Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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martedì 10 dicembre 2019

3S 38 - Catechismo Pio X - 12

(a cura di Pierfrancesco Nardini)  XII
Dio ha cura delle cose create? Dio ha cura e provvidenza delle cose create e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita
Il libro della Sapienza si chiede «come potrebbe una cosa durare, se Tu (o Dio) non volessi? E conservarsi quello che non fosse voluto da te?» (11, 26).
L’immagine che spesso è stata usata per commentare questa verità è quella del paragone tra una madre e Dio.
L’amore che una madre ha per i suoi figli è immenso, è eterno, è incondizionato. Una madre ama un figlio in qualsiasi situazione, anche se diventa un delinquente. È nella sua natura amarlo (il figlio, non la delinquenza).
E per questo lo difenderà, lo accudirà, lo curerà, gli sarà vicino fino a che non morirà. È racconto quotidiano quello di madri che trattano i figli come se rimanessero piccoli, perché continuano a riempirli di piccole attenzioni anche quando sono oramai sposati, padri o madri, hanno un lavoro e una loro vita. Ed è anche giusto e normale sia così. Ci stupiremmo del contrario!
Ora, visto il debito paragone fra una madre (creatura finita, imperfetta e con una forza e capacità limitate) e Dio (Creatore onnipotente e onnisciente), è facile capire quanto più grande, quanto immensamente più grande sia l’amore che Nostro Signore ha per ogni singolo uomo. Tutti gli uomini sono Suoi figli. E come tali Egli li tratta.
Come Creatore conosce perfettamente ogni singolo uomo, più delle madri che comunque conoscono i figli come le loro tasche.
Come Essere onnisciente, è sapienza infinita e conosce le situazioni e i pensieri di tutti i Suoi figli.
Come Giustizia infinita, li tratta tutti in modo equo.
È, tra l’altro, Bontà infinita, quindi ama tutti in modo perfetto e assoluto, il Suo amore per noi è più grande dell’insieme dell’amore che tutte le madri sulla terra possono provare per i propri figli.
Lui poi ama tutti gli uomini in questo modo, i genitori solo i propri figli.
Volete dunque che Dio non faccia in modo che l’uomo abbia quel di cui necessita per vivere? Volete che non curi e non provveda ai suoi bisogni principali e non lo conservi?
Pensare ad un Dio lontano e indifferente dalla vita sulla terra non è verosimile. Che senso avrebbe un Dio che crea l’umanità, in modo così mirabile tra l’altro, per poi abbandonarla a se stessa e non fare in modo che ci siano sostentamenti e tutto quel che serve?
Cristo ci mette in guardia dal rischio di disperare, nel timore di non riuscire a procurarci il necessario per la nostra vita e per quella della nostra famiglia. Sarebbe un grave errore che si fonderebbe sulla sfiducia in Dio.
Nel passo in cui c’è l’esortazione a non affannarci su come mangiare e vestirci, si ricorda innanzitutto quel che si è detto sopra: l’amore infinito di Dio per gli uomini («Non siete voi assai da più di essi?» Mt 6, 27) e la Sua conoscenza di tutti noi («il vostro Padre sa che di tutte queste cose avete bisogno» Mt 6, 33).
È dunque verità rivelata che Dio cura gli uomini, provvede ai loro bisogni e li conserva.
Quel che Cristo vuol insegnarci con le Sue parole è che non è proibito all’uomo provvedere al suo avvenire, al sostentamento suo e della sua famiglia. Anzi, tra i doveri di stato c’è anche questo. Ne risponderemmo a Dio se mancassimo nella cura e nel sostegno della famiglia e, soprattutto, della prole.
«Gesù proibisce quel troppo affanno che nasce da diffidenza di Dio e dall’attacco smoderato alle cose della terra. Egli fa osservare che Dio avendo dato il più, cioè la vita e il corpo, non può rifiutare il meno, cioè l’alimento e il vestito» (commento Padre Sales a Mt 6, 25-27).
Come non è proibito essere ricchi, perché il problema non è il denaro in sé ma il farlo diventare un idolo, così il problema non è attivarsi per le cose materiali, ma l’attaccamento eccessivo ad esse, oltre che ragionare come se non avessimo certezza dell’aiuto divino.
Questo distoglierebbe dall’obiettivo principale dell’uomo: «cercate adunque in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6, 33). Se si mette questo al primo posto, «avrete di soprappiù tutte queste cose» (Mt 6, 33).
Se ce lo dice Cristo, che è Verità assoluta, come possiamo non crederci? Come possiamo ancora dubitare?
La priorità dello spirito sulla materia lo chiediamo, tra l’altro, ogni qualvolta recitiamo il Pater, in cui, infatti, prima si dice “venga il Tuo regno” e poi “dacci oggi il pane quotidiano”.
Non è un ordine casuale, non è un caso se si recita prima l’uno e poi l’altro. Da cattolici, conoscendo (o dovendo conoscere…) la sostanziale differenza tra la vita eterna e quella terrena, sappiamo che, in termini di eternità, pesa molto di più un’eventuale morte dell’anima che porta la dannazione eterna, che una morte per fame o per freddo legata solo a una mancanza materiale che, di per sé, non pregiudica il Paradiso. Anche se questo ai nostri giorni è visto come un paradosso, o addirittura un pensiero da esaltati…
Per questo si deve sempre pensare in primis alla propria anima, che non significa, come qualcuno ci contesta, non pensare alle cose terrene, ai bisogni materiali della vita.
Nei passi citati quindi, in conclusione, Gesù «non vieta di pensare al futuro, ma proibisce quella troppa preoccupazione, che impedisce di attendere alla propria santificazione» (Padre Marco M. Sales, Commento ai Vangeli e alle Lettere).

