Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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domenica 31 marzo 2013

2228 - Commento al Vangelo del 31/3/2013, Pasqua


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario -che era stato sul suo capo- non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.  

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche nella settimana trascorsa abbiamo avuto difficoltà nella consegna della newsletter, il web superaffollato e divoratore di mail, crea periodicamente problemi e un po’ tutti veniamo penalizzati. Come anche periodicamente esce fuori qualche persona disturbata e cerca di fermare il santo apostolato che si compie. È normale questo, però la Madonna interviene e ci fa conoscere in un modo o nell'altro quelli che in ultima analisi combattono contro Gesù e la Verità del Vangelo.
Anche questa volta mi sono arrivate segnalazioni sull'operato di un uomo che sembra posseduto per l’odio che emana e per la volontà di confondere i cattolici. Sarà un modernista depresso, un uomo che odia la Chiesa. Si chiama Silvano. Questa volta ha preso di mira me e cerca di distogliere i lettori dal seguire la newsletter ovviamente con diffamazioni stupide e contraddittorie. È già stato segnalato alle autorità competenti perché puoi dissentire se qualcosa non ti va o non segui Gesù, ma dire diffamazioni che escono dal cuore di satana, si danneggia l’apostolato e il buon nome.
Sappiamo che è normale incontrare persone piene di spirito malefico e che hanno avversità verso il sacro, il loro odio cercano di propagarlo agli altri in una sorta di consolazione nel vedere la perdizione anche degli altri. È una malattia l’odio, queste persone hanno l’aggravante di voler fermare il santo apostolato quindi colpiscono soprattutto la missione di Gesù e della Madonna.
La tremenda colpa di questi si ingigantisce sempre più, essi diventano diabolici, sono posseduti dall’odio contro il buon apostolato.
Questi attacchi aumenteranno sempre più sul web contro i cristiani che professano di seguire Gesù, questi sono i tempi di satana come dice la Madonna a Medjugorje, è il tempo del terribile attacco che sferrerà contro la Chiesa e i cristiani. Noi lo sappiamo e non ci lasceremo abbattere dalle tentazioni teologiche e da nessuna novità che si oppone al Vangelo.
Oggi i diavoli temono la nostra fedeltà a Gesù, essi riflettono che milioni di cristiani hanno già accettato il modernismo e le novità che svuotano il Vangelo del contenuto rivelato da Gesù, invece noi restiamo solidi ed inamovibili sulla Parola contenuta nelle Scritture. I diavoli ci temono e non possono disturbarci più di tanto perché la Madonna ci protegge, ma istigano i loro servitori a disturbarci o a proporre inviti modernisti per lasciare l’Adorazione Eucaristica o la Corona del Santo Rosario. Questo succede in diverse parrocchie.
La Pasqua ci dice che Gesù è vivo e non ha cambiato una sola parola nel suo Vangelo, i suoi insegnamenti rimangono immutati.
Il vero problema che si riscontra in molti cristiani e molto spesso in coloro che hanno incarichi di rilievo, è la mancata comprensione del Vangelo storico, degli insegnamenti di Gesù. Magari conoscono scientificamente e bene la Bibbia, ma non in modo sapienziale, cioè senza lo Spirito di Dio. D’altronde anche satana conosce benissimo la Scrittura ma non l’osserva, cerca in tutti i modi di paralizzarla e di proibire a tutti di meditarla.
“Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura”, è l’amara osservazione che fa San Giovanni, riferendosi a sé e a San Pietro.
