nell'oceano dell'acqua viva della misericordia divina attraverso il Sacramento della Confessione. Questo tipo di peccato lo si commette facilmente, ma, per vergogna o superbia, non è facile confessarlo. Ma una sincera confessione schiaccia la testa al serpente impuro. Certo, a volte non basta una sola confessione. Per debolezza, si può ricadere nello stesso peccato ripetutamente. Ma non ti scoraggiare. Ad ogni caduta vai subito a vomitare il tuo peccato davanti al sacerdote che ti perdona nel nome della Santissima Trinità. Che il tuo peccato sia confessato sempre alla presenza dello stesso sacerdote.
La seconda cosa che ti consiglio di fare è ricevere l'Eucarestia quotidianamente. Il purissimo Corpo di Gesù è ĺa Santa Gemma che, innestata in te, ti darà la linfa profumata della purezza di cuore e di corpo. Fai questo e vivrai. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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domenica 28 gennaio 2018

PG 28 Pensiero del giorno 28.01.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Anche la non conoscenza del fine di uno stato d’animo devi accogliere con fede nel Signore. Continua a credere e, con sorpresa, alla fine conoscerai la bontà del Signore, che arricchisce il tuo cuore dei suoi doni.
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SC 51 Commento al Vangelo del 28.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

domenica IV tempo ordinario "B"
 + Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Un insegnamento corretto di per sé non richiede una autorevolezza severa, non occorre mostrare alcuna rigidità quando gli ascoltatori sono interessati, docili e non ribelli mentre ascoltano quelle parole che desiderano conoscere. Qui abbiamo un uditorio coinvolto e consapevole della durata dell’insegnamento ma non ancora del contenuto dell’insegnamento.
Sono presenti perché hanno deciso liberamente di ascoltarlo, poi ci sono eccezioni come gli universitari poco diligenti, interessati più alla laurea che alle nozioni della materia scelta. In tanti settori sono presenti professionisti poco specialistici e in tante circostanze mostrano limiti che non dovrebbero in alcun modo fare parte della loro professione.
L’autorevolezza fa parte del potere che esercita chi insegna, spesso non viene apprezzata o lascia i presenti distratti e annoiati non per l’inconsistenza di quanto si spiega, è dovuta al poco prestigio del docente o istruttore. Questo avviene nei campi in cui non viene spiegata la Sacra Scrittura.
Nelle omelie c’è una diversa interpretazione che do all’insegnamento. È anche vero che chi predica deve avere un suo prestigio ma non è indispensabile, qui non c’è solo l’uomo che parla come nelle scienze, soprattutto c’è lo Spirito di Dio ad agire. Ovviamente agisce dove viene permesso, la sua azione è potente o non lo è affatto secondo la vita spirituale del Sacerdote.
In questo caso in chi predica è più importante la sua comunione con Dio che le omelie perfette, quelle in cui si ostenta una scienza che gonfia piuttosto che il desiderio della conversione e della salvezza eterna dei credenti che ascoltano.
È indispensabile per il Sacerdote avere una competenza teologica adeguata e questo avviene quasi sempre, inoltre viene richiesta una credibilità superiore a quella dei laici, e questo è comprensibile. I credenti accolgono gli insegnamenti contenuti nelle omelie se il Sacerdote osserva quanto insegna.
Qui non deve esserci solo l’insegnamento buono e corretto, viene richiesta innanzitutto l’osservanza di chi insegna.
È vero che anche chi insegna all’università di medicina deve mostrare correttezza nella sua professione e di saper guarire gli ammalati, non di aggravarli di più, ma è prettamente applicabile solo alla professione, mentre il Sacerdote deve essere corretto e buono in tutta la vita. Sempre. Il professionista segue il codice deontologico per l’esercizio della sua professione, nella vita privata non deve dare conto agli uomini.
Un avvocato o medico o ingegnere che svolge molto bene la sua professione, al di fuori del lavoro può comportarsi in modo indecoroso e pecca anche gravemente. Ne darà conto a Dio, è una questione tra loro.
Il Sacerdote non svolge un mestiere, non deve mostrare un determinato comportamento solo per otto ore mentre poi è libero di vivere come vuole. Deve rendere credibile il suo insegnamento in ogni circostanza con una vita virtuosa.