3S 37 - Catechismo Pio X - 11

(a cura di Pierfrancesco Nardini) XI
Dio può fare anche il male? Dio non può fare il male, perché non può volerlo; ma lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male
Sant’Agostino scrisse che Dio «non è autore del male, poiché non è causa del tendere verso il non essere» (Lib. LXXXIII quaest. 21).
Il male è assenza di bene (v. Summa Th. I, q. 49, a. 1), è difetto. Dio, in quanto essere perfettissimo, non ha difetti, imperfezioni.
Nel mondo di oggi viene ritenuto vero male solo quello fisico, dimenticandosi di quello morale, ossia del peccato.
Questo è però uno stravolgimento. Il vero male, infatti, è quello morale, il peccato. Ed «è causa di peccato chi pecca e chi fa peccare» quindi «Dio non può né peccare né far peccare» (San Tommaso D’Aquino, De malo, q. 3, a.1).
È così per tutti, anche per chi non crede e sbeffeggia chi lo dice. Il suo non crederci non toglie che la verità sia questa.
A maggior ragione è così per il cattolico, che conosce (o dovrebbe conoscere) le basi della sua fede e quindi comprendere la giusta proporzione, il giusto rapporto fra male morale e male fisico.
Il cattolico crede (o dovrebbe credere) che la vita eterna è più importante di quella terrena (non nel senso che si debba dare poca importanza alla seconda, ma nel senso che la prima è appunto eterna e con la visione beatifica di Dio). Per il principio di non contraddizione dobbiamo quindi anche credere che il peccato sia più grave del male fisico, che sia l’unico vero male, perché è l’unica fonte di “morte” della nostra anima.
L’immanenza dilagante dei nostri tempi porta però la maggior parte delle persone a vedere solo ed esclusivamente il male fisico come unico vero male e a non capire, anche trattandolo come un pazzo esaltato, chi afferma che il vero unico male è il peccato.
Men che meno si comprende quindi la conseguenza di questo: Dio può volere (indirettamente, per accidens) il male fisico, non perché è cattivo o insulsaggini del genere, ma perché per Lui (e così dovrebbe essere anche per noi) non è male che totalmente gli ripugna, perciò «lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male» (vedi anche qui).
Lo tollera solo perché sa che ne scaturirà un bene.
San Tommaso d’Aquino ha spiegato che «Dio potrebbe fare delle cose che ora sembrano cattive, ma che se fossero fatte da Lui sarebbero buone» (Summa Th. I, q. 25, a. 3).
Ci è stato dato, come dono importantissimo, il libero arbitrio, la libera volontà, con cui possiamo decidere tutto della nostra vita. Dio è talmente buono che ci lascia liberi persino di decidere di non credere e di offenderlo gravemente.
E però non si può pretendere che il libero arbitrio valga solo per le cose positive e per i nostri desideri, anche quelli più lontani dalla volontà di Dio, ma non valga anche per il male.
Dio ci ha dato il dono del libero arbitrio su tutto quel che la nostra vita incontra e quindi anche il male.
Non si tratterebbe Nostro Signore come un distributore automatico di desideri, se avessimo da Lui solo quel che ci piace?
La libertà, però, è neutra, nel senso che non è automaticamente positiva, ma dipende dall’uso che se ne fa (anche la pistola in sé non è oggetto negativo, lo diventa se si inizia a sparare alle persone). Se si usa male questa libertà, offendendo Dio, diventerà negativa.
«Dio ci ha dato la libertà perché scegliamo senza costrizioni esterne o interne il bene da Lui voluto. Noi però possiamo usare male la libertà scegliendo il male, non volendo il bene e commettendo il peccato col fare ciò che Dio ha proibito, o non facendo quello che ha comandato» (Dragone, commento n. 11).
Per dirla con San Pietro, non si può usare la libertà donataci «come pretesto per fare il male» (1Pt 2, 16).
Si è veramente liberi quando si sceglie Dio, si obbedisce ai Suoi Comandamenti, si abbraccia la Verità.
Questo dono della libertà di scelta dimostra la Bontà infinita di Dio, che avrebbe potuto non darcela e «ridurci allo stato di bruti, che agiscono necessariamente, per istinto, e impedirci di volere e scegliere il male. Ma egli rispetta il dono che ci ha fatto e si limita a proibirci, senza impedircelo, di volere il male morale o peccato» (Dragone, n. 11).
Altrimenti saremmo stati delle marionette, degli automi e Dio non voleva questo per noi, ma voleva il massimo della libertà, come detto, per l’amore infinito che ha per l’umanità.
San Pio X scrive che Dio tollera il male. La tolleranza è la sopportazione di qualcosa, non certo la sua accettazione. In questo caso si può anche dire che Dio lo vuole “indirettamente”.
E comunque lo tollera quando sa che potrà poi nascere un bene da quel male fisico. Nei casi in cui quindi Nostro Signore tollera un male fisico, sapremo che lo fa perché sa che avremo un bene come conseguenza (ad es. una malattia che provoca molta sofferenza unico modo per purificare l’anima di una persona che altrimenti andrà all’Inferno e così invece vedrà il Purgatorio).
Ultima considerazione. Il non poter fare il male è in qualche modo una limitazione della potenza di Dio?
Qualcuno potrebbe pensare che in un certo senso è comunque qualcosa che non ha potere di fare.
Lasciamo la risposta al Casali: «se si riflette a fondo si vede ché la limitazione ci sarebbe invece nel poterlo fare. Infatti il male è il non essere del bene. Se Dio potesse fare il male, avrebbe limitato il suo Essere da questa mancanza di bene, Egli che è l’Essere sussistente. Perciò in Dio è possibile ciò che ha la ragione di essere».