C’è una sostanziale differenza tra la loro mancata comprensione dovuta ad una incapacità spirituale degli Apostoli e la non volontà di comprendere da parte di molti teologi e cattolici di oggi. Ci sono conferenzieri che spiegano molto bene la Bibbia però in modo molto umano, non hanno colto ancora la presenza dello Spirito Santo che guida alla Verità tutta intera. La bellezza della spiegazione della Bibbia sta innanzitutto nella vita pratica di chi la spiega, se egli vive quanto vi è contenuto allora l’ha anche compresa. Se invece non vive quanto insegna, è ancora lontano dalla Verità.
Come Gesù risuscitò da morte, anche coloro che non vivono la Parola di Dio ma la insegnano devono vivere da risorti, questo è possibile solamente quando si conosce sapientemente, cioè con il cuore, la Scrittura. Il fondamento della nostra Fede è la Risurrezione di Gesù da morte, se non fosse avvenuta sarebbe inutile pregare un morto.
Gesù è vivo, questa è la vera novità che cambia la storia, la legge fisica e ogni ragionamento umano.
È determinante soffermarci nella meditazione della Risurrezione di Gesù, questo atto è la chiave per interpretare tutta la sua vita, oltre ad essere il vero fondamento della nostra Fede. Gesù ha vinto la morte, è l’annuncio che porta la speranza anche nei cuori afflitti. Senza la sua vittoria sulla morte qualsiasi predicazione sarebbe vana e la nostra Fede priva di fondamento. E come avvenne la Risurrezione di Gesù, così sarà anche per i veri credenti in Lui.
La Verità della Risurrezione è una realtà centrale della Fede cattolica, fin dagli inizi del Cristianesimo è stata predicata con piena convinzione dagli Apostoli e poi dai missionari. Non furono solamente gli Apostoli a vedere Gesù risorto, il Vangelo ci dice che furono molti a vederlo, ma i cristiani in buonafede fanno continua esperienza di Gesù vivo perché quando si invoca sempre Egli aiuta, prima o poi.
L’annuncio iniziale è sempre stato che Gesù vive, perché è risorto da morte, Egli vive nei credenti ed è Dio perché trionfatore.
Possiamo comprendere lo sbandamento degli Apostoli dopo la crocifissione, in quei momenti concitati non ricordavano più che Gesù aveva lungamente parlato della sua Risurrezione, aveva anche compiuto almeno tre risurrezioni di morti, addirittura Lazzaro era morto da quattro giorni.
Tra le risurrezioni di quei morti e la Risurrezione di Gesù c’è una differenza sostanziale. Mentre Lazzaro risorse col suo corpo ancora soggetto alla morte, la Risurrezione di Gesù è diversa perché il suo Corpo era glorioso, incorruttibile, immortale. Gesù risuscitò per virtù propria mentre gli altri per volontà del Signore.  
Nei tre giorni in cui Gesù rimase in una condizione sepolcrale, il mondo era avvolto dalle tenebre, Egli affrettò la sua Risurrezione per consolare quanto prima la Madre e gli Apostoli, risuscitò “quand'era ancora buio”, anticipando il sole con la propria Luce.
In quei tre giorni il mondo era nelle tenebre come lo era prima della sua Incarnazione, come lo è adesso perché l’umanità ha scelto di non seguire più Gesù vivo. Tre giorni sono stati stabiliti da Dio per la Risurrezione del suo Corpo umano, tre giorni saranno necessari per risvegliare l’umanità dalle tenebre e cominciare a vedere la vera Luce. La gioia autentica arriva dopo la sofferenza, arriva quando Gesù è presente nel proprio cuore.
Adesso molti apostoli cristiani non vedono più con chiarezza la Luce di Gesù vivo, le confusioni teologiche causano ombre appunto oscure. È necessario che la vera Luce risorga nei cristiani che si sono allontanati dalla Verità del Vangelo, solo così incontreranno Gesù vivo e vero e non più quel Gesù ancora morto nel sepolcro. Non è possibile vedere la Luce rimanendo nelle tenebre, occorre una sincera volontà per uscire da sé e andare incontro a Cristo risorto.
Come cristiani dobbiamo proclamare a tutti la regalità di Cristo, annunciandola con le nostre parole e le nostre opere.