Il Sacerdote è comunque un uomo, sacro ma sempre uomo. Se ha compiuto un cammino penitenziale o ascetico, riuscirà a superare la stanchezza del ministero e gli attacchi dei diavoli, ma i credenti non devono sorprendersi se in qualche occasione non condivide le iniziative di alcuni o mostra una autorevolezza anche se mansueta. Spesso non si capisce chi agisce guidato da Dio.
Di Padre Pio dicevano che era burbero, però lo dicevano persone privi di spiritualità e in cerca della notizia sensazionale da dire ad altri.
Anche di Natuzza Evolo dicevano che alcune volte era severa negli ammonimenti e lei dispiaciuta lo disse a Gesù in una apparizione. Rimase serena quando si sentì dire che proprio Gesù agiva in lei con vigore e potenza per scuotere gli altri. Lei doveva rimanere docile all’azione dello Spirito Santo, così come aveva fatto in passato.
Il Vangelo oggi afferma che nella sinagoga erano meravigliati perché Gesù parlava con autorità. Distinguiamo autorità da autoritario. Abbiamo considerato l’autorevolezza che è sinonimo di autorità, che significa potenza, dominio, prestigio ed ascendente. Ciò che colpiva i presenti non era tanto il contenuto della sua spiegazione delle Scritture, era quello che emanava Gesù. La Persona di Gesù effondeva Amore e Bene!
L’agire dello Spirito di Dio tocca non solamente l’intelletto, soprattutto tocca i cuori e li infiamma di fervore.
Gesù non ha mai agito in modo autoritario, ha insegnato la sua dottrina lasciando tutti liberi di osservarla. Ai più intimi che sbagliavano anche cose banali, indicava dettagliatamente come fare per agire bene e compiere le opere secondo la Volontà del Padre. In questo modo vincevano con facilità l’inclinazione al peccato.
Cristo è venuto a liberarci dal demonio e dal peccato, solo chi Lo segue con serietà riesce a salire il suo monte Tabor e ad assistere a cose indicibili.
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MV 3 Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta - Dom. IV tempo ordinario 28 gen

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,21-28
Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi Tu sei: il Santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

Corrispondenza nell’“Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
Vol. 1 - Cap. 59

Vedo la sinagoga di Cafarnao. È già piena di folla in attesa. Gente sulla porta occhieggia sulla piazza ancora assolata, benché sia verso sera. Finalmente un grido: “Ecco il Rabbi che viene”. La gente si volta tutta verso l’uscio, i più bassi si alzano sulle punte dei piedi o cercano di spingersi avanti. Qualche disputa, qualche spintone, nonostante i rimproveri degli addetti alla sinagoga e dei maggiorenti della città.
“La pace sia su tutti coloro che cercano la Verità”.
Gesù è sulla soglia e saluta benedicendo a braccia tese in avanti. La luce vivissima che è nella piazza assolata ne staglia l’alta figura, illuminandola di luce. Egli ha deposto il candido abito ed è nel suo solito azzurro cupo. Si avanza fra la folla che si apre e si rinserra intorno a Lui, come onda intorno ad una nave.
“Sono malato, guariscimi!” geme un giovane che mi pare tisico nell’aspetto, e prende Gesù per la veste. Gesù gli pone la mano sul capo e dice: “Confida. Dio ti ascolterà. Lascia ora che Io parli al popolo, poi verrò a te”.
Il giovane Lo lascia andare e si mette quieto.
“Che ti ha detto?” gli chiede una donna con un bambino in braccio.
“Mi ha detto che dopo aver parlato al popolo verrà a me”.
“Ti guarisce, allora?”.
“Non so. Mi ha detto: ‘Confida’. Io spero”.
“Che ha detto? Che ha detto?”.
La folla vuole sapere. La risposta di Gesù è ripetuta fra il popolo.
“Allora io vado a prendere il mio bambino”.
“Ed io porto qui il mio vecchio padre”.
“Oh! se Aggeo volesse venire! Io provo... ma non verrà”.
Gesù ha raggiunto il suo posto. Saluta il capo della sinagoga ed è salutato da questi. È un ometto basso, grasso e vecchiotto. Per parlare a lui, Gesù si china. Pare una palme che si curvi su un arbusto più largo che alto.
