Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



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martedì 25 dicembre 2018

SC 296 Commento al Vangelo di martedì 25.12.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)


Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  (1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui
e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla Luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla Luce.
Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di Lui; 
eppure il mondo non Lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non Lo hanno accolto.
A quanti però Lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo Nome, i quali, non da sangue
né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece Carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre, pieno di Grazia e di Verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di Lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: Grazia su Grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la Grazia e la Verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno Lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre, è Lui che Lo ha rivelato. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Prologo di San Giovanni è come una poesia, una narrazione esaustiva di tutto il Vangelo che viene contenuto in appena 18 versetti all’inizio di questo scritto dell’Apostolo prediletto. Erano trascorsi molti anni dalla morte e resurrezione di Gesù, nel cuore e nella mente di San Giovanni tutto appariva presente, considerando che visse per alcuni decenni a Efeso insieme alla Madre di Dio, e questa vicinanza oltre alla sua preghiera, lo avevano reso un grande mistico.
Possiamo ritenerlo il mistico più vicino a Dio di tutti gli Apostoli, sia per questi due fattori, sia per ciò che aveva visto e sentito nei tre anni trascorsi accanto al Signore Gesù. L’esperienza di San Giovanni afferma che rimanere vicino a Gesù, oggi all’Eucaristia, trasfigura, nobilita, sublima, spiritualizza il cristiano.
È determinante il silenzio interiore. È un silenzio benedetto quando si compie per conoscerci e conoscere bene Gesù. Ha la grande forza di scavare dentro di noi, di aiutarci a scoprire gli angoli angusti e nascosti del nostro essere, a riconoscere e a raccogliere quanto Dio ci fa conoscere.
I miracoli più grandi avvengono nel silenzio di una preghiera contemplativa e chi fugge dal silenzio, fugge anche da Dio, dalla sua Volontà.
Nel nostro silenzio parla lo Spirito Santo in noi e ci concede anche i miracoli impossibili, ci conduce docilmente a vivere l’esigente Vangelo.
La grande spiritualità di San Giovanni ci fa capire l’importanza giornaliera del silenzio interiore, della necessità di ascoltare il sottile sussurro della Madonna o degli Angeli Custodi.
Nel frastuono o nella nostra volontà umana, distorta e orgogliosa, mai e poi mai si può sentire l’ispirazione di Dio. Questo lo insegnano i Santi, soprattutto lo hanno detto Gesù e la Madonna a Santa Teresa, Santa Faustina, ecc.
Il silenzio ci fa capire il Prologo di San Giovanni, un capolavoro di teologia, è una spiritualità elevata che sintetizza misticamente il Vangelo.
Questa apertura solenne del suo Vangelo spiega chi è davvero Gesù, chi è quel Bambino la cui nascita è stata annunciata da un coro di Angeli. La teologia mistica presente nel prologo non chiama Gesù per nome umano, Lo indica mostrando chi è Lui e Lo chiama «Verbo».
È una parola che deriva dal latino e significa «Parola».
Fin dal principio quando non c’era nulla, c’era solo Dio, e Dio, per mezzo di questa «Parola», ha creato ogni cosa. Gesù non è solo un Uomo, è quella Parola eterna che aveva parlato ad Abramo, a Mosè e a numerosi Profeti. Il Bambino che nasce a Natale non è solo un Uomo, è l’Eterno esistente quando non esisteva nulla e Lui creò tutto dal nulla.
È mai possibile creare tutto dal nulla? Le montagne, il sole, la luna, miliardi di galassie, gli esseri viventi, la natura, l’uomo e la donna?
Prima di Dio esisteva qualcosa? No, perché Dio esiste da sempre e questo pensiero mette in crisi i più deboli. Dio è eterno e i razionalisti si turbano, d’altronde mette in crisi l’idea dell’esistenza eterna di Dio. Rimane sempre un mistero e si accetta per Fede.