A tutti voi auguro di cuore Buona Pasqua vissuta con Gesù vivo, vi benedico e prego ogni giorno per tutti voi e le vostre famiglie.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
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2227 - Gesù è risorto

1^ Corinzi 15, 12. 17-20
Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Luca 24, 36-43.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: ''Pace a voi!''.
Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse: ''Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho''.
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: ''Avete qui qualche cosa da mangiare?''.
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Matteo 28,20.
''Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo''.

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venerdì 29 marzo 2013

2226 - Commento al Vangelo del 29/3/2013


+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni (18,1- 19,42)
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti -una per ciascun soldato-, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato -era infatti un giorno solenne quel sabato-, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo -quello che in precedenza era andato da lui di notte- e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La Settimana Santa continua ad interpellarci sul significato dell’appartenenza a Cristo, ad un Uomo che mostrò indubitabilmente la strada che si deve percorrere per arrivare alla Risurrezione. La sua Passione e la Morte veramente disonoranti portano frutti spirituali infiniti, come solo un Dio poteva ottenere. Più che guardare la faccia della terribile crocifissione, dobbiamo anche soffermarci sui frutti che ne sono scaturiti.
Quasi tutti i cristiani nella sofferenza vivono il periodo di tribolazione con avvilimento e spesso con abbattimento, si soffermano a fissare la sofferenza arrivata sotto l’insegna della malattia, di un problema personale o familiare, e non si staccano da questa considerazione. È una reazione inefficace, infruttuosa sotto tutti i punti di vista, invece di uscirne serenamente si complicano ancora di più la vita con l’abbattimento inutile per ricevere le Grazie.
Questa forma di abbattimento e di smarrimento nella sofferenza, manifesta la mancata conoscenza del valore della sofferenza.
Se la sofferenza è come un chiodo che ti entra nella carne e tortura soprattutto per la preoccupazione, quando viene accettata e si prega con serenità per superarla, diventa un mezzo potente di santificazione. Quindi, la sofferenza può diventare mezzo per espiare i propri peccati, si attua la purificazione necessaria per la vita spirituale, ottiene Grazie particolari, soprattutto proprio quella sofferenza viene utilizzata per vincere quanto si sta patendo.
Lo spiego meglio: se accettate la sofferenza che patite e reagite con molta preghiera e una grande fiducia in Gesù e Maria, la stessa sofferenza diventa il mezzo per guarire ed ottenere molte altre Grazie per voi e i vostri familiari.
A chi si domanda la necessità di passare attraverso le sofferenze, rispondo che non arrivano mai da Gesù, non manda sofferenze ma le permette per la nostra santificazione. Il Signore arrivò alla sua Risurrezione passando attraverso la sua Passione e la sua Morte di Croce, e non aveva alcun bisogno di patire quelle atroci sofferenze. Noi invece siamo meritevoli di castighi per i peccati commessi e per arrivare alla nostra risurrezione, cioè ad un cammino spirituale corretto, necessitiamo senza alcun dubbio della purificazione.
La sofferenza però non và considerata esclusivamente come mezzo di purificazione, è allo stesso tempo mezzo di santificazione per sé e per gli altri. Lo abbiamo visto con Gesù stesso, mentre stava in Croce il ladrone si pentì e chiese perdono, oltre a credere nella Divinità del Signore. La sua Fede fu subito premiata: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso” (Lc 23,43). Il buon ladrone che stava accanto a Gesù è diventato un Santo e viene festeggiato con il nome Disma.
Non dimentichiamo le sofferenze patite in vita da tutti i Santi, non solamente per le stimmate o perché rivivevano la Passione di Gesù, a nessuno di milioni di Santi e Sante mancarono sofferenze atroci causate dalle malattie e dalle persecuzioni. Chi è chiamato da Gesù a condividere la sua Vita e la sua Passione, accetta con gioia e piena volontà ogni forma di sofferenze perché solamente per mezzo delle sofferenze si arriva alla risurrezione, si ottengono fiumi di Grazie per sé e milioni di peccatori.