“Che vuoi che ti dia?” chiede l’archisinagogo.
“Quello che credi, oppure a caso. Lo Spirito guiderà”.
“Ma... e sarai preparato?”.
“Lo sono. Dai a caso. Ripeto: lo Spirito del Signore guiderà la scelta per il bene di questo popolo”.
L’archisinagogo stende una mano sul mucchio dei rotoli, ne prende uno, apre e si ferma a un dato punto. “Questo”, dice. Gesù prende il rotolo e legge il punto segnato: “Giosuè: ‘Alzati e santifica il popolo e dì loro: “Santificatevi per domani, perché, dice il Signore Dio di Israele, l’anatema è in mezzo a voi, o Israele; tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici fino a tanto che sia tolto di mezzo a te chi s’è contaminato con tal delitto”.
Si ferma, arrotola il rotolo e lo riconsegna. La folla è attentissima. Solo bisbiglia qualcuno: “Ne udremo delle belle contro i nemici!”.
“È il Re d’Israele, il Promesso, che raccoglie il suo popolo!”.
Gesù tende le braccia nella solita posa oratoria. Il silenzio si fa completo.
“Chi è venuto per santificarvi, si è alzato. È uscito dal segreto della casa dove si è preparato a questa missione. Si è purificato per darvi esempio di purificazione. Ha preso la sua posizione di fronte ai potenti del Tempio e al popolo di Dio, e ora è fra voi. Io sono. Non come, con mente annebbiata e fermento nel cuore, alcuni fra voi pensano e sperano.
Più alto e più grande è il Regno di cui sono il Re futuro e a cui vi chiamo. Vi chiamo, o voi di Israele, prima d’ogni altro popolo, perché voi siete quelli che nei padri dei padri ebbero promessa di quest’ora e alleanza col Signore Altissimo. Ma non con turbe di armati, non con ferocie di sangue sarà formato questo Regno, e ad esso non i violenti, non i prepotenti, non i superbi, gli iracondi, gli invidiosi, i lussuriosi, gli avari, ma i buoni, i miti, i continenti, i misericordiosi, gli umili, gli amorosi del prossimo e di Dio, i pazienti, avranno entrata. Israele!
Non contro i nemici di fuori sei chiamato a combattere. Ma contro i nemici di dentro. Contro quelli che sono in ogni tuo cuore. Nel cuore dei dieci e dieci e dieci mila tuoi figli. Levate l’anatema del peccato da tutti i vostri singoli cuori, se volete che domani Dio vi raduni e vi dica: ‘Mio popolo, a te il Regno che non sarà più sconfitto, né invaso, né insediato da nemici’.
Domani. Quale, questo domani? Fra un anno o fra un mese? Oh! non cercate! Non cercate con sete malsana di sapere ciò che è futuro con mezzo che ha sapore di colpevole stregoneria. Lasciate ai pagani lo spirito pitone. Lasciate a Dio Eterno il segreto del suo tempo. Voi da domani, il domani che sorgerà dopo quest’ora di sera, e quella che verrà di notte, che sorgerà col canto del gallo, venite a purificarvi nella vera penitenza.
Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi l’anatema del peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che è contrario ai dieci Comandamenti di salute eterna. Esaminatevi ognuno con sincerità, e troverete il punto in cui avevate sbagliato.
Umilmente abbiatene pentimento sincero. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna. Ma pentitevi con la volontà ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il Regno dei Cieli vi aspetta.
Domani. Domani? vi chiedete? Oh! è sempre un domani sollecito l’ora di Dio, anche se viene al termine di una vita longeva come quella dei Patriarchi. L’eternità non ha per misura di tempo lo scorrere lento della clessidra. E quelle misure di tempo che voi chiamate giorni, mesi anni, secoli, sono palpiti dello Spirito Eterno che vi mantiene in vita. Ma voi eterni siete nello spirito vostro, e dovete, per lo spirito, tenere lo stesso metodo di misurazione del tempo che ha il Creatore vostro.
