Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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venerdì 30 agosto 2019

GS41 - Sul vassoio la testa dell'Italia

Giovedì 29 agosto 2019

Martirio di San Giovanni Battista

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,17-29)
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questa festa ci ricorda l’agire malvagio di persone devastate dal Male e pronte a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi, senza preoccuparsi dei danni che procurano agli altri, come nel caso di Giovanni Battista. Non hanno più la forza spirituale né il desiderio di agire nella verità e di bloccare la loro impulsività irragionevole, e riescono appena a rientrare in sé solo in presenza di qualche disgrazia o di sofferenze acute. Sono però pochi quelli che chiedono perdono a Dio.
Potrei citare incalcolabili casi di operazioni sbagliate intraprese da uomini potenti o da grande industriali o da politici senza saggezza e avvedutezza, dimostrativi nei fatti indifferenti sulle sorti dell’Italia e dei cittadini.
Moltissimi parlamentari a Roma continuano a dimostrare che il buonsenso, il rispetto delle regole, la forza delle proprie idee, la loro storia, tutte le promesse reiterate, mettersi a servizio dei cittadini per il bene comune, sono solo barzellette e raccontano panzane con grande maestria.
Per me un politico vale l’altro, deve solo possedere i requisiti dell’onestà intellettuale per emanare Leggi corrette e buone iniziative per il bene degli italiani. Mi interessano i loro programmi, come si schierano di fronte alla Chiesa e che idea hanno dell’Italia.
Alcuni cattolici seguono gli atei comunisti e di sinistra, sperano senza ponderazione spirituale che governino anche tassando gli italiani, e restano indifferenti per la perdita di identità, delle tradizioni, della scelta dell’invasione dei musulmani.
È autolesionismo o un’impulsività accecante tanto da non vedere che certe Leggi a favore dei clandestini distruggeranno il Cristianesimo e i cittadini italiani? Neanche questo fa scattare un moto di dignità?
L’accoglienza è innata e generosa in noi italiani, lo dimostrano i milioni di africani e di asiatici che hanno la cittadinanza italiana e si sono integrati bene, mentre il problema si pone sul progetto di invasione forzata voluta da Bruxelles, che si sta realizzando contro la Chiesa Cattolica e l’Italia.
È urgente la presenza di tanti nuovi Giovanni Battista in grado di annunciare la Verità, senza temere le ripercussioni dei cattivi e traditori.
Qui non si fa politica ma si cerca il bene della Chiesa e dell’Italia, e il migliore mezzo è la preghiera, la recita del Santo Rosario.
La festa di oggi è particolare, è dedicata all’unico Santo, dopo la Madonna, di cui si festeggia la sua morte oltre che la sua nascita. Dio ha voluto che il suo popolo lo ricordasse anche con la festa di oggi per il suo martirio, ad indicarci la sua Fede e che per diventare veri seguaci di Gesù bisogna avere una Fede forte, essere coraggiosi e lasciare ogni impedimento insignificante.
La sua morte scaturisce da una vendetta consumata in un clima trasgressivo, indecente e con un re fuori di sé, anche solo per vedere ballare una ragazza. Arriva a fare una promessa inconcepibile: «“Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. E le giurò più volte: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”».
«Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Parole che si commentano da sole, danno l’idea della bassezza morale di Erode e dell’incapacità di un pur minimo autocontrollo.
Erode fece uccidere Giovanni Battista per soddisfare la vendetta di una donna cattiva e non ebbe più paura di condannarlo, poi consegnò la sua testa su un vassoio. Erode cambiò decisione su Giovanni Battista, dalla paura passò alla sua morte per vedere ballare una ragazza. Che bassezza! 
Un re dimostrò di non poter gestire i suoi impulsi e si lasciò vincere dai piaceri della carne. Immaginiamo l'incapacità di reazione ai pensieri di superbia e di voler essere protagonista che annientano molti politici e li rendono schiavi del potere e frementi per le importanti trattative con il mondo esterno..., in attesa di dare circa 500 importanti incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo e dei titolari di incarichi dirigenziali.
Questo e altro hanno cercato per un'alleanza che non potrà durare e che crocifiggerà gli italiani. Fatto molto strano è stato l'appoggio del Vaticano, di alcuni che mostrano senza timore di allearsi con il comunismo. La Madonna a Fatima condannò il comunismo e chi dovrebbe insegnarlo agli altri ne è diventato complice. 
Quello che appare all'orizzonte è che la testa dell'Italia sarà definitivamente consegnata su un vassoio all'Unione europea. Noi dobbiamo pregare il Santo Rosario per l'Italia, è stata designata come la Nazione su cui sperimentare di tutto e ricominceranno a fare quanto è in abominio a Dio.
Vedrete cosa avverrà nella nostra amata Patria. Patirà e piangerà, piangerà e patirà.
La Fede ci spinge a sperare l'impossibile, per questo chiediamo aiuto con grande fiducia a Gesù e Maria.
Quando un pensiero ossessivo inonda la mente e non c'è il dominio della volontà, l’autocontrollo, è difficile vincerlo e dimenticarlo. Certi pensieri che si stabilizzano nella mente di chi non prega o vive nella corruzione, diventano le guide da seguire, pensieri falsi e diabolici trasformati in dogmi da seguire assolutamente. Abbiamo assistito a molti fallimenti di persone troppo sicure e bugiarde. Queste persone non riescono a discernere nulla, sono potentemente schiave del potere, del denaro, delle bugie e degli affari. 
Tutte le tentazioni sono superabili, proprio tutte, si possono vincere invocando Gesù e recitando il Santo Rosario alla Madonna!
San Giovanni Battista è il grande modello dei cristiani che seguono con coraggio Gesù Cristo e non temono ritorsioni nella difesa di Dio, della Santa Chiesa e del Vangelo storico. Sono i cristiani che hanno incontrato veramente il Volto di Gesù nella preghiera contemplativa e non hanno più rispetto umano, cioè, non si vergognano pubblicamente di testimoniare Dio e non trascurano i doveri religiosi anche se vengono giudicati dagli altri.
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GS40 - La vita senza vergogna di molti famosi

