Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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sabato 30 giugno 2018

PG 180 Pensiero di sabato 30.6.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

È stato grande Gesù con Simon Pietro: «Ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede e, superata la prova, conferma i fratelli». Credere in Simon Pietro e nel Papa è credere in Cristo Signore.
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SC 202 Commento al Vangelo di sabato 30.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-17)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che Lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che Tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che Lo seguivano: «In verità Io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una Fede così grande! Ora Io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli, mentre i figli del Regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e Lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
C’è un passaggio nel Vangelo che sfugge e invece è interessante conoscere. Non riesco qui a dare la spiegazione completa che ho in mente, non c’è molto spazio nel commento per spiegare anche altri passaggi interessanti. Ogni sabato pomeriggio alle 17 c’è l’incontro di preghiera e spiego anche i passi del Vangelo più difficili, ma rimane sempre un incontro dove si impara a pregare.
Non è la presenza di molti altri a cambiare la potenza di questo incontro. La corretta formazione spirituale acquisita da altri mi lascia gioioso, e questo è il mio intento: formare tanti nuovi apostoli annunciatori nei loro ambienti della sana dottrina di Gesù Cristo.
Lo faccio da circa dieci anni anche con la newsletter e decine di migliaia di parrocchiani virtuali, trasformati nell’anima, sono vicini a Gesù.
Le parole del Signore che leggiamo nel Vangelo necessitano di una esegesi per spiegare i testi scritti, però è lo Spirito Santo a guidarci alla Verità tutta intera, lo ha detto Gesù: “Quando verrà lo Spirito di Verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13).
Prima di meditare o leggere o studiare il Vangelo è indispensabile pregare lo Spirito Santo, mentre quando si raggiunge una spiritualità elevata, la vita del cristiano diventa preghiera, per la docile volontà rivolta a fare tutto quello che piace a Dio.
Il brano del Vangelo di oggi deve suscitare riflessione nei cristiani, soprattutto nei Ministri sacri forse abitudinari nelle cose di Dio… Tutti i cristiani devono meditare sulla loro Fede in Gesù per non ritrovarsi con le mani vuote. Con l’anima senza Dio, forse convinti di essere perfetti!
Gesù lascia tutti liberi di compiere le scelte di vita e di agire seguendo la loro mentalità, ma stare lontano da Dio è pericoloso.
Gesù afferma parole lusinghiere e una grande meraviglia verso un pagano, quando constata nel pagano una grande Fede in Lui. Questo uomo considerato reietto viene elogiato da Gesù, e il Signore pronuncia una verità amara per molti cristiani che non seguono la Volontà di Dio.
“Ora Io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli, mentre i figli del Regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti”.
Punto primo: molti pagani si convertiranno a Cristo ed entreranno nel Regno dei Cieli.
Punto secondo: molti cristiani tiepidi e altri autorevoli che strumentalizzano il Nome di Gesù per la carriera, saranno cacciati fuori dal Regno dei Cieli, dove essi presumevano per cecità di trovarsi e di rallegrare… anche il Signore. “… mentre i figli del Regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti”.
Questi cristiani si ritenevano e si ritengono nella verità sotto false apparenze, molti però non se ne rendono conto tanto sono assuefatti alla vita superficiale e dissipata. Altri vivono con “gaudio” nella vita corrotta e non riescono più a frenarsi, neanche se arrivasse una spinta a cambiare mentalità e stile di vita.
Oggi ultimo giorno del mese dedicato al Cuore di Gesù, riflettiamo con serietà sulla nostra vita, ne abbiamo noi necessità e non Gesù, Lui è buono e vuole donarci ogni Grazia, vuole guarirci dalle malattie e liberarci dai pesi insopportabili quale, per esempio, è la negatività che arriva dai diavoli e mette discordie nelle famiglie, strani pensieri e la continua ricerca di un appagamento nel mondo.
Riflettiamo sulle parole dette da un pagano che scongiurava, supplicava Gesù di aiutarlo:“Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”. Non si trattava di un passeggero malessere, era una paralisi che causava all’uomo sofferenze terribili. “Soffre terribilmente”.
Verifichiamo la risposta di Gesù considerando prima chi aveva chiesto il miracolo e in quale modo. Un centurione pagano, forse mai presente alle prediche del Signore ma pieno di Fede per quanto aveva sentito sulla sua Onnipotenza.
Se un pagano riceve un miracolo grandioso, il cristiano dovrebbe riceverne uno al giorno…
C’è una condizione determinante: la Fede.
Se il cristiano non riceve il miracolo che chiede, ha certamente un serio problema di Fede in Gesù. L’aspetto curioso è che il cristiano chiede il miracolo quando pensa di non avere altre speranze umane, quando la medicina o le amicizie non sono servite a nulla.
Qual è veramente la Fede di ognuno di noi?
Non esiste un rilevatore di Fede, ogni cristiano però può mettersi dinanzi alla propria coscienza e porsi numerose domande, a cominciare dalla posizione che occupa Gesù Cristo nella sua vita. Se non è posto al centro o al primo posto, quel cristiano deve fermarsi e cercare la via corretta e abbandonare le vie del male.
Gesù al centurione pagano disse prontamente: “Verrò e lo guarirò”. Fatto incredibile, neanche il pagano credeva alle sue orecchie, egli riceve una risposta benevola e un miracolo grandioso perché ha creduto ciecamente nell’Onnipotenza del Signore Gesù.
Come mai il cristiano non chiede a Gesù ogni giorno nella preghiera la guarigione dalle debolezze umane e la liberazione da tutte le negatività?
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GR 201 Granellino di sabato 30.06.2018

(Mt 8,5-17) 
Vorrei avere l'umiltà del centurione. Pur essendo un militare importante dell'esercito romano, si presenta da Gesù sentendosi indegno di stare alla sua presenza. È consapevole che il suo potere militare è proprio niente di fronte a quello spirituale. 
Purtroppo devo dire che molte volte mi sono presentato all'altare del Signore a cuor leggero. L'atto penitenziale che si fa all'inizio dell'Eucaristia l'ho fatto tante volte solo con la bocca e non con il cuore. Quanta superbia nel mio cuore! 
Mentre Mosè si avvicinava al Roveto ardente, la voce del Signore gli disse: "Togliti i sandali, perché il terreno che calpesti è sacro!". La nudità dei piedi significa avere umiltà nell'aver a che fare con le cose sacre. 
Spesso, invece, mi sono presentato all'altare vestito di superbia. Quante volte ho detto: "Signore, non sono degno di riceverti nel mio cuore, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato." solo con le labbra! Questa mancanza di umiltà mi ha fatto celebrare l'Eucarestia e altri sacramenti senza fede, senza pensare che chi operava in me era Gesù Cristo. Ecco perché non ci sono stati miracoli di conversione continua nella mia vita. Senza umiltà non c'è fede e senza fede Gesù non ci guarisce. 
Devo anche ammettere che i fedeli che celebrano il culto con me hanno più umiltà e fede di me sacerdote. Se non mi converto seriamente, un giorno io andrò in Purgatorio e i fedeli andranno subito in Paradiso. 
Ammiro l'umiltà e la fede del centurione, ma ammiro di più la sua carità. È commovente vedere che un superiore s'interessa e si scomoda per un suo suddito. È Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Il culto che viene celebrato senz'amore verso i poveri è solo una farsa; per questo motivo non salva e non dona la visione di Dio. 
Spesso, nelle nostre comunità parrocchiali abbiamo messo da parte i poveri e i primi posti li abbiamo dati ai ricchi e ai potenti di questo mondo. Se veniamo chiamati al capezzale dei malati ricchi e famosi corriamo in fretta, ma se il malato non ha nessuna importanza sociale ed economica andiamo senza fretta. 
Signore, abbi pietà di me! Ungimi con l'olio dell'umiltá, della fede e, soprattutto, della carità. Amen. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) 