A Natale Dio si presenta al mondo con un Corpo di Bambino ed entra nella storia con lo scopo di riportare l’amicizia tra il Padre e l’uomo, anche per far conoscere l’intimità di un Dio che appare irraggiungibile mentre proprio Lui viene incontro a noi per donarci il suo Spirito e incalcolabili doni.
La Parola che era rimasta invisibile quando parlava ad Abramo, a Mosè e ad altri Profeti, si rende visibile e viene a dirci che Dio ama infinitamente ognuno di noi. La Parola ha assunto un Corpo ed è Vita, irradia la Luce che illumina le tenebre e spiega che qui si può vivere nella vera gioia e indica cosa fare per conquistare il premio glorioso del Paradiso.
La lettura del Vangelo ci presenta Dio incarnato in Gesù che fa solo del bene, ama incondizionatamente, guarisce tutti gli ammalati e le malattie incurabili, libera le persone possedute dai diavoli, dimostra che tutto è sottomesso a Lui e però si lascia crocifiggere.
Che significato si deve dare alla sua nascita in una grotta poverissima e alla sua morte con mani e piedi trafitti, dopo feroci frustate?
L’Amore, solo l’Amore di un Dio che nel Corpo patisce infinita violenza per riparare i peccati dell’uomo, prendendo tutto su di sé.
Il mistero del Natale non riguarda solamente la presenza di Dio nel Bambino, la meraviglia è che quel Bambino ha la consapevolezza di dover morire crocifisso per ognuno di noi, ma risorgerà perché solo Lui sarà il vincitore e quanti rimangono vicini a Lui, trionfano sul male, prima o poi.
Solo Dio poteva arrivare a concepire e a preparare un disegno di Amore così sconcertante per amore di ognuno di noi. Dalla sua nascita in una grotta fino alla morte di Croce, meditiamo sbalorditi la sua premura di volerci salvare, di farci conoscere la Via per una vita migliore, di aiutarci nelle malattie e in tutte le sofferenze della vita.
Dio che nasce da genitori poveri e in una grotta fatiscente, fredda, che sceglie come primi amici i pastori umili, ci vuol dire che è un Dio innamorato di tutti ma predilige gli umili, i miti e i buoni. Non si allontana dagli orgogliosi e dai superbi, sono loro a rifiutarlo anche inconsapevolmente e rimangono soli, con il loro orgoglio e la loro superbia.
Gesù Bambino ci ha portato e donato la sua Grazia, la condizione per ottenerla è la purità del cuore, l’onestà intellettuale e il desiderio di seguirlo, compiendo solo la sua Volontà che troviamo nei Comandamenti, nella sana dottrina della Chiesa e nei consigli del Padre spirituale.
Se accogliamo a Natale Dio presente nel Bambino Gesù, dobbiamo accogliere veramente i suoi insegnamenti, altrimenti è solo una finzione.
Accogliere Gesù significa accogliere la sua Parola, ed è solo una, non possono esistere altre parole. Tutte le parole diverse o contrarie alla Parola che si visibilizza e nasce a Natale, sono tenebre e chi le ha scritte vive nelle tenebre.
La Parola del Padre è vitale per noi, la sua Parola ci dona vita, illumina il nostro cammino, ci permette di conoscere la Verità e solo essa ci rende veramente liberi, non più schiavi degli inganni e delle follie umane.
Gesù Parola parla in noi se facciamo silenzio, se Lo ascoltiamo vivremo nel suo Cuore e la vita sarà un’altra cosa: in noi crescerà sempre più il Bene.
Alla fine della Santa Messa o durante il giorno, rileggete lentamente il Prologo di San Giovanni, è anche una preghiera di liberazione, tutti i diavoli sono terrorizzati quando si medita. Il Prologo ci farà ottenete tesori e ricchezze spirituali, molto più importanti di quelli materiali.
Il frastuono non permette di pregare bene né la lucidità per trovare le risposte ai dilemmi e a tanti problemi della vita. Cercate il silenzio nella grotta di Betlemme, come volle Dio quando nacque in un luogo rifiutato da tutti e per questo abbandonato. Solo nel nostro rinnegamento sorge la vera spiritualità e ci fa diventare veri cristiani.
Cosa mi chiede oggi Gesù Bambino?
Cosa devo fare per imitarlo e piacere a Lui?
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lunedì 25 dicembre 2017