Mercoledì 28 agosto 2019
XXI Settimana del Tempo Ordinario

Sant’Agostino

+ Dal Vangelo secondo Matteo (23,27-32)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Si continua ancora ad approfondire l’annuncio e la conseguenza dei guai proferiti da Gesù a scribi e farisei. Questi dovevano essere troppo maliziosi per far scattare nel Signore una condanna che appare definitiva per la vita condotta da questi personaggi teatrali, bravissimi a fingere, travestiti da ebrei osservanti.
In effetti essi osservavano rituali religiosi ma erano stati inventati da loro, non c’era la Volontà di Dio nei loro precetti e modificavano i Comandamenti.
Una grande tragedia quella che vivevano scribi e farisei e non erano in grado di capire la distanza siderale che oramai li separava da Dio. Erano sotto un’illusione per loro luminosissima ma rivolta al Male, avevano deviato dal cammino santo e si ritrovavano a giustificare i loro gravissimi errori nei confronti di Dio.
Erano finiti in fondo al tunnel invaso dall’oscurità, ma essi nell’inganno immaginavano di trovarsi nella verità e attaccavano Gesù.
Non c’era solo malizia nel loro comportamento, essa comunque scaturiva dalla perdita di Dio, anche della Luce che illumina la coscienza e mostra alla persona la realtà della sua vita e non un’immagine ipotizzata a causa della fede svanita.
Scribi e farisei supponevano di seguire Dio e diffamavano il Figlio Gesù ritenendolo nell’errore, nella piena eresia. Per loro Gesù era eretico! Oggi è sicuramente eretico il cristiano che non accoglie il Vangelo storico di Gesù e ne diffonde uno stravolto.
È vero che il Signore affermava alcune Verità nuove e non presenti nelle antiche Scritture facendo scattare nei suoi nemici alcuni capi di imputazione, motivati dall’odio e dalla voglia di eliminare questo Uomo che compiva miracoli straordinari, ma qui sorge una riflessione: Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea erano autorevoli membri del sinedrio ma credevano in Gesù. Come mai?
San Luca nota che Giuseppe d’Arimatea era una persona buona e giusta, lo stesso si poteva dire di Nicodemo, essi erano rispettivamente membro autorevole del sinedrio il primo e dottore della Legge, fariseo e membro del sinedrio il secondo. Divennero discepoli di Gesù pur facendo parte del sinedrio che odiava a morte il Signore e questo indica che il sinedrio era impuro e aveva perduto Dio.
Tranne, appunto, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, tanto che la Chiesa li ha canonizzati e la loro festa liturgica è il 31 agosto.
Questi due Santi e si sono santificati per la loro bontà, per l’onestà intellettuale che deve rimanere sempre per i cristiani l’identità eccelsa e nobile, sia davanti a Dio che conosce tutto, sia agli uomini che non vedono dentro, ma percepiscono dove è presente la correttezza.
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità».
Senza voler giudicare alcuno, solo per constatare la vita senza vergogna che mostrano tanti personaggi dello spettacolo, dello sport e di altri ambiti che all’esterno amano rivestirsi in ghingheri e orpelli, mentre devastano i giovani e quanti li ascoltano o seguono le loro opere scandalose.
I valori si sono capovolti e moltissime persone perbene arrivano a confondersi dinanzi alle rappresentazioni della vita di gente famosa che sfoggia con fanatismo, indecenza e vizi come se fossero i veri valori. Lasceranno dei ricordi, ma nella vita non hanno meritato il premio di Dio.
Essi soffrono interiormente quasi senza tregua per la mancata felicità che rincorrono sui binari sbagliati e a nulla serve il lusso.
Neanche per loro è chiusa la possibilità di liberarsi dalle catene della vita insopportabile e banale, ogni peccatore ha la possibilità di recuperare la dignità smarrita e di risalire dal burrone dei vizi infelici.
Gesù li attende a braccia aperte e dinanzi al loro pentimento dimentica subito il loro passato, ogni peccato commesso e li abbraccia.
Gesù non condanna nessuno, sono le scelte sbagliate dei peccatori ostinati a far perdere ogni Bene, quel Bene che se vissuto rimane eternamente. Tutto passa e niente rimane per sempre. Solo Dio è quel valore insostituibile e facilmente raggiungibile ma bisogna esaminare la coscienza e ripartire dal binario giusto, quello della docilità alla Volontà di Dio.
Questo può farlo qualsiasi peccatore che umilmente scopre la vita sperperata nelle cose effimere e rinasce santamente in spirito e verità.
Occorre la saggezza di un grande convertito come Sant’Agostino, arrivato a Gesù dopo un lungo percorso, per diventare una lampada che brilla.
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GS39 - Non tralasciare le buone opere

