Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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martedì 26 novembre 2019

MD 49 Messaggio del 25 novembre 2019 a Marija

Cari figli! 
Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera. 
Senza Dio non avete la pace. 
Perciò, figlioli, pregate per la pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie affinché Gesù possa nascere in voi e darvi il Suo amore e la Sua benedizione. 
Il mondo è in guerra perché i cuori sono pieni di odio e di gelosia. Figlioli, l’inquietudine si vede negli occhi perché non avete permesso a Gesù di nascere nella vostra vita. 
CercateLo, pregate e Lui si donerà a voi nel Bambino che è gioia e pace. Io sono con voi e prego con voi. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

GR 221 Granellino di lunedì 25.11.2019

(Lc 21,1-4)
Chissà quante volte hai fatto un regalo alle persone! Ecco allora la mia domanda: “Con quale spirito hai fatto il tuo regalo?”. Se hai dato il regalo perché costretto, non avrai nessuna ricompensa. Il tuo regalo, anche se costoso, non aveva valore. Se hai fatto il regalo per farti stimare e apprezzare come persona generosa, il tuo regale non aveva nessun valore. Se hai fatto il regalo per rivelarti come persona generosa, il tuo regalo era  insignificante.
Se hai fatto un regalo per poi avere il contraccambio, il tuo regalo manifestava un cuore meschino .
  Il regalo ha un valore grande solo se viene dato con cuore sincero e per amore.
Il vero dono implica sempre uno spirito di sacrificio. Un ricco può fare un dono di 1000 euro e non toglie niente al suo sostanzioso conto in banca, invece la vedova fa un dono di 10 euro e si priva di tutto quello che ha per vivere .
  Chi più ama più dona. Noi sacerdoti che riceviamo contributi da molti fedeli per sostenere le opere della Chiesa non dobbiamo mai disprezzare il contributo della vedova. Oso dire, per esperienza personale, che chi sostiene le opere della Chiesa sono proprio le vedove, cioè quelli che vivono del pane quotidiano. Nelle parrocchie dove ho svolto il mio ministero, ho visto spesso che i ricchi, pur potendo essere generosi, davano lo spicciolo della vedova. L'attaccamento al danaro è la causa della nostra avarizia. Siamo avari perché non crediamo che Dio non è un padre che provvede per noi.
Una cosa è certa: Dio non è generoso con chi ha il pugno chiuso. Dio ama chi dona con gioia. Quando si dona con gioia l'orcio è sempre pieno di olio e il sacco pieno di farina. Questa verità mi è stata insegnata da mia madre. Amen. Alleluia.
( Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

domenica 24 novembre 2019

GR 220 Granellino di domenica 24.11.2019 Cristo Re

(Lc 23,35-43)
GESÙ È IL SIGNORE, gridavano i primi cristiani davanti ai loro persecutori. La loro fede nel Risorto era forte. La persecuzione era per loro una opportunità per testimoniare la signoria di Gesù Cristo, al quale il Padre aveva dato ogni potere in cielo e in terra. Siamo alla fine dell'anno liturgico e la Chiesa ci ha fatto celebrare e rivivere misticamente tutta la vita di Gesù: dalla sua nascita fino alla sua morte in croce per la nostra salvezza.
    Oggi, dopo un anno di celebrazioni liturgiche, puoi dire di essere più unito al Padre celeste con Gesù nell'unità dello Spirito Santo?
    Voglio sperare di sì. Se oggi ami Gesù più di ieri hai vissuto santamente l'anno liturgico che è appena passato. Sarebbe bello se oggi, celebrando l'Eucarestia, tu dicessi: “Gesù, mio Signore, oggi ti amo più di ieri". In ogni Eucarestia che celebriamo con fede riviviamo misticamente il mistero della nostra fede: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta". Sono pochissimi quei cattolici che ricordano che Gesù verrà a giudicare l'umanità  con giustizia.
   Se oggi ti rendi conto che non sei pronto all'incontro con Gesù, non esitare a dirgli con tutto il cuore quello che gli ha detto uno dei ladroni che, riconoscendo la sua miseria morale, ha pregato dicendo: "Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Se farai questo atto di fede, vedrai che sperimenterai la misericordia di Dio.
La celebrazione Eucarestica ci ricorda che noi non viviamo per noi stessi, ma per dare Gloria, Onore e Potenza alla SS Trinità. Quando ti senti tentato dal signore della morte, grida forte: GESÙ È IL SIGNORE! Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