Dire, dunque: “Domani sarà il giorno della mia morte”. Anzi non ‘morte’ per il fedele. Ma riposo di attesa, in attesa del Messia che apra le porte dei Cieli. E in verità vi dico che fra i presenti solo ventisette morranno dovendo attendere. Gli altri saranno già giudicati prima della morte, e la morte sarà il passaggio a Dio o a Mammona senza indugio, perché il Messia è venuto, è fra voi e vi chiama per darvi la Buona Novella, per istruirvi alla Verità, per salvarvi al Cielo.
Fate penitenza! Il ‘domani’ del Regno dei Cieli è imminente. Vi trovi mondi per divenire possessori dell’eterno giorno. La pace sia con voi”.
Si alza a contraddirlo un barbuto e impaludato israelita. Dice: «Maestro, quanto Tu dici mi pare in contrasto con quanto è detto nel libro secondo dei Maccabei, gloria d’Israele, là è detto: “È infatti segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andare dietro per lungo tempo ai loro capricci, ma di dare subito mano al castigo. Il Signore non fa come le altre nazioni, che le aspetta con pazienza per punirle, venuto il giorno del giudizio, quando è colma la misura dei peccati”.
Tu invece parli come se l’Altissimo potesse essere molto lento nel punirci, attendendoci come gli altri popoli, fino al tempo del giudizio, quando sarà colma la misura dei peccati. Veramente i fatti ti smentiscono. Israele è punito come dice lo storico dei Maccabei. Ma se fosse come Tu dici, non vi è dissapore fra la tua dottrina e quella chiusa nella frase che ti ho detto?».
“Chi sei, Io non so. Ma chiunque tu sia, Io ti rispondo. Non c’è dissapore nella dottrina, ma nel modo di interpretare le parole. Tu le interpreti secondo il modo umano. Io secondo quello dello Spirito. Tu, rappresentante della maggioranza, vedi tutto con riferimenti al presente e al caduco. Io, rappresentante di Dio, tutto spiego e applico all’eterno e al soprannaturale. Vi ha colpito, sì, Geavè nel presente, nella superbia e nella giustizia d’esser un ‘popolo’, secondo la terra. Ma come vi ha amati e come vi usa pazienza, più che con ogni altro, concedendo a voi il Salvatore, il suo Messia, perché lo ascoltiate e vi salviate prima dell’ora dell’ira divina!
Non vuole più che voi siate peccatori. Ma se nel caduco vi ha colpiti, vedendo che la vostra ferita non sana, ma anzi intorpidisce sempre più il vostro spirito, ecco che vi manda non punizione ma salvezza. Vi manda Colui che vi sana e vi salva. Io che vi parlo”.
“Non trovi essere audace nel professarti rappresentante di Dio? Nessuno dei Profeti osò tanto e Tu... Chi sei, Tu che parli? E per ordine di chi parli?”.
“Non potevano i Profeti dire di loro stessi ciò che Io di me stesso dico. Chi sono? L’Atteso, il Promesso, il Redentore. Già avete udito colui che Lo precorre dire: “Preparate la via del Signore... Ecco il Signore Iddio che viene... Come un pastore pascerà il suo gregge, pure essendo l’Agnello della Pasqua vera”.
Fra voi sono quelli che hanno udito dal Precursore queste parole, e hanno visto balenare il cielo per una luce che scendeva in forma di colomba, e udito una voce che parlava dicendo chi ero. Per ordine di chi parlo? Di Colui che è e che mi manda”.
“Tu lo puoi dire, ma puoi essere anche un mentitore o un illuso. Le tue parole sono sante, ma talora satana ha parole di inganno tinte di santità per trarre in errore. Noi non ti conosciamo”.
“Io sono Gesù di Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Bethem Efrata, secondo le promesse, detto nazareno perché a Nazareth ho casa. Questo secondo il mondo. Secondo Dio sono il suo Messo. I miei discepoli lo sanno”.
“Oh! loro! Possono dire ciò che vogliono e ciò che Tu fai loro dire”.
“Un altro parlerà, che non mi ama, e dirà chi sono. Attendi che Io chiami uno di questi presenti”.
Gesù guarda la folla che è stupita dalla disputa, urtata e divisa tra opposte correnti. La guarda, cercando qualcuno coi suoi occhi di zaffiro, poi chiama forte:
“Aggeo! Vieni avanti. Te lo comando”.