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Consacrazione della Famiglia al Sacro Cuore

Cuore dolcissimo di Gesù, che avete fatto alla vo­stra grande devota, Santa Margherita Maria Alacoque, quella conso­lante promessa: «Io benedirò quelle case in cui sarà e­sposta l’immagine del mio Cuore », degnatevi oggi di accettare la consacrazione che vi facciamo della nostra famiglia.
Con essa noi intendiamo di proclamare so­lennemente il dominio che Voi avete sopra tutte le creature e sopra di noi, riconoscendovi per Re delle a­nime nostre. 1 vostri nemici, o Gesù, non vogliono ri­conoscere i vostri diritti sovrani e ripetono il grido sa­tanico: «Non vogliamo che costui regni sopra di noi», straziando così nel modo più crudele il vostro amabi­lissimo Cuore; e noi vi ripeteremo con più slancio e con più amore: Regnate, o Gesù, sopra la nostra fami­glia e su ciascuno dei membri che la compongono: re­gnate sulle menti, affinché noi abbiamo sempre a cre­dere alla verità che Voi ci avete insegnato, e regnate sui nostri cuori, perché abbiamo sempre a seguire i vo­stri divini insegnamenti.
Siate Voi solo, o Cuore divi­no, il dolce Re delle anime nostre; di queste anime che avete conquistate a prezzo del vostro sangue e che vo­lete siano tutte salve.
Ed ora mantenete la vostra promessa e fate di­scendere sopra di noi le vostre benedizioni. Benediteci nei nostri lavori, nei nostri traffici, nelle nostre impre­se, nella nostra salute, nei nostri interessi. Benediteci nella gioia e nel dolore, nella prosperità e nelle avversità, ora e sempre. Fate che regni in mezzo di noi la pace, la concordia, il rispetto, l’amore reciproco ed il buon esempio.
Difendeteci dai pericoli, dalle malattie, dalle di­sgrazie e soprattutto dal peccato. Degnatevi infine di scrivere il nostro nome nella Piaga sacratissima del vo­stro Cuore; e non permettete che si cancelli mai più; affinché dopo essere stati uniti qui in terra, possiamo un giorno trovarci tutti uniti in cielo a cantare le glorie ed i trionfi della vostra Misericordia. Cosi sia.

AC2 Santa Margherita Maria Alacoque e i primi nove venerdì


margherita maria alacoque

Era il mese di giugno del 1675 quando una giovane suora di nome Margherita Maria Alacoque riceve una delle più grandi promesse donate all’umanità da parte di Nostro Signore.
“Mi trovavo davanti al S.S. Sacramento in un giorno dell’ottava della Sua festa, quando ricevetti dal mio Dio immense grazie del Suo amore.
Tosto, commossa dalla brama di contraccambiarlo rendendo amore per amore, Lo sentii dirmi:
« Non mi potrai offrire un più grande amore che facendo quanto già tante volte ti ho chiesto».
Scoprendomi allora il Suo Divin Cuore soggiunse:
«Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini. E nulla ha risparmiato fino a esaurirsi e a consumarsi per attestar loro il Suo amore! E in riconoscenza, non ricevo dai più che ingratitudine, irriverenze, sacrilegi; insieme alla freddezza e al disprezzo che mi usano in questo sacramento d’amore. Ma ciò che più mi addolora è che sono cuori a Me consacrati che mi trattano così!
Perciò ti chiedo che il primo venerdì dopo l’ottava del S.S Sacramento, sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore; offrendoGli una riparazione d’onore mediante un’ammenda onorevole; e facendo in quel giorno la Comunione per riparare le indegnità che Lo offesero nel tempo in cui fu esposto sugli altari.
«Io ti prometto nell’eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio Amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale: essi non morranno nella mia di­sgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
Le condizioni
Per la Grande Promessa del Sacro Cuore di Gesù si richiede:
1) Fare nove Confessioni e Comunioni
2) Ogni primo venerdì del mese (e non in altro giorno)
3) Per nove mesi consecutivi (chi interrompe, anche involontariamente, deve ricominciare).
La pia pratica dei nove venerdì si può cominciare in qualsiasi mese dell’an­no. Importante è non interromperla.
Chi fa la Comunione quotidiana e la Confessione settimanale, è sufficiente che metta una volta per sem­pre l’intenzione di voler offrire ogni primo venerdì in riparazione delle offese fatte al Sacro Cuore di Gesù.
E non tralasciamo di consacrare – ogni primo venerdì del mese – la nostra famiglia al Sacro Cuore di Gesù

AC1 Cos’è la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù?


consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

Oggi è l’ultimo giorno del mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù. In questo mese senza nemmeno che ce ne siamo accorti, Gesù nell’infinito Suo Amore, ci ha donato tante grazie. Qual modo migliore quindi di concludere questo mese con la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù?

