Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



mercoledì 31 agosto 2011

1079 - Udienza di Benedetto XVI del 31/8/2011

Cari fratelli e sorelle,
più volte ho richiamato, in questo periodo, la necessità per ogni cristiano di trovare tempo per Dio, per la preghiera, in mezzo alle tante occupazioni delle nostre giornate. Il Signore stesso ci offre molte occasioni perché ci ricordiamo di Lui. Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nell’incontro con Lui: è la via delle espressioni artistiche, parte di quella “via pulchritudinis” – “via della bellezza” - di cui ho parlato più volte e che l’uomo d’oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo.
Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che “parla”, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni.
L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito.
Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano.
E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto.
Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi di pienezza… O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in questi splendidi edifici è come racchiusa la fede di generazioni. Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato a rivolgersi a Dio. Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, e mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me c'era il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: “Sentendo questo si capisce: è vero; è vera la fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio. Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista, nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza.
Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o anche la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi, nel 1886, proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, era entrato proprio per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio operò nel suo cuore.
Cari amici, vi invito a riscoprire l’importanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora, non sia solo occasione di arricchimento culturale - anche questo - ma soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare - nel passaggio dalla semplice realtà esteriore alla realtà più profonda che esprime - il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci “ferisce” nell’intimo e ci invita a salire verso Dio.
Finisco con una preghiera di un Salmo, il Salmo 27: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (v. 4). Speriamo che il Signore ci aiuti a contemplare la sua bellezza, sia nella natura che nelle opere d'arte, così da essere toccati dalla luce del suo volto, perché anche noi possiamo essere luci per il nostro prossimo. Grazie.
-----------------------

1078 - Commento al Vangelo di oggi 31/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Luca (4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ieri c’è stato uno scambio con il Vangelo di oggi, non cambia nulla, è una Parola eterna e senza limite di tempo. Il Vangelo di oggi avrebbe solo anticipato la guarigione della suocera di Pietro e la manifestazione della potenza di Gesù, annientatrice dei diavoli e dominatrice sulla natura e la malattia.
Il Vangelo affermava anche che «al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a Lui. Ed Egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma Egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era Lui il Cristo».
L’affermazione dei diavoli che chiamano Gesù Figlio di Dio, non deve trarci in inganno, essi non conoscono la vera identità di Gesù, e per Figlio di Dio intendono un grande Profeta. Quando Lo indicano come il Cristo, non fanno altro che riconoscerlo come l’Unto di Dio atteso dalle genti. I diavoli non conoscevano quello che Dio proibiva loro di sapere. Per esempio, se lo avessero saputo, non avrebbero mai contribuito alla crocifissione di Gesù, intuendo che da quella morte ne sarebbero scaturiti grandi frutti di Grazia.
I diavoli si sarebbero sottratti a partecipare al piano di Dio che si completava sul Calvario.
Anche sulla conoscenza o meno dei diavoli ci sono interpretazioni diverse, la mia spiegazione si basa esclusivamente sulla Sacra Scrittura, le altre sono interpretazioni personali e che cercano di trasmettere le proprie idee sulla Rivelazione del Signore Gesù.
Lasciando queste dispute sterili, leggiamo che Gesù imponeva le mani e tutti gli ammalati guarivano. Sull’imposizione delle mani c’è molta confusione, sono solamente i Sacerdoti ad avere le mani consacrate, solo essi possono trasmettere la potenza dell’Altissimo e la sua Grazia. Non è mai buono accettare l’imposizione delle mani sulla testa da semplici fedeli, ne possono scaturire danni spirituali parecchio fastidiosi. Non per colpa di chi impone le mani, ma per il rito stesso che non è affatto sacro.
È grande cosa invece pregare gli uni per gli altri.
Il Vangelo oggi ci insegna che la nostra preghiera mette terrore a tutti i diavoli, una sola Ave Maria terrorizza tutto l’inferno. Figuriamoci la Corona del Santo Rosario…
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-------------------

martedì 30 agosto 2011

1077 - Commento al Vangelo di oggi 30/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Luca (4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Vangelo oggi ci mostra con quale facilità Gesù comandava ai diavoli e questi obbedivano pieni di tremore. La stessa malattia scompare quando lo decide il Signore. Il comando che Egli manifesta sulla natura, sui diavoli e sulle malattie è certamente impressionante.
Ma meditando queste mie parole, non bisogna cadere nella trappola di considerare Gesù insensibile o poco interessato alle nostre richieste. C’è chi lecitamente vuole sposarsi e non trova la persona giusta, altri non riescono a terminare gli studi, c’è il marito che cerca un lavoro… Ogni credente ha bisogno di qualcosa e si rivolge ovviamente al Signore per ottenerla. Oltre ai disegni che solo Lui conosce, spesso c’è da migliorare la preghiera o fare la sua volontà. Abbiamo capito che Gesù ha il pieno dominio su tutto, potrebbe creare dal nulla un altro pianeta.
Abbiamo anche compreso nelle ultime meditazioni che il Signore desidera esclusivamente la nostra vera beatitudine, che coincide con il Paradiso, mentre in questa vita vuole che viviamo nella piena felicità. Egli è sempre disponibile ad ascoltarci e aiutarci. Solamente quelli che si abbandonano al suo Cuore e si lasciano guidare dalla sua volontà, riescono a comprendere l’agire di un Dio che è esclusivamente Amore.
La suocera di Pietro viene guarita perché utile all’evangelizzazione portata da Gesù, non le era stato tagliato un braccio, per cui si richiedeva un miracolo che non risulta addirittura in nessun passo del Vangelo.
Noi cattolici siamo molto fortunati per la Fede che possediamo, anche se molti non riescono ancora a valutare l’infinita portata di questo inestimabile dono. Il più ricco della terra non potrà mai comprare la pace interiore e la felicità, nonostante le ricchezze; noi portiamo dentro l’anima il Regno dei Cieli, siamo benedetti e molto spesso lo dimentichiamo.
Con i Sacramenti siamo in intima comunione con Dio che ha creato tutto. Lo seguiamo e gioisce nel vederci impegnati nella preghiera e nelle opere cristiane. Gesù ci ascolta sempre, anche il nostro gemito Lui lo interpreta secondo la nostra esatta intenzione.
La Fede che richiede Gesù è pieno abbandono a Lui che si rivela nel Vangelo.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
--------------