Grande brusio tra la folla, che si apre per lasciar passare un uomo tutto scosso da un tremito e sorretto da una donna.
“Conosci Tu quest’uomo?”.
“Sì. È Aggeo di Malachia, qui di Cafarnao. Posseduto è da uno spirito malvagio che lo dissenna in furie repentine”.
“Tutti lo conoscono?”.
La folla grida: “Sì, sì”.
“Può dire alcuno che fu meco in parole, anche per pochi minuti?”.
La folla grida: “No, no, quasi ebete è, e non esce mai dalla sua casa e nessuno ti ha visto in essa”.
“Donna: portalo a Me davanti”.
La donna lo spinge e trascina, mentre il poveretto trema più forte. L’archisinagogo avverte Gesù:
“Sta attento! Il demonio sta per tormentarlo... e allora si avventa, graffia, morde”.
La folla fa largo, pigiandosi contro le pareti. I due sono ormai di fronte. Un attimo di lotta. Pare che l’uomo, uso al mutismo, stenti a palare e mugola, poi la voce si forma in parola:
“Che c’è fra noi e Te, Gesù di Nazareth? Perché sei venuto a tormentarci? Perché a sterminarci, Tu, padrone del Cielo e della Terra? So chi sei: il Santo di Dio. Nessuno, nella carne, fu più grande di Te, perché nella tua Carne d’uomo è chiuso lo Spirito del Vincitore Eterno. Già mi hai vinto in...”.
“Taci! Esci da costui! Lo comando”.
L’uomo è preso come da un parossismo strano. Si dimena a strattoni, come se ci fosse chi lo maltratta con urti e strapponate, urla con voce disumana, spuma e poi viene gettato al suolo da cui poi si rialza, stupito e guarito”.
“Hai udito? Che rispondi ora?”. chiede Gesù al suo oppositore.
L’uomo barbuto e impaludato fa una alzata di spalle e, vinto, se ne va senza rispondere. La folla lo sbeffeggia e applaude Gesù.
“Silenzio. Il luogo è sacro!”, dice Gesù, e poi ordina: “A Me il giovine al quale ho promesso aiuto da Dio”.
Viene il malato. Gesù lo carezza: “Hai avuto fede! Sii sanato. Va’ in pace e sii giusto”.
Il giovane ha un grido. Chissà che sente? Si prostra ai piedi di Gesù e li bacia ringraziando:
“Grazie per me e per la madre mia!”.
Vengono altri malati: un bimbo dalle gambine paralizzate. Gesù lo prende tra le braccia, lo carezza e lo pone i terra... e lo lascia. E il bambino non cade, ma corre dalla mamma che lo riceve sul cuore piangendo, e che benedice a gran voce “il Santo d’Israele”.
Viene un vecchietto cieco, guidato dalla figlia. Anche lui viene sanato con una carezza sulle orbite malate. La folla è un tumulto di benedizioni. Gesù si fa largo sorridendo e per quanto sia alto, non arriverebbe a fendere la folla se Pietro, Giacomo, Andrea e Giovanni non lavorassero di gomito generosamente, e si aprissero un varco dal loro angolo sino a Gesù, e poi Lo proteggessero sino all’uscita nella piazza dove ora non c’è più sole. La visione termina così.
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GR 50 Granellino del 28.01.2018

(Mc 1,21-28)
Da Ebreo obbediente e devoto Gesù si recava nella sinagoga ogni sabato per pregare, per ascoltare la parola di Dio e per condividere la fede con i suoi concittadini. Gesù non andava alla sinagoga solo quando aveva voglia o per dovere. L'andare di Gesù assiduamente alla sinagoga era un atto di amore filiale verso il Padre celeste. Certsmente Gesù ogni sabato mattina diceva: "Andiamo con gioia alla casa del Signore!". Certamente la liturgia che si svolgeva nella sinagoga non era perfetta. Eppure Gesù ci andava con fede gioiosa. Purtroppo molti cattolici vanno in Chiesa quando hanno voglia e solo in certe occasioni: prime comunioni, cresime, funerali, matrimoni, battesimi e così via. Voglio sperare che gli assidui alla celebrazione Eucaristica domenicale siano mossi ad andarci dall'amore e fede, e non per dovere o per simpatia verso il prete.