Però mai Gesù permette una croce più pesante di quanto uno può sopportare, se diventa pesante è dovuto alla mancata preghiera.
Non dobbiamo mai abbatterci dinanzi alle più penose sofferenze, tutto è possibile a Gesù, Lui ascolta sempre ogni invocazione ed è sempre pronto a donare grandi Grazie. Noi dobbiamo disporci con una vita spirituale e virtuosa, consapevoli che accanto ad ogni sofferenza c’è sempre la Madre Addolorata che prega per noi e ci ottiene ogni forma di guarigione, se preghiamo umilmente e con amore.
Inserisco due brevi testimonianze che mi rallegrano per le Grazie che hanno ricevuto le nostre parrocchiane:
“Grazie Padre per le sue email che questa mattina mi hanno dato con una carezza, una scossa nel cuore  e mi hanno fatto crollare la rabbia che avevo nel cuore… Affronterò questa Pasqua con un animo diverso. Grazie di cuore per le sue parole, una parola in un momento particolare ti fa vedere le cose non con la ragione ma con il cuore, con un cuore privo di ipocrisia con se stessi. Grazie e Santa Pasqua. Maria Grazia”.
“Caro Padre Giulio, la ringrazio infinitamente per le sue parole, che sono calate profondamente nella mia anima, sollevandomi dallo sconforto e dalla sofferenza. Mi ha donato la speranza e la serenità. Sento di non essere sola, abbandonata e dimenticata, sento il sostegno della sua preghiera. L’abbraccio in comunione di preghiera, sempre nei Cuori di Gesù e Maria. Luciana”.
Di seguito trascrivo alcune indicazioni per il Venerdì Santo, in cui si contempla l’inaudita sofferenza patita da Gesù per amore nostro:
«Nel Venerdì Santo i cristiani commemorano la Passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che segue il Giovedì Santo. Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all’astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata.
Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto ad espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Matteo 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l’evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua nel memoriale della sua Resurrezione, la domenica di Pasqua.
Non si celebra l’Eucaristia: infatti durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì Santo si distribuisce l’Eucaristia consacrata il giorno precedente, il Giovedì Santo (celebrazione In Coena Domini), in cui si ricorda l’Ultima Cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda.
La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della veglia di Pasqua nella notte del Sabato Santo, quasi a sottolineare come il Triduo pasquale sia un’unica celebrazione per i cristiani.
La liturgia è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni e sull’adorazione della Croce, molto importante, in questo giorno. La Croce non è un semplice strumento di tortura, ma è segno dell’amore che Dio nutre verso gli uomini. Con la Croce Dio riporta la vita vera nel mondo, con la Croce Dio insegna all’uomo ad amare.
I cristiani in questo giorno sono invitati ad adorare la Croce di Cristo e a non vivere rassegnati dinanzi alle proprie croci di ogni giorno, perché solo morendo si risuscita a vita eterna.
In questo giorno si celebra in modo “solenne” anche la Via Crucis.
Il Venerdì Santo le campane, che tradizionalmente richiamano i fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia, non suonano in segno di lutto. Occorre però precisare da quale momento, in quanto si riscontrano tradizioni differenti a seconda dei diversi riti cattolici.
La liturgia secondo la forma ordinaria del rito romano, prevede l’Azione liturgica della Passione del Signore, detta In Passione Domini, detta anche Liturgia dei Presantificati, che si articola in tre parti:
* la Liturgia della Parola, composta di numerose letture e dalla solenne preghiera universale,
* l’Adorazione della Santa Croce;
* la Santa Comunione.
Solitamente, poi, in ogni parrocchia si effettua la Via Crucis o più in generale la processione devozionale con il Crocifisso, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, o le statue che rappresentano i Misteri, ossia le stazioni della Via Crucis. Il Papa celebra quest’ultimo rito presso il Colosseo.
In Sicilia e in alcune zone della Calabria il Venerdì Santo è uno dei giorni più particolari dell’anno. Vengono fusi insieme liturgia e folklore: vengono effettuate delle vere e proprie “rievocazioni” del giorno della morte di Gesù. Un esempio possono essere gli “incontri” tra le statue di Gesù e della Madonna prima che avvenga la crocefissione. Le processioni sono sempre accompagnate delle marce funebri delle bande musicali e soprattutto dai “lamenti” (canti generalmente in dialetto che rievocano la Passione)».