lunedì 29 agosto 2011

1076 - Commento al Vangelo di oggi 29/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,17-29)
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Potete immaginare che è stata una giornata dura per me, una grande sofferenza interiore sostenuta da una serena e forte certezza che Agostino è in Cielo. Umanamente ho provato il dolore del distacco, dello strappo che la morte ha compiuto nei confronti di un uomo di soli 52 anni.
Una morte prematura sicuramente, non per l’età, perché nessuno deve pensare che tutti si debba arrivare a 80 anni o vivere la vecchiaia. Tutto è nelle mani di Dio, ma spesso si anticipa questa volontà ed avvengono morte premature e dispiaceri per i familiari. Moltissimi Santi sono morti giovanissimi, chi all’età di 12 anni, di 14, 24, addirittura i Beati Francesco e Giacinta di Fatima a 11 e 10 anni.
Come posso stabilire che quella di Agostino è stata una morte prematura?
Gesù non manda mai malattie, usa la malattia per causare la santificazione delle anime, ma è l’uomo che abusa di qualcosa di dannoso. Chi fuma molto, chi beve bottiglie di alcool, altri la droga, la guida spericolata, ecc. Gesù non ha alcuna responsabilità dinanzi alle persone che mettono il cuore e il corpo sotto sforzo.
Il Signore poi non ha alcun interesse a chiamare da questa vita una persona, come se causasse la sovrappopolazione nel mondo o necessitasse una presenza in Cielo per cantare nel Coro delle anime candide… Quale gioia dovrebbe trovare Gesù nel richiamare una persona in Cielo? Solo per disegni imperscrutabili e per la salvezza di un’anima, Gesù interviene direttamente e può separare l’anima immortale dal corpo destinato alla corruzione.
Gesù interviene senza usare altri mezzi o utilizza la malattia perché era il tempo stabilito.
Nel caso di mio fratello si è trattato di uno strappo, e questo potrebbe acuire in me il dolore o l’avvilimento, ma non è così, al contrario ringrazio Gesù per il suo intervento e lo ha dimostrato chiaramente. Infatti, Gesù è così attento che ti lascia anche dei segni per farti capire che Lui è intervenuto trovando la soluzione migliore. E nelle condizioni fisiche di mio fratello dopo il tremendo colpo dell’ictus, si trattava di un miracolo imponente.
Il danno causato dall’ictus è stato molto forte. Inoltre, il cuore e la circolazione non erano molto buoni.
Tutto poteva avvenire, anche un grande miracolo, ma bisogna valutare le conseguenze e questo richiede una capacità spirituale di discernimento notevole. Prima vediamo almeno tre segni che Gesù ha lasciato: Agostino è morto subito dopo la mezzanotte, quindi ieri nel giorno di Sant’Agostino, il funerale che ho celebrato oggi alle 12 è avvenuto nel giorno del martirio di San Giovanni Battista. E Giovanni Battista è il mio nome di Battesimo.
Siccome lo conosco da molti anni, era da tempo che pregavo per lui…
Il terzo segno riguarda i frutti che causa una morte benedetta. Tra ieri e oggi ne ho visti molti. Come se una nuova persona si è inserita nella preghiera, causando Grazie, che riguardano proprio l’ambiente che frequentava.
Mi sarebbe piaciuto tenere il nome di Battesimo, ma quando nel 1991 entrai nel noviziato francescano Gesù volle che lo cambiassi in Giulio. Neanche io sono mai riuscito a capire perché, intanto è stata volontà di Gesù, e questo mi tranquillizza.
Ritorno al grande miracolo che si poteva ottenere, infatti il nostro parrocchiano Andrea si è chiesto come mai Gesù non ci ha esaudito. Invece Gesù ci ha esaudito, portando mio fratello Agostino in Cielo, questo per me è il più grosso successo di un’opera umana. Salvare l’anima vale molto più di tutte le ricchezze e di tutti i poteri di tutti i tempi.
La morte di mio fratello è arrivata dopo la morte di sua moglie, di circa 34 anni, avvenuta alcuni anni fa per un male incurabile durato lungo tempo, in cui ha pensato quasi esclusivamente alla preghiera, diventando come un angelo.
I loro figli non hanno i genitori, sono ragazzi che già da tempo ho aiutato spiritualmente e per inserirsi nel lavoro. Spero di ottenere una risposta favorevole dall’INPS dove lavorava mio fratello, per il subentro del figlio più grande di quasi 25 anni, perché non ha alcun genitore. Forse è difficile, e chiedo a qualche parrocchiano informato o avvocato di darmi una risposta esaustiva.
Mio fratello ha lasciato 5 figli, mi conforta tantissimo sapere che lui intercederà dal Cielo per tutti loro, anche a voi chiedo di ricordarvi sempre di Agostino nelle vostre preghiere, perché possa ricevere tanta forza con le nostre preghiere ed ottenere con maggiore facilità aiuti da Gesù e dalla Madonna per i 5 figli.
Ho ricevuto moltissimi messaggi di viva partecipazione, vi ringrazio di cuore. È stato bello verificare tanta sensibilità, manifestazioni pieni di amore e coinvolgimento. D’altronde, se io rimango tutto l’anno, notte e giorno a pregare per quanti si affidano alle mie preghiere e per tutti voi che seguite tramite questo commento al Vangelo la mia spiritualità, mi sembra riconoscente la vostra gratitudine espressa con l’amore manifestato in una e-mail.
Ringrazio chi mi ha telefonato e tutti voi che avete pregato.
“...Piango, sì, mi dispiace perché non mi sei più accanto, ma sarei un egoista a volerti trattenere qui con me sapendo che Dio in questo momento ti sta dando molto di più di quanto un essere umano potrebbe darti qui sulla terra”. (Sant'Agostino)
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
------------------

domenica 28 agosto 2011

1075 - Commento al Vangelo di oggi 28/8/2010, domenica 22^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa domenica ci ricorda la festa liturgica di Sant’Agostino, grande convertito e grande Santo, considerato il più grande scrittore latino della Chiesa. È anche il giorno in cui mio fratello Agostino con una grande gioia impressa sul volto è tornato alla Casa del Padre.
Proprio nel giorno del suo Patrono, ha lasciato questa misera terra per ricevere senza dubbio l’abbraccio di Gesù. Dopo 15 giorni di sofferenze pesanti, a causa di un ictus potente, non si è spento ma la Luce di Dio è su di lui, si è illuminato di eternità, sappiamo che è insieme a Gesù, nella gloria di Dio. Qui occorre la Fede per rimanere sereni dinanzi uno strappo che non era sicuramente nella volontà di Dio, sono state le sigarette e la pressione arteriosa altissima ad avere causato questo dramma.
Le nostre preghiere non sono state inutili, al contrario sono state molto belle e necessarie, hanno aiutato Agostino come meglio non potevamo. Per questo ringrazio ancora tutti quanti avete pregato con amore ed avete iniziato la novera a “Maria che scioglie i nodi”. Vi invito a continuarla fino alla fine per Agostino. Questa volta per la sua anima.
Quando vi esortavo a pregare per mio fratello, non lo facevo con un riguardo diverso perché ci lega lo stesso sangue, non c’è mai stata questa umana richiesta. Ho pregato per lui intensamente come prego ogni giorno fortemente per tutti voi, per coloro che mi chiedono preghiere, per gli ammalati e quanti portano sofferenze pesanti. Perché tutti vi considero fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre.
L’incontro con Gesù di mio fratello Agostino, è avvenuto in un clima di enorme pace interiore che è stampata nel suo mite volto. È rimasto con gli occhi semiaperti come se fosse sveglio e il sorrido dolce e veramente beato.
Quando tuo fratello carnale di 52 anni lascia la materia e sai che non lo vedrai più, non potrai più dialogare con lui, solo la Fede può donare una grande pace interiore e la Grazia di Dio che illumina su un evento umanamente triste, ma spiritualmente gioioso.
Nessuno deve pensare che abbiamo pregato invano, è sbagliato pensarlo, innanzitutto consideriamo che è sopravvissuto 15 giorni al colpo tremendo di un ictus violento, giorni in cui abbiamo sostenuto e preparato il suo incontro con il Signore dei vivi. Poi, i danni arrecati dall’ictus sono stati molto forti, non si trattava di una semplice guarigione da una febbre o un miglioramento da ottenere dopo un ictus leggero.
La sua guarigione era certamente possibile per Gesù, cosa non può fare Lui?
Io però non valuto quanto avvenuto da fratello, ma da cristiano, e valuto questa amara fine come la soluzione migliore per mio fratello. C’è qualcosa di più grande di entrare in Cielo? Di godere eternamente Dio in uno stato di felicità che non possiamo assolutamente sperimentare sulla terra?
I nostri pensieri devono essere pieni di Spirito Santo, altrimenti non siamo capaci di accettare le prove che ci colpiscono, non ci devono mai trovare deboli o impreparati. La forza ci arriva dalla piena fedeltà al Vangelo di Gesù, dai Sacramenti e dalla preghiera. Solo così eviteremo di alternare momenti di gioia spirituale a momenti di confusione mentale, come avviene oggi a Pietro. In un primo momento profetizza perché si lascia guidare dallo Spirito di Dio, subito dopo invece vuole imporre la sua volontà carnale a Gesù.
Dobbiamo essere forti e bloccare i pensieri di egoismo, di interesse umano.
Altrimenti anche ad ognuno di noi Gesù dirà: “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Non dobbiamo lasciare vincere la debolezza umana, immergiamoci nel Cuore di Gesù e troveremo le risposte ai problemi e alle sofferenze della vita. Proprio trovandomi nel Cuore di Gesù, posso dire con grande pace interiore: Sia fatta la Santissima Volontà di Dio!
Ringrazio di cuore quanti hanno pregato e continueranno la novena per l’anima di mio fratello Agostino.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
------------------