Ecco cosa significa consacrarsi veramente:

La consacrazione  al Sacro Cuore di Gesù per molti è abitudine. Molte persone vanno facendo ogni giorno quelle consacrazioni che trovano nei libri devoti, eppure non sono anime veramente consacrate. Piuttosto che fare consacrazioni, le recitano.
La consacrazione al Sacro Cuore di Gesù è un patto.
La consacrazione può ridursi ad un patto: dare onore e lode al Cuore di Gesù e fare i suoi interessi, e Gesù avrà cura di noi e delle nostre cose.
Gesù vuole fare questo patto con tutti noi.  Il patto presenta due lati: uno obbliga a Gesù, l’altro obbliga per noi. A Gesù tocca aver cura di noi e dei nostri interessi, a noi aver cura di amarlo e farlo amare, rispettando la Sua legge e la sua Parola che è vita.
Prima parte della consacrazione: Gesù avrà cura di noi e delle nostre cose
Gesù ci dice: Avrò cura di te e delle tue cose. A tal fine è necessario “che tutto, anima, corpo, vita, salute, famiglia, affari, in una parola, tutto venga messo da te interamente a disposizione della mia soave provvidenza e che tu mi lasci fare.
Quello che mi devi offrire.
Gesù ci dice: Non devi escludere nulla assolutamente, perchè escludono qualche cosa solo le persone che si fidano poco di Me.
   L’anima. Mettila nelle mie mani: così pure la tua salvezza eterna, il grado di gloria nel cielo, il progresso nella virtù, i difetti, le passioni, le miserie, tutto!
   Il corpo. Io voglio incaricarmi anche della tua salute e della tua vita e perciò devi metterlo nelle mie mani. Io so ciò che ti conviene, tu lo ignori. Usa i mezzi che puoi per conservare o ricuperare la salute, ed abbandona il resto alle mie cure, scacciando apprensioni, immaginazioni, timori, persuaso che non dai medici o dalle medicine verrà la salute o il rimedio, ma solo e principalmente da Me.
   La famiglia. Genitori, coniugi, figli, fratelli, sorelle e parenti. Vi sono persone che non hanno difficoltà ad offrirmi se stesse, ma, a volte, fanno resistenza a porre decisamente nelle mie mani qualche membro speciale della loro famiglia da esse molto amato. Sembra che io non debba far altro che uccidere quanti confidano alla mia bontà. Che misero concetto hanno di Me!
   Beni di fortuna. Possedimenti, affari, carriera, ufficio, impiego, casa. Non esigo che le anime che mi amano abbandonino tutto. Ciò che domando è che li mettano nelle mie mani, che facciano quello che possono affinchè ottengano un incremento felice, ma abbandonino a Me il risultato, senza angustie, senza inquietudini, senza mezze disperazioni.
   Beni spirituali. Sai già che tutte le azioni virtuose compiute in stato di grazia ed i suffragi che dopo la tua morte saranno offerti per il tuo eterno riposo, hanno una parte alla quale si può rinunziare a favore di altre persone, vive o defunte. Ebbene, vorrei che mi facessi una donazione assoluta di questa parte, affinchè io la possa distribuire fra le persone alle quali mi parrà conveniente. So meglio di te dove è necessario stabilire il mio regno, in chi sia maggiore il bisogno, dove conseguirò un migliore risultato, e così potrò disporne con più profitto di quel ché potresti fare tu. Tutto, dunque, devi consegnarmi con intera confidenza, perchè io tutto amministri a mio piacere.

Procura la Gloria al Sacro Cuore di Gesù

Con i vari modi di apostolato.
E’ facile essere un mio apostolo. Non c’è età nè sesso, nè stato, nè condizione.
 La preghiera, ossia il chiedere al cielo, ininterrottamente il mio regno; chiederlo al Padre, a Me, alla Madre mia, ai miei Santi. Chiederlo in chiesa, in casa, per le vie, in mezzo alle occupazioni giornaliere. «Regna o Cuore Divino!», dev’essere questa la divina esclamazione che tutto il giorno deve risuonare sulle tue labbra: ripetila dieci, venti, cinquanta, cento volte al giorno…
Il sacrificio. In primo luogo sacrificio passivo o di ricettazione. Molestie, dissapori, cattivi momenti, tristezze, disgusti, a volte piccoli, a volte grandi, che sogliono sopraggiungere a tutti, come accadde a Me, alla mia SS.ma Madre ed ai miei Santi! Ebbene: tutto questo sopportalo in silenzio, con pazienza ed anche con allegria, se ti riesce; tutto quanto offrilo perchè il mio amore regni. Figlio mio, la croce è ciò che più vale, perchè è ciò che più costa. Quante croci tristemente andate a male tra gli uomini! E sono gioielli tanto preziosi!
In secondo luogo il sacrificio attivo o mortificazione. Procura di abituarti a vincerti frequentemente in piccole cose, pratica molto eccellente nella vita spirituale. Vai per la strada e ti viene il desiderio di guardare il tale oggetto? Non guardarlo. Ti piacerebbe assaporare quel dolce: non prenderlo. Vieni incolpato di una cosa che non hai fatto, e non ne segue nessun pregiudizio se taci; e tu taci. E similmente in casi analoghi, e tutto perchè io regni.
Ricorda che tutto dipende dall’intenzione con cui si fanno le cose perchè io guardo il cuore. Devi anche sforzarti, sebbene con pace, essere ogni giorno più santo, perchè, quanto più lo sarai, tanto maggiore sarà l’efficacia delle tue opere, per la mia gloria.
La propaganda. Raccomanda quella o quell’altra pratica alle persone che ti circondano; guadagna quell’anima per Me affinchè poi desideri compiere la consacrazione al Sacro Cuore mio come ti sei consacrato tu. E se trovi difficoltà nel parlare, allora scrivilo! Lascia quel biglietto ovunque, e sarai un messaggero, che sparge in qualsiasi punto del globo la devozione al mio Cuore. Quante anime sono state a me guadagnate da questi messaggeri volanti!
Con la riparazione. Vuoi amarmi davvero? Due cose fa l’amore: procura alla persona amata tutto il bene che le manca e cerca di consolarla dalle offese ricevute. Con l’apostolato mi procuri il bene, mi dai le anime, con la riparazione ripari le offese che mi procurano.
consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

In conclusione

Coraggio, dunque, slanciati! Tante persone lo hanno fatto, ed erano di carne ed ossa come sei tu. Scegli un giorno di festa, il primo che verrà: preparati con la lettura tranquilla di tutte queste idee; giunto il giorno scelto, confessati, fa la Comunione con fervore e, quando mi terrai nel tuo petto, consacrati a me. Sarà quella la migliore occasione per fare la tua consacrazione.

venerdì 29 giugno 2018

SC 201 Commento al Vangelo di venerdì 29.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