Nella sinagoga (ma anche fuori della sinagoga) Gesù parlava del Padre celeste e delle realtà del cielo con autorevolezza. Che significa "con autorevolezza?". Significa che gli insegnamenti di Gesù erano frutto della sua esperienza personale con le realtà del regno di Dio. La scienza e sapienza che Gesù aveva delle realtá del cielo non erano libresche.
La gente ascoltava Gesù con meraviglia e si rallegrava nel cuore. Se anche noi sacerdoti avessimo la stessa scienza e sapienza di Gesù l'assemblea non dormirebbe durante la nostra predicazione. Purtroppo, quando non siamo uomini di preghiera e non siamo fedeli e obbedienti alla parola di Dio, nelle nostre prediche siamo sterili ripetitori di quello che leggiamo. Quando ero giovane, ogni domenica ascoltavo un sacerdote che, per venti minuti, ripeteva la predica imparata a memoria.
La parola di Dio è viva. Quando è lo Spirito a parlare in noi, comunichiamo lo Spirito di verità e di amore. Grazie a questo Spirito, i demoni che dimorano nel cuore dell'assemblea vengono smascherati ed esorcizzati. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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sabato 27 gennaio 2018

SC 50 Commento al Vangelo del 27.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, Lo presero con sé, così com'era, nella barca. C’erano anche altre barche con Lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora Lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora Fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque Costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Vicino al timone della barca che rappresenta la Chiesa c’è sempre Gesù, rimane vicino a vigilare anche se apparentemente dorme. “Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”. Il sonno di Dio non esiste, in questo caso il Corpo di Gesù necessitava di ristoro. Dio continuava a vigilare su tutto, sugli Apostoli e la barca.
La Chiesa oggi è scossa da molte difficoltà che arrivano da tutte le parti, non sono solo il vento e le alte onde a scuoterla. C’è di più.
La sorpresa che lascia sbigottiti i suoi nemici -anche se non troppo perché confidano nei loro subdoli piani-, è la forte resistenza presente nella Chiesa e che li stressa. Sembra abbastanza facile eliminare il soprannaturale e la sana dottrina, intanto non c’è ancora modo per riuscire a realizzare questo piano. Quando avverrà, sarà un fenomeno solo passeggero.
Abbiamo anche sentito un prelato affermare che la riforma di Lutero è stata voluta dallo Spirito Santo, e ci chiediamo chi allora ha voluto la Controriforma della Chiesa proprio per ristabilire la verità dottrinale. Questa affermazione contiene una grande manovra sotterranea per dirigere la Chiesa verso una protestantizzazione che si vorrà far apparire come Divina.
Nella Chiesa di oggi non sono molti quelli che si accorgono del vento protestante che scuote con inusitata violenza la Santa Chiesa, al contrario degli Apostoli che gridarono spaventati, richiamando Gesù quando la barca dove si trovavano non poteva essere più governata.
Non abbandonarono la barca non solo perché loro erano lì, la consideravano un bene prezioso da proteggere. Non avviene lo stesso quando nella Chiesa si levano voci favorevoli al modernismo eretico, voci che santificano Lutero, voci stonate non più impregnate del Divino.
Si abbandona la Chiesa al suo destino per la convenienza umana, perché il pensiero si è modificato e non segue più la Fede autentica, per trovare altrove quella gioia interiore che è stata perduta. Si lascia la Chiesa che è Sacramento di salvezza per girovagare in cerca di qualcosa di indeterminato.
Le teorie che vengono inventate all’interno della Chiesa manifestano uno sbandamento morale prima ancora che dottrinale, di quanti non sono armonizzati con il Vangelo e non lo considerano più autentico riferimento della loro vita.
Quando Gesù dice agli Apostoli di raggiungere l’altra riva con la barca, non considera il vento minaccioso e le alte onde perché Lui è Dio che governa tutto. Gli Apostoli all’inizio erano tranquilli, poi si spaventarono e gridarono, un grido fiducioso e non disperato, anche se ancora non avevano la piena convinzione della sua Divinità.