sabato 27 agosto 2011

1074 - Commento al Vangelo di oggi 27/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La festa liturgica di oggi ci ricorda Santa Monica, una donna forte e piena di Fede, costante nella preghiera per circa trent’anni, fino ad ottenere la conversione del figlio filosofo, Agostino di Ippona. Le numerose ricerche della verità lo avevano sbandato e avvicinato a molte correnti filosofiche, in nessuna però aveva incontrato la verità.
La preghiera di una mamma devota penetra i Cieli e ottiene Grazie di vera conversione.
Sant’Agostino aveva sprecato i suoi molti talenti in ricerche umane e non spirituali, si ingannava per un certo periodo frequentando grandi pensatori di quel tempo, poi crollava quell’impianto filosofico poggiato su basi fallaci. Solo quando incontrò il Vangelo di Gesù Cristo, scoprì la preziosa perla che inutilmente aveva cercato per molti anni.
Aveva utilizzato i suoi talenti per soddisfare la sua sapienza umana, rimanendo lontano da Gesù.
Lo stesso avviene a quei cattolici che hanno dei talenti e li nascondono, nel senso che non li fanno fruttare. Hanno altro a cui pensare, soprattutto oggi con la crisi economica, il rischio di recessione anche per l’Italia, problemi che si sommano a molti altri problemi.
Di sicuro non è problema nostro se i calciatori fanno sciopero e hanno deciso di saltare le partite di questa settimana. Molti tifosi saranno disperati, io invece vedo che sono proprio i calciatori ad avere perduto la bussola. Gente che guadagna milioni di euro l’anno ha il coraggio di scioperare, mentre circa dieci milioni di italiani non hanno neanche un piatto di pasta da mangiare!
Invece di far fruttificare i buoni talenti del Vangelo, pensano egoisticamente ai frutti degli interessi economici.
Gesù ha donato ad ogni essere umano l’attitudine a compiere grandi opere di amore. Chi non vive, non mette a frutto questi doni, li disperde, li rende inefficaci, li indebolisce e poi li paralizza. Viene a mancare la forza spirituale per agire con amore e verità.
Come si può essere fedeli ai Comandamenti se si calpestano le piccole cose?
(Grazie a tutti coloro che pregano per la guarigione di mio fratello).
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-----------------

giovedì 25 agosto 2011

1073 - Messaggio Medjugorje del 25/8/2011

Cari figli, oggi vi invito a pregare e a digiunare per le mie intenzioni, perché satana vuole distruggere il mio piano.
Ho iniziato qui con questa parrocchia e ho invitato il mondo intero.
Molti hanno risposto ma è enorme il numero di coloro che non vogliono sentire ne accettare il mio invito.
Perciò voi che avete pronunciato il SI, siate forti e decisi.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
-------------

1072 - Vita di Gesù (paragrafo 177-178)

Durata della vita pubblica di Gesù


§ 177. Il battesimo di Gesù, che si può praticamente considerare come l'inizio della sua operosità pubblica, di quanto tempo prece­dette la sua morte? In altre parole, quanto durò la predicazione di Gesù? In questa ricerca la guida migliore e in sostanza unica è Giovanni, per le ragioni che già sappiamo (§ 163). Ora il suo vangelo, letto senza arbitrarie correzioni nel testo (troppo spesso praticatevi), men­ziona distintamente tre Pasque ebraiche: la prima al principio della vita pubblica di Gesù, subito dopo il miracolo delle nozze di Cana (Giov., 2, 13); la seconda circa al mezzo della vita pubblica (Giov., 6, 4); la terza in occasione della sua morte (Giov., 11, 55; 12, 1; ecc.). Oltre a queste tre Pasque, Giovanni menziona altre feste ebrai­che: dopo la seconda Pasqua menziona la Scenopegia, ossia i Ta­bernacoli (Giov., 7, 2), le Encenie (Giov., 10, 22), che sarebbero cadute fra la seconda e la terza delle Pasque. Limitandosi perciò a queste indicazioni, bisognerebbe concludere che la vita pubblica di Gesù durò i due anni compresi fra le tre Pasque, e in più quei mesi che trascorsero fra il battesimo di Gesù e la prima di queste tre Pasque. Ma anche qui sorge un motivo di dubbio. Lo stesso Giovanni (5, 1) interpone fra le menzioni della prima e della seconda Pasqua una notizia che suona letteralmente cosi: Dopo queste cose era festa dei Giudei, e sali Gesu' a Gerusalemme. Qual è questa imprecisata fe­sta? Alcuni autorevoli codici greci, aggiungendo l'articolo, leggono era la festa dei Giudei; ma gli altri codici in gran maggioranza e quasi tutte le edizioni critiche moderne leggono senza articolo, e questa sembra ben essere la lezione giusta. Ad ogni modo si legga come si voglia, è gratuito supporre che una o la festa giudaica fosse ai tempi di Gesù soltanto la Pasqua; con la stessa vaga designazio­ne si poteva alludere anche alla Pentecoste o ai Tabernacoli (§ 76), ch'erano “feste di pellegrinaggio” (§74), oppure a quella delle En­cenie ch'era molto solenne e frequentata, o anche ad altre (§ 77). Inoltre si è supposto, già nei tempi antichi, che gli avvenimenti nar­rati da Giovanni in quel capitolo (cap. 5) siano da posporsi crono­logicamente a quelli narrati nel capitolo seguente (cap. 6); in tal caso l'innominata festa (di 5, 1) potrebbe essere appunto la secon­da Pasqua menzionata (6, 4) o più probabilmente la Pentecoste successiva. Questa posposizione ha in proprio favore ragioni gravi (ad esempio, il richiamo di 7, 21-23, ai fatti di 5, 8-16, come ad avvenimenti recenti), tuttavia non è assolutamente necessaria: ad ogni modo la questione cronologica ne rimane indipendente. Dal vangelo di Giovanni, dunque, non risulta che durante la vita pubblica di Gesù siano state celebrate più di tre Pasque.


§ 178. Dai Sinottici non si ricava in proposito un quadro crono­logico, come già sappiamo: tuttavia qualche vaga conferma indi­retta alla cronologia di Giovanni vi si può ritrovare. Nella para­bola del fico sterile, pronunciata da Gesù verso il termine della sua vita pubblica, egli dice: Ecco già tre anni, dacché vengo a cercar frutto... e non trovo (Luca, 13, 7). Questa durata di tempo è forse un'allusione alla durata della vita pubblica di Gesù, che fino allora aveva cercato invano frutti da un simbolico albero sterile: se l'allusione è veramente spinta fino alla coincidenza numerica, abbiamo la conferma del terzo anno in corso di vita pubblica, che già cono­sciamo da Giovanni. Un'altra indiretta conferma si ha in Marco, 6, 39, il quale dice che al tempo della prima moltiplicazione dei pani la folla si sdraiò sull'erba verde. Era dunque la primavera palestinese, forse in mar­zo, poco prima della Pasqua: ciò appunto dice esplicitamente Gio­vanni (6, 4), menzionando nella stessa occasione la seconda Pasqua della vita pubblica. L'episodio delle spighe divelte in sabbato (Matteo, 12, 1-8; Marco, 2, 23-28; Luca, 6, 1-5) suppone una messe ben matura, e perciò un periodo immediatamente successivo alla Pasqua: dunque era una delle due prime Pasque di Giovanni (la terza non può venire in questione), senza che si abbia alcun diritto a supporne una diversa da quelle due. Seguendo poi la serie cronologica offerta da Marco e Luca, si viene a concludere che questa ignota Pasqua testé tra­scorsa era appunto la prima Pasqua di Giovanni (§ 308). L'ap­pellativo di secondo-primo dato a quel sabbato in Luca, 6, 1, non ha alcuna probabilità di essere autentico, e ad ogni modo non si sa assolutamente che cosa significhi, nonostante le mol­te elucubrazioni fattevi sopra.
---------------