Santi Pietro e Paolo Apostoli

 + Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei Profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che Io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. E Io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di Essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei Cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei Cieli». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Quando San Paolo stava per giungere al tramonto della sua vita, scrisse a Timoteo queste parole:“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la Fede” (2 Tm 4,7). Oltre alla certezza di non avere corso invano nella sua vita per arrivare al traguardo, era sicuro di avere conservato la Fede in Cristo.
In San Paolo troviamo le grandi qualità dell’autentico apostolo di Gesù e potente servitore della sua Parola. Non si risparmiò né si preoccupò delle sue cose, anzi mise da parte ogni interesse personale per lasciare vivere Cristo nella sua vita.
“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
La sicurezza di non avere corso invano nella sua vita, almeno dopo la conversione sulla via di Damasco, lo rendeva felice anche dinanzi a persecuzioni spaventose. Lo scriveva a Filemone:“Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato” (Fil 2,16). 
San Paolo ha creduto pienamente in Gesù, ha meditato lungamente il Vangelo, ha obbedito e vissuto gli insegnamenti del Signore.
L’unica sua certezza era Cristo, nel suo Nome non aveva timori di predicare e la sua predicazione era sommamente coerente con il Vangelo, senza preoccuparsi del rispetto umano ed annunciava Cristo come Verità assoluta, sapendo di contrariarsi gli ebrei e tante fazioni pseudo religiose.
Così agiscono i seguaci di Gesù, sono i veri apostoli del Signore che non temono di affermare parole diverse dalle altre religioni, dai loro predicatori spesso fanatici, annunciatori di dottrine inventate dagli uomini e smaliziati nell’ingannare con abilità e menzogne illogiche.
La differenza tra un seguace di Cristo come San Paolo e un seguace delle religioni inventate dagli uomini, oltre ai valori che separano e li rendono inconciliabili, sta nell’amore, nel perdono, nella Verità che solo il cristiano possiede.
San Paolo subì persecuzioni indescrivibili per difendere Gesù Cristo e scriveva: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella Fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).
È il progetto di vita abbracciato con grande fervore da quanti amano davvero Gesù e non si lasciano dominare dagli istinti, dall’amor proprio, dalla visione materialista della vita. Sono quelli che obbediscono alla Volontà di Dio e sono docili anche quando devono compiere qualcosa che umanamente fa provare avversione. Obbediscono.
Leggiamo cosa ha scritto San Paolo sulle dolorose prove che ha affrontato per rimanere nel Cuore di Gesù:
In quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.
E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?” (2 Cor 11,22-29).
È questa la vita che affronta il Prelato e il Sacerdote che hanno promesso piena fedeltà al Vangelo e con coraggio rinnovato perseguono esclusivamente la Volontà di Dio.
Chi invece si discosta di una parola dall’insegnamento di Gesù, non sta dalla parte di Dio, non è fedele al Vangelo e dovete stare accorti, senza lasciarvi soggiogare dalla simpatia o da comportamenti che appaiono sdolcinati e artatamente studiati per nascondere i cattivi insegnamenti.
San Pietro fu una delle colonne della Chiesa nascente e dopo un chiarimento con San Paolo sull’apostolato da intraprendere, obbedì solo a Gesù.
Superò con impegno la sua irruenza e la testardaggine per la costanza nell’amare Gesù.
L’amore facilita l’obbedienza al Signore e gradualmente c’è una elevazione spirituale. Si può cadere per debolezza ma San Pietro si è rialzato nelle lacrime, nel pentimento sincero e non era ancora nata la Chiesa. Da Papa lottò strenuamente nell’annunciare che solo Gesù Cristo è Dio e che solo in Lui vi è salvezza.
Gesù ha promesso a Pietro che la Chiesa non sarà mai distrutta, anche se tra breve sarà come disgregata, Essa però risorgerà più bella di prima!
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PG 179 Pensiero di venerdì 29.6.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Che impareggiabile dolcezza ha avuto Gesù con Simon Pietro! Non l’ha rimproverato per averlo rinnegato tre volte, ma per tre volte gli ha chiesto di amarlo, confermandolo anche pastore universale del suo gregge.
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GR 200 Granellino di venerdì 29.06.2018

(Mt 16,13-19) 
Se chiedessimo a Pietro: "Chi è Gesù per te?". Egli ci risponderebbe raccontandoci quello che Gesù ha fatto nella sua vita. Ecco cosa ci direbbe: “Facevo il pescatore. Un mestiere duro, anzi durissimo. Non ero un grande frequentatore della sinagoga, però avevo un grande senso della presenza di Dio. Durante la notte, mentre ero a mare per pescare con mio fratello Andrea, spesso guardavo il cielo stellato ed ero sopraffatto dalla presenza del Sacro. C'erano giorni in cui la pesca era abbondante e ringraziavo Dio; c'erano anche giorni in cui la pesca era scarsa, ma ringraziavo lo stesso Dio. Tutti mi dicevano che ero impulsivo, ma, nello stesso tempo, mi dicevano che avevo un cuore buono. 
Mio fratello Andrea era più religioso di me. Spesso mi lasciava solo con la barca, perché andava in cerca di guide spirituali, ossessionato dall'idea di prepararsi alla venuta del Messia. Infatti fu proprio Andrea a presentarmi a Gesù Cristo. 
Quando decisi di lasciare il mio lavoro per seguire e stare con Gesù, lo feci solo perché Egli mi affascinava con la sua Parola, con il suo amore verso i peccatori come me e verso i poveri. Man mano che i giorni e mesi passavano il mio amore per Lui cresceva sempre di più e dentro di me sentivo che non era solo un uomo, ma un qualcosa di gran lunga superiore a un uomo. 
Il resto della compagnia dei discepoli lo seguiva per convenienza: tutti pensavamo che era il Messia politico che avrebbe di lì a poco liberato Israele dal dominio dei Romani. 
Soffrivo quando vedevo il Maestro perseguitato, calunniato e umiliato dai leader religiosi. Ero sempre pronto a dare la mia vita per Lui, anche se poi, per debolezza, l'ho rinnegato pubblicamente. Ma anche nel mio peccato mi ha continuato ad amare. Non ho mai dimenticato il suo sguardo di amore che rivolse verso di me quando, nella notte in cui fu condannato a morte, passò davanti a me. Piansi molto per amore. 
Nonostante il mio peccato, Lui non smise mai di avere grandi progetti su di me. Sì, l'amore dimentica le offese. Nonostante che io fossi il più ignorante e il più rozzo tra i suoi discepoli, Egli mi fece capo della Chiesa nascente. Egli non guardò la mia apparenza, ma il mio cuore. Gesù sapeva che avrei guidato e amato la Chiesa come amavo Lui. Per questo motivo fui pronto a dare la mia vita per testimoniare che Egli è il Figlio di Dio e mio Signore". Ed ora, caro lettore, lo chiedo a te: "Chi è Gesù per te? Cosa ha fatto Gesù nella tua vita?”. Non tacere. Racconta la tua relazione con Lui. Amen. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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giovedì 28 giugno 2018