GR 219 Granellino di sabato 23.11.2019

(Lc 20,27-40)
Dopo che Gesù parlò sulle realtà ultime dell'esistenza umana, un professore di teologia(scriba) gli disse: “Maestro, hai parlato bene!". Chi è il cristiano che è nella condizione di parlare bene delle realtà soprannaturali? Il Cristiano che, come Gesù, può dire: “Lo Spirito del Signore è su di me".
Ieri un amico che sta facendo un cammino di fede, mi ha detto: “Padre Lorenzo, ho cominciato a leggere il CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA e con tutta sincerità ti devo dire che, a volte, non è facile comprendere quello che è scritto sulle realtà della nostra fede cristiana". Così gli ho dato questo suggerimento: “Prima di leggere, invoca lo Spirito Santo, che è il Maestro interiore della Parola di Dio".
Il cristianesimo è una verità rivelata. Per questo motivo la scienza, l'intelligenza e la sapienza del Vangelo non sono il frutto della ragione umana, ma dell'effusione dello Spirito Santo. Molto spesso i discepoli non capivano Gesù quando insegnava, nonostante che il suo linguaggio fosse semplice. Un giorno Egli disse loro: “Quando lo Spirito Santo verrà, vi farà comprendere e amare tutto quello che vi ho detto e insegnato". E ciò avvenne nel giorno di Pentecoste.
Parlare bene delle realtà del cielo non significa usare un linguaggio forbito, ma parlare comunicando l'esperienza vera di quello che si annuncia. Dalla bocca di Gesù uscivano parole di grazia e di verità, dicono gli evangelisti.
Se oggi il tuo catechista, il tuo sacerdote o il tuo vescovo ti lascia indifferente quando ti parla di Dio, significa che non parla sotto l'azione dello Spirito. Per questo motivo, mentre lui parla, prega perché lo Spirito scenda su di lui. Amen. Alleluia.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

mercoledì 20 novembre 2019

3S 36 - Catechismo Pio X - 10

(a cura di Pierfrancesco Nardini)  X
Dio può far tutto? Dio può far tutto ciò che vuole: Egli è l’Onnipotente
Anche questa virtù di Dio, come l’onniscienza, è l’effetto del suo essere perfettissimo.
Come per l’onniscienza, tra l’altro, anche in questo caso non è facile per la mente umana comprendere la completezza del significato di “può tutto”.
San Tommaso la spiega scrivendo che «siccome potenza si dice relativamente ai possibili, quando si dice che Dio può tutto non si può intendere meglio di così: che può tutto ciò che è possibile, e che per questo è detto onnipotente» (Summa Th, I, q. 25, a. 3).
I Vangeli ci portano gli esempi più utili per spiegare questo concetto: i miracoli.
Sono tantissimi quelli riportati nei versetti dei quattro Vangeli e sono tutte dimostrazioni insuperabili del significato di “può tutto”.
Dio può tutto, può comandare alle acque di placarsi, può guarire malati inguaribili, può camminare sulle acque, può trasfigurare, ecc…
E dunque anche l’onnipotenza di Dio, proprio perché insegnata dalla S. Scrittura[1], è verità da considerare rivelata.
È per questo che nella nostra professione di fede dichiariamo di credere in «Dio, Padre onnipotente».
Tutto questo non può essere fatto dall’uomo. L’uomo non può far tutto nel senso assoluto del termine.
Son tantissime le cose che l’uomo può fare o che può imparare a fare e con la crescita della tecnologia e delle scienze saranno sempre più. Questo è normale ed è anche una cosa buona, se mantenuta nel rispetto di quel che è la legge naturale.