Martedì 27 agosto 2019

Santa Monica

+ Dal Vangelo secondo Matteo (23,23-26)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La Parola di Dio che leggiamo ogni giorno fortifica lo spirito e al tempo stesso appaga, arreca  incalcolabili benefici spirituali. L’anima trova la vera pace perché essa cerca misteriosamente quel Dio che l’ha creata e non ha pace se ne rimane lontana.
Molte anime sono inquiete perché lontane da Dio, sono nella tristezza e non trovano la vera gioia in nessuna prospettiva umana.
La vita dell’anima è regolata meravigliosamente quando è presente lo Spirito di Dio, in sua assenza ogni persona è sempre smaniosa di compiere qualcosa, anche ciò che non è moralmente onesto e che allontana da Gesù.
È turbata senza spiegarsi la ragione.
È contrariata nelle scelte da compiere e non trova mai la soluzione migliore nelle decisioni.
È annoiata da tutto e soddisfa solo i capricci.
Potrei continuare ancora a delineare lo stato interiore di quanti sono lontani da Gesù oppure non Lo seguono con docilità.
La Parola del Vangelo accolta con sincero interesse, diventa il vero nutrimento dell’anima e la persona prova gioie interiori nuove e preziose. Si sente mentalmente libera, i pensieri sono più purificati, non avverte più il senso di confusione.
Tutti possiamo sperimentare questo stato spirituale se ci decidiamo per Gesù e la Madonna, se diamo a Loro molto spazio nella nostra vita.
Cosa c’è oggi al centro della vita che conduciamo?
Un idolo di qualsiasi campo di appartenenza che ingannevolmente appaga, porta davvero la pace interiore e una gioia soprannaturale?
I brani del Vangelo di ieri e di oggi sono molto utili a tutti e non solo ai Vescovi e ai Sacerdoti come si potrebbe pensare, leggendo le micidiali condanne di Gesù a scribi e farisei. È opportuno leggere di seguito i versetti dall’1 al 32 del capitolo 23 di San Matteo.
La lettura di questi versetti vi aiuterà a capire diversi aspetti importanti della vita spirituale e dei comportamenti di chi ha autorità.
Chi si confronta con la Parola non sempre scopre qualcosa riguardo la sua vita spirituale, ma di sicuro riesce a capire cosa non bisogna compiere per non diventare oppositore di Gesù Cristo, infatti molti annunciano queste parole e rimangono impassibili sulla manipolazione della Bibbia.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il Regno dei Cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare” (Mt 23,13).
Aumentano quelli che manipolano pubblicamente il Vangelo e negano gli insegnamenti di Gesù, gli stessi trasmessi da duemila anni dalla Chiesa. Si arriva a tanto senza turbamento e si farà di peggio, mentre tutti noi dobbiamo impegnarci nella difesa della sana dottrina della Chiesa, diffondendo il Vangelo e il Catechismo.
Chi non conosce la vera dottrina cattolica, accetta inevitabilmente tutte le teorie eretiche protestanti perché abilmente mischiate ad altri insegnamenti del Vangelo, il tutto condito da parole indulgenti e pietose. È una misericordia tutta umana che esclude l’esistenza del peccato.
Noi invece vogliamo seguire la Verità tutta intera, quella di Gesù contenuta nel Vangelo storico. Solo Lui è indulgente e misericordioso.
Ognuno di noi deve diventare come Santa Monica, la madre di Sant’Agostino, donna di intensa Fede e di continua preghiera. Dobbiamo pensare di avere anche noi non solo un figlio peccatore come avvenne a lei, ma tanti fratelli peccatori sparsi nel mondo, bisognosi anche di una sola Ave Maria per salvarsi eternamente.
Una sola Ave Maria recitata con amore e fiducia può far scaturire più conversioni: la Madonna aggiunge le sue preghiere e le offre a suo Figlio.
Tutto è possibile quando si prega con amore, umiltà, di frequente e con grande fiducia.
L’assidua, fiduciosa e potente preghiera di Santa Monica ottenne una Grazia insperata umanamente, come la conversione del figlio filosofo e sempre alla ricerca della verità. Noi conosciamo la Verità, è Gesù Cristo. Testimoniamolo con la vita e preghiamo per la conversione di quanti non seguono più fedelmente il Signore.
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GS38 - Il più terribile tracollo morale

Lunedì 26 agosto 2019

 + Dal Vangelo secondo Matteo (23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il Regno dei Cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il Tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù continua a svelare l’identità degli scribi e dei farisei celata sotto i filattèri e le frange, dietro una ritualità fatta di annunci e di un’osservanza religiosa inesistente. Da qui si comprende l’inefficacia delle parole senza Fede e questo oggi viene percepito dai cristiani che non trovano né ascoltano una spiritualità coerente al Vangelo.
Non sono le parole che si pronunciano ad esprimere la presenza della Fede di un cristiano, è la sua retta vita, le opere buone che compie.
La vanità, l’inutile ostentazione degli scribi e dei farisei non bisogna considerarle come una condotta da applicare solamente a loro, anche se loro venivano disapprovati da Gesù. Anche la nostra generazione ha i suoi ipocriti, quegli impostori vestiti di abiti sacri che tradiscono il Signore per l’ambizione e le ricompense dei potenti.
Gesù prima di questa nuova invettiva contro scribi e farisei, aveva precisato che farsi chiamare rabbi, che significa «maestro mio» o «padre», era per Lui un abuso di autorità perché uno solo ha diritto d’essere chiamato «Padre» ed è Dio, e uno solo è il vero Maestro, il Cristo, che è la Parola del Padre.
Questo ammonimento era diretto agli scribi e ai farisei e non ai Sacerdoti cattolici, Gesù non aveva ancora istituito il sacerdozio. Nella Chiesa Cattolica sono chiamati Padri i Religiosi solo perché, come Sacerdoti della Nuova Alleanza rappresentano il Signore.
Il Sacerdote cattolico è un Alter Christus.
L’ammonimento di Gesù agli scribi e ai farisei, metteva in guardia tutti sulle messinscene spettacolari proprio di coloro che erano chiamati ad essere di esempio al popolo, chiamati a mostrare con la vita onesta e le buone opere l’esistenza di Dio.
Qui emerge il distacco totale tra la propria immaginazione e la vita reale, tra l’idea che si ha di sé e il valore della persona davanti a Dio.
Si scende sempre più in basso nella vita spirituale quando si tralascia l’osservanza dei Comandamenti e non si prega più con il cuore, quando la preghiera è solo routine, considerata più come una pratica da completare presto che un incontro amorevole con Gesù.
Questo svuotamento spirituale non avviene di solito in modo consapevole ma si è sempre responsabili, è il punto in cui il cristiano ha già perduto la bussola della sua vita e non sa più da dove e come ricominciare. Si è perduta la comunione con Gesù e la Madonna, la vita scorre senza l’impegno di compiere nella giornata quanto c’è di più importante: pregare.
Gesù è Amore e Misericordia, contro scribi e farisei fu costretto a proferire dei «guai», smascherandone tutte le grettezze ipocrite, e questo dovrebbe intimorire soprattutto quei Ministri di Dio che non osservano più la sana dottrina e preferiscono occuparsi del sociale trascurando Dio e i poveri della parrocchia.
I guai lanciati da Gesù a scribi e farisei indicano l’irrimediabilità della loro condotta di vita. Eppure si consideravano i puri e perfetti di Israele, gli unici che potevano insegnare e addirittura anche correggere gli ebrei. Invece davanti a Dio erano solo dei disgraziati.
Quanti cardinali, vescovi e sacerdoti della Chiesa presumono superbamente di essere come dei... mentre la loro è una condizione disgraziata?
I Sacerdoti devono pregare molto nella giornata fino a diventare essi stessi preghiera, con una vita retta e la piena osservanza dei Comandamenti.
Apro una parentesi per valutare la possibilità dell’attenuante: sono consapevoli della vita traviata e del cammino verso la disperazione?
La risposta esatta su essi la conosce solo Dio, di sicuro la perdita della Grazia divina rende anche gli ostinati peccatori cristiani che seguono Gesù Cristo, come dei pagani perché non vivono la Fede, non osservano i Comandamenti, non riescono a frenare i pensieri instabili che portano ad una vita dissoluta.
Molti cristiani abbandonano la preghiera e la Santa Messa perché l’aridità li svuota e non sanno cosa fare, non avvertono più alcun interesse verso Dio e non pregano né Lo adorano più.
Quando si perde il gusto della preghiera e si smarrisce la comunione con Gesù e Maria, l’intelletto confuso non permette di dare conto a Dio delle opere e scelte, tanto che questi cristiani si stabilizzano nella mentalità in cui trovano l’appagamento dei loro capricci.
Nella Chiesa è in atto il più terribile tracollo morale causato dai prelati e dai sacerdoti smarriti tra vanità e piaceri, oramai privi di Fede.
Sono come ciechi che non vedono più il Bene e conoscono solo la strada della corruzione.
«Guai a voi, guide cieche. (…) Ciechi! (…) Ipocriti».
Questa cecità colpisce anche i cristiani che hanno abbandonato l’osservanza dei Comandamenti e non si curano più della vita spirituale. Può avvenire ai laici ma anche ai cardinali, vescovi e sacerdoti. Nessuno è escluso, anzi, chi più ha avuto dal Signore più grande sarà la responsabilità davanti a Lui.
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il Regno dei Cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare». 
Recitiamo con grande fiducia e regolarità il Santo Rosario per l’amata Chiesa, la conversione dei prelati e dei sacerdoti, di tutti i peccatori.
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domenica 25 agosto 2019