1071 - Commento al Vangelo di oggi 25/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (24,42-51)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Sono due i verbi determinanti in questo Vangelo: vegliare e amministrare.
Non è tenebroso questo Vangelo come potrebbe apparire da una lettura sommaria. Gesù non è un ladro che cerca di sorprenderci per danneggiarci o qualcosa di simile. È vero che non dobbiamo ignorare la realtà presente e quella futura che è nelle mani di Dio. Nessuno può stabilire quanto lungo sarà il suo futuro, per questo bisogna vegliare o vigilare sulla propria condotta di vita.
In altre parole significa che non si deve sprecare la propria vita nella vanità e nella superficialità.
Restare in Grazia di Dio, comporta una vigilanza impegnativa, si tratta di vegliare durante quei momenti in cui la tentazione è più forte o ci sono avvisaglie di occasioni di peccato.
Vegliare comporta anche una buona amministrazione della propria vita.
Dobbiamo chiederci ogni giorno come stiamo amministrando la nostra vita, cominciando dalle cose di Dio, i suoi doni, soprattutto la sua Grazia che ci arriva dai Sacramenti.
Il Signore di continuo ci dona i suoi beni, noi siamo responsabili se non li facciamo fruttare, se rimaniamo addirittura indifferenti nell’amministrazione di questi doni.
Il cammino spirituale deve condurci ad acquisire una saggezza elevata, solo così diventiamo veramente responsabili dei beni di Dio, soprattutto ci accorgiamo dell’intervento di Dio nella nostra vita. E da buoni amministratori veglieremo con maggiore interesse.
Rimanere indifferenti o deboli dinanzi al ladro che viene furtivo di notte per rubarci quello che abbiamo di buono, è invece una responsabilità grave. La propria casa spirituale và vegliata, troppe sono le tentazioni nella giornata per chi vive nel mondo.
Le prove sono numerose e in molte circostanze occorre mostrare una saggezza non comune.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-----------------

mercoledì 24 agosto 2011

1070 - Commento al Vangelo di oggi 24/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ho già avuto modo di spiegare il dialogo tra Gesù e Natanaele che poi diventerà l’Apostolo Bartolomeo e di cui oggi ricorre la festa liturgica. Filippo e Bartolomeo (Natanaele) dialogano sulla venuta del Messia, erano certamente due uomini che riflettevano sapientemente sulle Sacre Scritture.
Filippo un giorno afferma di avere trovato il Messia, fatto clamoroso perché da diversi millenni gli ebrei lo attendevano, e gli dice la città di provenienza: Nazareth. Il Messia che attendevano doveva avere invece una diversa provenienza, precisamente Betlemme. Per questo la risposta di Bartolomeo è acida: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”.
La risposta di Filippo deve spingere tutti voi a ripeterla a quanti non vanno a Messa: “Vieni e vedi”.
Nonostante la sua ritrosia, alla fine Bartolomeo accetta di incontrare Gesù. Quando ancora non aveva raggiunto il Signore, sente alcune parole che lo inquietano: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Come poteva il Figlio del falegname Giuseppe, un Uomo di Nazareth, conoscere l’identità di Bartolomeo, se mai si erano incontrati? Questa la riflessione del futuro Apostolo.
Gesù non risponde con argomenti biblici o ricordandogli i miracoli che aveva compiuto un po’ ovunque, lo avvisa di averlo visto: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Cosa faceva sotto l’albero? È la domanda che per due millenni gli studiosi si sono posti, da parte mia la risposta è solamente una: pregava.
Addirittura stava pregando Dio per avere il discernimento sulla conoscenza del Messia e pregava a sua insaputa proprio il Figlio di Dio che poi gli ripeterà di averlo visto.
Questo ci insegna, che Gesù vede proprio tutto, conosce ogni piccola cosa, ascolta anche i sospiri e ciò che pensiamo nella mente. Nulla rimane sconosciuto al Signore. Conosce anche i doppi pensieri di coloro che agendo con un po’ di ipocrisia, pensano una cosa e ne dicono altre diverse. Giudicano nel loro cuore con malafede e all’esterno mostrano sorrisi appiccicati e finti di circostanza.
È vero che bisogna sempre sorridere ed emanare bontà dalla nostra persona, ma dobbiamo emanare una gioia sincera e cristiana, che deve sgorgare da un cuore buono, non una ipocrita felicità quando nel cuore si cova un odio quasi luciferino. Molto spesso questo odio che si cova nel cuore, è diretto a familiari, parenti, colleghi…
È vero, non si dimenticano con facilità offese, persecuzioni, giudizi velenosi, inganni.
Con la Grazia e l’aiuto di Gesù tutto è possibile. È importante arrivare a perdonare nel proprio cuore ogni persona che ci ha fatto del male o con cui abbiamo avuto problemi. È necessario pregare per chi non ci ama, pensare bene di loro, nonostante la durezza dei cuori e i comportamenti non cristiani.
Non è bello agire con ipocrisia o sorridere a coloro che si vogliono quantomeno eliminare…
Bisogna esercitarsi nella preghiera ad amare tutti e sorridere con vero amore a tutti, “in questo sta la costanza e la fede dei santi” (Apocalisse 13,10).
(Ringrazio quanti pregano per mio fratello, ancora in grave situazione dopo l’ictus).
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
------------------

martedì 23 agosto 2011

1069 - Commento al Vangelo di oggi 23/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (23,23-26)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù mette il dito nella piaga, non la sua, la piaga dei credenti che alternano momenti di preghiera debole a lunghi silenzi. Se mette il dito nella piaga, causerà leggero dolore a quanti pregano poco o sono agli inizi del cammino e non hanno ancora sperimentato la bellezza della vita spirituale. Gesù usa molta misericordia verso loro, è molto paziente, li ama così come sono.
Dice però che un cristiano non può assolutamente ignorare “la giustizia, la misericordia e la fedeltà”. Sembrano tre indicazioni gettati lì per caso, noi sappiamo molto bene che il Signore non ha mai detto nulla per caso.
La giustizia è l’esercizio di dare a Dio tutta l’adorazione e agli altri il rispetto e l’amore.
La misericordia indica la comprensione da usare con tutti, la pazienza, la mitezza e l’umiltà. La fedeltà ai Comandamenti è indispensabile per un cristiano, oltre il Vangelo da osservare. Questi tre atteggiamenti manifestano inevitabilmente il cammino spirituale.
Inoltre, Gesù evidenzia agli ipocriti scribi e farisei che deve essere pulito l’interno della persona non solo l’esterno. Se il cuore è pieno “di avidità e d’intemperanza”, quindi, di cattiverie, a cosa servono le preghiere e le Sante Messe?
Gesù chiama cieco il fariseo che non vuole vedere la corruzione del suo cuore e rimane a condannare gli errori degli altri. È facile giudicare o condannare gli errori degli altri.
Non serve curare l’esteriorità se poi non si osserva il Vangelo e non si osservavano i Comandamenti. Vogliamo il consenso di Dio o degli uomini?
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
----------------

lunedì 22 agosto 2011

1068 - Commento al Vangelo di oggi 22/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Oggi è la festa liturgica della Beata Vergine Maria Regina, trascrivo dal mio libro Maria Madre di Dio, la meditazione propria. Riflettiamo sull’eccelsa Dignità della Vergine Immacolata.