Tutte queste cose che l’uomo può e sa fare, nonostante siano sempre in aumento, saranno sempre e comunque un numero infinitesimale rispetto al “tutto” che può fare Dio.
In più, l’onnipotenza di Dio, così come l’onniscienza, è qualcosa che è parte stessa di Dio. Dio non è onnipotente, non è onnisciente. Dio è l’onnipotenza e l’onniscienza.
San Tommaso d’Aquino scriveva che «in Dio si trova la potenza attiva, poiché egli è in atto. Ma il suo essere è infinito, in quanto non è limitato da un soggetto che lo riceve» (Summa Th., I, q. 25, a. 2). Questo evidenzia bene la differenza tra Dio e l’uomo.
Questi, se ha la capacità di far qualcosa in se stesso non l’ha però avuta da se stesso, ossia gli è stata data al momento della sua creazione (nascita) da Chi dà la vita, da Dio. Senza questo “dono” non potrebbe farla. Se, infatti, per poterla fare ha dovuto studiare o aumentare le proprie forze, a maggior ragione non è paragonabile a Dio che invece ha già ogni potere, potenza e capacità nel suo stesso essere, non ha dovuto aggiungere nulla a Se stesso.
In definitiva, quindi, si comprende come l’espressione “può tutto” indica la differenza come tra una cosa assoluta (Dio può veramente tutto, in modo assoluto) ed una relativa (l’uomo può fare tante cose, ma non tutte e ogni uomo può fare, per differenza di caratteristiche e disposizioni, cose diverse dagli altri).
Due sole cose Dio non può fare: l’assurdo e il male.
Del male parleremo nel commento al prossimo numero, delle cose assurde riportiamo, come spesso faremo anche per permettere la lettura di parti di questa opera, il commento di Padre Dragone.
«Ciò non significa che Dio possa fare anche le cose assurde. L’assurdo è impossibile in se stesso, perché contraddittorio nei termini. Un circolo non potrà mai essere quadrato, perché quadrato e circolo si escludono a vicenda. Non si può essere sani e ammalati, buoni e cattivi, vecchi e giovani nello stesso tempo» (commento al n. 10).
La contraddizione ripugna a Dio che, in quanto Essere perfettissimo, non può fare ciò che è oggettivamente imperfetto: non è quindi una Sua limitazione, un Suo non poter fare qualcosa, ma l’esplicazione della Sua perfezione assoluta.
San Tommaso d’Aquino la spiega così: a Dio «ripugna solo ciò che implica in sé l’essere e il non essere simultaneamente. Ciò, infatti, è fuori del dominio della divina onnipotenza: non per un difetto della potenza di Dio, ma perché non ha la natura di cosa fattibile o possibile. Così tutto ciò che non implica contraddizione è contenuto tra quei possibili rispetto ai quali Dio è detto onnipotente; tutto ciò che invece implica contraddizione non rientra sotto la divina onnipotenza, in quanto non può avere la natura di cosa possibile» (Summa Th., I, 1. 25, a. 3)
Questa caratteristica di Dio, oltre a fungere da deterrente al peccato (Dio può tutto, può quindi anche punire quando vuole), dovrebbe comportare l’assunzione di un atteggiamento di umiltà da parte dell’uomo nei confronti di Colui che tutto può.
Siamo spesso, invece, non solo umili ma quasi servili con chi ha qualche potere nel mondo (ma anche chi ha il potere più grande della terra è nulla rispetto all'onnipotenza divina), mentre sfidiamo Dio, che con un sol battito di ciglia potrebbe incenerire noi e tutta la terra, come se fossimo al duello dell’O.K. Corral.