MD 43 Messaggio del 25 agosto 2019 a Marija

Cari figli! 
Pregate, lavorate e testimoniate con amore il Regno dei Cieli affinché possiate stare bene qui sulla terra. 
Figlioli, Dio benedirà il centuplo il vostro sforzo e sarete testimoni tra i popoli, le anime dei non credenti sentiranno la grazia della conversione ed il Cielo sarà grato per le vostre fatiche ed i vostri sacrifici. 
Figlioli, testimoniate con il rosario nella mano che siete miei e decidetevi per la santità. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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GS37 - Voi, non so di dove siete

Domenica 25 agosto 2019

XXI  DEL TEMPO ORDINARIO

 + Dal Vangelo secondo Luca  (13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il tema della salvezza eterna è al centro della questione di questa domenica, è una riflessione che portiamo in noi tutti i giorni dell’anno, infatti nessun uomo e donna è in grado di stabilire se si salverà eternamente oppure no, quindi fallirà il traguardo finale.
Perché in questo mondo si corre senza cercare Gesù Cristo, gli ambiziosi non smettono di calcolare, quanti non pregano scivolano più giù.
Questo brano contiene alcune affermazioni di Gesù che mi causano grande sofferenza, vanno a suscitare la mia costante preoccupazione per la salvezza eterna dei peccatori, ma anche dei cattolici di ogni condizione che vivono senza impegnarsi nel rinnegamento e non si rendono conto che in un istante potrebbero ritrovarsi al cospetto del Signore ed essere giudicati.
Ognuno è arbitro del suo destino eterno. Con le sue scelte o le non scelte evangeliche, decide se gioire per l’eternità oppure patire.
La condizione spirituale di molti cattolici, anche Consacrati e Prelati, è in opposizione ai Comandamenti, sono loro stessi a manifestarlo con le opere e le parole. La condizione ancora più disgraziata è dei non credenti, da non considerare già dannati perché tutto è possibile prima della morte.
Eppure Dio è buono, ama tutti e perdona i peccatori pentiti. Questo è il Vangelo e i suoi discepoli lo hanno ripetuto, milioni di Santi lo hanno testimoniato.
Il nostro Dio viene riconosciuto come diverso dalla divinità dei musulmani e relativamente anche degli ebrei per il loro rifiuto categorico del Nuovo Testamento. Possiamo senza alcun dubbio affermare che esiste un Dio cattolico, e ogni persona obiettiva che conosce Gesù si accorge della diversità, perché solamente Gesù Cristo parla di amore, misericordia, umiltà, rispetto del prossimo, bontà, amicizia, perdono e di amare i propri nemici.
Noi cristiani abbiamo come dovere il rispetto verso ogni prossimo, ogni persona che conosciamo e incontriamo. Non è assolutamente scritto nel Vangelo la parola odio o la reazione contro i nemici, al contrario Gesù ci ha insegnato a perdonare e ad amare anche i nostri nemici.
È evidente la differenza, noi adoriamo un Dio Amore, un Padre che ha mandato sulla Croce il Figlio come atto di misericordia e di perdono.
Noi desideriamo la pace in tutti i cuori e la gioia nella vita di tutte le persone del mondo! In noi non può essere presente l’odio.
Noi siamo cristiani, chiamati ad amare e a rifuggire qualsiasi forma di odio e vendetta, portatori di valori che il mondo oggi rinnega e calpesta. Comunque, non è tanto la nostra adesione al Vangelo di Cristo a permetterci la salvezza eterna, è la nostra vita a permetterci di ricevere grandi premi già adesso o l’allontanamento dal Cuore di Gesù.
Non è l’autorità sacra che si ricopre né il sacerdozio o la presenza in Chiesa, la partecipazione alla Messa dei credenti o l’appartenenza ai gruppi di preghiera, a garantirci la salvezza eterna. Il Vangelo è troppo chiaro, Gesù spiega con un ammonimento l’illusione di molti che considerano la loro salvezza sicura, senza però osservare i Comandamenti.
Chi è sicuro di salvarsi eternamente?
Rileggiamo cosa dirà Gesù a molti nel Giudizio: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!».
Non lo dirà solo ai non credenti o ai peccatori ostinati, lo dirà anche a quanti si illudono di vivere da cristiani ma non lo sono. Si rivolge innanzitutto ai Sacerdoti e Prelati dopo avere ascoltato da questi giustificazioni sul loro operato, in realtà privo di Fede e di verità.
Le parole di Gesù sono rivolte, infatti, a quelli che presumono di seguirlo senza però convertirsi: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Il parlare o l’agire nel Nome di Gesù non comporta necessariamente il compimento della sua Volontà, quindi, vivono come oppositori di Gesù.
L’agire deve essere perfettamente conforme a quanto chiede il Signore nel Vangelo.
Le parole sono efficaci quando sono imbevute di Spirito Santo e arrivano fino al cuore. In questa modernità, molte omelie predicano una nuova dottrina che non considera più la necessità della Grazia di Dio per la salvezza eterna.
Si chiama neopelagianesimo, dall’eretico Pelagio, egli era un cristiano negatore del peccato originale, considerava non necessaria la Redenzione operata da Gesù, ma la sua follia eretica ammetteva implicitamente l’inutilità del Vangelo. Questo viene insinuato abilmente oggi da numerosi Prelati e Sacerdoti.
Il neopelagianesimo in questi giorni è molto pericoloso e contiene le eresie dei protestanti, si annullano gli insegnamenti di Gesù e la Grazia divina.
Il tema della salvezza eterna non deve allontanarsi dal cuore e dalla mente. Tutto passa, anche questa scena del mondo e il tempo scorre.
«Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Gesù non risponde dando una precisa quantità dei salvati, ma invita a fare quello che permette di ottenere la salvezza eterna. «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno».
Gesù afferma che molti non riusciranno ad entrare in Paradiso, certamente di più sono gli atei e i grandi peccatori, ma bisogna precisare che anche quanti conoscono Gesù e scelgono di vivere in maniera opposta al Vangelo, non devono considerarsi tranquilli.
Ciò che colpisce è l’ostinazione di quanti tradiscono il Signore e si illudono della salvezza eterna.
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Queste loro pretese devono fare riflettere tutti, soprattutto quanti hanno responsabilità nella Chiesa e per rispetto umano, per convenienze personali, preferiscono accontentare gli uomini e non Dio.
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GS36 - Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi

Sabato 24 agosto 2019
San Bartolomeo Apostolo

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  (1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato Colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il Figlio di Giuseppe, di Nazaret». Natanaèle gli disse: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità Io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’Uomo». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È bellissima l’affermazione che Gesù spende per un uomo che incontra durante il cammino di nome Natanaèle, poi Bartolomeo: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Non è un sempliciotto Natanaèle, al contrario è dotto e preparato sulle Sacre Scritture, le conosce così bene da affermare: «Da Nazareth può venire qualcosa di buono?».
Una cittadina conosciuta per la sua inconsistenza sociale, mentre il Messia era stato profetizzato come nativo di Betlemme, per cui Natanaèle non trovava alcun riscontro con l’Uomo che veniva indicato da Filippo come il Messia. «Abbiamo trovato Colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il Figlio di Giuseppe, di Nazareth».
Contrariamente agli orgogliosi e agli ostinati inflessibili, spesso paragonabili alla testardaggine dei muli, Natanaèle mostra immediatamente una intelligenza superiore e umile, non è sufficiente infatti essere solamente intelligenti. Anche i diavoli sono intelligenti come lo sono molti personaggi occulti che agiscono per corrompere tutti.
Filippo avvisò Natanaèle dell’arrivo di Gesù e in un minuto la sua vita cambiò, le parole del Signore lo sconvolsero: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Parole che danno di Natanaèle un’immagine perbene, parole che ognuno di noi vorrebbe sentire per se stesso, e che vengono riferite nella verità dalle persone oneste intellettualmente.
Natanaèle è sincero e umile, non c’è finzione in lui come quanti amano adulare gli altri per averne vantaggi anche al solo fine relazionale.
O quelle persone che amano lodarsi di continuo e cercano affannosamente negli altri più che l’amicizia, l’elogio, una ricompensa umana pagata appunto già in questa vita e che non dovranno mai più cercarla davanti a Gesù Cristo.
Qui si nota facilmente la mancanza di autostima e la presenza di una ricerca affannosa di continue gratificazioni umane, denotando comunque, lo scarso equilibrio psicofisico. L’aspetto psichico e fisico nello stesso tempo è quello riguardante i rapporti tra processi psichici e fenomeni fisici.
Tristezza, rabbia, angoscia, paura: sono le emozioni che possono rendere instabili.
Meglio imparare a controllarli per raggiungere l’equilibrio psico-fisico. Il controllo esclusivamente scientifico non arriva a guarire completamente la persona, occorrono i Sacramenti, la preghiera, la pratica costante dell’onestà, della bontà, della verità e il distacco convinto dalle bugie e dai comportamenti ingannevoli e commedianti.
Guardiamo al Santo Apostolo di oggi, Bartolomeo, per capire quale altezza morale bisogna raggiungere per agire sempre onestamente.
Bartolomeo era una persona esemplare e quelli come Lui sono modelli che seguono i principi etici e li insegnano ai figli, ai dipendenti o sottoposti.
Bartolomeo non credeva inizialmente in Gesù perché arrivava da Nazareth, ma non cercava assolutamente di fuorviare o distogliere Filippo dal Signore: qui viene evidenziata la sua straordinaria onestà intellettuale.
Tra Filippo e Natanaèle troviamo due diversi modi di approcciarsi al Signore: nel primo troviamo una Fede semplice come desidera Dio da ognuno di noi; nel secondo invece c’è la ragione che domina e questa può portare lontano da Dio se non è illuminata dalla Fede.
Per scardinare la razionalità, la logica, la ragionevolezza di Natanaèle, Gesù lo scuote dicendogli due frasi che nessun essere umano poteva conoscere perfettamente. Solo Dio poteva conoscere intimamente l’anima di Natanaèle.
Bartolomeo oggi ci insegna che la rettitudine morale è una ricchezza superiore a tutti i beni materiali, non è paragonabile neanche ai migliori onori che offre il mondo. Nulla può elevare moralmente una persona come la sua preziosa retta intenzione, che rifugge i doppi pensieri.
Chi parla deve curare la purezza dei pensieri, deve vincere l’ambiguità della mente per rimanere con una dignità splendente che deve quasi manifestarsi... Quando si inganna si viene assaliti da una certa compiacenza, essi dimenticano che Dio sempre sente e vede tutto.
È possibile per tutti arrivare a questa integrità morale, ci si può elevare spiritualmente di continuo, cambiando mentalità e stile di vita.
Le parole che rivolse Gesù a Natanaèle incontrandolo, lo sconvolsero, causarono una sua immediata e disorientata replica: «Come mi conosci?».
Natanaèle che diventerà Bartolomeo cercava di ritrarsi dal dialogo che il Signore voleva imbastire, considerando che lo aveva accolto con esplicita ammirazione: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità».
L’affermazione di Gesù come sempre non era casuale, poteva dire anche altre parole ma per Natanaèle solo quelle parole potevano sconvolgerlo completamente e toccare il suo cuore per farlo ricredere sia sulla Persona di Gesù, sia sulla sua provenienza, da quella Nazaret considerata insignificante dall'opinione pubblica.