Solennità S. Natale

Etimologia del termine Natale
Il nome “Natale” è carico di suggestioni reali e fantastiche, di fede e di devozione, artistiche filosofiche e teologiche insieme. Nome semplice e complesso, comune e dotto, divino e umano a un tempo. È un nome ricco di misteri. La sua etimologia è da ricondursi all'aggettivo latino natalis, col significato di natalizio, nel senso di “qualcosa che riguarda la nascita”, che, a sua volta, deriva dal participio perfetto natus, del verbo nasci “nascere”.

Il culto del Sole come precursore del Natale
In epoca romana, il Natale coincideva con la festività del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno della nascita del Sole Invitto o Invincibile) celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d'inverno: la “rinascita”, appunto, del Sole.
Le feste solstiziali erano connesse fin dall’antichità al culto del Sole e della nuova vita che questo avrebbe portato alla fine dell’Inverno. Quello del “Sol Invictus” può essere considerato il culto antesignano del Natale per come oggi lo si conosce. Tale culto ha origine in Oriente, e in particolare in Siria e in Egitto, dove già in epoche preromane la venuta del Sole era rappresentata nel mito di un fanciullo divino partorito da una vergine donna: è il trionfo della luce sulle tenebre, che, già in tempi antichi, era celebrato in prossimità del 25 dicembre o comunque del solstizio d’inverno.

La data del Natale 
Il culto orientale del Sole si perpetrò in epoca romana, confluendo nel culto del dio Mitra, raffigurato anch’esso come un fanciullo che sgozza un toro sacro, onde il termine tauroctonia, ossia il culto riservato a Mitra. L’origine storica del Natale non è del tutto certa e sicura. Le ipotesi per spiegarlo sono varie e molteplici. Forse, la data del 25 dicembre, come giorno di celebrazione della nascita di Cristo, è stata fissata per sostituire una festa pagana dedicata alla nascita del Sole (Mitra) il Dies Natalis Solis Invicti, che l’imperatore Aureliano aveva ufficializzata nel 274, proprio alla data del 25 dicembre.
Le celebrazioni della nascita del Sole, consistenti nell’accendere dei grandi fuochi come segno della festività, intorno ai quali il popolo si radunava per festeggiare mangiando e bevendo, come in tutte le feste popolari. In tale periodo, si festeggiavano anche i Saturnali, (dal 17 al 23 dicembre), in onore di Saturno, dio dell'agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e si banchettava con sontuosi banchetti, ai quali partecipavano anche gli schiavi come liberi cittadini, che dai loro padroni ricevevano anche dei regali.

La data del Natale cristiano
Su culto solstiziale è confluita l’istituzione del Natale cristiano. Dopo un certo periodo di incertezze e ambiguità, in cui i due culti, quello della novità cristiana e quello popolare e contadino del mondo pagano, si sono intrecciati, le autorità ecclesiastiche, onde evitare abusi e fraintendimenti, decisero di celebrare e proclamare il 25 dicembre solo la Natività di Cristo.
Con una certa probabilità, questo è un esempio abbastanza significativo di come la politica del primitivo Cristianesimo assorbisse e trasformasse una tradizione pagana con un contenuto nuovo. Certo, tale sostituzione non fu senza conseguenze, dal momento che le tradizioni sono dure a morire, se nel Natale del 460, papa Leone I ricorda ancora la presenza del culto al Sole nella città di Roma.
I primi riferimenti, pertanto, della festività del Natale cristiano risalgono alla prima metà del IV secolo, quando si trova la prima menzione storica della celebrazione della Natività di Cristo all’anno 336, come viene precisato nel Chronographus, il più antico calendario cristiano giunto fino ai nostri giorni, redatto nel 354, dal calligrafo di papa Damaso, il letterato romano Furio Dionisio Filocalo. Sulla scelta del giorno 25 dicembre dovettero influire, certamente, anche alcuni riferimenti scritturistici come per es., il testo del profeta Malachia che chiama il Cristo, che doveva nascere da Colei-che-deve-partorire a Betlemme, con il nome di “Sole di Giustizia” (3, 20). Così, si ha l’identificazione della data del 25 dicembre come il giorno della nascita di Gesù Bambino.

Significato teologico del Natale
Il significato autentico del Natale cristiano ha le sue fondamenta nel grande disegno di Dio, da Paolo rivelato in due testi importanti. Il Primo: “Benedetto Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui [Cristo] ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi [del Padre] per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto” (Ef 1, 3-6). E l’altro: “Egli [Cristo] è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è primo di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1, 15-18).
I due testi hanno in comune alcune caratteristiche che si possono sintetizzare così: disegno di Dio, ricchezza di titoli e universalità delle affermazioni. L’intento di Paolo è di far conoscere il segreto disegno di Dio ad extra, basato sul “beneplacito della volontà del Padre”, tutto incentrato sulla predestinazione di Cristo, da cui dipende anche la predestinazione dell’uomo, con la differenza che quella di Cristo è assoluta e quella dell’uomo condizionata. Il discorso di Paolo è al presente, perché sempre attuale è la predestinazione di Cristo, da cui provengono tutti i benefici all’uomo. Per questo, Cristo viene celebrato come l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini e tra gli uomini e Dio, o come si direbbe con latino medievale omnia a Deo per Christum et omnia a Deo in Christum