[1] Dell’onnipotenza divina non si parla solo nei Vangeli, come in Lc 1, 37: «Nessuna parola è impossibile a Dio». Nel libro Genesi troviamo ad esempio la domanda «vi è forse qualcosa di difficile per Iddio?» (18, 14)

martedì 12 novembre 2019

3S 35 - Catechismo Pio X - 9

(a cura di Pierfrancesco Nardini)   IX
Dio sa tutto? Dio sa tutto, anche i nostri pensieri: Egli è l’Onnisciente
La Treccani online ci dice che onnisciente significa «che sa tutto, che possiede la scienza di tutte le cose» e aggiunge che è «detto della divinità».
Questa caratteristica di Dio, come le altre di cui parleremo, è l’effetto del suo essere perfettissimo: è Colui che ha tutte le qualità e tutte le virtù allo stato massimo, in sommo grado (che non sarà comunque mai veramente comprensibile dalla mente umana; attenzione!, non irragionevole, ma non del tutto comprensibile).
Dio solo conosce tutte le cose, ma realmente tutte. Dio conosce anche quanti capelli ha in testa ogni uomo sulla terra, di quante gocce d’acqua è formato ogni mare o di quanti granelli di sabbia è composto ogni deserto.
È verità insegnata dalla Sacra Scrittura e quindi rivelata e da credere[1].
L’uomo potrà solamente passare da uno stato in cui non sa nulla (neonato) ad uno in cui le sue conoscenze si saranno ampliate di molto (adulto). Non potrà però mai realmente conoscere ogni cosa, ogni singola cosa.
La maggior o minor sapienza di un uomo è data dai suoi studi, dalla famiglia, dalle esperienze e da tanti altri fattori che lo rendono consapevole di molte o poche cose a seconda delle situazioni.
Ci sono, sì, uomini e donne che hanno una sapienza davvero grande, conoscono moltissime cose, hanno una cultura formidabile. Anche questi però non conoscono tutto, non conoscono ogni singola cosa.
Solo Dio la conosce.
Quando diciamo che Dio conosce tutto, come possiamo fare per cercare di capire, almeno approssimativamente quante e quali cose sono le cose che conosce?
Il Dragone risponde in modo così esaustivo che riportarlo testualmente sembra la cosa più utile da fare per il lettore.
«Dio conosce: 1) Se stesso – Egli infatti è infinito nell’intelletto (Conc. Vat. I, Sess. 3, c. 1) e in tutte le perfezioni. Quindi Egli solo può conoscere perfettamente se stesso. Nessuno conosce il Figlio tranne il Padre, e nessuno conosce il Padre tranne il Figlio (Mt 11, 27); 2) tutto ciò che è distinto da Lui. – Se non conoscesse tutte le cose, come potrebbe creare? Egli conosce anche i nostri pensieri e i desideri più intimi. Infatti non possiamo né pensare né volere la minima cosa senza il concorso divino; 3) le cose future che saranno e quelle puramente possibili che non saranno mai. – Gesù Cristo predisse la sua passione, morte e resurrezione, la distruzione di Gerusalemme, le persecuzioni contro i suoi discepoli e la Chiesa… Tutto si è avverato e si avvera. Egli, come Dio, conosceva tutti gli eventi futuri, compresi quelli dipendenti dalla libera volontà umana, come il rinnegamento di Pietro e il tradimento di Giuda. Non solo Dio conosce le cose future che saranno realmente, ma anche quelle puramente possibili e che non esisteranno mai» (commento al n. 9).
L’onniscienza di Dio, e quindi di Gesù, è testimoniata molte volte nella Sacra Scrittura, come ad esempio quando conosceva i pensieri degli scribi (Mt 9, 4) o come quando predice il tradimento di Giuda di cui conosceva evidentemente i pensieri e, di conseguenza, le intenzioni. E come in tanti altri episodi in cui sa quel che ha nel cuore il suo interlocutore.
Santa Teresa d’Avila, in merito all’onniscienza divina, ebbe una visione che descrisse nel seguente magnifico modo: «La divinità è come un diamante di una trasparenza sovranamente limpida e assai più grande del mondo. Ciascuna delle nostre azioni si vede in questo diamante, perché nulla può esistere fuori dell’immensità che contiene in sé ogni cosa».
C’è poco da stupirsi dell’onniscienza di Dio o, addirittura, da ironizzare. Come tutte le cose che Lo riguardano, è perfettamente ragionevole. Chi crea qualcosa sa cosa fa e cosa farà la sua creatura. È insito nella conoscenza minuziosa di ogni parte che ha della stessa. Nessuno si stupisce di questo, nessuno si stupisce ad esempio se uno scienziato “predice” l’evoluzione di una sua invenzione.
Molti però si stupiscono e, si ripete, ironizzano della possibilità di Dio di conoscere tutto, ma proprio tutto.
Se non stupisce che il creatore di un oggetto sappia e conosca cosa fa e cosa farà la sua creazione, a maggior ragione perché stupisce che Dio, infinito e perfettissimo, creatore di tutto, sia onnisciente?
Questa virtù di Dio dovrebbe fungere fortemente da deterrente a peccare: conoscendo e sapendo tutto, Egli conosce anche i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre debolezze. Anche quelle più nascoste.
Dovremmo sempre avere a mente questa cosa, così da non cadere più nel tranello del maligno che ci porta a pensare, anche sentendoci furbi, che certi peccati (pensieri, omissioni) Dio non può vederli e conoscerli.

[1] Ad esempio, «Non vi è cosa creata invisibile nel cospetto di Lui e tutte le cose sono nude e svelate agli occhi di Colui, del quale parliamo» (Eb 4, 13)

3S 34 - Per trovare Gesù, bisogna stringersi a Maria

Per trovare Gesù, bisogna stringersi a Maria, perché Gesù è stretto a Lei

Scrive il padre Adolphe Tanquerey (1854-1932) nel suo Compendio di teologia Ascetica e Mistica
(La Vita di Grazia) è pure, in una certa misura, una partecipazione della vita di Maria, o, come dice l’Olier, della vita di Gesù vivente in Maria. Volendo infatti che la santa sua Madre sia la vivente sua immagine, Gesù le comunica, per mezzo dei suoi meriti e delle sue preghiere, il divino suo Spirito, che la fa partecipare, in un grado sovraeminente, alle sue disposizioni e alle sue virtù. Così Gesù vive in Maria, e poiché vuole che la madre sua sia madre nostra, vuole pure che spiritualmente ci generi. Ora, generandoci alla vita spirituale (come causa secondaria, ben inteso), Maria ci fa partecipare non solo alla vita di Gesù ma anche alla sua. Onde noi partecipiamo alla vita di Maria nello stesso tempo che alla vita di Gesù o, in altre parole, alla vita di Gesù vivente in Maria. È il pensiero così bene espresso nella bella preghiera del P. Condren perfezionata dall’Olier: “O Jesu vivens in Maria, veni et vive in famulis tuis“.