“Chi è dunque Costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
Pur non avendo la certezza della vera identità di Gesù, Lo seguono per amore e anche per Fede, ma per trovare la risposta a questa domanda dovranno attendere ancora un po’, fino a quando la convinzione prenderà il posto dell’incertezza.
Se la barca potesse parlare, direbbe agli Apostoli di stare tranquilli come lo è lei, di avere fiducia in Colui che governa il mondo e con assoluta facilità può anche calmare il vento e le onde. «Gesù minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia».
La barca si dirige dove vuole il pescatore, anche verso il baratro per demolirla, ma Dio non permetterà la distruzione della sua Chiesa.
La Fede della Chiesa è la conferma che non è umana, è di Dio e saranno i suoi nemici a stritolarsi. Noi dobbiamo implorare l’intervento di Dio.
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PG 27 Pensiero del giorno 27.01.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

È un dono di Dio glorificare i Santi sulla terra.
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GR 49 Granellino del 27.01.2018

(Mc 4,35-41)
La paura è un sentimento che può distruggere la vita di un uomo. La paura attacca e possiede soprattutto i bambini. Quando non vedono e non sentono più la presenza protettrice dei genitori. I bambini tremano, gridano e piangono. Si calmano solo quando la mamma o il papà corrono da loro dicendo: "Non piangere. Papà è qui. Non aver paura!". 
Quando, invece, la paura attacca e possiede lo spirito, l'anima e anche il corpo dell'uomo? Quando sopraggiung
ono situazioni ed eventi dolorosi che egli non può risolvere o evitare con la propria intelligenza, volontà, danaro e forza fisica.
Nella paura l'ateo si paralizza, si deprime e può arrivare anche a commettere suicidio, non vedendo una via d'uscita alla sua paura. Il cristiano, che vive come se non avesse mai ricevuto il battesimo, nel momento in cui sta affogando si ricorda del Signore e comincia a gridare forte: "Signore, salvami!". Per ottenere la salvezza, fa un sacco di promesse al Signore, si reca in molti santuari e forse fa anche delle sostanziose offerte in danaro alla Chiesa.
Il Signore, che ama anche i suoi figli ingrati, spesso accoglie il suo grido e lo salva dalle acque tempestose della vita dicendogli: "Uomo di poca fede, perché hai paura? Non sia turbato il tuo cuore". È vero, l'uomo che ha una grande fede non si fa schiacciare dalla paura. Egli va incontro a Golia senza paura. L'uomo di fede ha una tale forza dentro di sé che non scappa via davanti alla paura, anzi, insieme al Signore, egli affronta la paura dicendo: "Il Signore è con me. Se Egli è con me, chi può essere contro di me?".
Così affronta situazioni difficili e nemici con tranquillità e serenità, custodendo le parole di San Paolo: "Tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore".
Per l'uomo di fede autentica l'elefante diventa formica e la formica diventa elefante. Qual è oggi la tua paura? Mettila nelle mani del Signore. E sarai come un neonato sazio sul seno del Padre celeste. Amen. Alleluia.

(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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venerdì 26 gennaio 2018

SC 49 Commento al Vangelo del 26.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca  (10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il Regno di Dio”».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Abbiamo già considerato che nel Vangelo, messe indica il raccolto, principalmente l’operazione di falciare e raccogliere i cereali, in particolare il grano, quando le spighe sono giunte a maturazione. Messe indica il ricavato della mietitura, il raccolto abbondante.
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”.
Adesso questa parola risulta maggiormente comprensibile, e Gesù manifesta da un lato la gioia per il raccolto abbondante presente nel mondo, dall’altro lato la delusione per la scarsità di Sacerdoti e quindi non ci sono abbastanza operai per raccogliere i frutti della Grazia di Dio.
Ecco allora l’invito a pregare per le vocazioni, una preghiera indispensabile per ottenere da Dio la presenza di molti Sacerdoti. Se non si prega per le vocazioni vuol dire che c’è molta indifferenza verso i Sacerdoti, non si avverte la necessità di queste persone che manifestano il sacro, sono Consacrati e agiscono nel Nome di Cristo.