lunedì 9 dicembre 2019

MD 50 Messaggio del 2 dicembre 2019 a Mirjana

Cari figli, mentre guardo voi che amate mio Figlio, il mio cuore è colmo di tenerezza.
Vi benedico con la mia benedizione materna.
Con la mia benedizione materna benedico anche i vostri pastori.
Voi che pronunciate le parole di mio Figlio, benedite con le Sue mani e lo amate così tanto che siete pronti, con gioia, a fare ogni sacrificio per Lui.
Voi che seguite Lui che è stato il prima pastore, il primo missionario.
Figli miei, apostoli del mio amore, vivere e operare per gli altri, per tutti coloro che amate per mezzo di mio Figlio, è gioia e consolazione per la vita terrena.
Se per mezzo della preghiera, dell’amore e del sacrificio, il regno di Dio è nei vostri cuori, allora la vostra vita è gioiosa e serena.
In mezzo a coloro che amano mio Figlio e che si amano reciprocamente per mezzo del Suo amore, le parole non sono necessarie, basta lo sguardo per sentire le parole non dette, non pronunciate e i sentimenti non espressi.
Là dove regna l’amore, il tempo non si calcola più.
Noi siamo con voi.
Mio Figlio vi conosce e vi ama.
L’amore è ciò che vi porta a me e per mezzo di questo amore, io verrò sempre da voi e vi parlerò delle opere della salvezza.
Desidero che tutti i miei figli, abbiano la fede e i sentimenti e sentano il mio amore materno che vi conduce a Gesù.
Perciò voi, figli miei, dove andate, illuminate con l’amore e con la fede come apostoli dell’amore.
Vi ringrazio!»