mercoledì 6 novembre 2019

3S 33 - Catechismo Pio X - 8

(a cura di Pierfrancesco Nardini)
Dio è sempre stato? Dio è sempre stato e sempre sarà: Egli è l’Eterno
Prima che si formassero i monti e che fossero fatti la terra e il mondo,
dal principio alla fine tu sei Dio (Sal 89, 21)
Tutto quel che ci hanno insegnato i numeri precedenti è base anche per questa verità.
Quando San Pio X scrive che «Dio è sempre stato e sempre sarà» non fa altro che ribadire la verità di una Causa prima necessaria alla Creazione, un Creatore che esistesse da sempre.
Questa Causa prima, Dio, in quanto non solo ha la vita, ma è la vita, è Colui che dà la vita a tutto: ragionevolmente, quindi, non può che essere eterno, ossia esistere da sempre, non avere un inizio e una fine.
Si usa l’avverbio “ragionevolmente” non per dire che non è una verità certa, ma che è qualcosa a cui si può arrivare anche solo con la ragione, cioè con il ragionamento.
«Ciò che esiste senza fine e senza principio è “eterno”» (Dragone, n. 8).
Nessuna creatura è infinita. Le creature sono mortali, hanno un inizio e una fine (quelle materiali, ossia che hanno un corpo: uomini, animali, piante, ecc…). Altrimenti, seppur non mortali, hanno comunque un inizio anche senza fine (quelle che sono spirituali: angeli e anima).
Per eternità si deve intendere qualcosa che esclude un inizio e una fine, ma anche ogni cambiamento e successione. S. Anselmo la definiva «vita interminabile che esiste perfettamente tutta insieme» (Monologium 25).
Anche se a volte si usa la parola eternità per le creature, non la si usa mai in senso assoluto, ma sempre come sinonimo di un tempo molto lungo, quasi eterno. Non esiste una creatura (corporea o spirituale) che possa essere eterna in modo assoluto, ossia che, oltre a bypassare i concetti di inizio e fine, supera anche quelli di mutamento e successione. Gli stessi angeli, che, siccome spirituali, sono immortali hanno comunque un inizio: la loro creazione da parte di Dio.
Il temine “immortale”, infatti, non è sinonimo di “eterno”. Immortale è qualcosa che non muore, ma che ha comunque una data di nascita, un inizio. Eterno invece significa essere da sempre e per sempre, non avere inizio e fine.
Aristotele definiva il tempo come la «misura del movimento secondo un prima e un poi»: come si nota è una definizione che contrasta con l’idea di eternità. Nel tempo vivono le creature corporee che quindi hanno un inizio e una fine, ossia nascono e muoiono, sono finite, hanno un’esistenza delimitata, nel tempo appunto.
Se ci pensiamo, infatti, l’uomo subisce nel corso della sua vita dei cambiamenti, anche sostanziali (invecchia, modifica il suo modo di pensare, modifica i suoi gusti, ecc…).
Le creature spirituali non vivono invece il tempo, per loro si parla di evo, concetto con cui si indica la mancanza di una fine, della morte (non essendoci il corpo), e delle mutazioni accidentali (tipiche del corpo).
L’anima, seppur per un po’ viva nel tempo perché dentro il corpo, è più vicina agli angeli come essenza.
La differenza quindi è solo nell’essenza (corpo-spirito) e nella durata della vita (finita-per sempre, dalla nascita), ma non certo nella eternità delle creature spirituali rispetto a quelle corporee.
Tutto ciò che è creato, in generale, non è eterno. Anche se non morirà più, come le anime e gli angeli, hanno comunque avuto un inizio, la loro creazione.
L’eternità, invece, «trascende il tempo» e «in Dio non c’è un passato e un futuro, ma un immutabile presente. Il problema del prima e del poi non ha senso in Dio, cui è sempre presente tutto il tempo nella sua successione» (DIZ.).
Questa differenza tra Dio e le creature è chiarita anche da tutti gli attributi sottolineati nei precedenti numeri: Dio è spirito non solo puro ma purissimo, senza limiti e senza fine, perfettissimo e la cui esistenza è necessaria.
Il Concilio Vaticano I definiva in modo infallibile che Dio è «immutabile».
L’immutabilità è infatti concetto strettamente collegato all’eternità, non sinonimo, ma elemento importante.
È immutabile ogni cosa che non ha un passaggio, un movimento da un termine a un altro, che non cambia. È quindi l’esatto opposto di evoluzione e sviluppo.
L’immutabilità di Dio è insegnata da sempre dalla Chiesa.
San Paolo scrive che la terra e i cieli «periranno, ma tu durerai, e invecchieranno tutti come un vestito. E come una veste li muterai, e saranno mutati: ma tu sei (sempre) lo stesso, e i tuoi anni non verranno meno» (Eb 1, 11-12). «Tu durerai», «sei (sempre) lo stesso»: sei immutabile! (cf. commento P. Marco. M. Sales O.P., 1911, Ed. Effedieffe 2016. Ivi si spiega anche la frase «i tuoi anni non verranno meno»: «espressione metaforica per indicare che durerà in eterno»).
Nella lettera di San Giacomo leggiamo che in Dio «non è mutamento, né alternativa di adombramento». Anche se la frase è in particolare legata al fatto che non è Nostro Signore a sollecitare il male agli uomini, è comunque valida anche a livello generico, in quanto tutto ciò che Dio ha è perfettissimo, quindi anche il non mutare.
Dio non può essere immutabile solo in qualche parte, ma lo è sempre, in tutto.
Al di là dell’infallibilità con cui la Chiesa ha definito questa verità, anche qui è la stessa ragione che ce la può confermare e ci può far arrivare a crederla.
Basti pensare, infatti, che «l’essere che si muta e si sviluppa, passando dal meno al più, è evidentemente imperfetto, è potenza che passa all’atto, acquistando qualche cosa di nuovo» (DIZ.).
Questo non può essere anche per Dio, essere perfettissimo, perché «si oppone alla ragione di Essere per essenza, di Atto puro, semplice, perfettissimo, infinito» (DIZ.).
Si può concludere quindi con il citato Dizionario di Teologia Dommatica che «l’evoluzionismo divino è antropomorfismo e pone l’assurdo dell’Infinitofinito».