Gesù ci conosce perfettamente e vede tutto quello che compiamo, questo «piccolo»dettaglio sfugge a molti cristiani e senza una vita spirituale curata e guidata, rimangono sempre impulsivi e inclini alle bugie e all’orgoglio, alle scappatoie inventate per non svelare i loro errori.
La risposta di Gesù disarmò Bartolomeo e accolse il Signore nella sua vita: «Prima che Filippo ti chiamasse, Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”.
Natanaèle pregava sotto l’albero, contemplava Dio e dove si trovava non poteva essere visto da nessuno. Solo Dio poteva vederlo e ascoltare le sue intense preghiere. In pochi istanti Natanaèle eliminò i suoi convincimenti e accolse subito, accettò la Volontà di Dio, fino a diventare un grande Apostolo e venerato come Santo.
«Rabbì, Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Re d’Israele!».
Bartolomeo divenne vero amico e discepolo di Gesù per il pieno rinnegamento: «Voi siete miei amici, se farete ciò che Io vi comando» (Gv 15,14).
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GS35 - Amare se stessi e prendersi cura di sé

Venerdì 23 agosto 2019

+ Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, Lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande Comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo Comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due Comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La spiegazione di Gesù alla pretestuosa domanda del fariseo è abbastanza chiara, afferma che principalmente bisogna adorare Dio e poi amare tutti gli altri come ognuno ama se stesso. Qui viene fuori un impedimento abbastanza serio per quanti non amano se stessi, non si accettano per qualche ragione.
Molti non accettano la loro condizione di vita, altri si ribellano al loro passato e lo vedono sempre diverso senza trovare la giusta interpretazione, ancora altri recriminano sulle occasioni sprecate, secondo la loro prospettiva e tutti si angustiano.
Amare se stessi significa prendersi davvero cura di sé.
Amare se stessi è forse la sfida più difficile, perché deve avvenire in una condizione di assoluta onestà intellettuale, senza finzioni, illusioni, orgoglio, falsità storiche. L’amore verso se stessi è la conclusione di un percorso che inizia con la conoscenza personale, ma anche in questa fase iniziale deve essere presente un po’ di amore verso se stessi.
Occorre coraggio occuparsi con piena sincerità di sé, altrimenti rimane difficile cercare la cura di sé. Non bisogna bloccarsi dinanzi a qualsiasi critica, non c’è necessità di confrontarsi con i personaggi famosi elevati dal contesto, perché noi abbiamo già un modello, l’unico: Gesù Cristo.
Bisogna imparare ad ascoltarci, ad amarci e a perdonarci.
Non ci può essere ascolto delle esigenze interiori che la coscienza reclama se non c’è silenzio e pace interiori, senza dimenticare quello esterno. Quello interno dispone la persona ad ascoltarsi, a capire le vere problematiche personali che ha cercato di occultare in molti modi e ricorrendo a mezzucci anche molto ingenui.
Se c’è l’ascolto di sé, quindi la conoscenza personale, la persona impara ad amarsi e ad accettarsi così com'è, senza alcuna paura!
L’accettazione di sé non riguarda esclusivamente quelle persone che hanno affrontato problemi seri nella vita o che vivono in modo modesto o che hanno sofferto per le continue prepotenze dei conoscenti ed anche dei propri familiari.
Chi si accetta vuol dire che ha cominciato a conoscersi, a vedere cosa c’è dentro di sé e può arrivare al perdono di sé. Di conseguenza può perdonare gli altri. Vuol dire anche dimenticare per sempre, ma rimane comunque difficile non ricordare quelle ferite aperte, quindi, occorre guarire le ferite, chiedendo al Signore Gesù di intervenire e di curarle.
Quando si pensano le contrarietà passate, la preghiera sana i ricordi e permette di considerarle con amore e con molta pace.
Il perdono di se stesso è possibile ricordando il passato e valutandolo nella maniera spirituale, per assimilarlo nella gioia e diventare parte buona della vita. Non è più un passato che arreca sofferenza, rabbia, sete di vendetta e cattivi giudizi verso chi ne è stato la causa.
La capacità di perdonare si impara anche dall’esperienza, dai propri genitori soprattutto, e Dio non fa mancare il suo aiuto. Se si raggiunge la propria conoscenza e si vive nella pace interiore, il cammino spirituale diventa gioioso e fruttuoso per sé e per gli altri.
Quindi, chi ama se stesso è capace di amare tutti, in caso contrario riverserà sugli altri tutto il rancore arrugginito della sua vita.
Non è ovviamente un amore pieno di orgoglio, al contrario, diventa un amore spirituale e potente nella misura della perdita dell’orgoglio.
Il punto più importante del Vangelo di oggi è quello di amare Dio, lo sappiamo, di metterlo al centro di tutto, di amarlo con tutto il cuore.
Rimane difficile se il cuore è impegnato ad adorare molti idoli e non ha spazio né fervore per amare il Signore. Molti amano Gesù, annunciano pure il suo Nome, ma spesso non mostrano di imitarlo e di agire come indica Lui nel Vangelo.
Gesù ci aiuta ad amarci per trovare l’equilibrio interiore, per scoprire l’onestà intellettuale e vivere nell'umiltà così come visse Lui.
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giovedì 22 agosto 2019