GR 223 Granellino di giovedì 5.12.2019

(Mt 7,21.24-27)
Su cosa hai costruito il tuo matrimonio? Sulla sabbia o sulla roccia? Se l'hai costruito solo sulla forza dell'amore umano, lasciami dirti che, da un momento all'altro, esso cadrà con grande rovina. Ci sarà molta sofferenza nei coniugi; ma non solo tra i coniugi, ma soprattutto nei figli che cresceranno con l'odio nei cuori verso i genitori. I figli dei divorziati crescono insicuri e con la paura di sposarsi.
Su cosa hai costruito la tua azienda? Solo sul fare danaro? Ti profetizzo che andrà in rovina. Tratta bene e con amore i i tuoi operai e vedrai che il Signore farà prosperare la tua azienda. Moltiplicherà i tuoi utili. Dio è abbondanza.
Su cosa hai costruito la vita della tua parrocchia? Sul decisionismo e non all'obbedienza sulla Parola di Dio? Se fosse così, vedrai che la tua parrocchia sarà come una pianura di ossa inaridite.
Su cosa hai costruito la tua personalità? Sulla tua intelligenza o scaltrezza, sulla tua volontà e sulla tua cultura? Convertiti dall'io a Dio. Se lo farai, avrai una personalità forte, misericordiosa, determinata e amabile.
Su cosa hai costruito la tua vita? Sul vivere solo per te stesso? Preparati allora a una vita di solitudine infernale. L'egoista muore senza conforto.
L'avvento è un tempo in cui bisogna convertirsi dall'io a Dio. Senza l'unione con Dio la vita è come una casa costruita sulla sabbia. Basta una piccola scossa di terremoto per farla cadere con grande rovina. Oggi molte infermità psicologiche e mentali sono causate dalla mancanza dell'Unione con Dio. Non c'è salvezza senza Dio. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

GR 222 Granellino di mercoledì 4.12.2019

(Mt 15,29-37)
Molta folla segue Gesù, ma sono tutti infermi sia fisicamente che mentalmente. È gente semplice e umile al seguito di Gesù. I ricchi non seguono Gesù, perché si sentono forti grazie al loro danaro gelosamente custodito in banca. Gli intellettuali non seguono Gesù perché si sentono forti grazie alla loro cultura. I politici non seguono Gesù perché si sentono forti con il potere che il popolo ha dato loro. I famosi non seguono Gesù perché sono sazi degli applausi delle folle. I ricchi, gli intellettuali, i politici e i famosi non hanno bisogno di Dio; essi disprezzano persino coloro che seguono Gesù. Secondo loro, coloro seguono Gesù sono deboli.
I potenti e i ricchi di questo mondo forse si ricordano di Dio solo quando non possono risolvere i loro problemi con quello che sono nella società e hanno nella loro banca. Ma Dio, grande nella sua misericordia, li accoglie alla sua divina presenza.
  Quando andavo in giro a predicare, chi veniva ad ascoltarmi non erano i ricchi e i potenti di questo mondo, ma gente semplice, desiderosa di ascoltare una parola semplice e comprensibile. Ora il Signore mi ha inchiodato in una comunità parrocchiale costituita da gente semplice e umile. Al contrario di quello che vedevo a Posillipo, qui ora non vedo volti truccati, gente vestita con eleganza, ville lussuose e macchine costosissime, ma gente dal volto stanco, preoccupato, gente vestita in maniera dismessa e senza pretese, desiderando cose superiori alle proprie forze.
Che il Signore mi dia un cuore divinamente compassionevole e misericordioso verso gli umili e gli infermi. Amen. Alleluia.
(Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

martedì 26 novembre 2019

MD 49 Messaggio del 25 novembre 2019 a Marija

Cari figli! 
Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera. 
Senza Dio non avete la pace. 
Perciò, figlioli, pregate per la pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie affinché Gesù possa nascere in voi e darvi il Suo amore e la Sua benedizione. 
Il mondo è in guerra perché i cuori sono pieni di odio e di gelosia. Figlioli, l’inquietudine si vede negli occhi perché non avete permesso a Gesù di nascere nella vostra vita. 
CercateLo, pregate e Lui si donerà a voi nel Bambino che è gioia e pace. Io sono con voi e prego con voi. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