1) Maria comanda in cielo e in terra
In Cielo Maria Santissima è stata incoronata Regina dal Figlio, è Lei è veramente Sovrana del Cielo e della terra, Regina degli Angeli e dei Santi, Regina degli uomini e dell’universo, perché Gesù è il Re e il Signore dell’universo.
Maria è Regina perché è la Madre di Dio, e proprio Dio la trattò da Regina, indicandola come la Donna che vince sempre il serpente antico; parlandone prima della sua nascita per mezzo dei Profeti; prefigurandola con Sante Donne e simboli nell’Antico Testamento; preservandola dal peccato originale; facendola Piena di Grazia; chiedendo il suo consenso per Incarnarsi; mandando da Lei uno degli Arcangeli più grandi del Cielo; la elevò ad una Dignità senza paragoni; la innalzò ad una Gloria eterna e impareggiabile.
Per questo San Germano afferma: “Maria, la tua onorifica Dignità, Ti pone al di sopra di tutta la creazione; la tua sublimità Ti fa superiore agli Angeli”.
Anche in Paradiso Maria condivide con il Figlio Divino la sua condizione: qui grandezze e gioie, mentre in terra aveva condiviso povertà, dolori e sofferenza.
Sulla terra Maria si dichiarava l’umile Serva del Signore, ed era stata veramente l’umilissima tra gli umili, amava il nascondimento per far brillare maggiormente la potenza di Gesù. Fu modello incomparabile di umiltà. Per la sua profonda umiliazione, Gesù la innalza a Regina, con una Gloria che nessuno può immaginare, e con una Gloria che supera molto di più, di quanto dista la terra dal Cielo, la Gloria di Abramo, Mosè, tutti i Santi e tutti gli uomini di tutti i tempi.
Se Maria è Regina incoronata dal Re, vuol dire che Gesù nulla rifiuta a questa Regina. Maria è Regina dei cuori e Regina di Misericordia. Maria in Cielo è Regina accanto al Re Gesù, Figlio suo, fulgida come il sole, bella come la luna, terribile come schiere dai vessilli spiegati, Donna splendente vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle.
Maria è Regina di Misericordia, Madre dolcissima che veglia sempre su tutti noi, perché siamo suoi figli. Maria è la ricchissima, sapientissima e clementissima Regina, che conosce meglio di noi i nostri bisogni, che ci ama con un amore per noi incomprensibile.
Sant'Atanasio scrive: “Se il Figlio della Vergine è Re, giustamente la di Lui Madre dev'essere, in senso vero e proprio, Regina e Signora”. L'Abate Sant'Arnoldo esclama: “La Madre non può essere separata dalla dominazione del Figlio, poichè una sola è la Carne di Maria e di Cristo”. Veramente San Giovanni Apostolo aveva visto “in Cielo una grande cosa: una Donna vestita di Sole”(Ap 12). “La Vergine -dice San Bernardino da Siena- divenendo Madre del Verbo Incarnato, meritò il Primato del mondo, il dominio del mondo, lo scettro regale su tutte le creature”.
San Francesco d'Assisi, devotissimo della Madonna, rivolge a Maria Regina una preghiera piena di compunzione: “Santa Maria Vergine, Creatura unica al mondo, Figlia dell’Altissimo Re Padre celeste, Madre del Santissimo Signore nostro Gesù Cristo e Sposa dello Spirito Santo”.
Sant'Alfonso Maria dè Liguori, teneramente innamorato di Maria, così la invoca: “Mia Regina, se dunque ricorro a Te, Tu non mi puoi scacciare per i miei peccati, anzi, poichè Dio Ti ha creata come Rifugio dei più miserabili, quanto più sono misero, tanto più ho bisogno di essere accolto sotto la tua protezione. O Maria, ricorro a Te e mi pongo sotto il tuo manto. Tu sei il Rifugio dei peccatori, Tu sei la speranza della mia salvezza. Se mi respingi, dove andrò?”.
La Venerabile Maria d'Agreda conobbe per rivelazione della Madonna, che Ella “prima di essere Assunta in Cielo, ebbe Grazie e scienza proporzionate a tutti i suoi titoli e Dignità. Come Regina conosceva tutti i suoi sudditi, come Madre tutti coloro che sarebbero nati spiritualmente da Lei. Conobbe tutti i Santi che sarebbero stati nella Chiesa, tutti i riti e le feste che si sarebbero istituiti, e molti praticò Ella stessa e cercò di introdurli, specialmente le feste del Signore e sue per rinnovare la memoria dei benefici di cui si sentiva obbligata a Dio, sia dei doni comunicati a tutti, sia di quelli a Lei particolari”.


2) la Ss. Trinitá ha investito Maria della sua onnipotenza
La Madonna ha detto alla stessa mistica, ciò che la Santissima Trinità sentenziò dopo la sua Assunzione: “Eletta tra tutte le creature, il Nostro Regno è tuo. Tu sei Regina e Signora degli Angeli, degli uomini e di tutte le creature. Comanda e regna. Essendo Piena di Grazia Ti sei umiliata all'infinito; ricevi il premio meritato: partecipa al dominio che la Nostra Divinità ha su tutto il creato. Regnerai sull'inferno ed i demoni Ti temeranno. Regnerai sulla terra e su tutti gli elementi e le creature: nelle tue mani sono tutti gli effetti delle cause seconde: distribuisci pure tutto secondo la tua volontà, perché a questa sarà attenta la Nostra, per eseguire la tua.
Sarai Regina di tutti gli uomini per reggere e trattenere la morte e conservare loro la vita. Sarai Signora della Chiesa militante, sua Protettrice, Avvocata, Madre e Maestra. Sarai Patrona specialmente dei paesi Cattolici. Sarai Amica, Difesa e Guida di tutti i giusti, tutti li consolerai, riempirai di beni a misura che Ti obbligheranno con la loro devozione.
Perciò Ti facciamo Depositaria della Nostra ricchezza, Tesoriera dei Nostri beni, dei Nostri aiuti e favori e niente vogliamo concedere se non per mano tua e niente negare di ciò che Tu concederai. Tutti Ti ubbidiscano: tutto è tuo per sempre: fosti Nostra e regnerai con Noi, per sempre".
“Perchè fu così esaltata -dice San Pier Damiani- può forse dimenticarsi di noi?... Non si addice a sì grande misericordia scordarsi di sì grande miseria”. “No, non dimentica -dice l'Idiota-, perchè Maria ama coloro che la amano, anzi, serve coloro che la servono”.
Maria Santissima ancora oggi in Cielo si considera schiava e serva di Dio, ma è la Regina e la Signora dell'universo. È la Regina dei Patriarchi, Profeti e Spiriti celesti. Regina Assunta in Cielo e Città Santa, fortificata e illuminata dallo Spirito Santo.
È la Regina di tutti gli Angeli, di miriadi e miriadi di Angeli. Tutti la venerano come Loro Condottiera e Sovrana. Tutti gli Angeli vorrebbero essere fatti degni di uno sguardo di questa Santissima Madre di Dio. È un grande onore per un Angelo essere inviato sulla terra da questa ammirabile e maestosa Regina per compiere una missione.
E noi? Dobbiamo ricambiare l’amore di Maria con l’amore di figli, di figli riconoscenti che vedono in Maria la Madre, l’Amata da Dio.