3S 32 - Catechismo Pio X - 7

(a cura di Pierfrancesco Nardini)
Dov’è Dio? Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo: Egli è l’Immenso
Nel libro di Geremia leggiamo «Io riempio il cielo e la terra» (23, 24).
Questa frase rende bene l’idea dell’immensità di Dio. Immenso è qualcosa «che non ha limiti di spazio, che ha una tale estensione da non poter esser misurato» (Treccani online).
L’immensità di Dio è strettamente collegata al suo essere infinito, che, infatti, in generale è da intendersi come «ciò che non ha nessun limite» (Casali).
Quando parliamo di Dio che non ha alcun limite, «che non ha limiti in nessun modo, diciamo che è infinito in modo assoluto» (Casali).
Come tutti i tentativi umani di descrivere qualche attributo di Dio, pur se ottimi come la scelta di San Pio X della parola “immenso”, anche questo pecca di approssimazione. Si va sempre per via analogica.
Resta però il termine più corretto per chiarire che Dio non è solo in ogni luogo, ovunque, ossia non è solo onnipresente. Se si pensasse solo questo, si rischierebbe di limitare Colui che non ha limiti.
Anche il luogo e lo spazio, per quanto grandi, sono creati, sono limitati. La presenza di Dio non può, quindi, essere circoscritta alla natura creata, alle cose create.
La parola “immenso” indica invece una grandezza e una estensione illimitate ed è più adatto a far capire il concetto di cui parliamo.
Questa verità è stata spiegata più volte nei secoli scorsi dalla Chiesa.
Sottolineiamo una frase di Pier Lombardo, ripresa da San Tommaso d’Aquino nella Summa (I, q. 8, a. 3), Dio è in tutte le cose «per essenza, per presenza e per potenza» (I Sentdist. 37).
«Per essenza in quanto è la causa di essere di tutte le cose; per potenza in quanto colla sua onnipotenza regge e governa tutte le cose; per presenza in quanto nessuna cosa gli è nascosta ed è presente dappertutto» (Casali).
Queste tre parole (essenza, presenza, potenza), usate per significare l’immensità e l’infinità di Dio, permettono di confutare alcuni errori su questo attributo divino. Come ad es. quello dei Sociniani (Dio con la sua sostanza è solo in cielo, raggiunge le cose solo con la sua potenza) o quello di alcuni Razionalisti (Dio è ovunque con la sua forza, ma non con la sua sostanza).
Dio invece è in ogni luogo, è onnipresente, senza però sopportare i limiti che queste cognizioni hanno se riferite ad attributi umani.
Dio non può essere in un posto e non in un altro, non può essere contenuto da una cosa creata. Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo nello stesso momento.
Non si deve, però, leggendo questo, cadere nell’errore del Panteismo (identificazione di Dio con il creato: “se Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo nello stesso momento, è il mondo stesso che ci circonda”).
“Onnipresenza” e “identificazione” sono due concetti completamente diversi: essere ovunque non significa in alcun modo “essere ogni cosa”.
Come sempre nella S. Scrittura troviamo conferma di ogni cosa: nel Salmo 138 (7-11) leggiamo che il salmista si chiedeva, conscio dell’onnipresenza di Dio, «dove andrò per sfuggire al tuo spirito e dove fuggirò dalla tua presenza? Se salirò in cielo, Tu ci sei; se discenderò nell’inferno, tu sei presente; se al mattino presto prenderò le ali e andrò ad abitare agli estremi confini del mare, anche là mi condurrà la tua mano e mi terrà la tua destra».
È evidente che è impossibile per il cattolico non credere all’immensità e infinità di Dio, salvo a non voler esser cattolico, ovviamente…
È utile sottolineare come Dio è presente ovunque, in modo particolare è presente, in modo molto intimo e sublime, in ogni persona in stato di grazia.
Questo attributo di Dio è molto utile come deterrente a peccare. Come riflette il Dragone, infatti, «ricorda che Dio è presente, sempre e dappertutto, e non peccherai!» (commento al n. 7).
È uno degli argomenti consigliato ai confessori per indurre il fedele a visualizzare la presenza di Dio, così da farlo sentire “osservato” e di conseguenza poco incline a cedere alle tentazioni.
Se teniamo presente che Dio è con noi in ogni momento, proprio perché onnipresente, e che ci guarda sempre, sarà molto più complicato cedere alla tentazione, soprattutto se momentanea.
Riusciremmo, proviamo a pensare, a commettere ad es. un atto impuro se ci fosse nostro padre e potesse vederci?
Ecco, lo stesso con Nostro Signore. Anzi, ancor di più.
Se ci vergogneremmo a commettere un peccato dinanzi a un genitore, perché non dovremmo farlo dinanzi a Dio, che ci ha creati dal nulla? Tanto più che non ci vede solo Lui, ma anche, su tutti, Maria Ss.ma e il nostro angelo custode.
Pensiamo allora che Dio è con noi, ogni giorno della nostra vita, ogni momento, così da crearci una barriera contro le tentazioni.