GS34 - La Regina che vince il Male

Giovedì 22 agosto 2019

Beata Vergine Maria Regina

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una Vergine, promessa Sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. Entrando da Lei, disse: «Ti saluto, piena di Grazia: il Signore è con Te». A queste parole Ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’Angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato Grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un Figlio, Lo darai alla luce e Lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine». Allora Maria disse all’Angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’Angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di Te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò Colui che nascerà sarà Santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la Serva del Signore: avvenga di Me secondo la tua parola». E l’Angelo si allontanò da Lei. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Otto giorni dopo l’Assunzione al Cielo di Maria Santissima, festeggiamo la sua regalità concessa dal Creatore alla Creatura che ha corrisposto pienamente alla sua Volontà. L’incoronazione di Regina è la conseguenza della sua grandezza dinanzi alla Santissima Trinità, è una onorificenza alla Madre del Verbo eterno il quale prese il Corpo proprio da Maria Santissima e si rese visibile all’umanità.
La festa di Maria Regina ci dice che questo onore Le è stato concesso per i suoi meriti, per la vita donata a Dio e Dio premia largamente quanti Lo ascoltano docilmente. Ognuno di noi riceve da Dio molti aiuti aggiuntivi per le buone opere compiute, ma devono essere sostenute dalla Fede.
Questa festività venne istituita da Pio XII nel 1955 ed è affiancata a quella di Cristo Re. In passato il 22 agosto si celebrava la festa del Cuore Immacolato di Maria, lo spostamento è avvenuto per collocare la festa di oggi subito dopo l’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria.
Il titolo di Regina indica un posto di singolarità e di preminenza accanto a Cristo Re, e Papa Pio XII nella lettera enciclica «Ad Coeli Reginam» (11 ottobre 1954), enuncia i molteplici titoli ad Ella attribuiti, non solo dalla devozione del popolo cristiano, valutando soprattutto quanto la Sacra Scrittura afferma di Lei e quanto tramandato dalla Sacra Tradizione.
Questa festa della Madonna, La indica all’umanità non solo come Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, manifesta il suo potere di augusta Sovrana e Regina della Chiesa e dell’Universo, e La rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo potere di intercessione e inoltre di operosa santificazione dei membri del Corpo mistico.
Maria Regina è un titolo che La determina come Colei che comanda, Ella è la vincitrice sul Male: «Ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15).
È la Signora conquistatrice dei popoli che conduce a suo Figlio Gesù, ed è una conquista spirituale che avviene nel rispetto pieno della libertà di ognuno. Le sue stesse apparizioni non vogliono imporre ad alcuno quanto dice, i suoi sono appelli di amore verso tutti i suoi figli peccatori. Li invita a ritornare a Dio e a lasciare la strada della perdizione.
È una vera Madre che si preoccupa di quanti non si preoccupano della vita eterna, di ogni forma di pericolo in questa vita, delle deviazioni comportamentali che con facilità attecchiscono senza lasciare riflettere chi le subisce.
In un mondo senza identità, la Regina e Madre di tutti viene ad indicarci la Via della vera gioia per non sciupare inutilmente questa vita.
La Vergine Maria è Regina perché suo Figlio è Re dell’Universo. Con Lui ha condiviso ogni scelta nella vita terrena, così in Cielo condivide la regalità che si esplicita in un amore materno e sofferente verso i suoi figli lontani da Dio.
È una Regina che ama e non condanna, vuole dare ogni aiuto a quanti a Lei si rivolgono e La pregano. I diavoli tremano quanto si recita l’Ave Maria, gli Angeli sono i suoi servitori e il Capo dell’Esercito celeste, San Michele, è il suo primo servitore.
Dobbiamo imitare tutte le virtù della Madonna, non abbiamo altra possibilità per arrivare a Gesù se prima non ci lasciamo aiutare dalla Madre. Quando si comincia il vero cammino spirituale, la Madonna trasmette quella virtù che La rese grande davanti alla Trinità: l’umiltà.
Più si è vicini a Dio più la persona ha una bassa considerazione di sé. Nella Luce di Dio l’anima vede nitidamente tutta se stessa e si accorge di essere fin troppa piccina dinanzi al Creatore. Comprende di non poter fare nulla di buono senza la Grazia di Dio e l’umiltà cresce a dismisura fino a raggiungere vette inimmaginabili.
L’Arcangelo Gabriele La chiamò «... Piena di Grazia», e Piena di Grazia è una Persona Immacolata, non intaccata dal peccato originale. Un privilegio che ha aperto a tanti altri doni. Non poteva assolutamente diventare Madre di Dio se il suo Corpo fosse stato appena sfiorato dalla bava malefica del peccato originale.
Anche tra i cattolici ci sono falsi devoti e presentano la Madonna in modo distorto, quasi come una donna di casa che non ha capito nulla e ha avuto il solo merito di comportarsi bene. Sbagliano gravemente quanti minimizzano il ruolo della Madonna, sono falsamente cattolici e protestanti nel cuore, interpreti di una teologia inventata dagli uomini.
Maria è Regina perché eccelle in santità su tutte le creature. Tutti i suoi veri devoti vedono e venerano in Lei la sovrabbondante generosità dell’Amore Divino, che L’ha colmata di ogni Grazia.
Come Madre riceve dal Figlio Re tutto quello che chiede, ma Ella comanda come abbiamo letto nel miracolo di Cana, perché più un figlio è santo più desidera che sua madre venga amata, onorata e in questo caso supplicata.
Questo desidera più di tutto Gesù Cristo: che sua Madre, Regina dell’Universo sia amata e venerata con un amore singolare.
E Maria Vergine è Onnipotente per Grazia di Dio, questo spiega il terrore dei diavoli quando si recita il Santo Rosario e quando si invoca Colei che diede al mondo il Re buono che ha redento l’umanità e in virtù della sua Corredenzione concede abbondantemente il suo Spirito e i suoi doni a quanti li richiedono con fiducia e amore.
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GS33 - Nessuno è escluso dall'Amore di Gesù