SC 200 Commento al Vangelo di giovedì 28.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,21-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo Nome? E nel tuo Nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo Nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora Io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da Me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Le parole iniziali del Vangelo ci spiegano che non è sufficiente pronunciare il Nome di Gesù o partecipare alla Santa Messa, o celebrarla, per essere pienamente in comunione con Lui. Molti cattolici anche apertamente sono contrari alla sana dottrina della Chiesa e con inquietudine vogliono modernizzarla.
Questa loro azione nasce dalla perdita della Fede, questo fa parte dell’autentico terzo Segreto di Fatima, dove è scritto che la grande apostasia nella Chiesa di Dio partirà dalla gerarchia. Questa è la verità rivelata dalla Madonna a Fatima, confermata da Papa Giovanni Paolo II ai giornalisti durante un viaggio, rispondendo ad una domanda sul terzo Segreto.
La domanda fu posta a Fulda in Germania pochi mesi prima dell’attentato del 13 maggio 1981. Leggiamo anche cosa disse sulla Chiesa.
“Che ne è del terzo segreto di Fatima? Non doveva essere pubblicato già nel 1960?”.
“Data la gravità del contenuto, per non incoraggiare la potenza mondiale del comunismo a compiere certe mosse, i miei predecessori nell’ufficio di Pietro hanno diplomaticamente preferito soprassedere alla pubblicazione. D’altra parte a tutti i cristiani può essere sufficiente sapere questo:se vi è un messaggio in cui sta scritto che gli oceani inonderanno intere parti della Terra, che da un momento all’altro milioni di uomini periranno, non è davvero più il caso di bramare tanto la divulgazione di un tale messaggio segreto”.
“Che cosa avverrà nella Chiesa?”.
“Dobbiamo prepararci a subire tra non molto grandi prove, le quali esigeranno da noi la disposizione a far getto persino della vita e una dedizione totale a Cristo e per Cristo. Con la preghiera vostra e mia è possibile mitigare questa tribolazione, ma non è più possibile stornarla, perché solo così la Chiesa può essere effettivamente rinnovata...
Quante volte nel sangue è spuntato il rinnovamento della Chiesa! Anche questa volta non sarà diversamente. Dobbiamo essere forti, prepararci, confidare in Cristo e nella Sua Madre Santissima...”.
Nelle parole di San Giovanni Paolo II si svelano due grandi preoccupazioni, per la Chiesa che dovrà necessariamente essere purificata per ritornare quella delle origini (spirituale, povera, distaccata dal potere terreno e dalla politica), oltre a quanto avverrà nel mondo per volontà dei potenti che da decenni vogliono ridurre la popolazione mondiale. Persone con molta probabilità squilibrate e dominate da satana.
Tutti questi personaggi sono ricchi, potenti e gaudenti, non si privano di ogni sfizio e capriccio, ma hanno l’intelletto spento e la loro furbizia è governata dai diavoli. Non si spiegherebbero tante loro opere maledette, la ferrea volontà di contaminare l’uomo e la natura, la esaltata fissazione di distruggere il Cristianesimo e far popolare di musulmani l’Europa.
A questo progetto partecipano anche cardinali e vescovi, questo non ci può sorprendere se già cento anni fa, al tempo del Papa San Pio X alcuni suoi stretti collaboratori erano affiliati alla massoneria. Oggi evidentemente la condizione di numerosi vescovi è peggiorata.
La Chiesa è sempre Santa perché Divina ma al suo interno si nascondono numerosi apostati, autorevoli prelati senza fede, al servizio dell’inganno e del neomodernismo, attivisti di una nuova teologia protestante che diffondono sottilmente e costantemente tra i fedeli per mezzo dei parroci che accolgono il messaggio del vescovo, acquisito durante gli incontri periodici.
A chi rivolge queste parole il Signore se non primariamente ai Ministri sacri che Lo hanno seguito per la carriera, per il potere e il denaro? «“Allora Io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da Me, voi che operate l’iniquità!”».
Gesù conosce perfettamente tutti, neanche un semplice pensiero dell’uomo che vive nella giungla gli sfugge, e spiega che quando i suoi traditori si presenteranno per il Giudizio, “molti” cadranno nell’inferno. Sono e saranno “molti” quelli che per giustificarsi ingannevolmente dicono e diranno di avere lavorato nel suo Nome, ma la loro vita li condanna, essi hanno solo usato il Nome di Gesù per arricchirsi sotto ogni aspetto.
Non rallegra nessuno di noi pensare che numerosi prelati e sacerdoti si avviano verso l’inferno, io prego molto ogni giorno per la conversione dei peccatori ma qui ci troviamo dinanzi a persone che volontariamente hanno scelto di tradire Gesù Cristo. Non solo, con le loro opere hanno trascinato e trascinano molti cattolici nell’abisso.
Queste parole le disse la Madonna a Santa Veronica Giuliani (1660 – 1727): “Quello che più dispiace a Dio è il peccato commesso dai sacerdoti che, ogni mattina, consacrano indegnissimamente. Oh! Quanti, oh, quanti vanno giù nell’inferno. Figlia, Iddio vuole che tu patisca e preghi per tutti costoro”.
Un appello di circa trecento anni fa, oggi viene ripetuto a molti mistici e sono numerosi i cattolici che pregano ogni giorno per i Sacerdoti.
Con la vita che conduce, ognuno costruisce la sua casa sulla roccia o sulla sabbia, così chi vive male affronta senza Dio tutte le contrarietà.
Diversa è la vita di chi con molti sforzi giornalieri costruisce una roccaforte e stabilisce Gesù come sua roccia. Rimarrà forte in ogni evento.
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PG 178 Pensiero di giovedì 28.6.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Non attaccare tanto alla gioia il tuo cuore, ma al Dio della gioia, per essere sempre con Lui nella gioia.
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GR 199 Granellino di giovedì 28.06.2018

(Mt 7,21-29) 
Per molti giorni la Chiesa ci ha fatto ascoltare e meditare il Discorso della Montagna, nel quale troviamo e conosciamo quali sono i pensieri e le vie di Dio che dobbiamo praticare se vogliamo diventare immagine viva di Gesù Cristo. Se la mia o la tua preghiera del cuore fosse: Signore, insegnami le tue vie, sono certo che Egli ci dirà: "Leggi, medita e metti in pratica gli insegnamenti che mio Figlio ha proclamato sul Monte delle Beatitudine". Chi, con la Grazia dello Spirito Santo, si sforza di mettere in pratica il Discorso della Montagna avrà come ricompensa una gioia interiore che è un'anticipazione di quella che sperimenteremo in Paradiso. 
Come si può racchiudere, in poche parole, il Discorso della Montagna? Sono certo che lo Spirito Santo mi aiuterà a fare una brevissima sintesi. 
1) L'uomo è figlio di Dio. E deve sottomettersi a questa paternità divina se vuole vivere nella gioia, amore e prosperità. Senza Dio Padre e Creatore l'uomo non ha niente e non è nessuno. 
2) L'uomo non deve disprezzare nessuno, deve perdonare e vincere il male con il bene. 
3) L'uomo non deve essere indifferente ai bisogni materiali e spirituali del suo prossimo. L'uomo deve correre e portare aiuto ai fratelli bisognosi. 
4) L'uomo deve desiderare fortemente il Regno di Dio e cercare la santità di Dio come la cerva anela ai corsi d'acqua. 
5) L'uomo deve vivere e operare per dare gloria a Dio e beneficare il prossimo gratuitamente. 
6) L'uomo non deve essere strumento di discordia, ma di pace e riconciliazione se vuole essere figlio di Dio. 
7) L'uomo non deve giudicare e condannare il suo simile, ma avere misericordia verso di lui. L'uomo deve annunciare il Vangelo della vita e dell'amore anche a costo di essere perseguitato o persino di essere ucciso, perché grande sarà la sua ricompensa. 
L'uomo che si sforza di mettere in pratica queste parole sarà un uomo amabile, determinato, forte e misericordioso. E alla fine della vita il Signore gli dirà: "ENTRA NEL MIO REGNO DI GIOIA ETERNA, SERVO BUONO E FEDELE". Alleluia. Alleluia. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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mercoledì 27 giugno 2018