3) ringraziare Dio per l‘insuperabile dono di Maria
E allora, anima mia, con il devoto Sarnelli, ringrazia Dio per averti dato Maria; ringrazia amando con tutto il cuore, spirito, mente e forze questa dolcissima ed amabilissima Madre.
Devi amare Maria perchè è Madre del Signore. Devi amare Maria per il grande amore che Le porta la Santissima Trinità. Devi amare Maria, perchè l'amano tutte le Angeliche Gerarchie. Devi amare Maria per l'amore che a Lei portano tutti i Santi. Devi amare Maria, perchè l'amano tutte le anime giuste. Devi amare Maria per i grandi e innumerevoli benefici che ti ha fatti, che continua a farti e ti farà. Devi amare Maria per la sua Grazia, Bellezza e Dignità. Devi amare Maria per la sua Potenza e per l'efficacia meravigliosa delle sue preghiere. Devi amare Maria per la sua gratissima assistenza in tutti i tuoi travagli. Devi amare Maria, perchè godrai in Paradiso Gloria particolare e maggiore, come speciale servo di questa celeste Regina. Devi amare Maria per la gran dolcezza e consolazione che vi è in amarla. Devi amare Maria per le grandi cose che ha fatto per amore tuo. Devi amare Maria, perchè tanto svisceratamente ti ama, ti vuole tanto bene, e ti tiene caro come la pupilla degli occhi suoi. Ama dunque, o fedele, ama Maria, amala sempre, amala con tutto il cuore. Amala con perseveranza.
Tutti dobbiamo amare Maria, perchè è pietosissima, amabilissima, misericordiosissima, buonissima, clementissima e tenerissima. Maria è la nostra Potente benefattrice, che elargisce doni ai piccoli e ai grandi. Sì, afferma San Bonaventura, “Maria è il misterioso campo della parabola, nel quale fu scoperto un tesoro preziosissimo: Gesù, Tesoro del Padre”.
È compendioso ma profondo il pensiero di un vero innamorato, San Massimiliano Kolbe: “Maria è la Regina dell'universo, la Regina del Cielo e della terra. In Paradiso tutti la riconoscono loro Regina. L'inferno la odia e trema davanti a Lei, mentre qui sulla terra quante anime ancora non la conoscono, oppure, conoscendola troppo poco o addirittura facendo comunella con i demoni, non la onorano, la odiano”.
“Serviamo sempre con tutto l'ossequio a sì grande Regina -dice il Damasceno-, la quale non abbandona mai chi spera in Lei”. “Amiamo Maria con tutto il cuore -aggiunge l'Abate di Celles-, perchè Maria non solo ama chi l'ama, ma di più con amorosa degnazione si compiace ancora servire i suoi cari devoti”. “O anima -esclama Sant'Agostino-, ama Colei da cui sei tanto amata; ama Colei che ti ama: Ama Maria”.
Amare Maria ed esserne piamente devoto è la via della salvezza. La devozione alla Madonna è cara e gradita alla Santissima Trinità, e a noi utile e vantaggiosa.
La vera devozione a Maria consiste nel conoscerla, non offenderla, amarla ed imitarla.
Leggi buoni libri spirituali su Maria, evita di peccare, perché è offesa a Gesù, quindi, offesa a Maria. Ama Maria con tutto il cuore ed imitala ogni giorno di più, fino a trasformarti in Maria.


(Continuiamo a pregare la Madonna per la guarigione di mio fratello).
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-----------

domenica 21 agosto 2011

1067 - Vita di Gesù (paragrafo 175-176)

Inizio del ministero di Giovanni il Battista


§ 175. Altri aiuti per circoscrivere il tempo della nascita di Gesù sono offerti dagli evangelisti in occasione dell'inizio della sua ope­rosità, e qui abbiamo in primo luogo il testo classico di Luca (3, 1-2) che riguarda la comparsa in pubblico di Giovanni il Battista: Nell'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio Cesare, governando Ponzio Pilato la Giudea, essendo tetrarca della Galilea Erode, e Filippo fratello di lui essendo tetrarca dell'iturea e della regione Traconitide, e Lisania essendo tetrarca dell'Abilene, sotto il sommo sacerdote Anna e Cai fa, la parola di Dio fu su Giovanni figlio di Zacharia nel deserto. Per poter fissare l'anno a cui qui si allude, la cronologia di quasi tutti questi personaggi è troppo ampia, come risulta da ciò che ve­demmo di ciascuno di essi (Pilato, §§ 24-27; Erode, § 15, Filippo, § 19; Anna e Caifa, § 52): anche di Lisania, non ancora visto, sap­piamo troppo poco, cioè unicamente che cessò di governare nel­l'anno 37. La sola data di Tiberio è qui ben precisa, ma purtroppo la precisione e piu nella mente dello scrittore che in quella degli odierni lettori. Qual è l'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio? Poiché Augu­sto predecessore di Tiberio morì il 19 agosto dell'anno 767 di Ro­ma (14 dopo Cr.), il primo anno di Tiberio sembrerebbe cadere dal detto giorno fino al 18 agosto del 768 (15 dopo Cr.), cosicché l'anno decimoquinto cadrebbe dal 19 agosto del 781 (28 dopo Cr.) fino al 18 agosto del 782 (29 dopo Cr.). Questo computo fu il più seguito nel passato dagli studiosi. Tuttavia recentemente si è fatto osservare che in Oriente vigeva l'uso di computare per un anno intero l'intervallo tra la morte del regnante predecessore e l'inizio dell'anno civile seguente, cosicché all'inizio del nuovo anno civile il successore già entrava nel secon­do anno di regno; questo inizio presso i Romani era il principio di gennaio, presso i Giudei al principio del mese Tishri (ottobre) o più raramente del mese Nisan (marzo: inizio dell'anno religioso). Secondo tale computo il primo anno di Tiberio cadrebbe presso i Romani dal 19 agosto fino al 31 dicembre del 14 d. Cr., il secondo occuperebbe l'intero anno 15 d. Cr., e il decimoquinto occuperebbe l'intero anno 28 d. Cr.; presso i Giudei, invece, il primo anno ca­drebbe dal 19 agosto fino al 30 settembre del 14 d. Cr. (ovvero fino alla vigilia del l° marzo del 15 d. Cr.), e il decimoquinto anno cadrebbe dal l° ottobre del 27 d. Cr. fino al 30 settembre del 28 d. Cr. (ovvero 1° marzo del 28 fino alla vigilia del 1° marzo del 29). Ma, quasicché questa incertezza non bastasse, si è sollevato un dub­bio anche più radicale. Nominando l'anno decimoquinto dell'im­pero di Tiberio, Luca comincia veramente il suo computo dalla morte di Augusto? ~ da aver presente, infatti, che Augusto due anni prima della sua morte, cioè nell'anno 765 di Roma (12 d. Cr.), aveva eletto Tiberio suo compartecipe nel governo dell'Impero. Questa cor­reggenza, che dava a Tiberio nelle province la stessa potestà d'im­pero del vivente Augusto, ha fatto pensare che il provinciale Luca abbia computato l'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio par­tendo dalla data della correggenza di lui, non già da quella della morte d'Augusto; in tal caso l'anno decimoquinto cadrebbe nel 26 d. Cr. In favore di questa interpretazione sono state addotte alcune ra­gioni di analogia, ad esempio il caso di Tito che regnò poco più di 2 anni, eppure alla sua morte contava il anni di governo, da quan­do cioè suo padre Vespasiano lo aveva associato all'impero confe­rendogli la potestà tribunizia; ma, nonostante queste analogie, non sembra verosimile che il computo di Luca parta dalla correggenza di Tiberio. Nessuno scrittore antico e nessun documento archeolo­gico pervenuto fino a noi segue questo computo, e invece come inizio dell'impero di Tiberio è sempre supposta la sua successione ad Augusto.


§ 176. Dallo stesso Luca riceviamo altre due indicazioni cronolo­giche. La prima è che l'inizio del ministero di Giovanni il Battista precedette di poco tempo il battesimo di Gesù e l'inizio dell'ope­rosità pubblica di costui, come si raccoglie sia dal confronto di Lu­ca, 3,1-2, con 3, 21, sia da Atti, 1, 22; 10, 37-38. La seconda è che, al tempo del suo battesimo. L'espressione circa di trenta anni è ricercatamente elastica, a causa del suo avverbio circa. Presso di noi oggi si potrebbe applicare an­che con una differenza di due unità in più o in meno, perché è “circa di trenta anni” tanto un uomo di 32 quanto uno di 28. Presso i Giudei antichi questa elasticità non solo non poteva man­care ma vi sono vari indizi per ritenere che fosse anche maggiore; specialmente se si trattava di tollerare aggiunte, il numero-base po­teva essere accresciuto anche di tre o quattro unità, rimanendo come generico indice minimo: nel caso nostro sarebbe stato anche un uomo sui 34. Ad ogni modo siffatta elasti­cità rende questa indicazione cronologica meno preziosa di quanto sembri a prima vista. Riassumendo le date di Luca abbiamo: 1) che Giovanni il Battista iniziò il suo ministero l'anno decimoquinto di Tiberio, cioè in un tempo che può cadere nel periodo dal 1° ottobre del 27 d. Cr. fino al 18 agosto del 29 d. Cr. a seconda delle varie interpretazioni (escludendo quella del 26 d. Cr.); 2) che poco dopo l'inizio di Gio­vanni, Gesù ricevette il battesimo e iniziò a sua volta la vita pubblica essendo sulla trentina, forse passata. Appare subito che queste indicazioni sono troppo vaghe, e non of­frono una salda base ad un vero computo numerico. Un'indicazione assai importante è offerta incidentalmente dai Giu­dei che disputano con Gesù, e che riferendosi al Tempio di Geru­salemme esclàmano: In quarantasei anni fu costruito questo san­tuario (e tu in tre giorni lo farai sorgere? (Giovanni, 2, 20). Nel contesto l'evangelista, da accurato cronologo, fa sapere che quando fu pronunziata questa frase era la Pasqua del primo anno della vita pubblica di Gesù (ivi, 2, 13.23). Poiché si può stabilire con sicurezza che Erode il Grande cominciò il rifacimento totale del Tempio nel 20-19 av. Cr., se scendiamo per 46 anni da questa data otteniamo l'anno 27-28 d. Cr., che sarebbe il primo della vita pubblica di Gesù. Si noti la corrispondenza abbastanza esatta tra questa indicazione e quella dell'anno decimoquinto di Tiberio. Supponendo che i Giu­dei parlino di 46 anni totalmente compiuti, questa data conferma più o meno tutte le varie interpretazioni che collocano l'anno decimoquinto di Tiberio tra il 1° ottobre del 27 d. Cr. e il 18 agosto del 29 d. Cr. Nessuna indicazione positiva, invece, si può trarre dalle parole che molti mesi più tardi rivolsero i Giudei a Gesù: Cinquanta anni ancora non hai, e hai visto Abramo? (Giovanni, 8, 57), nonostante il fiducioso impiego che di queste parole fa Jreneo appellandosi an­che alla tradizione. Usando il numero 50, i Giudei evidentemente qui vogliono abbondare riguar­do alla vera età di Gesù, forse anche ricorrendo al numero tipico del giubileo ebraico: ma di quanto abbondassero non sappiamo, e dalle loro parole la vera età di Gesù ci resta ignota.
------------------