Interpretazioni sul perché del Natale
Due le risposte principali che la storia della teologia ha registrato nello spiegare il motivo dell’Incarnazione: l’una prende nome di teoria teocentrica; e l’altra, cristocentrica. La prima interpreta il Natale del Signore principalmente per la salvezza dell’uomo; la seconda, invece, per la gloria di Dio.  Esse, tuttavia, non sono né in contrasto né alternative, ma complementari.
La questione non è di preferenza, ma di primato. Ogni risposta presenta una diversa visione o interpretazione di Dio, del mondo, dell’uomo e anche della vita. La prima risposta considera centro dell’universo meno Cristo che l’uomo, e, di conseguenza, Cristo è funzionale all’uomo; nella seconda, invece, Cristo è centro dell’universo mondo, e l’uomo è in funzione di Cristo. L’idea di paragone più immediata è l’immagine del sistema solare nella duplice rappresentazione storica: tolemaica e copernicana.  
La prima interpretazione ha come teologo referenziale Tommaso d’Aquino, ed è la dottrina comune nella vita della Chiesa; la seconda interpretazione, invece, ha come teologo di riferimento Giovanni Duns Scoto, dalla cui visione teologica emerge a tutto tondo sia il Primato assoluto dell’Incarnazione, sia la difesa dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria.

Quale la differenza tra le due interpretazioni? 
La differenza principale balza evidente se si tiene presente lo schema del procedimento delle due concezioni nel leggere e spiegare la storia della salvezza. La prima fondamentale differenza è il modo diverso di leggere il concetto di “Dio”, così come è rivelato nella Scrittura. La teoria teocentrica considera di “Dio” principalmente gli attributi di Intelletto, di Sapienza e di Essere; la teoria cristocentrica, invece, quelli di Volontà, di Libertà e di Carità. Lo schema “teocentrico”, leggendo il testo sacro  in modo storico-letterale, subordina l’Incarnazione alla Redenzione dell’uomo; lo schema “cristocentrico”, invece, interpretando con lettura riflesso-sistematica il testo rivelato, afferma il primato assoluto dell’Incarnazione sganciata dalla Redenzione, che, a sua volta, viene considerata come un atto liberissimo dell’amore di Cristo verso l’uomo, creato dallo stesso Cristo a sua immagine e somiglianza.   
Schematicamente, le tappe principali della storia della salvezza, secondo lo sviluppo della teoria teocentrica, possono essere rappresentate così: Dio Uno e Trino - Creazione del mondo e dell’uomo - Peccato originale - Incarnazione del Verbo - Redenzione - Chiesa e Sacramenti - Escatologia; lo sviluppo “cristocentrico”, invece: Dio Uno e Trino - Incarnazione del Verbo  (che abbraccia la Predestinazione assoluta di Cristo e di Maria, il Primato universale di Cristo, Cristo come unico Mediatore) - Creazione del mondo e dell’uomo - Peccato originale -  Redenzione - Chiesa e Sacramenti  - Escatologia .
Allo schema cristocentrico sono sottesi alcune profonde intuizioni di Duns Scoto circa l’ordine logico dell’agire di Dio:
“In primo luogo, Dio ama se stesso. In secondo luogo, Dio ama se steso negli altri. In terzo luogo, Dio vuole essere amato da colui che può amarlo in grado sommo -e parlo di un amore estrinseco. In quarto luogo, Dio prevede l’unione [ipostatica] della natura  umana che deve amarlo sommamente” (Reportata Parisiensia, III, d. 7, q. 4, nn. 3-4); e ancora: “Solo Dio ama Dio. Dio vuole essere amato da altri condiligenti, vuole cioè che altri abbiano in sé il suo amore; e per questo eternamente predestina chi lo deve amare adeguatamente e infinitamente di un amore estrinseco” (Ordinatio, III, d. 32, q. un., n. 6).

Nella lettura di fede, il Natale è inteso come il massimo dono possibile e immaginabile che Dio potesse fare di sé stesso ad extra, ossia fuori di sé. Come tale è anche la massima espressione della libertà e dell’amore di Dio ad extra. Quanto più si comprende questo Capolavoro di Dio, tanto più lo si gusta. Il Natale, allora, è solo l’inizio, il big beng, dell’immenso dono cristico in espansione, che dall’eterno attraverso il tempo ritornerà di nuovo nell’eterno. Come a dire: Cristo è Alfa e Omega, Principio e Fine di tutto ciò che esiste, perché tutto è stato creato da lui, e tutto deve ritornare a lui, per essere riconsegnato a Dio Padre, secondo il suo eterno disegno d’Amore.