GR 221 Granellino di lunedì 25.11.2019

(Lc 21,1-4)
Chissà quante volte hai fatto un regalo alle persone! Ecco allora la mia domanda: “Con quale spirito hai fatto il tuo regalo?”. Se hai dato il regalo perché costretto, non avrai nessuna ricompensa. Il tuo regalo, anche se costoso, non aveva valore. Se hai fatto il regalo per farti stimare e apprezzare come persona generosa, il tuo regale non aveva nessun valore. Se hai fatto il regalo per rivelarti come persona generosa, il tuo regalo era  insignificante.
Se hai fatto un regalo per poi avere il contraccambio, il tuo regalo manifestava un cuore meschino .
  Il regalo ha un valore grande solo se viene dato con cuore sincero e per amore.
Il vero dono implica sempre uno spirito di sacrificio. Un ricco può fare un dono di 1000 euro e non toglie niente al suo sostanzioso conto in banca, invece la vedova fa un dono di 10 euro e si priva di tutto quello che ha per vivere .
  Chi più ama più dona. Noi sacerdoti che riceviamo contributi da molti fedeli per sostenere le opere della Chiesa non dobbiamo mai disprezzare il contributo della vedova. Oso dire, per esperienza personale, che chi sostiene le opere della Chiesa sono proprio le vedove, cioè quelli che vivono del pane quotidiano. Nelle parrocchie dove ho svolto il mio ministero, ho visto spesso che i ricchi, pur potendo essere generosi, davano lo spicciolo della vedova. L'attaccamento al danaro è la causa della nostra avarizia. Siamo avari perché non crediamo che Dio non è un padre che provvede per noi.
Una cosa è certa: Dio non è generoso con chi ha il pugno chiuso. Dio ama chi dona con gioia. Quando si dona con gioia l'orcio è sempre pieno di olio e il sacco pieno di farina. Questa verità mi è stata insegnata da mia madre. Amen. Alleluia.
( Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

domenica 24 novembre 2019

GR 220 Granellino di domenica 24.11.2019 Cristo Re

(Lc 23,35-43)
GESÙ È IL SIGNORE, gridavano i primi cristiani davanti ai loro persecutori. La loro fede nel Risorto era forte. La persecuzione era per loro una opportunità per testimoniare la signoria di Gesù Cristo, al quale il Padre aveva dato ogni potere in cielo e in terra. Siamo alla fine dell'anno liturgico e la Chiesa ci ha fatto celebrare e rivivere misticamente tutta la vita di Gesù: dalla sua nascita fino alla sua morte in croce per la nostra salvezza.
    Oggi, dopo un anno di celebrazioni liturgiche, puoi dire di essere più unito al Padre celeste con Gesù nell'unità dello Spirito Santo?
    Voglio sperare di sì. Se oggi ami Gesù più di ieri hai vissuto santamente l'anno liturgico che è appena passato. Sarebbe bello se oggi, celebrando l'Eucarestia, tu dicessi: “Gesù, mio Signore, oggi ti amo più di ieri". In ogni Eucarestia che celebriamo con fede riviviamo misticamente il mistero della nostra fede: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta". Sono pochissimi quei cattolici che ricordano che Gesù verrà a giudicare l'umanità  con giustizia.
   Se oggi ti rendi conto che non sei pronto all'incontro con Gesù, non esitare a dirgli con tutto il cuore quello che gli ha detto uno dei ladroni che, riconoscendo la sua miseria morale, ha pregato dicendo: "Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Se farai questo atto di fede, vedrai che sperimenterai la misericordia di Dio.
La celebrazione Eucarestica ci ricorda che noi non viviamo per noi stessi, ma per dare Gloria, Onore e Potenza alla SS Trinità. Quando ti senti tentato dal signore della morte, grida forte: GESÙ È IL SIGNORE! Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

