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venerdì 25 maggio 2018

SC 166 Commento al Vangelo di venerdì 25.05.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco  (10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a Lui e di nuovo Egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma Egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli Lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il tema del divorzio è molto delicato e oltre all'insegnamento di Gesù, non si può investigare su ogni singolo caso per la mancanza di nozioni e per il rispetto che si deve verso tutti. Non è corretto occuparsi dei fatti altrui senza alcuna autorizzazione o una richiesta di consigli.
Gesù ha avvisato che separare ciò che Dio ha unito è peccato grave, ma non condanna all'inferno i divorziati che pregano e sperano.
Gesù non manda nessuno all'inferno, sono le scelte personali degli uomini e delle donne a scegliere il bene o il male. La scelta del divorzio non è mai gradita a Dio, chi vuole il divorzio commette un errore e può limitare la colpa evitando un nuovo matrimonio.
Anche dinanzi un nuovo matrimonio Gesù non chiude la possibilità della salvezza ai divorziati risposati, Egli li vuole salvare dai loro errori e dalla perdizione. Ecco che rimane importante la partecipazione alla Santa Messa e la preghiera giornaliera, anche se non si accostano ai Sacramenti.
È dottrina della Chiesa e della Bibbia che l’Eucaristia si può ricevere in stato di Grazia, non in peccato mortale. Non ci sono altri argomenti o valutazioni improbabili per accedere ai Sacramenti quando si vive nella condizione di peccato.
È preferibile per i divorziati risposati non mangiare l’Eucaristia che prenderla in peccato mortale. Se non la ricevono obbediscono a Dio e verranno aiutati nella loro vita, se la prendono in peccato mortale commettono sacrilegio e la rovina è sempre più consistente.
Questo è l’insegnamento autentico della Santa Chiesa, si rimane liberi di accoglierlo così come vuole Dio oppure di stravolgerlo caricandosi di responsabilità e colpe personali che non dovranno mai scaricarsi sugli altri.
Sui divorziati risposati civilmente sono da evitare giudizi, nessuno può essere condannato per sempre, nella vita di ognuno tutto può cambiare.
Si lascia a Gesù il giudizio di chi si accosta ai Sacramenti senza possedere le condizioni spirituali idonee. Ogni persona risponde direttamente a Dio delle sue scelte, inoltre, nessuno è in grado di sapere di una eventuale scelta della castità perenne di una coppia di divorziati risposati civilmente.
Le teorie diffuse negli ultimi due anni hanno confuso quasi tutti i cattolici, tranne quelli che si sono posizionati addirittura in anticipo, su posizioni di totale apertura senza considerare la Legge di Dio, quindi la Scrittura e l’insegnamento millenario della Chiesa.
Dinanzi questa immane confusione creata per l’abbandono della Volontà di Dio, non solamente soffrono molti divorziati risposati civilmente, soffrono anche quei Sacerdoti che hanno donato la loro vita al Signore anche per la conversione e la salvezza eterna dei divorziati.
Questi non sono cattolici meno amati da Gesù, di sicuro in Lui c’è il dolore di vederli in perenne peccato mortale, ma nessuno può conoscere il pentimento interiore e silenzioso di tanti divorziati, forse affranti del passo compiuto o fortemente mortificati per il distacco dai Sacramenti.
I divorziati risposati civilmente non devono considerarsi abbandonati da Gesù, dipende dalle loro scelte di vita restare vicini a Lui anche senza i Sacramenti o allontanarsi da ogni possibilità di salvezza eterna. Gesù offre anche a loro molte possibilità di redimersi e di arrivare al Giudizio definitivo con un pentimento sincero degli errori commessi.
In questa vita per moltissimi è importante soddisfare i piaceri, fare quanto si desidera e si sogna. Non tutto però è lecito moralmente!
Molti adesso non avvertono distintamente effetti nocivi fisici e psichici, pensano solo al soddisfacimento di ciò che si brama, senza valutare se giova o danneggia la propria anima e personalità. Non si confrontano e non vogliono risposte negative dalla propria coscienza, riguardo l’infranta promessa fatta nel matrimonio, l’abbandono dei figli e delle conseguenze che ne scaturiranno nel futuro.
Dove c’è afflizione e confusione, c’è sempre la possibilità della redenzione.
Io continuo a pregare anche per la salvezza eterna dei divorziati, tutto è possibile per chi ha sbagliato e in un lampo può pentirsi e pregare.
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