3S 31 - Catechismo Pio X - 6

(a cura di Pierfrancesco Nardini)
Dio ha corpo come noi? Dio non ha corpo come noi, ma è purissimo spirito
È proprio Cristo che spiega che Dio è spirito, quando parla con la Samaritana (Gv 4, 25). Lui, che è Verità assoluta, certifica questa realtà. Dobbiamo quindi crederla, perché ce l’ha detta Dio stesso.
Ma che vuol dire che Dio “è spirito”? Come lo si può spiegare? Si premette che questo rientra in quell’impossibilità per la mente umana di comprendere appieno, alla perfezione, Dio e tutti i suoi attributi.
Quindi si andrà per spiegazioni basate sul principio dell’analogia, con quel che conosciamo. Si sottolinea intanto che anche su questo punto la Chiesa si è espressa infallibilmente definendo che Dio è «una sola unica sostanza spirituale, assolutamente semplice e immutabile» (Concilio Vaticano I).
L’esempio più semplice e immediato è quello del paragone con il corpo umano e, in generale, con tutta la materia del creato (piante, montagne, mari, ecc…). Questi sono misurabili, perché sono finiti. “Quell’uomo è alto 1,80 metri”, “Quella montagna è alta tot metri”, ecc… Che sia in lunghezza, in profondità, in larghezza, in spessore ed, anche in età, non si può trovare nel creato qualcosa che non sia possibile misurare. Lo stesso Universo, oramai si sa, non è infinito, ma finito. Le cose non sono infinite solo perché sono talmente grandi da non poterne vedere l’inizio e/o la fine. Solo Dio è infinito.
Tutto ciò che esiste è stato da Lui creato e quindi ha un inizio e ha una fine. Dio, invece, è semplicissimo, ossia non è composto da parti come le cose create. È esclusa da Dio qualsiasi tipo di composizione (fisica, metafisica, logica). Non ha dunque un corpo materiale. Tutto ciò che non è corpo è per forza di cose spirito.
Dio si distingue però anche dalle cose spirituali che fanno parte della Creazione: l’anima e gli angeli. L’anima è spirito unito ad un corpo. Gli angeli sono puro spirito, separato e indipendente da qualsiasi materia. Quale differenza c’è con Dio? Gli angeli, pur più perfetti dell’uomo, perché, staccati dal corpo, non ne subiscono le limitazioni, non si avvicinano in alcun modo alla perfezione assoluta di Dio. E questo vale anche per l’anima quando si stacca dalla materia. La differenza è in quel superlativo, “purissimo”, usato sapientemente da San Pio X nella risposta. Dio è tutte le perfezioni alla massima potenza, è perfettissimo. Così è anche purissimo, rispetto anche al più puro degli esseri creati in spirito.
Per “purissimo” deve intendersi una purezza assoluta, senza limiti e difetti. Non si deve cadere nella trappola di pensare che nella Scrittura spesso Dio è descritto con fisionomie umane (la mano di Dio, il cuore di Dio, l’occhio di Dio, ecc…) e che quindi non è vero che è purissimo spirito. «Quando si parla della mano, del cuore, dell’occhio di Dio, ecc., non si vuol dire che abbia un corpo, ma solo indicare la sua potenza, il suo amore, la sua scienza, ecc.» (Dragone, commento al n. 6). Questo perché, data la limitatezza della mente umana, non siamo in grado di descrivere i Suoi attributi spirituali se non con analogie materiali, che, però, non si possono avvicinare nemmeno lontanamente ad una perfetta descrizione di Nostro Signore.
Anche in questo caso, come per i precedenti, si può anche solo con la ragione capire la semplicità dell’essere di Dio ed il suo essere spirituale. La materia, infatti, è sinonimo di imperfezione e non è ragionevole, in nessun caso e con nessun esempio, pensare a qualcosa di imperfetto in relazione a Dio. La mancanza di un corpo non è assolutamente sinonimo di limite, anzi. Nonostante non abbia corpo, il Signore ha il potere di agire su di noi, in tutti i modi descritti nella S.Scrittura