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2225 - Apriamo le nostre mani!

At 20,35 
" Vi è più gioia nel dare che nel ricevere! "

Mt 16,25-26 

" Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? "

Lc 12,32-34 

" Procuratevi ricchezze che non si consumano, un tesoro sicuro in cielo. Là, i ladri non possono arrivare e la ruggine non può distruggere. Perché dove sono le vostre ricchezze là c'è anche il vostro cuore. "
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giovedì 28 marzo 2013

2224 Commento al Vangelo del 28/3/2013


GIOVEDÌ  SANTO

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Siamo arrivati al giorno tanto atteso da Gesù: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia Passione” (Lc 22,15), un desiderio ardente addirittura, quindi impetuoso, infuocato, luminoso. È la Pasqua dell’addio del Signore alla vita terrena, arrivata dopo avere compiuto quanto aveva stabilito con il Padre. Nella liturgia di domani Gesù dirà: “Tutto è compiuto!” (Gv 19,30).
Gesù è per noi modello anche in questo, in tutto lo è, adesso fissiamo lo sguardo sulla precisazione che Egli alla fine riuscì a compiere tutto. Era Dio non lo dimentichiamo, ma Lui non ci chiede di compiere le sue identiche opere, invita ognuno di noi a compiere nella vita ciò che deve compiere come cristiano e figlio di Dio. Non lasciatevi ingannare dal fatto che Lui era Dio e nella sua natura umana poteva sopportare sofferenze atroci. La verità è che nessuno di noi porta una croce superiore alle sue forze.
Quando una croce diventa pesante il motivo è la poca preghiera, la persona è debole ma mai la croce diventa insopportabile di suo.
Quelli che pregano riescono a sopportare croci umanamente insostenibili, croci che non vengono mai da Gesù ma dalla cattiveria umana o da circostanze contingenti, perché il nostro Dio è un Padre che ci ama infinitamente e senza retromarce. L’uomo si può allontanare dal Padre e mai Lui rifiuta di aiutare un figlio o una figlia che Lo cerca con sincerità e con profondo pentimento.
Gesù è meraviglioso perché toglie le croci o le rende dolci, sopportabili e leggere, ma bisogna rimanere nel suo Amore. “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).
Il Giovedì Santo ci racconta l’inizio della prova data da Gesù all'umanità del suo Amore per tutti, tutta la sua vita fu una ininterrotta testimonianza del suo eccezionale Amore anche verso i suoi nemici, ma oggi e soprattutto domani mostra che non ha avuto limiti. Si è donato senza considerare la sofferenza che pativa ed era immensa come l’universo, ma già nel Giovedì Santo mostra quanta delicatezza ha per ognuno di noi.
Molti cristiani vivono con avventatezza la loro Fede e dedicano poco tempo alla preghiera o la recitano meccanicamente, quando invece Gesù ha donato la sua Vita per riparare il peccato originale e riaprire le porte del Paradiso. Ha fatto tutto per Amore, di nulla era debitore semmai Dio molto spesso viene ignorato dall’uomo.
È la Pasqua in cui Gesù compie gli ultimi atti della sua intensa e inimitabile vita terrena, in pochi anni di apostolato non trascurò nulla di quanto doveva compiere, mancavano solamente alcuni atti prima della sua atroce Passione.
Oggi e domani sono i giorni in cui dobbiamo chiederci in una riflessione sincera e profonda cosa stiamo facendo noi per Gesù, quale impegno mettiamo per la crescita spirituale e il raggiungimento di una spiritualità elevata. In che modo ricambiamo l’infinito Amore di Gesù?
La sera del Giovedì Santo furono istituiti due Sacramenti indispensabili per la Chiesa di Dio: L’Eucaristia e il Sacerdozio. La Sacra Eucaristia è stato un dono del Cielo per gli uomini, come lo è l’istituzione del Sacerdozio, un ulteriore dono divino per assicurare alla Chiesa la presenza reale ed effettiva del Sacrificio del Calvario in tutti i tempi e luoghi del mondo. Dal Sacrificio Eucaristico scaturiscono doni incommensurabili per i credenti e il mondo intero, occorre il Sacerdote per donare all’umanità Gesù sotto le sembianze del Pane.
È il miracolo dei miracoli, senza Eucaristia non avremmo nulla e non potremmo offrire al Padre il rinnovato Sacrificio incruento.
Nei suoi tre anni di apostolato i suoi nemici fecero tanto per togliere di mezzo Gesù ma Lui la sera del Giovedì Santo trovò il modo di rimanere sempre in mezzo ai suoi e a quanti Lo cercano con sincerità. Nell’Eucaristia c’è tutto Gesù.
Gli uomini cercavano di ucciderlo per invidia, Gesù trovò il modo di rimanere nel mondo per Amore. LEucaristia mostra sempre la vittoria dellAmore sul male. Se è un mistero di Fede la presenza vera, reale e sostanziale di Gesù nellEucaristia, è un mistero ancora più grande dellIncarnazione, perché qui almeno si vede il Figlio di Dio in forma umana, che parla, insegna, compie miracoli impossibili ed anche risurrezioni di morti.