SC 199 Commento al Vangelo di mercoledì 27.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il mondo è invaso da falsi maestri, sono troppi i sapienti che pontificano di tutto e quello che più preoccupa, è l’abilità nella falsificazione della verità. I falsi maestri si trovano in ogni campo, sono pieni di sé e vivendo senza Dio presumono di saperne più di Lui.
Si diventa insinceri e falsamente superiori agli altri per ragioni da valutare singolarmente e questo compete semmai a quanti frequentano questi personaggi. Ciò che li accumuna è la ricerca sottile e insistente della visibilità, la superbia li conduce alla convinzione di poter dare lezioni di vita a tutti.
Molti agiscono così senza rendersene conto, fa parte del loro essere e non si preoccupano affatto di migliorarsi per diventare normali.
Purtroppo in molti la normalità è diventata l’insincerità, la debolezza che fa scattare molto spesso parole non veritiere e senza essercene necessità. È comprensibile la piccola bugia detta per debolezza che non arreca alcun danno agli altri ed espressa solo per giustificare qualcosa, quindi senza l’intenzione di ingannare.
È un peccato veniale che si confessa alla prima occasione e ci si impegna a diventare sinceri, a pronunciare parole veritiere anche a costo di ricevere un richiamo per l’errore commesso. L’essere sinceri oltre a dimostrare a tutti che siamo pienamente affidabili, ci riempie di gioia, dona alla coscienza maggiore serenità e si ricevono benedizioni da Dio.
Se alcune piccole bugie sfuggono senza pensarci, lo stesso bisogna preoccuparsi e proporsi un controllo concreto per non arrivare a esprimere bugie maggiori e pericolose, perché questa è la strada che porta all’annientamento della spiritualità.
I falsi maestri del mondo non studiano per diventarlo, è la vita che hanno scelto di condurre a renderli inattendibili e superbi.
In ogni campo della società ci sono incantatori molto esperti, abili nel far toccare la luna con un dito e nel far credere tutto il contrario della realtà. I predicatori di se stessi si trovano nella politica e nel giornalismo, in tutti i ceti e classi, anche dove non dovrebbero trovarsi.
Se i falsi maestri si trovano dappertutto, non mancano nel Cristianesimo, soprattutto nelle comunità evangeliche, note per le incalcolabili verità diversificate e per la presunzione di manipolare il Vangelo con estrema facilità. Sono migliaia di comunità differenti come migliaia sono le verità che insegnano. C’è un vero business in America tra molti evangelici.
Anche tra i cattolici si trovano numerosi falsi maestri colpiti da deliri di onnipotenza. È una minima parte rispetto a quello che avviene nel mondo, dove agiscono tanti santoni delle più svariate spiritualità, dediti affannosamente ad arruolare adepti nelle loro sètte, determinati a dominare gli altri e a ricevere adorazione e molto altro.
È una forma di appagamento, un successo che cercano con agitazione ed usano con maestria l’arte (difficile per i buoni) di saper ingannare.
Il Signore mette in guardia ripetutamente contro il pericolo dei falsi profeti, che condurranno molti alla rovina spirituale. Anche nell’Antico Testamento si fa riferimento a questi cattivi pastori che causano stragi nel popolo di Dio. Apparvero ben presto anche in seno alla Chiesa e San Paolo li chiama falsi maestri e falsi apostoli.
“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”(Mt 7,15).
Il danno che causano alle anime è grave, poiché quelli che si avvicinano a loro in cerca di luce trovano tenebra, cercano fortezza e s’imbattono nel dubbio e nella debolezza. Soprattutto i deboli cadono nelle reti ammaliatrici che bloccano l’intelletto e non permettono di capire la verità. Solo la Grazia di Dio fa conoscere la verità.
Sempre il Signore ci insegna che tanto i veri che i falsi profeti si riconosceranno solo dai loro frutti. I predicatori di riforme e dottrine erronee non potranno presentare altro che la separazione dal tronco fecondo della Chiesa e il turbamento e la perdizione delle anime.
“Dai loro frutti li riconoscerete”.
Oggi molti falsi veggenti diffondono messaggi inventati e le loro parole e la vita indicano che non vengono da Dio. Conoscerli è già pericoloso.
Non abituati a parlare con Dio, quando i falsi maestri parlano di Dio agli uomini o danno consigli sulla vita cristiana, sono privi di ispirazione divina, così che la Parola di Dio è in essi quasi morta.
È benedetto chi incontra e segue un Sacerdote fedele a Gesù, prudente e saggio, ricolmo di buoni frutti spirituali. Pregate per incontrarlo.
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PG 177 Pensiero di mercoledì 27.6.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Un’anima non può non accorgersi dell’amore che viene da Dio: semplice, bello, di una deliziosa soavità che inonda il cuore.
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GR 198 Granellino di mercoledì 27.06.2018