1066 - Commento al Vangelo di oggi 21/8/2010, domenica 21^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-20)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù si trova a Cesarea di Filippo, lì vuole conoscere il parere della gente sulla sua Persona. La considerazione è certamente altissima, ma la confusione è pure elevata. Lo considerano un grande Profeta, tipo Giovanni il Battista, Elia, Geremia e niente di più. La gente non riesce ad andare oltre. Non considera che nessuno dei Profeti citati non era riuscito a compiere miracoli così grandiosi. La gente pur considerando Gesù un grande Uomo non era riuscita ad entrare dentro la sua identità.
E posso comprendere quella gente, la confusione ci sta tutta. La cosa ridicola è la confusione presente in milioni di cristiani sulla Persona di Gesù, rimangono fuori da essa e non riescono a conoscere la sua vera identità. E se fossero solamente i laici, in parte si potrebbe anche capire, l’aspetto ancora più ridicolo è che addirittura un Cardinale tedesco e che vive in Germania, nei suoi libri ha scritto di non identificare Gesù con il Signore!
Quando Gesù volge la domanda agli Apostoli, tutti ripetono la considerazione che ne aveva la gente, solamente Pietro Lo riconosce come Messia oltre che Profeta. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Una risposta perfetta, Gesù è l'atteso delle genti, il Figlio stesso di Dio.
L’affermazione Figlio del Dio vivente non è stata detta a caso, Pietro parlava perché ispirato dallo Spirito Santo, non si rendeva conto della verità che affermava. Dicendola la conosceva anche Lui. Gesù è il Dio vivente, non un idolo che non parla e non si muove.
A proposito di idoli, sono costretto obtorto collo a parlare di personaggi che hanno rovinato letteralmente milioni di italiani. Sono gli idoli che tirano calci a un pallone, ma tutti gli idoli rovinano le anime, perché trasmettono messaggi pagani, immorali, distorti della realtà, stupidi, arroganti. Cosa possono imparare i tifosi da persone senza valori?
La notizia che non avremmo voluto leggere invece è arrivata: il contributo di solidarietà del 10% per i redditi superiori a 150mila euro, previsto dalla manovra per portare in pareggio i conti dello Stato, viene respinto dai calciatori italiani che guadagnano milioni di euro l’anno. Nella loro risposta negativa c’è tutta l’arroganza e i limiti che manifestano non solo quando aprono bocca, anche quando si muovono dietro le telecamere senza parlare.
Che molti calciatori italiani abbiamo limiti culturali enormi non ci scandalizza, ma che cerchino di fare i furbi nei confronti degli italiani che hanno un reddito magari di 151mila euro l’anno e devono pagare il contributo, non va bene. I loro evidenti limiti culturali sono pure la causa di ripetuti sbagli comportamentali, oltre i cattivi esempi che danno continuamente, rilasciano dichiarazioni banali, contraddittori e infantili. Non riuscendo a formulare un proprio pensiero, si aggrappano alla moda corrente, al pensiero più estroverso che circola. Trovo veramente curioso che grandi uomini di cultura siano tappetino di calciatori famosi e fumosi.
Chi è l’idolo? È una persona che ha la stessa mentalità di un coetaneo, tale e quale, con le stesse esigenze, sentimenti, debolezze e capacità. Il suo talento è di saper tirare bene calci alla palla o di cantare con una voce parecchio impostata e melodiosa. Per il resto sono ragazzi come gli altri, ed è inammissibile, illogico, irrazionale, che si innalzino a idoli. Ad adorarli come divinità.
Leggo sui quotidiani che tutti i tifosi sfegatati, fanno dipendere la loro vita da una parola che dice o non dice il calciatore che adorano, da un suo gesto, dal viso se è triste o gioisce, da un atteggiamento dentro o fuori il campo di gioco. Qualsiasi cosa dica per loro è una rivelazione, è il soddisfacimento delle loro attese, la grazia della giornata.
Purtroppo, nel calcio italiano sono una minoranza i calciatori maturi e intelligenti, quelli che rispondono con saggezza e prudenza, magari anche pregano, di sicuro non sono cattivi modelli per milioni di adoratori che pensano tutto l’anno al calcio e ai loro idoli. Trascurando moglie, figli, vita, gioie e famiglia. Anche il proprio lavoro per correre a vedere partite in notturna anche a molti chilometri.
Se invece devono andare in Chiesa a pochi passi… o se devono aiutare la moglie o i figli…
Se a questi chiedi chi è Gesù per loro, non sanno cosa rispondere. Molti diranno che è il loro calciatore preferito…
Chiaramente guardare una partita di calcio non è un problema, o tifare senza cieca passione per una squadra e apprezzare un calciatore di talento. Il dramma nasce quando si fa diventare idolo un uomo, preferendolo a Gesù e alla preghiera.
Ci sono calciatori che in Italia guadagnano anche 10milioni di euro l’anno. Quasi 20miliardi di vecchie lire. L’anno. Ci sono milioni di famiglie e poveri in Italia che non hanno nulla da mangiare, chi si preoccupa per loro o dona un sacchetto settimanale con un po’ di cibo? Chi pensa ai bambini che non possono andare a scuola o non hanno un cibo adeguato alla loro età? Sempre in Italia! E quando vedo un calciatore miliardario che fa il furbo o lo stupido, provo tanta amarezza.
Ringrazio ancora per le preghiere a mio fratello Agostino, ieri ci sono stati i primi miglioramenti. Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
----------------