Se l’Incarnazione fu un atto di kenosis, l’autosvuotamento del Logos divino nella sua obbedienza al Padre, nell’Eucaristia il Figlio di Dio si offre addirittura come cibo. Occorre tanta Fede da parte dei credenti per superare i limiti della sensibilità ed accogliere Dio presente nell’Eucaristia. Egli ha trovato il modo per entrare in relazione continua con noi.
L’Amore di Gesù fu talmente infinito da non voler lasciare l’umanità senza la sua presenza sacramentale e per amministrare i Sacramenti istituì il Sacerdozio, i continuatori della sua opera e i ministri della sua Chiesa. Gesù prima di entrare nella Passione atroce si ricordò di ognuno di noi. Infatti senza il Sacerdote non c’è l’Eucaristia. I credenti sono chiamati a pregare molto per tutti i Sacerdoti e per i bisogni della Chiesa Santa.
La sera del Giovedì Santo però fu per Gesù anche il momento più tremendo della sua esistenza, ancora più della violentissima flagellazione. Egli fu tradito da uno dei suoi e la sofferenza morale superò quella fisica. «Sapeva infatti chi Lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete puri”». C’era un apostolo privo della purezza necessaria per restare in comunione con Gesù, questo lo disse quando compì un atto davvero sorprendente e che noi dobbiamo meditare attentamente.
“Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”. Un Maestro che lavava i piedi ai discepoli non si era mai visto, poi valutiamo anche chi era il Maestro in questa circostanza… Questo insegnamento è sublime e confonde i superbi, Gesù invita soprattutto i suoi ministri a vivere nell'umiltà e a servire le necessità dei bisognosi.
Non tutti i cristiani necessitano di una lunga purificazione, ma tutti devono purificarsi. Si diventa puri con la Confessione e una vita virtuosa. Guardiamo Gesù come nostro modello: “Li amò sino alla fine”, noi dobbiamo amarlo senza fine.
Questa sera l’Eucaristia viene posta sull'altare della reposizione, leggiamo la sua descrizione:
«L’altare della reposizione è il luogo in cui, nella liturgia cattolica, viene riposta e conservata l’Eucaristia al termine della Messa vespertina del Giovedì Santo, la Messa nella Cena del Signore (in Cena Domini).
La Chiesa chiede che l’altare della reposizione non coincida con l’altare dove si celebra l’Eucaristia. È inoltre tradizione che nelle Chiese l’altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all’Eucaristia che viene conservata per poter permettere la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì Santo, ai fedeli che partecipano all’Azione liturgica della Passione del Signore; infatti il Venerdì Santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l’Eucaristia.
Inoltre la reposizione dell’Eucaristia si compie per invitare i fedeli all’adorazione nella sera del Giovedì Santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo, in ricordo dell’istituzione di un mistero così grande donato da Gesù in questa notte, e nella meditazione delle sofferenze della Passione di Cristo: alcuni qui ricordano in particolare la meditazione sulla sua agonia nel Getsemani e il tradimento di Giuda.
L’altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l’Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le Ostie consacrate non sono state consumate interamente, esse vengono conservate non in Chiesa ma in un luogo appartato, e l’altare viene dismesso, per ricordare con austerità la morte in Croce di Gesù, fino al giorno seguente, quando durante la Veglia pasquale si celebra la Risurrezione di Gesù».
Di seguito trascrivo cosa prevede la liturgia nella Messa di questa sera:
«Dopo l’orazione nella Messa del Giovedì Santo, il Sacerdote, in piedi, dinanzi all’altare, pone l’incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.
Si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.
Giunta la processione al luogo della reposizione, il Sacerdote depone la pisside; quindi pone l’incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il Sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.
Segue la spogliazione dell’altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla Chiesa; quelle che rimangono in Chiesa, è bene velarle.
Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po’ di tempo nella notte all’adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel Tabernacolo. Dalla sera del Giovedì Santo fino al Venerdì pomeriggio, Gesù patisce disonori, disprezzo,  volgarità, flagellazioni, coronazione di spine, insulti, sputi e una crocifissione intollerabile.
Rimaniamo a fare compagnia a Gesù tradito e abbandonato da tutti tranne che dalla Madre Addolorata».