Mercoledì 21 agosto 2019

+ Dal Vangelo secondo Matteo (20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il Regno dei Cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Secondo la mentalità umana e anche il senso di giustizia, l’operaio deve guadagnare secondo il lavoro che ha svolto, comunque ci sono particolari contratti che variano secondo il luogo e la produzione. Oggi l’operaio in alcune Regioni viene pagato a giornata, in altre ad ore, non c’è comunque un criterio uniforme. Non solo l’operaio, è la condizione di tutti quelli che svolgono un’attività, per i professionisti c’è ancora un altro metodo di retribuzione.
Gesù nel Vangelo si paragona a un padrone di casa, esce in varie ore del giorno e chiama operai a lavorare nella sua vigna. La differenza delle chiamate è notevole, inizia all’alba fino alle cinque del pomeriggio. Tutti però ricevono la stessa paga, questa è la ragione del lamento comprensibile di uno degli operai che aveva lavorato tutto il giorno.
Sia quelli che hanno lavorato per lunghe ore, sia altri che invece hanno lavorato qualche ora, percepirono la stessa paga.
È un agire poco equilibrato da parte di un padrone di questo mondo, ma qui il padrone è Dio e ci insegna che Lui ci ama e ci accoglie in qualsiasi ora o momento della vita. Non bisogna però illudersi di poter prendere la decisione quando è tardi e non c’è più tempo per entrare nella Vigna che è la Chiesa.
Gesù ha una misericordia che il mondo non comprende, è un Amore talmente infinito e indecifrabile da lasciare intontiti anche i più dotti.
Non tutti nel mondo credono in Dio, le ragioni sono molteplici ma a tutti Dio dà la possibilità di conoscerlo per mezzo di ispirazioni e di segni che si ripetono di frequente. Si interrompono quando la persona compie gravissime opere deliberate contro il prossimo e agisce sempre con ingiustizia.
Con questa parabola Gesù ci dice che c’è per tutti una chiamata del Signore a lavorare nella sua Vigna. Non riguarda solamente i Sacerdoti e i Religiosi consacrati, tutti gli esseri umani sono invitati a fare parte dell’unica Chiesa di Dio, quella Cattolica, e a dare la disponibilità a lavorare con l’apostolato o in altri modi appropriati.
Alcuni ricevono l’invito di Gesù all’alba della loro vita, a un’età molto giovane, e sono oggetto di una speciale predilezione divina per essere chiamati così presto. Altri vengono chiamati quando hanno già percorso buona parte del cammino. E tutti in circostanze molto diverse: quelle che offre il mondo in cui viviamo.
Il denaro che tutti ricevono alla fine della giornata è la gloria eterna, la partecipazione alla vita stessa di Dio, a una felicità senza fine quando si concluderà la giornata della vita, e, già qui sulla terra, la gioia incomparabile di lavorare per il Maestro, di spendere la vita per Cristo.
Lavorare nella Vigna del Signore e quindi fare apostolato con un sentire obbediente al Magistero autentico della Santa Chiesa, quale che sia l’età in cui ci troviamo ad avere, è collaborare con Gesù Cristo nella redenzione del mondo: diffondendo la sua dottrina in ogni occasione; avvicinando le persone alla Confessione, forse insegnando loro come fare l’esame di coscienza e indicando i beni preziosi che derivano da questo Sacramento; chiamando altri a seguire Gesù più da vicino e introducendoli a una vita di preghiera; collaborando con i propri averi a creare nuovi strumenti di apostolato.
Nella parabola di oggi Gesù ci spiega che Lui è sempre generoso con i buoni, anche se lavorano di meno nella sua Vigna. Devono almeno possedere la retta intenzione, agire in buonafede e sforzarsi di praticare le virtù. Quali virtù, dirà qualcuno? Quelle che non si praticano, soprattutto, ma bisogna prima conoscerle per viverle.
Il messaggio che ci dona oggi il Signore è che nessuno è escluso dal suo Amore, dalla sua misericordia. Tutti siamo amati da Lui.
È pronto ad accogliere anche gli operai dell’ultima ora, quelli che quasi in extremis si pentono e si riconciliano con Dio.
È compito nostro aiutare gli anziani a pregare di più, bisogna aiutarli a pregare, invitarli alla Confessione. Questo è vero amore.
Chi ha genitori, parenti, conoscenti anziani, deve parlare della necessità del pentimento dei peccati di tutta la vita, bisogna suscitare il pentimento interiore e far desiderare la presenza del confessore per ricevere il Sacramento che dona sempre abbondante Grazia.
Questo è un apostolato importante e vi esorto ad impegnarvi, perché la beata eternità di molti anziani e ammalati dipende anche da noi!
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Medaglia di San Benedetto