La celebrazione liturgica del Natale
Data la grande importanza del Natale, la liturgia dedica ampio spazio alla sua celebrazione cultuale. Il tempo natalizio, infatti, ha inizio con i primi vespri del 24 dicembre, e termina con la domenica del Battesimo di Gesù, dopo un periodo di preparazione con le quattro domeniche di Avvento. Per comprendere meglio il mistero cristiano del Natale, sarebbe opportuno considerare almeno le quattro celebrazioni - quella della vigilia, della notte, dell’aurora e del giorno - come un’unica azione liturgica, in analogia, mutatis mutandis, alla celebrazione del triduo pasquale.
Questo sembra, infatti, il senso teologico più profondo suggerito dalla stessa liturgia, che è il culto ufficiale della Chiesa.
La Chiesa celebra con solennità il Natale, per manifestare il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio. È questo infatti il senso spirituale più ricorrente, suggerito dalla stessa liturgia: la natura divina e umana di Cristo (messa della vigilia); la nascita storica di Cristo (messa della notte); l’apparizione temporale della sua umiltà (messa dell’aurora); e il ritorno finale all'ultimo giudizio (messa del giorno).
La celebrazione del Natale suscita sempre delle grandi emozioni nel cuore umano, a seconda della maturità di fede di ognuno.

Il senso del Natale oggi
Natale è il mistero dell’Incarnazione, il secondo dei misteri principali del cristianesimo, dopo quello di Dio, Uno e Trino. Misteri opposti, ma profondamente misteri, nel senso che se ne possono affermare l’esistenza per fede, ma senza alcuna possibilità di conoscerli e dimostrarli razionalmente. Sono misteri in sé e per sé!
Natale è il mistero che tiene vivo il dono divino, perché l’uomo possa “indiarsi”, “diventare simile a Dio”. Cristo, infatti, secondo Giovanni Duns Scoto, è il Summum Opus Dei, il Capolavoro di Dio, il Massimo dono di Dio, che tiene legato l’uomo alla sua origine cristica e, quindi, a Dio.
Il Natale cristiano è veramente un mistero di fede! 

Autore: 
P. Giovanni Lauriola ofm
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MD 1 Chi attendiamo?

In molte comunità cristiane  in preparazione al Natale si va diffondendo l’uso  della “ corona dell’ Avvento “ come segno dell’attesa del ritorno di Cristo: mentre i rami verdi richiamano la speranza e la vita che non finisce, i ceri che si accendono, uno per ogni domenica, esprimono la luce che si fa sempre più intensa fino alla venuta della “Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)
Nella tensione drammatica fra l’illimitata aspirazione del desiderio dell’uomo e la limitatezza della sua condizione creaturale, l’uomo si sente chiamato ad una speranza il cui compimento supera il suo potere e si apre alla dimensione dell’eternità.
La speranza, che si inserisce nel rapporto fra tempo ed eternità, è una certezza ragionevole di un bene futuro attraverso un cammino faticoso verso una meta sicura.
Ognuno di noi non attende un futuro incerto che riempie di inquietudine, ma attende l’ Avvento di Cristo che realizza le promesse profetiche e riempie di speranza, virtù che sostiene tutto il cammino della storia fino al suo compimento
.
Tutti abbiamo bisogno della speranza che viene a noi dal mistero del Natale di Gesù Cristo. Ne ha bisogno il mondo ancora così duramente segnato dal male. Ne hanno bisogno i  paesi minacciati dalla guerra,  i milioni di poveri che continuano a morire di fame, gli immigrati che approdano sulle nostre coste, le grandi nazioni dell’Europa che sembrano aver dimenticato la pietà e l'amore, avendo reciso le radici cristiane. Ne ha bisogno la nostra bella e martoriata Isola dove la crisi economica mette in difficoltà tante famiglie, dove la mafia continua la sua presenza nefasta con le piaghe cancrenose dell’usura, del pizzo e dello spaccio della droga, dove tanti giovani sono costretti a emigrare in cerca di un futuro migliore.