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2223 - Vivete in pace!

Sal 85,9-10 
"Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore. La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra."

Is 32,18 
"Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri."

2 Cor 13,11 
"Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. "

Gv 14,27 
" Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. "
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2222 - Custodire i pensieri in Cristo

Fil 4,4-9 
"Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!"
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mercoledì 27 marzo 2013

2221 - Commento al Vangelo del 27/3/2013


+ Dal Vangelo secondo Matteo (26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dal Vangelo di San Giovanni di ieri la liturgia oggi riprende San Matteo per approfondire lo stesso episodio avvenuto la sera del Giovedì Santo. Quello di Giuda non è un tradimento come tanti avvenuti in questi duemila anni nei confronti di Gesù, non è neanche un tradimento paragonabile a quello commesso contro qualche familiare o un amico. In questo caso Giuda consegna ai carnefici Gesù per ucciderlo.
Oggi vediamo anche che si stabilisce un prezzo per vendere Gesù al nemico, sempre c’è un prezzo quando si tradisce il Signore.
Se i capi dei sacerdoti pagarono trenta denari, in realtà fu molto più pesante il loro pagamento per dichiarare colpevole Gesù senza trovare una colpa meritevole di condanna. La vera e pesante condanna l’hanno ordinata verso se stessi. I giudei non avevano accuse precise da presentare ai romani contro Gesù, si muovevano sulle parole dette da Lui e che si riferivano esclusivamente all’aspetto religioso e mai a quello politico. Essi così studiarono dopo innumerevoli tentativi di lapidarlo, di trovare un accusatore tra i suoi discepoli.
Il più bravo nella perfidia e nell’inganno era Giuda e fu subito ingaggiato. I diavoli riconoscono con facilità i loro amici.
L’escamotage era quello di trovare un traditore vicino al Signore e di attribuire a lui l’accusa non si sa di cosa, contro quell’Uomo che aveva compiuto esclusivamente del bene. Gesù lo aveva detto ai giudei subito dopo un ulteriore tentativo di lapidarlo: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e Io nel Padre” (Gv 10,32.37-38). 
La storia è piena di tradimenti clamorosi, Giuda è stato imitato da quanti hanno tradito nei secoli passati la Chiesa creando scissioni per convinzioni umane ed errate. L’uomo è spesso imprevedibile e segue per debolezza i suoi interessi piuttosto che mantenersi coerente e onesto, quando non è più vicino allo Spirito di Gesù è capace di inventare qualsiasi teoria contro il Vangelo storico.
Il Cristianesimo è pieno di divisioni per le incredibili teorie innovatrici di quanti senza rendersene conto si sostituivano a Dio e decidevano cosa andava bene e cosa occorreva eliminare dalla Bibbia. Proprio loro che presumevano illusoriamente di difendere Gesù, diventavano i primi nemici di Dio per la loro tracotanza e miopia spirituale. Si sostituivano a Dio e pretendevano riconoscimenti applicabili solamente a Gesù.
Anche questi innovatori che hanno tradito la Chiesa Santa nel millennio passato, hanno ripetuto di volta in volta la frase di Giuda a quanti ascoltavano e li seguivano nell’errore: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”.
Veramente ognuno di noi consegna Gesù al nemico quando non Lo riconosciamo più nella nostra vita come il Signore che ci ha dato determinati insegnamenti da vivere. Solitamente i credenti impegnati peccano per debolezza, conoscono la gravità del peccato e si sforzano di evitarlo ma se manca la forza interiore prima o poi si cede. La forza interiore per resistere alle tentazioni arriva solo dalla Grazia di Dio, mantenendosi fedeli ai Sacramenti e alla preghiera costante e profonda.
Se Giuda avesse condotto una vita di preghiera non sarebbe caduto nel tradimento. Chi non prega è debole ed è capace di ogni tradimento.
Non è rilevante né ottiene una attenuante l’intenzione di Giuda che nessuno conosce, Gesù rivelò l’atto più vile la sera del tradimento mentre si trovavano nel Cenacolo: In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Giuda da tempo aveva tradito Gesù nel proprio cuore, quando insinuava false interpretazioni sulle parole e sulle opere del Signore. Una azione non è grave solamente quando si compie, diventa grave anche solo nel pensarla e nel desiderarla. Infatti all'inizio della Messa si chiede perdono anche per i peccati di pensiero, al primo posto ci sono proprio i pensieri… poi per avere peccato in parole, opere ed omissioni…
Un peccato è grave anche solo nel pensarlo con attenzione e si determina per compierlo.
Questa pagina del Vangelo di oggi contrappone due identità di uomo, due persone opposte in tutto tranne che nella natura umana, mentre la carne era pure diversa perché quella di Gesù era immacolata. Il breve dialogo che avviene tra queste due figure del tutto divergenti evidenzia come la bontà non riesce a fermare la cattiveria, è sempre la perfidia umana a prevalere con l’inganno.
Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomoviene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
Ci troviamo dinanzi l’Uomo per perfezione, preziosità e sovranità, con un altro uomo famoso per la sua cattiveria, infedeltà e crudeltà. Ogni essere umano, donna e uomo, deve necessariamente scegliere nella vita chi seguire, e senza la Fede è impossibile aderire alle qualità di Gesù. Molti nel mondo vorrebbero incontrare Dio e non sanno dove trovarlo. La nostra preghiera e le nostre penitenze sono indispensabili per la conversione dei peccatori e di quanti non hanno incontrato Gesù.
In questi giorni della Settimana Santa un ottimo esercizio per raccogliersi e meditare bene il mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, è il silenzio, la solitudine, il raccoglimento interiore. Potete da adesso fino a sabato notte provare a vedere solo il telegiornale e tenere spenta la televisione tutto il giorno! I benefici spirituali che ne avrete vi lasceranno sorpresi, è l’unico modo per concentrarvi e pregare bene, pregare di più.
Potete ascoltare la radio cattolica per le preghiere, per il resto parlate a Gesù e alla Madonna che ascoltano sempre anche i vostri sospiri! È molto importante ed efficace la preghiera umile che scaturisce dal silenzio e dal raccoglimento!

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2220 - Udienza Papale 27/3/2013


Fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale. Con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il “testimone” dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI. Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi un po’ sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione.
Ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione; le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio. Ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo passo, Lui si muove verso di noi. Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore; ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro; ha chiamato un pubblicano come suo discepolo; ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi. «Le volpi – ha detto Lui, Gesù – le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio.
Nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E nell’Orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla morte (cfr Is 53,12).
Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo “per me”.
Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore; vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo domenica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!
Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”, uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per tutti noi.
Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma, padre, non ho tempo”, “ho tante cose da fare”, “è difficile”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze, anche con il mio peccato, con tante cose? Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Dio pensa sempre con misericordia: non dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso! Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… Questo che significa? Che tutti i giorni andava a vedere se il figlio tornava a casa: questo è il nostro Padre misericordioso. E’ il segno che lo aspettava di cuore nella terrazza della sua casa. Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo o guardando dall’altra parte, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero: non domanda niente. Non domanda queste cose, non chiede nulla. Va in suo aiuto: così è Dio. Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore.
La Settimana Santa è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena tante parrocchie chiuse! - dei movimenti, delle associazioni, ed “uscire” incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre! E questo con amore e con la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione.
Auguro a tutti di vivere bene questi giorni seguendo il Signore con coraggio, portando in noi stessi un raggio del suo amore a quanti incontriamo.
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martedì 26 marzo 2013