La scarsità di vocazioni indica proprio questo, è il segnale che non si prega più come in passato per le vocazioni sacerdotali e religiose. L’indifferenza non nasce solo dalla mondanità sigillata nel cuore, non dalle dissipazioni inutili e ininterrotte che offre il mondo, quasi per non permettere a uomini e donne di riflettere e di capire il loro reale stato interiore.
Alla base c’è tutto questo, l’effetto devastante comunque è la nuova mentalità della società che non contempla la figura dei Sacerdoti e dei Religiosi. Con la vita imprudente e avventata che si conduce, non trova spazio il sacro e già il solo pensare al Sacerdote o al Religioso a molti suscita una forma di nausea.
Ma sono davvero suppellettili i Sacerdoti e i Religiosi? Oppure sono i mediatori tra Dio e l’umanità? I parafulmini tra la collera di Dio e l’umanità dispersa? Il mondo non può fare a meno di quanti sono intercessori e conciliatori, di molti uomini e donne che hanno rinnegato pienamente la carne per donarsi interamente a Dio, senza trattenere più nulla di umano.
La preghiera di un Consacrato davanti al Signore ha una valenza impensabile, straordinaria, una supplica che Gesù accoglie e concede Grazie particolari a quanti si erano rivolti proprio al Sacerdote o al Religioso, supplicando una preghiera. Tramite i Consacrati si ottiene molto di più!
Molti cristiani comprendono l’importanza della mediazione dei Consacrati e sovente chiedono aiuti, hanno fatto l’esperienza che solo Dio è Onnipotente e può elargire quello che il mondo non potrà mai possedere. Oltre a pregare poco o molto, bene o male, sono molti che avvedutamente chiedono preghiere a quelle anime che si sono donate completamente a Dio e osservano minuziosamente le sue Leggi.
Oltre a richiedere preghiere ai Consacrati, ogni cristiano deve crescere nella Fede non solo pregando con amore, deve soprattutto rinnegarsi.  
Non è la stessa cosa pregare o non pregare la mattina prima ancora di uscire di casa. Non è la stessa cosa quando c’è qualcuno che si preoccupa di pregate per te e riesce a ottenerti aiuti e protezioni dalla Madonna. Come si può ringraziare chi prega per te e dona la vita per te? Cosa ti può rendere più felice della conoscenza che qualcuno ogni giorno invoca Gesù per te e chiede ripetutamente benedizioni e assistenza per te?
Questo va ricordato sempre, senza dimenticare l’impegno personale.
Ieri sono morte tre donne nell'incidente ferroviario a Milano, tralasciando la causa che è la mancata manutenzione, faccio questa riflessione: non sono morte tre donne perché peggiori degli altri, no, le tre persone erano sedute in quei posti e sono morte. Era il loro destino? Affatto, non crediamo a questo. Invece chiediamoci se potevano non sedersi in quei posti e magari rimanevano vuoti.
Altri che erano seduti a dieci centimetri non sono morti, ma non erano migliori delle donne morte. Dio dov’era, direbbe quel vescovo che incautamente pronunciò queste parole per apparire compenetrato nel dolore dei familiari, degli abitanti delle zone terremotate, dell’Italia intera. Furono parole che produssero un effetto controproducente.
Dio si trova dove Lo si tralascia, dove non si cerca più, dove ci si dimentica della sua esistenza! Dio è dove l’uomo Lo abbandona!
Quando si prega con amore si ricevono illuminazioni spesso vitali, tra gli altri aiuti non ci si trova nel posto sbagliato perché Dio presagisce ogni evento. La preghiera fatta bene, che contiene umiltà e devozione, ci permette di ricevere ogni tipo di aiuto e se chi non ci ama riesce a farci del male -ma sempre nei limiti imposti da Dio-, Gesù e la Madonna provvederanno a ridarci giustizia, onore e vittoria.
La preghiera recitata la mattina è più importante di ogni altra cosa. Non solo ci consacriamo ai Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria e chiediamo di conservarci dove satana non può arrivare né i nostri nemici vincerci con la loro malizia, è la preghiera che ci eleva dalla mentalità guastata del mondo e ci permette di vedere la realtà con gli occhi di Dio.
Ci rende capaci di spiegare la realtà che ci circonda con l’intelligenza di Dio e si diventa intuitivi nelle migliori scelte possibili.
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Medaglia di San Benedetto