3S 30 - Catechismo Pio X - 5

(a cura di Pierfrancesco Nardini)
Che significa Signore? Signore significa che Dio è padrone assoluto di tutte le cose
Il titolo “Signore” è applicato quasi mille volte a Dio tra Antico e Nuovo Testamento.
San Tommaso d’Aquino spiega che la parola “signore” sta a indicare chi ha il comando e non può ricevere ordini da nessuno (Summa contra Gentiles, III, 120). È in questo senso che è usato da San Pio X.
In un noto commento di inizio 1900, si spiega che «Signore significa colui da cui interamente dipendiamo, non v’ha che un solo Signore, Gesù Cristo, per cui, come per causa efficiente, furono fatte tutte le cose»[1].
La parola “signore” ha come sinonimi “padrone” e “sovrano”, tutti termini che indicano un potere, un dominio di qualcuno su qualcosa.
Nella S. Scrittura troviamo molti esempi che Dio è il Signore di tutte le cose, padrone assoluto. Egli, che è Dio, comanda e viene obbedito da ogni singolo elemento del creato, corpo umano, natura, ecc…
Per questo San Paolo scrive che Gesù è «il Re dei Re, e il Dominatore dei dominanti» (1Tm 6, 15).
Si mette spesso in evidenza, in particolare, come fa anche il Dragone, il miracolo, descritto in S. Matteo (8, 23-27) di Gesù che, svegliatosi nella barca sul lago di Genezaret in tempesta, con gli Apostoli spaventati, «comandò ai venti e al mare e subito si fece una gran calma».
È un esempio efficace perché in questo episodio Nostro Signore parla direttamente con i venti e il mare, parla al creato e questo obbedisce. Dà proprio la sensazione di sudditanza di tutte le cose a Lui.
San Paolo sottolinea come Gesù, seduto alla destra di Dio, è posto «al di sopra di ogni principato, e potestà, e virtù, e dominazione, e sopra qualunque nome che sia nominato non solo in questo secolo, ma anche nel futuro. E le cose tutte pose sotto i piedi di Lui» (Ef 1, 21-22).
Nell’ebraismo l’espressione “sopra qualunque nome ecc…” «significa sopra qualsiasi creatura che possa esistere sia nel secolo presente, ossia nel tempo che precede la seconda venuta di Gesù Cristo, e sia nel futuro, ossia quando gli uomini saranno glorificati. Gesù Cristo è superiore a tutte le creature, niuna eccettuata, le quali per conseguenza sono tutte a Lui soggette» (Sales).
Anche su questo titolo di Cristo, oltre alla Rivelazione, c’è una definizione infallibile della Chiesa, che nel Concilio Vaticano I stabilisce che Dio «è il Signore del cielo e della terra» (Sess. III, c. 1).
Non possiamo dunque non credere a questa verità, se vogliamo professarci cattolici.
Il nostro stesso ragionamento ci porta comunque a capirlo.
È infatti tra gli uomini incontestato che chi costruisce qualcosa ne è il padrone (così il pittore del quadro, l’imprenditore edile del palazzo, ecc…).
A maggior ragione, questo vale per Chi è il Creatore di tutto dal nulla.
Sarebbe altrimenti una contraddizione, un venir meno al principio della ragionevolezza non voler ammettere per Dio quel che si ammette pacificamente per gli uomini.
Alla luce di questo, è chiaro che Dio è Signore e padrone anche di noi, di ogni uomo e di ogni nostra azione.
È questo il motivo per cui tutti i nostri atti devono essere conformi alla volontà divina, ossia a osservare ciò che Lui ci ha comandato.
Il Dragone riflette che le nostre azioni devono «tendere a Lui come a fine unico, come il cammino del viandante tende alla meta. La santità consiste nel conformare tutti i nostri atti alla volontà del Signore» (commento al n. 5).
Dobbiamo sempre riflettere su quanto detto. Molte volte, purtroppo, ci comportiamo come padroni del mondo, come se non ci fosse Qualcuno “Signore del cielo e della terra”, come se tutto fosse nostro.
Se, però, pensiamo che anche noi stessi non siamo padroni di noi, in quanto creature col dovere di rispettare anima e corpo donateci, forse eviteremmo molti nostri comportamenti.

Medaglia di San Benedetto