2219 - Commento al Vangelo del 26/3/2013


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,21-33.36-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa pagina descritta da San Giovanni tratta del dialogo più infausto di un uomo con Dio. Supera anche e di molto la risposta che Lucifero diede a Dio quando si rifiutò di obbedire alla sua volontà e si portò dietro incalcolabili spiriti angelici diventati in un istante oppositori della volontà dell’Eterno. Il tradimento di Giuda è l’atto più iniquo e perfido della storia commesso da un uomo, racchiude il massimo della depravazione umana, è il limite che nessuno potrà superare.
Quando si pronuncia il nome di Giuda si intende sempre un traditore che tradisce alle spalle e mostra molta cattiveria.
Il tradimento è stato sempre presente nella storia umana, mai si potrà ripetere un inganno come quello di Giuda, la sua è l’espressione più malvagia della scelleratezza umana nei confronti di Dio. Il suo tradimento è spietato perché commesso da amico, non da nemico pubblico, egli si lasciò corrompere per trenta denari e rimase con Gesù fino a poco prima di tradirlo e farlo arrestare.
Il deicidio eseguito dai giudei fu realizzato con la complicità di una persona vicina a Gesù, un suo apostolo, addirittura incaricato di tenere la cassa. È più facile accettare l’inganno commesso da un nemico che il tradimento di un amico, ma Gesù sapeva tutto di Giuda, lo conosceva perfettamente e lo teneva nel gruppo per mostrare che fin dall’inizio un traditore è stato sempre presente nella Chiesa Santa.
Le domande su Giuda sono molte e tutte interessanti, oggi non riesco ad esaurire tutti gli interrogativi e lo farò successivamente. Il primo riguarda la conoscenza di Gesù sull’operato di Giuda. Se Dio sapeva che avrebbe rubato molto denaro perché gli diede l’incarico? A questo quesito rispondo che all’inizio sicuramente Giuda non rubava e Gesù doveva dargli la possibilità di diventare onesto anche nelle opere, senza l’incarico voleva intendere che già lo considerava dannato, ma così non si spiega il motivo della scelta come apostolo.
Giuda ha avuto incalcolabili possibilità di convertirsi e diventare buono, di vincere la superbia ed agire con umiltà.
Quindi, Giuda durante la vita apostolica con Gesù scelse di rubare le offerte e commise tanti altri peccati gravi, da permettere ai diavoli di agire in lui con molta facilità, infondendogli di conseguenza martellanti accuse contro Gesù. I diavoli agiscono così quando trovano qualcuno pieno di sé e debole nel resistere alle tentazioni che infondono pensieri sempre opposti alla verità e al bene.
Tutti i peccati che commise Giuda mentre viveva insieme a Gesù, permisero ai diavoli di dominare la sua mente e la sua vita.  
Gesù sapeva chi l’avrebbe tradito, ma così era scritto nelle scritture e si dovevano realizzare le profezie: “Anche l'amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Sal 40,10).“Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore” (Mt 27,9-10).
Giuda rimase accanto a Gesù non per fede, ma con il segreto desiderio di vendicarsi, perché il Signore non voleva essere il re politico.
Su Giuda si sono espressi molti studiosi, le teorie del suo tradimento sono numerose e complesse, non tutte riescono a cogliere il parere finale di Gesù sulla destinazione del traditore: “Guai a colui dal quale il Figlio dell'Uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato! (Mt 26,24). “Quand'ero con loro, Io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Gv 17,12).
Sono sufficienti queste due citazioni per capire la destinazione di Giuda, ma lui non fu costretto dalla volontà Divina a tradire Gesù, invece è vero che Dio conosceva da millenni quanto avrebbe compiuto Giuda. Da qui sono venute le profezie sull'operato del traditore.
Nel Vangelo di oggi c’è un passo che merita una chiarificazione più precisa. Dopo la scioccante affermazione di Gesù: “Uno di voi mi tradirà”, il testo prosegue con queste parole: “Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui”. Giuda aveva mangiato l’Eucaristia, il Pane consacrato da Gesù poco prima, però questa frase che satana entrò in lui in quel momento confonde la storia.
Sappiamo dalla Valtorta che satana si era incarnato in Giuda a causa della sua vita depravata, questa è la spiegazione data da Gesù, ma quanto avviene dopo aver preso il boccone è la dimostrazione data dal Vangelo che indica il pieno dominio di satana su Giuda. L’apostolo Giovanni che scrisse il Vangelo, sapeva da Gesù che satana si era incarnato in Giuda, questo fatto lo ha reso pubblico sfruttando il gravissimo sacrilegio commesso dal traditore quando mangiò l’Eucaristia.
 “Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte”. Chi tradisce Gesù o un amico vive nella notte tenebrosa. Chi ama vince sempre.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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Medaglia di San Benedetto