La speranza cristiana impedisce di guardare alla storia in maniera fatalistica, e  aiuta a vivere il nostro impegno nel mondo con coraggio e con fiducia. Noi cristiani guardiamo al futuro senza timore, perché le radici della nostra speranza affondano nel cuore stesso di Dio.

La nostra non è solo attesa, ma anche memoria di Uno che è già venuto nel mistero del Natale che celebriamo. E’certezza della  presenza di Cristo che cammina con noi, al nostro fianco. L’avvenimento  dell’Incarnazione del Figlio di Dio è già in moto e nessuno potrà arrestare questo cammino.

La speranza, come attesa coraggiosa di un pieno compimento del desiderio profondo di ogni uomo alla felicità in forza della promessa divina, si distingue dall’ottimismo, che è un atteggiamento acritico, una convinzione infondata che alla fine tutto andrà bene. «Annullando la tragicità del male, l’ottimismo - sostiene Jean Danielou - è il nemico peggiore della speranza. Mantenendo gli uomini nella illusione di potersi liberare da sé, esso li distoglie in realtà dall’unica via della salvezza» . Il dinamismo della speranza umana, abbandonato a sé stesso, sfocia in varie forme di utopie e di ideologie, generando, a seconda dei casi, presunzione o disperazione, tristezza e distrazione, fatalismo o accanimento nel perseguire il proprio progetto.

Dio, che si è inserito personalmente della drammatica situazione dell’umanità attraverso Gesù Cristo, ci rivela l’ampiezza insospettata del destino umano. L’impegno storico della testimonianza dei cristiani nel presente trova il suo fondamento nel fatto che Dio in Gesù Cristo si è fatto uomo.

Non possiamo renderci di fatto complici della rimozione sistematica delle radici e dei segni del cristianesimo nella nostra società secolarizzata, ricca di tutto, ma spaventosamente povera di Dio che, anche se addobba con luci multicolori case e città, rimane estremamente povera di Cristo, luce interiore.

Papa Francesco ha detto : “Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Gesù è il centro del Natale”.
Festeggiamo il Natale, ma non dimenticando il vero festeggiato, Gesù, il solo che può donare la gioia e può far ardere il cuore (cfr Lc 24,32).Natale non è la festa della luce o dell'amicizia, o dell’inverno o  semplicemente dei regali. Non possiamo accettare che in alcune scuole in nome di un mal interpretato rispetto delle minoranze, alcuni “bigotti del laicismo” vogliono imporre di non parlare di Gesù Bambino e vietare l'allestimento del presepe.
Perché  questo  Natale non passi invano per ciascuno di noi dobbiamo fare nostra la domanda di un mistico polacco  : "Anche se Gesù fosse nato mille volte a Betlemme, che utilità ne avrei se non fosse nato in me?".

Con l’augurio che la celebrazione del Natale del Redentore riempia di gioia e di luce il cuore di ognuno, su di voi e sulle vostre famiglie imploro le più copiose grazie e benedizioni. 

Michele Pennisi, Arcivescovo
 di Monreale

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domenica 24 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 9

Ecco il LINK per il nono giorno della novena del S. Natale
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sabato 23 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 8

Questo il LINK per l'ottavo giorno della novena del S. Natale
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venerdì 22 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 7

Ecco il LINK per il settimo giorno della novena del S. Natale
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giovedì 21 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 6

Questo il LINK   per il sesto giorno della novena del S. Natale
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mercoledì 20 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 5

Questo il LINK per il quinto giorno della novena di Natale
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martedì 19 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 4

Questo il LINK per il quarto giorno delle novena del S. Natale
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lunedì 18 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 3

Ecco il link per il terzo giorno della novena di Natale QUI
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domenica 17 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 2

Ecco il link per il secondo giorno della novena al S. Natale QUI
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sabato 16 dicembre 2017

Novena S. Natale - giorno 1

Nella speranza di poter riuscire per tutti e 9 i giorni ad aggiornare la novena, inizio oggi. 
Potete trovare il link QUI
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sabato 27 dicembre 2014