(Mt 7,15-20) 
Sono figlio di contadino. Quando non andavo a scuola, mia madre mi portava sempre con sé alla vigna. Mia madre voleva insegnarmi a zappare, ma ricordo che un giorno le dissi: "Non voglio imparare a zappare perché io sarò prete". Crescendo in una cultura contadina, capisco bene le parole di Gesù quando dice: "L'albero si conosce dai frutti". L'albero selvatico non può portare frutti buoni. Se non viene coltivato, innestato e potato al tempo giusto, porterà sempre frutti che non arriveranno a maturazione. Cadranno dall'albero anzitempo. 
Il vero profeta di Dio porta sempre frutti abbondanti di vera conversione dove insegna e annuncia il Vangelo nella sua interezza, senza fare sconti. Il falso profeta può essere anche come un albero verdeggiante e pieno di foglie, ma senza frutto. Una Chiesa piena, ma senza cristiani convinti è guidata e formata da un falso profeta. La sua parola attrae solo perché annuncia un Vangelo accomodante e gradito all'orecchio di chi vuole praticare un cristianesimo di facciata. 
Ci sono oggi i falsi profeti nella Chiesa? Ci sono e ci saranno sempre. Sono profeti che insegnano dottrine che sono l'opposto del Vangelo. 
Non ascoltare e seguire chi ti dice: Dio è misericordia, perciò vivi dove ti porta il cuore... Con le unioni omosessuali non c'è niente di immorale... Se c'è amore i rapporti prematrimoniali non sono immorali... La pillola del giorno dopo non è abortiva... Se non ami il tuo coniuge puoi divorziare... Gesù Cristo è stato solo un uomo di Nazaret... L'Eucarestia non è veramente il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo... I peccati possono essere perdonati solo da Dio e non dai sacerdoti... Non c'è bisogno di appartenere alla Chiesa per essere cristiano... 
Il falso profeta ama una vita comoda; il suo obbiettivo è fare carriera nella Chiesa; sta sempre a denigrare il vero profeta di Dio; ha un linguaggio mieloso; si adira quando non viene seguito e minaccia di far scendere fuoco e zolfo su coloro che non lo ascoltano. 
Ama chi ti parla di Gesù non solo con la Parola, ma soprattutto con l'esempio. Amen. ALLELUJA. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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martedì 26 giugno 2018

SC 198 Commento al Vangelo di martedì 26.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,6.12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La regola d’oro del Vangelo, sicuramente la migliore opera che compie l’uomo è di fare del bene allo stesso modo in cui lo desidera per sé. “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.
Non si trova scritto in nessun testo delle altre religioni, troviamo invece “l’occhio per occhio”, e il comando di “tagliare la testa agli infedeli”.
Solo Gesù Cristo esprime questa regola piena di puro amore, da queste parole deduciamo che non è un semplice uomo, non è una divinità inventata dagli uomini, Egli è l’Onnipotente. Fuori dal Cristianesimo si trova un linguaggio diverso se non opposto, non c’è un amore incondizionato ma riti e obblighi imposti dagli uomini che scatenano l’orgoglio e le dispute tra loro e i loro nemici.
Anche se Gesù ci propone la via angusta in questo nostro pellegrinaggio terreno, ci ha promesso la felicità eterna a chi la intraprende e “cento volte tanto” adesso, secondo il bene che facciamo. L’atteggiamento migliore per praticare questa via angusta è la temperanza e la mortificazione.
La nostra vita è come un cammino che ha termine in Dio, si tratta di un cammino breve. Quel che soprattutto importa è che, al nostro arrivo, ci venga aperta la porta e possiamo entrare. In questa vita siamo noi a stabilire quale via scegliere e la destinazione eterna, non è sempre preciso dare la responsabilità ad altri.
Nella vita di ogni persona si presentano due vie, due atteggiamenti di vita: cercare quel che non richiede fatica, che risulta piacevole, accontentare il corpo e fuggire il sacrificio e la penitenza; oppure, cercare la Volontà di Dio benché costi, custodire i sentimenti e dominare il corpo.
Siamo veri pellegrini in questo mondo, ognuno sceglie il percorso della sua vita, segue un sentiero spirituale o una strada larga e spaziosa. “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (Mt 7,13).
Il sentiero spirituale è conosciuto dai buoni, dai cristiani che arrivano alla temperanza e alla mortificazione anche dopo anni di preghiera, l’importante però è arrivarci. Gesù è paziente, attende con trepidazione la conversione di tutti, continua ad offrire all’umanità molte possibilità di salvezza eterna.
I non credenti non avvertono assolutamente la necessità di mettere in pratica alcune virtù esigenti o di rinunciare a ciò che piace. Essi non seguono i valori cristiani e non trovano alcuna ragione per compiere quelle rinunce che purificano dai vizi ed esaltano i talenti.
Noi abbiamo tanti motivi per rinunciare anche a quelle cose che effettivamente non ci rendono felici ma solo contenti per poco tempo, per il possesso di qualcosa che piace o per scelte di vita che apparentemente danno soddisfazione mentre nel tempo diventano pesanti e insostenibili.
Questa è la vita dei pellegrini che portano quanto basta e si soffermano poco nelle cose perché vanno di fretta, oppure rimanere invischiati nella comodità, nel piacere, nei beni temporali utilizzandoli come fini e non come semplici mezzi.
Una strada conduce al Cielo; l’altra conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa.
Dobbiamo chiederci spesso su quale via ci siamo incamminati e dove siamo diretti.
Pur con qualche sviamento e debolezza, siamo diretti al Cielo? È la via angusta quella che stiamo percorrendo? Viviamo abitualmente la temperanza e la mortificazione, i piccoli sacrifici? Qual è realmente il fine delle nostre azioni?
L’uomo tende a scegliere la via ampia, la strada comoda della vita, anche se possiede pochi beni. Preferisce la porta larga, che non conduce in Cielo: spesso si butta sulle cose smodatamente, senza regola né temperanza.
La Via che Gesù ci indica è allegra, vi si incontra anche la croce, il sacrificio, la temperanza (equilibrio, virtù, controllo di sé) e la mortificazione (rinuncia, sacrificio, penitenza). È assolutamente necessaria la temperanza in questa vita per poter entrare nell’altra, dove si trovano per l’eternità, senza mai aver fine, la felicità, la beatitudine e la visione di Dio!
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PG 176 Pensiero di martedì 26.6.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Indossa il vestito nuovo di figlio e sta’ attento a conservarlo pulito e bello, per l’abbraccio festoso col Padre Celeste.
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GR 197 Granellino di martedì 26.06.2018