GR 219 Granellino di sabato 23.11.2019

(Lc 20,27-40)
Dopo che Gesù parlò sulle realtà ultime dell'esistenza umana, un professore di teologia(scriba) gli disse: “Maestro, hai parlato bene!". Chi è il cristiano che è nella condizione di parlare bene delle realtà soprannaturali? Il Cristiano che, come Gesù, può dire: “Lo Spirito del Signore è su di me".
Ieri un amico che sta facendo un cammino di fede, mi ha detto: “Padre Lorenzo, ho cominciato a leggere il CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA e con tutta sincerità ti devo dire che, a volte, non è facile comprendere quello che è scritto sulle realtà della nostra fede cristiana". Così gli ho dato questo suggerimento: “Prima di leggere, invoca lo Spirito Santo, che è il Maestro interiore della Parola di Dio".
Il cristianesimo è una verità rivelata. Per questo motivo la scienza, l'intelligenza e la sapienza del Vangelo non sono il frutto della ragione umana, ma dell'effusione dello Spirito Santo. Molto spesso i discepoli non capivano Gesù quando insegnava, nonostante che il suo linguaggio fosse semplice. Un giorno Egli disse loro: “Quando lo Spirito Santo verrà, vi farà comprendere e amare tutto quello che vi ho detto e insegnato". E ciò avvenne nel giorno di Pentecoste.
Parlare bene delle realtà del cielo non significa usare un linguaggio forbito, ma parlare comunicando l'esperienza vera di quello che si annuncia. Dalla bocca di Gesù uscivano parole di grazia e di verità, dicono gli evangelisti.
Se oggi il tuo catechista, il tuo sacerdote o il tuo vescovo ti lascia indifferente quando ti parla di Dio, significa che non parla sotto l'azione dello Spirito. Per questo motivo, mentre lui parla, prega perché lo Spirito scenda su di lui. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

mercoledì 20 novembre 2019

3S 36 - Catechismo Pio X - 10

(a cura di Pierfrancesco Nardini)  X
Dio può far tutto? Dio può far tutto ciò che vuole: Egli è l’Onnipotente
Anche questa virtù di Dio, come l’onniscienza, è l’effetto del suo essere perfettissimo.
Come per l’onniscienza, tra l’altro, anche in questo caso non è facile per la mente umana comprendere la completezza del significato di “può tutto”.
San Tommaso la spiega scrivendo che «siccome potenza si dice relativamente ai possibili, quando si dice che Dio può tutto non si può intendere meglio di così: che può tutto ciò che è possibile, e che per questo è detto onnipotente» (Summa Th, I, q. 25, a. 3).
I Vangeli ci portano gli esempi più utili per spiegare questo concetto: i miracoli.
Sono tantissimi quelli riportati nei versetti dei quattro Vangeli e sono tutte dimostrazioni insuperabili del significato di “può tutto”.
Dio può tutto, può comandare alle acque di placarsi, può guarire malati inguaribili, può camminare sulle acque, può trasfigurare, ecc…
E dunque anche l’onnipotenza di Dio, proprio perché insegnata dalla S. Scrittura[1], è verità da considerare rivelata.
È per questo che nella nostra professione di fede dichiariamo di credere in «Dio, Padre onnipotente».
Tutto questo non può essere fatto dall’uomo. L’uomo non può far tutto nel senso assoluto del termine.
Son tantissime le cose che l’uomo può fare o che può imparare a fare e con la crescita della tecnologia e delle scienze saranno sempre più. Questo è normale ed è anche una cosa buona, se mantenuta nel rispetto di quel che è la legge naturale.