3313 - Commento al Vangelo del 25/12/2014 Natale

+ Dal Vangelo secondo Luca (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Siamo giunti al momento storico più ineffabile ed imprevedibile, l’ingresso di Dio nella storia umana in un Corpo umano, avvenimento impensabile per chiunque tranne che per la Fanciulla di Nazareth, la Donna preannunciata nel Libro della Genesi, la Donna indicata da San Giovanni nell’Apocalisse: “Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.
Il Natale è la manifestazione del Verbo di Dio agli uomini, evento unico nella storia, mai immaginato da alcuno, solo la Vergine conosceva questo grande mistero, Ella per nove mesi divenne il Paradiso materno del Figlio di Dio.
La nascita di un Bambino che è anche Dio, commuove in questo giorno e chi riflette sull’avvenimento avverte una estensione interiore del suo amore perché toccato dall’Amore Divino. Non c’è dubbio su questa verità: solamente la corretta meditazione dei misteri biblici ci permette di entrare nell’ambito spirituale e ci permette di relazionarci con Dio.
Senza la meditazione degli avvenimenti del Vangelo non ci potrà mai essere la crescita spirituale e si rimane superficiali.
La meditazione del Natale è un momento di gioia immensa, che non dura per il tempo in cui si medita, si protrae e si cresce nella conoscenza intima di Gesù e nella Fede. Meditare quanto ha compiuto Dio per amore di ognuno di noi, dilata la capacità dell’anima e si diventa sempre più come Gesù. Questo vuole Lui, questo è il compito di sua Madre: trasformarci in Gesù.
Il materialismo imperante ha occupato il cuore e non ha più la capacità di adorare il Divino. Molti scelgono quel dio che piace e diventa il loro idolo, procurando così una frattura interiore forse insanabile, perché l’uomo che si immerge nel materialismo distrugge quello che rimaneva di spirituale e la permanenza nei peccati gravi è la sua rovina.
In un cuore già pieno di interessi materiali non può trovare posto il mistero del Natale, non ne avverte il bisogno, non ha interesse.
Il Natale per moltissimi cristiani si è trasformato rapidamente e inesorabilmente in una festa pagana, si vive solamente qualche ora questo mistero partecipando alla Messa e non sono tutti i cattolici che partecipano alla Messa della Notte.
A Natale molti che si dimenticano di Dio durante tutto l’anno, vanno in Chiesa come per timbrare la loro presenza, purtroppo senza luce e priva di amore. Senza pentimento per l’anno trascorso nei peccati di ogni tipologia.
È meglio andare che perdere anche questo appiglio con Dio, ma senza pentimento non c’è comunione con Gesù Bambino.
Eppure questo Bambino è venuto nel mondo soprattutto per i peccatori: «Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”» (Mc 2,17).
Allora a Natale il Bambino che fisicamente è incapace di parlare, ha lo Spirito del Figlio Eterno che conosce tutto, anche le cose più segrete, anche la più piccola fibra di ognuno che partecipa alla Messa.
Gesù viene per cambiare la vita di tutti e il peccatore non deve spaventarsi di un Bambino che non mette paura, non minaccia e non pretende altro che amore. Il peccatore deve rientrare in sé e ricominciare senza vergogna ma con coraggio, con la forte determinazione di diventare un vero cristiano, uno di cui Gesù potrà rallegrarsi.
Non abbiate timore di un Bambino che vi guarda dalla mangiatoia, povero e rifiutato dagli uomini, rifiutato prima ancora di nascere.
Gesù viene ancora rifiutato da moltissimi cristiani, già sappiamo dei pagani e degli anticlericali, ma il rifiuto di chi si identifica come cristiano è preoccupante, perché se molti cristiani vivono senza più valori morali, cosa ci sarà nel mondo tra gli atei?
Eppure Gesù continua a presentarsi nel mondo per richiamare i lontani, un gesto che può compiere un Dio che è Amore. Quale dio inventato da incalcolabili non cristiani è così buono, mite, paziente, amabile, comprensivo e misericordioso?
Con quanto avviene nel mondo di tragico, di segreto… di violento, se non fosse Dio Amore rinuncerebbe a ripresentarsi a Natale. Lascerebbe l’umanità diretta verso l’autodistruzione, immersa nell’idolatria di moltissimi idoli che non comunicano nulla ma si prendono tutto l’amore e la dignità di quasi sette miliardi di esseri umani.
Sono i cristiani ancora fedeli al Vangelo storico a restare fuori dalla melma del mondo e con le loro preghiere continuano ad invitare Dio a salvare l’umanità immersa nelle tenebre. Anche quando nacque Gesù a Betlemme l’umanità era avvolta dalle tenebre. Lo scrive San Giovanni nel prologo del suo Vangelo:
“In Lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini; la Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta” (Gv 1,4-5).
La liturgia di oggi ci accompagna nel mistero dell’Incarnazione di Dio nelle tre Messe che deve celebrare il Sacerdote.
Le tre Messe ci permettono di meditare la nascita eterna del Verbo nel seno degli splendori del Padre (Messa della Notte); nella seconda Messa l'apparizione temporale nell'umiltà della Carne; e nell’altra Messa del giorno il ritorno finale all'ultimo giudizio.
La nascita del Figlio di Dio segna anche l’inizio degli “ultimi tempi”, che sarebbe la Redenzione dell’umanità da parte di Dio.
Il Martirologio Romano afferma: “Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto Uomo: è il Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la Carne”.
Il mistero della nostra salvezza in Gesù è la meditazione che accompagna i buoni credenti, non lasciano passare inutilmente il Natale e ricordano durante l’anno il motivo dell’Incarnazione di Dio. Porsi la domanda sul Natale è troppo semplice, intanto molti cristiani non riflettono mai sul perché nasce a Betlemme un Bambino che è anche Dio.
La divinità del Bambino nato nella grotta di Betlemme emerge e risplende per la sua regalità e onnipotenza, quel Bambino deve nascere nei nostri cuori e deve crescere spiritualmente fino a renderci maturi nel suo Amore.
Chiediamoci se oggi questo Bambino è veramente nato in noi, se ha trovato spazio in noi anche perché Lui si accontenta di un piccolo spazio per dimorare, riposare, trasmettere la sua Grazia. Ma deve trovare la sincera disponibilità del cristiano.
   