(Mt 7,6.12-14) 
Spesso si sente dire, almeno nel napoletano: "Ora si da la laurea a cani e a porci! Ora mi viene da dire che, per un senso di buonismo, nella Chiesa diamo le cose sante e le perle (i sacramenti) a cani e a porci, cioè a persone che di cristianesimo non hanno proprio niente e che, pur professandosi cattolici, sono ostili al magistero della Chiesa. Il comando di Gesù di non dare le cose sante e le perle ai porci è anzitutto rivolto a noi sacerdoti che siamo gli amministratori della vita sacramentale. Purtroppo, accade che, per sembrare buon e, forse, per non perdere qualche amico di una certa importanza nella vita sociale, politica ed economica, siamo disposti ad amministrare un Sacramento anche a persone che vivono pubblicamente uno stile di vita contrario allo Spirito del Vangelo. 
Come si può permettere che un camorrista o mafioso venga in Chiesa a sposarsi? Come si può permettere a un primo cittadino che promuove il gay pride si presenti in Chiesa a ricevere l'Eucarestia? Come si può permettere a un politico che ha fatto passare al parlamento leggi contrarie alla morale cristiana si presenti in Chiesa per ricevere la comunione? Come si può permettere a giovani che convivono ricevano il Sacramento della confermazione? Come si può permettere che un giovane, solo perchè ha terminato gli studi di teologia brillantemente, venga ordinato sacerdote della Chiesa di Cristo, pur venendo a conoscenza che non è un chiamato di Dio? Gli esempi possono essere moltiplicati, ma mi fermo qui per non essere prolisso. 
La Chiesa non è un "Discount". La via per ricevere i sacramenti è stretta. Certo, nessuno è degno di riceverli, ma il Signore esige la buona volontà. La buona volontà consiste nel percorrere la via della conversione, che è la via della pazienza, del perdono, della condivisione, della mitezza, della ricerca di Dio. Chi approccia la via sacramentale senza la buona volontà e lo sforzo di diventare migliore "mangia e beve la propria condanna". 
Il sacerdote che amministra i sacramenti come se fossero "cose" è più peccatore di colui che li riceve senza un'adeguata preparazione. Il sacerdote è chiamato ad essere misericordioso, ma anche serio nell'amministrare le cose di DIO. Amen. Alleluia. 
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) 

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lunedì 25 giugno 2018

MD 13 Messaggio del 25 giugno 2018 a Marija


Messaggio del 25 giugno 2018 di Medjugorje

Cari figli! 
Questo è il giorno che mi ha dato il Signore per ringraziarLo per ciascuno di voi, per coloro che si sono convertiti e che hanno accettato i miei messaggi e si sono incamminati sulla via della conversione e della santità. 
Figlioli, gioite, perché Dio è misericordioso e vi ama tutti con il Suo amore immenso e vi guida verso la via della salvezza tramite la mia venuta qui. 
Io vi amo tutti e vi do mio Figlio affinché Lui vi doni la pace. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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SC 197 Commento al Vangelo di lunedì 25.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (7,1-5)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È naturale in ogni persona spiritualmente debole, la debolezza di osservare il comportamento degli altri e quasi sempre di giudicarlo, prevalentemente in modo negativo. È l’inclinazione umana a trasportare istintivamente tutte le persone lontane dalla comunione con Gesù, a valutare gli altri senza prima guardarsi dentro.
Si dirà che è secondo natura la debolezza spontanea in molti, è vero, non dimentichiamo comunque che Dio ha donato il Sacramento del Battesimo per l’eliminazione del peccato originale, ha inviato molti Profeti per annunciare chi è Lui, fino a donare al mondo il Figlio per far conoscere l’unica Via che conduce alla felicità e al Paradiso.
Il problema che ci pone oggi Gesù non è secondario nella vita spirituale, in realtà riguarda indistintamente tutti, anche i non credenti. L’atteggiamento disinvolto di molti nell’osservare la pagliuzza nell’occhio altrui senza vedere le travi nei loro occhi, non li rende certamente migliori sotto ogni aspetto.
La debolezza per tutti gli esseri umani che non compiono un vero cammino spirituale è la superbia, essa tende a vedere ingrandite le mancanze altrui e a ridurre e scusare le proprie. Per superare questo grave comportamento che spinge a vivere “fuori di sé”, si deve iniziare con l’evitare i giudizi negativi sugli altri.
“Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi”.
Nessuno è esente della superbia fin dalla nascita, molti rimangono per tutta la vita con questo vizio che viene accresciuto di continuo, tutte le volte che agiscono senza amore. Invece in quanti comprendono l’importanza del rinnegamento e fanno penitenze, la terribile superbia diminuisce, fino a ridursi a poca cosa.
Anche se la superbia rimane presente, chi è elevato nella spiritualità riesce a controllarsi in ogni circostanza. Sa evitare con prontezza i giudizi e se espone qualche situazione è dovuta alla necessità di far conoscere ciò che è utile a chi ascolta.
A causa della nostra personale superbia, si ingrandiscono le mancanze altrui anche minime, mentre per contrasto si tende a minimizzare e a scusare i nostri maggiori difetti. Di più, la superbia tende a proiettare negli altri quel che in realtà sono imperfezioni ed errori propri.
Si deve cercare di acquisire le virtù che si ritiene manchino ai nostri fratelli e non vedremo più i loro difetti, perché saremo noi a non averli.
L’umiltà, al contrario, esercita il suo benefico influsso su quelle virtù che favoriscono una convivenza umana e cristiana.
Solo la persona umile è in condizione di perdonare, di comprendere e di aiutare, perché solo lei è cosciente di aver ricevuto tutto da Dio, e conosce le proprie miserie e sa quanto ha bisogno della misericordia divina.
Ecco che questa persona non giudica con malizia, tratta il suo prossimo con comprensione, scusando e perdonando quando fosse necessario.
D’altra parte, il discernimento di quanti non sono elevati nella vita spirituale, riguardo le azioni altrui sarà sempre assai limitato. Solo Dio, infatti, conosce le intenzioni più intime, legge nei cuori e sa dare a tutte le circostanze che accompagnano un’azione, l’autentico valore.
Possiamo immaginare tutto il male che si arreca alle persone oneste e innocenti, con i racconti falsi e bugiardi che hanno la finalità di renderli inaffidabili, forse per allontanare da esse chi ascolta. A Gesù è successo moltissime volte, così a Padre Pio, a Natuzza Evolo e a tutti quelli che restano nella verità, sia per la loro vita onesta sia per la fedeltà al Vangelo.
Si cade con facilità nel giudizio temerario se si vive nella falsità. Consiste nel comportamento di chi “anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo”, è scritto nel Catechismo del 1992 al numero 2477. Questo peccato consiste in ciò che comunemente si chiama “pensare male” ma senza alcuna prova morale.
C’è l’intenzione consapevole di danneggiare o distruggere la buona reputazione altrui.
L’atteggiamento corretto è quello di astenersi dal giudicare le intenzioni, è meglio pensare che forse il colpevole non si rende conto di quello che fa, o della sua gravità, che ha avuto una cattiva formazione, o altre giustificazioni simili.
Gesù ha detto di non giudicare, ha anche ammonito dal non giudicare secondo le apparenze ma con giusto giudizio. Così faceva con i farisei.
Dobbiamo imparare a scusare i difetti, palesi e innegabili, di coloro che frequentiamo ogni giorno, né i loro errori devono indurci a privarli della nostra stima. Impariamo da Gesù, che non può scusare completamente il peccato di coloro che Lo stanno crocifiggendo; ne diminuisce la malizia, adducendo l’ignoranza.
Quando non è possibile scusare il peccato, rendiamolo almeno degno di compassione, attribuendo alla causa più comprensibile che si possa pensare, quali l’inconsapevolezza, l’irresponsabilità e la debolezza.
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Medaglia di San Benedetto