Tutte queste cose che l’uomo può e sa fare, nonostante siano sempre in aumento, saranno sempre e comunque un numero infinitesimale rispetto al “tutto” che può fare Dio.
In più, l’onnipotenza di Dio, così come l’onniscienza, è qualcosa che è parte stessa di Dio. Dio non è onnipotente, non è onnisciente. Dio è l’onnipotenza e l’onniscienza.
San Tommaso d’Aquino scriveva che «in Dio si trova la potenza attiva, poiché egli è in atto. Ma il suo essere è infinito, in quanto non è limitato da un soggetto che lo riceve» (Summa Th., I, q. 25, a. 2). Questo evidenzia bene la differenza tra Dio e l’uomo.
Questi, se ha la capacità di far qualcosa in se stesso non l’ha però avuta da se stesso, ossia gli è stata data al momento della sua creazione (nascita) da Chi dà la vita, da Dio. Senza questo “dono” non potrebbe farla. Se, infatti, per poterla fare ha dovuto studiare o aumentare le proprie forze, a maggior ragione non è paragonabile a Dio che invece ha già ogni potere, potenza e capacità nel suo stesso essere, non ha dovuto aggiungere nulla a Se stesso.
In definitiva, quindi, si comprende come l’espressione “può tutto” indica la differenza come tra una cosa assoluta (Dio può veramente tutto, in modo assoluto) ed una relativa (l’uomo può fare tante cose, ma non tutte e ogni uomo può fare, per differenza di caratteristiche e disposizioni, cose diverse dagli altri).
Due sole cose Dio non può fare: l’assurdo e il male.
Del male parleremo nel commento al prossimo numero, delle cose assurde riportiamo, come spesso faremo anche per permettere la lettura di parti di questa opera, il commento di Padre Dragone.
«Ciò non significa che Dio possa fare anche le cose assurde. L’assurdo è impossibile in se stesso, perché contraddittorio nei termini. Un circolo non potrà mai essere quadrato, perché quadrato e circolo si escludono a vicenda. Non si può essere sani e ammalati, buoni e cattivi, vecchi e giovani nello stesso tempo» (commento al n. 10).
La contraddizione ripugna a Dio che, in quanto Essere perfettissimo, non può fare ciò che è oggettivamente imperfetto: non è quindi una Sua limitazione, un Suo non poter fare qualcosa, ma l’esplicazione della Sua perfezione assoluta.
San Tommaso d’Aquino la spiega così: a Dio «ripugna solo ciò che implica in sé l’essere e il non essere simultaneamente. Ciò, infatti, è fuori del dominio della divina onnipotenza: non per un difetto della potenza di Dio, ma perché non ha la natura di cosa fattibile o possibile. Così tutto ciò che non implica contraddizione è contenuto tra quei possibili rispetto ai quali Dio è detto onnipotente; tutto ciò che invece implica contraddizione non rientra sotto la divina onnipotenza, in quanto non può avere la natura di cosa possibile» (Summa Th., I, 1. 25, a. 3)
Questa caratteristica di Dio, oltre a fungere da deterrente al peccato (Dio può tutto, può quindi anche punire quando vuole), dovrebbe comportare l’assunzione di un atteggiamento di umiltà da parte dell’uomo nei confronti di Colui che tutto può.
Siamo spesso, invece, non solo umili ma quasi servili con chi ha qualche potere nel mondo (ma anche chi ha il potere più grande della terra è nulla rispetto all'onnipotenza divina), mentre sfidiamo Dio, che con un sol battito di ciglia potrebbe incenerire noi e tutta la terra, come se fossimo al duello dell’O.K. Corral.

