+ Dal Vangelo secondo Giovanni (14,6-14)
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me. Se avete conosciuto Me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora Lo conoscete e Lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto Me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che Io sono nel Padre e il Padre è in Me? Le parole che Io vi dico, non le dico da Me stesso; ma il Padre, che rimane in Me, compie le sue opere. Credete a Me: Io sono nel Padre e il Padre è in Me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità Io vi dico: chi crede in Me, anch'egli compirà le opere che Io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché Io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio Nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, Io la farò».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Nei lunghi discorsi di addio riportati da San Giovanni nei capitoli 13-17, Gesù è impegnato nella spiegazione delle sue opere, più ancora, della sua identità. Da tre anni parlava della sua relazione con il Padre e non comprendevano, non riuscivano neanche a collegare i suoi miracoli con Dio Padre. Erano comunque molto sinceri e confusi.
Gli Apostoli hanno faticato molto per comprendere quello che umanamente risulta inarrivabile, ma in questo dialogo di oggi mostrano di non comprendere neanche le minime Verità, e resteranno in questa confusione anche dopo la crocifissione profetizzata e la Risurrezione del Signore.
Solo nella Pentecoste con la nascita della Chiesa, l’Onnipotenza dello Spirito Santo trasfigurò gli Apostoli e compresero le Verità rivelate.
La mente umana non poteva raggiungere i misteri di Dio, le sue iniziative e finalità. La ragione può intuire Dio senza riuscire a dare spiegazioni convincenti alle sue opere, comunque rimane debole la sola ragione nel percorrere vie inaccessibili e trova semmai spiegazioni sbagliate o irrilevanti.
Dove c’è buonafede è più semplice l’inaccessibile via dei misteri di Dio, ma lo stesso l’uomo da solo non riesce ad elevarsi di molto.
La ragione nell’uomo lo distingue perché appunto, ragiona, ha la facoltà di pensare che è peculiare dell’uomo, soprattutto è la capacità di discernere, di determinare rapporti logici e di formulare giudizi. Non si intendono i giudizi ingiusti, si tratta della valutazione della realtà.
La spiegazione della realtà ogni essere umano la possiede secondo la Fede in Dio, questo appare illogico agli atei e anche ai cristiani senza Fede, ma rappresenta la spiegazione logica dell’aiuto che deve necessariamente ricevere la ragione per esplorare ed analizzare ciò che non può raggiungere da sola.
Non ci sono mai stati scienziati atei capaci di elevarsi oltre ciò che le potenzialità della ragione danno a conoscere. È vero che l’uomo ha potenzialità intellettuali meravigliose ma non si dirigono verso la spiegazione dei misteri di Dio.
L’esempio ci arriva dagli Apostoli, anche se non erano tutti eruditi. Avevano visto per tre anni miracoli straordinari come risurrezioni, guarigioni di lebbrosi e di tantissimi ammalati incurabili, ma la loro ragione aveva difficoltà a capire le parole indecifrabili di Gesù.
Però il Signore li rimproverava per la loro pigrizia intellettuale, questo indica che erano in grado di credere nella sua Divinità per quanto avevano visto e ascoltato nei tre anni di vita comune, ma si fermavano lì.
In questo dialogo gli Apostoli non avevano scusanti, Gesù non chiedeva di spiegare i misteri di Dio ma di ricordare quanto aveva insegnato e che aveva dimostrato con i miracoli come assoluta verità.
Il Signore non chiedeva quanto non potevano ancora capire, lo avrebbero capito dopo la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste. La sua richiesta era più moderata e adeguata alla loro comprensione. Se avevano visto grandi miracoli ed ascoltato le sue parole per tre anni, non poteva Filippo chiedergli: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”.
Una richiesta impulsiva dettata dall’amore che nutre Filippo per Gesù, una risposta sfuggita dopo avere sentito dal Signore che Egli aveva fatto conoscere e vedere il Padre. A mente serena si comprende che Gesù ripeteva quanto detto in moltissime occasioni, cioè, che Lui e il Padre erano e sono una cosa sola.
Lo spiega ancora meglio Gesù a Filippo affermando: “Chi ha visto Me, ha visto il Padre”.
Fa commuovere Gesù anche in questa discussione, Egli si trova seguaci che appaiono come smemorati e Lui è costretto ad insistere: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto Me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre?”.
Non credi che Io sono nel Padre e il Padre è in Me? Le parole che Io vi dico, non le dico da Me stesso; ma il Padre, che rimane in Me, compie le sue opere. Credete a Me: Io sono nel Padre e il Padre è in Me. Se non altro, credetelo per le opere stesse».
Riflettiamo sulle opere del Signore per crescere nella Fede e sviluppare un amore particolare verso Lui, e Lui sarà più vicino e presente in noi!
Ci ripete di credere in Lui, di invocarlo con Fede perché non ci vuole perdere. “Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, Io la farò”.
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