sabato 20 agosto 2011

1065 - Commento al Vangelo di oggi 20/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questo discorso Gesù lo rivolge alla folla e ai suoi discepoli, senza fare alcun riferimento agli Apostoli che sarebbero stati ordinati Vescovi nell’Ultima Cena, quindi, anche Sacerdoti. Infatti, i nuovi Sacerdoti della Chiesa fondata da Gesù, saranno chiamati Padri, senza causare alcun contrasto con il suo insegnamento: «E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra».
Il sacerdozio fondato da Gesù è un prolungamento del suo eterno sacerdozio, soprattutto tra i Sacerdoti Religiosi è tradizione chiamarli premettendo il sostantivo Padre perché legati a Dio, con i Voti professati in una funzione solenne. I Voti sono almeno tre: povertà, castità, obbedienza. Ci sono diversi Ordini Religiosi che hanno ricevuto il permesso dal Papa di professarne qualche altro in particolare: consacrazione alla Madonna, obbedienza al Papa, la liberazione degli schiavi nei secoli scorsi.
Religioso significa appunto legato a Dio, legato in modo così forte da indicarlo come un Padre. Poi, nella sua vita, nelle sue opere deve mostrare di meritare di essere un vero Padre delle anime bisognose di aiuto e di preghiere.
Il Sacerdote rimane sempre uno strumento, voi non dovete mai fermarvi allo strumento che Dio utilizza per la sua Grazia, donata attraverso i Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Lo strumento/Sacerdote è in funzione di Gesù, esiste perché voluto da Lui e riferibile esclusivamente a Lui. Molti fedeli scambiano con facilità l’origine della Grazia (Gesù) con lo strumento (Sacerdote) umano.
Molti fedeli si fermano ai Sacerdoti considerandoli come divinità e ignorano Gesù.
Il Sacerdote è Uomo sacro perché riceve da Gesù il suo sacerdozio, non il contrario.
E il Sacerdote deve insegnare quello che Gesù gli ha ordinato di insegnare, non può arbitrariamente sezionare il Vangelo o gli insegnamenti della Chiesa per accogliere solo quelli meno impegnativi.
Il Sacerdote è uno strumento e non può sostituirsi a Colui che l’ha reso strumento.
Molti teologi hanno la fissa di modificare la Sacra Scrittura, di stabilire le parole dette da Gesù e altre dalle comunità, quali miracoli ha fatto e quali non ha fatto. Senza avere alcuna prova né documentazione credibile, trasformano il Vangelo arrivando a sostituirsi a Dio stesso. È una pura follia, solo persone senza più Fede possono agire in questo modo. Intanto, i loro libri invadono le librerie cattoliche con le Paoline in prima fila a diffondere ciò che non è cattolico.
La crisi profonda nella Chiesa è stata velocizzata da molti libri eretici, ingannevoli anche a quei fedeli “esperti”.
Questi teologi e quei Prelati che hanno insegnato teorie moderniste e continuano a svuotare il Vangelo della verità rivelata da Gesù, dovrebbero prima vivere gli insegnamenti di Gesù e poi fare quello che vogliono. Invece, non hanno mai compiuto un’opera penitenziale, non hanno probabilmente mai recitato il Santo Rosario e si attribuiscono una divinità folle. Il vero maestro della Parola di Dio è colui che serve, che dona questo cibo nella fedeltà assoluta.
Se non c’è l’atteggiamento di servire la Parola di Dio, si passa alla sua manipolazione. L’interpretazione della Parola di Dio oggi è un esercizio comune per molti teologi che insegnano nei seminari e ai futuri Sacerdoti. Mentre i Prelati incuranti stanno a guardare la rovina dei loro Sacerdoti…
La differenza tra il vero e il falso maestro della Parola di Dio sta proprio nel servire. Il vero maestro obbedisce alla Parola, la vive innanzitutto, quindi la osserva per come essa è, senza apportare alcuna modifica. Il falso maestro, invece, non vive la Parola di Dio, non è interessato, non ha alcuna attrazione. Diventa conseguente e inevitabile manometterla, trasformarla a proprio uso e consumo.
Ci sono Sacerdoti che fanno esperimenti dissacrando la Parola di Dio…
“Osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”. Devo aggiungere alcune parole chiarificatrici. Si deve osservare tutto ciò che dicono di vero e di buono. Gesù si riferiva ai maestri del suo tempo, i quali almeno dicevano la verità per poi non compierla. Oggi è diverso, i cattivi maestri non dicono più la verità del Vangelo, dicono eresie e insegnano dottrine protestanti. Per questo, occorre prima verificare ciò che dicono e poi osservarlo se corrisponde alla Parola di Dio. Vedete dove siamo arrivati… E quei fedeli che non conoscono la dottrina cattolica?
Ringrazio di cuore quanti continuano a pregare per mio fratello Agostino.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
---------------

venerdì 19 agosto 2011

1064 - Commento al Vangelo di oggi 19/8/2010

+ Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Quando ho un po’ di tempo riesco a dare un’occhiata ai quotidiani. È più facile seguire il telegiornale, perché si può ascoltare continuando a svolgere qualche occupazione. Le notizie sono quasi sempre identiche, cambiano i protagonisti ma le storie si ripetono.
La vera preoccupazione è la crisi economica, e le Nazioni sono sotto scacco.
Nei telegiornali la cronaca nera impazza, gli utenti si appassionano quando succede qualcosa e immediatamente si trasformano in super investigatori. Subito trovano il colpevole e risolvono il caso, magari dopo qualche giorno lo considerano meglio e ipotizzano altre soluzioni. È un passatempo immancabile per milioni di italiani.
Da quando non vengono uccise ragazze dopo Sara, Yara e Melania, e non vedono gli interminabili programmi televisivi, molti sono in crisi di astinenza e cercano altri svaghi, ma la curiosità rimane sempre a livelli altissimi. Al telegiornale vorrei sentire notizie belle, storie di vita edificanti, non solo violenze, guerre, incidenti, balletti politici, ipocrisia e ingiustizia. Ciò che mi causa una profonda sofferenza è infatti la manifestazione dell’ipocrisia e dell’ingiustizia. La gente ha bisogno di sentire parole di amore e di vita, molti dopo avere guardato il telegiornale hanno perduto un po’ di speranza e gioia. Ed è Gesù Cristo la notizia che molti cercano altrove, è Lui a risanare le ferite morali e a donarci il coraggio di andare avanti, in un tempo che diventa sempre più difficile.
Ogni giorno avvengono terremoti un po’ ovunque, soprattutto in Giappone la paura aumenta a causa dei livelli alti di intensità. Trema l’economia ed è crollata la pace tra le potenze mondiali, adesso si guardano in cagnesco ed aspettano gli errori degli altri per reagire. Il duo Sarkozy-Merkel, ha scoperto da alcuni giorni che la Francia e la Germania sono ad un soffio della crisi come l’America. Dopo avere impartito lezioni di economia a tutti, scoprono che sono loro i dilettanti. La loro spavalda sicurezza è crollata.
Tutte le sicurezze umane crollano, solo l’Amore di Gesù è eterno e cresce di intensità.
Le parole che ripetono i politici sono molto spesso vacue, ostentano tranquillità quando la situazione volge al crollo. Le uniche parole che invece ci trasmettono coraggio e speranze, sono le parole della Sacra Scrittura. Parole eterne di un Dio che ha creato tutto, non dimenticatelo, un Dio in grado di dissolvere nel nulla questo nostro sciagurato pianeta, oppure di crearne molti altri migliori. Ma Dio non vuole arrecarci alcun male, è l’uomo a cercare con insistenza di danneggiare se stesso e quanti gli sono vicini.
Noi adoriamo un Dio che è Padre amoroso, l’Amore stesso nella sua piena essenza.
Chi trova Gesù, scopre la vera felicità, anche quando si trova in difficoltà o nella sofferenza. Ma ha il tesoro della preghiera e tutto si risolve, perché Dio non abbandona mai i suoi figli. Ogni forma di sofferenza Gesù la vuole guarire, non gioisce nel vedere i suoi seguaci maltrattati da una persecuzione, una ingiustizia, un odio scaturito da motivi futili, una sofferenza fisica che infiacchisce e anche demoralizza i più deboli.
Gesù è la nostra salvezza e l’unica vera gioia della vita, non trascuriamolo mai.
Quando gli altri si dimenticano di voi o vi trascurano, Lui rimane sempre vicino ad ognuno di voi.
Dobbiamo però scoprire il grande Comandamento dell’amore: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo Comandamento. In realtà, più che un Comandamento è un atteggiamento di vita, ci fa distinguere le regole divine da quelle umane. Ci facilita l’obbedienza a Dio.
Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. È una legge scritta nel cuore dell’uomo, nella sua natura. La deve tirare fuori e viverla sempre. Ringrazio di cuore quanti continuano a pregare per mio fratello Agostino.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-------------

Medaglia di San Benedetto