[1] Dell’onnipotenza divina non si parla solo nei Vangeli, come in Lc 1, 37: «Nessuna parola è impossibile a Dio». Nel libro Genesi troviamo ad esempio la domanda «vi è forse qualcosa di difficile per Iddio?» (18, 14)

martedì 12 novembre 2019

3S 35 - Catechismo Pio X - 9

(a cura di Pierfrancesco Nardini)   IX
Dio sa tutto? Dio sa tutto, anche i nostri pensieri: Egli è l’Onnisciente
La Treccani online ci dice che onnisciente significa «che sa tutto, che possiede la scienza di tutte le cose» e aggiunge che è «detto della divinità».
Questa caratteristica di Dio, come le altre di cui parleremo, è l’effetto del suo essere perfettissimo: è Colui che ha tutte le qualità e tutte le virtù allo stato massimo, in sommo grado (che non sarà comunque mai veramente comprensibile dalla mente umana; attenzione!, non irragionevole, ma non del tutto comprensibile).
Dio solo conosce tutte le cose, ma realmente tutte. Dio conosce anche quanti capelli ha in testa ogni uomo sulla terra, di quante gocce d’acqua è formato ogni mare o di quanti granelli di sabbia è composto ogni deserto.
È verità insegnata dalla Sacra Scrittura e quindi rivelata e da credere[1].
L’uomo potrà solamente passare da uno stato in cui non sa nulla (neonato) ad uno in cui le sue conoscenze si saranno ampliate di molto (adulto). Non potrà però mai realmente conoscere ogni cosa, ogni singola cosa.
La maggior o minor sapienza di un uomo è data dai suoi studi, dalla famiglia, dalle esperienze e da tanti altri fattori che lo rendono consapevole di molte o poche cose a seconda delle situazioni.
Ci sono, sì, uomini e donne che hanno una sapienza davvero grande, conoscono moltissime cose, hanno una cultura formidabile. Anche questi però non conoscono tutto, non conoscono ogni singola cosa.
Solo Dio la conosce.
Quando diciamo che Dio conosce tutto, come possiamo fare per cercare di capire, almeno approssimativamente quante e quali cose sono le cose che conosce?
Il Dragone risponde in modo così esaustivo che riportarlo testualmente sembra la cosa più utile da fare per il lettore.
«Dio conosce: 1) Se stesso – Egli infatti è infinito nell’intelletto (Conc. Vat. I, Sess. 3, c. 1) e in tutte le perfezioni. Quindi Egli solo può conoscere perfettamente se stesso. Nessuno conosce il Figlio tranne il Padre, e nessuno conosce il Padre tranne il Figlio (Mt 11, 27); 2) tutto ciò che è distinto da Lui. – Se non conoscesse tutte le cose, come potrebbe creare? Egli conosce anche i nostri pensieri e i desideri più intimi. Infatti non possiamo né pensare né volere la minima cosa senza il concorso divino; 3) le cose future che saranno e quelle puramente possibili che non saranno mai. – Gesù Cristo predisse la sua passione, morte e resurrezione, la distruzione di Gerusalemme, le persecuzioni contro i suoi discepoli e la Chiesa… Tutto si è avverato e si avvera. Egli, come Dio, conosceva tutti gli eventi futuri, compresi quelli dipendenti dalla libera volontà umana, come il rinnegamento di Pietro e il tradimento di Giuda. Non solo Dio conosce le cose future che saranno realmente, ma anche quelle puramente possibili e che non esisteranno mai» (commento al n. 9).
L’onniscienza di Dio, e quindi di Gesù, è testimoniata molte volte nella Sacra Scrittura, come ad esempio quando conosceva i pensieri degli scribi (Mt 9, 4) o come quando predice il tradimento di Giuda di cui conosceva evidentemente i pensieri e, di conseguenza, le intenzioni. E come in tanti altri episodi in cui sa quel che ha nel cuore il suo interlocutore.
Santa Teresa d’Avila, in merito all’onniscienza divina, ebbe una visione che descrisse nel seguente magnifico modo: «La divinità è come un diamante di una trasparenza sovranamente limpida e assai più grande del mondo. Ciascuna delle nostre azioni si vede in questo diamante, perché nulla può esistere fuori dell’immensità che contiene in sé ogni cosa».
C’è poco da stupirsi dell’onniscienza di Dio o, addirittura, da ironizzare. Come tutte le cose che Lo riguardano, è perfettamente ragionevole. Chi crea qualcosa sa cosa fa e cosa farà la sua creatura. È insito nella conoscenza minuziosa di ogni parte che ha della stessa. Nessuno si stupisce di questo, nessuno si stupisce ad esempio se uno scienziato “predice” l’evoluzione di una sua invenzione.
Molti però si stupiscono e, si ripete, ironizzano della possibilità di Dio di conoscere tutto, ma proprio tutto.
Se non stupisce che il creatore di un oggetto sappia e conosca cosa fa e cosa farà la sua creazione, a maggior ragione perché stupisce che Dio, infinito e perfettissimo, creatore di tutto, sia onnisciente?
Questa virtù di Dio dovrebbe fungere fortemente da deterrente a peccare: conoscendo e sapendo tutto, Egli conosce anche i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre debolezze. Anche quelle più nascoste.
Dovremmo sempre avere a mente questa cosa, così da non cadere più nel tranello del maligno che ci porta a pensare, anche sentendoci furbi, che certi peccati (pensieri, omissioni) Dio non può vederli e conoscerli.

[1] Ad esempio, «Non vi è cosa creata invisibile nel cospetto di Lui e tutte le cose sono nude e svelate agli occhi di Colui, del quale parliamo» (Eb 4, 13)

3S 34 - Per trovare Gesù, bisogna stringersi a Maria

Per trovare Gesù, bisogna stringersi a Maria, perché Gesù è stretto a Lei

Scrive il padre Adolphe Tanquerey (1854-1932) nel suo Compendio di teologia Ascetica e Mistica
(La Vita di Grazia) è pure, in una certa misura, una partecipazione della vita di Maria, o, come dice l’Olier, della vita di Gesù vivente in Maria. Volendo infatti che la santa sua Madre sia la vivente sua immagine, Gesù le comunica, per mezzo dei suoi meriti e delle sue preghiere, il divino suo Spirito, che la fa partecipare, in un grado sovraeminente, alle sue disposizioni e alle sue virtù. Così Gesù vive in Maria, e poiché vuole che la madre sua sia madre nostra, vuole pure che spiritualmente ci generi. Ora, generandoci alla vita spirituale (come causa secondaria, ben inteso), Maria ci fa partecipare non solo alla vita di Gesù ma anche alla sua. Onde noi partecipiamo alla vita di Maria nello stesso tempo che alla vita di Gesù o, in altre parole, alla vita di Gesù vivente in Maria. È il pensiero così bene espresso nella bella preghiera del P. Condren perfezionata dall’Olier: “O Jesu vivens in Maria, veni et vive in famulis tuis“.

Medaglia di San Benedetto