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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domenica 25 dicembre 2011

1235 - Commento al Vangelo del 25/12/2011

+ Dal Vangelo secondo Luca (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Benedetto XVI ha scandito questo potente monito davanti alla folla di fedeli accalcata dentro la Basilica di San Pietro, durante l’omelia del Natale di Gesù: “I bastoni dell'aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo”.
Aguzzino è un termine davvero vergognoso e ripugnante per un essere umano, intanto la storia ci ricorda Lenin, Hitler, Stalin, Saddam, Gheddafi, ecc. Aguzzino è sinonimo di boia, carnefice, negriero, persecutore, seviziatore, torturatore, vessatore. Centinaia di milioni di innocenti sono stati assassinati e squartati da molti aguzzini senza coscienza, senza più anima, psicologicamente annientati, in pratica psicopatici.
Ci sono persone che diventato come demoni incarnati, mentre l’Anticristo che verrà sarà effettivamente l’incarnazione di satana. Quanti commettono ripetuti peccati mortali, che praticano la magia, che bestemmiano, che vivono in maniera poco umana e più animale, appunto perdono la somiglianza con Dio Creatore e diventano come veri demoni incarnati.
Forse qualcuno di voi non è mai stato avvicinato da un aguzzino, ma quasi tutti i cristiani incontrano nella loro vita almeno uno di essi. Alle volte ne basta uno solo per distruggere una persona o una famiglia, una parrocchia o la società che corre dietro il paganesimo. Quanto mi addolorano sentire i racconti di persone perseguitate anche da familiari e parenti, odiate senza motivo, invidiate in tutto ciò che fanno.
Qualcuno potrà anche dire: ma questa è vita?
Pensa se non ci fosse Gesù a proteggerti come ti finirebbe… E allora sì, questa è la vita dei cristiani che vogliono condividere con Gesù la sua perseguitata Vita per poi ricevere come premio la vita eterna. Ma ci pensate? Saremo eternamente nella vera e infinita gioia immersi nella Gloria di Dio e per sempre felici. Senza sofferenza né malattie, soprattutto senza più l’aguzzino che ci perseguitava… Ma forse sarà stato proprio quell’aguzzino a farci espiare i peccati e spingerci a pregare di più e a fare penitenze…
Per questa ragione non dobbiamo mai maledire ma benedire anche i più odiosi nemici.
È anche un potente esorcismo benedire e perdonare nel proprio cuore i cattivi che ci perseguitano. Immancabilmente prego ogni giorno per chi non mi ama, li perdono e li voglio bene come se fossero miei benefattori. Ma non faccio questo dietro un ragionamento, lo avverto naturalmente di voler bene quanti mi stanno facendo vivere sulla terra un Purgatorio doloroso.
“Non sanno quello che fanno”, mentre io so molto bene quello che soffro con amore!
Perché questi aguzzini non hanno pace nel cercare di ostacolare il mio apostolato? Non sono un aguzzino come loro… altrimenti saremmo alleati e incamminati tutti assieme verso il baratro infernale. E prego per loro, pensando che stanno distruggendo la residua possibilità di salvarsi eternamente. Prego e li perdono, questo è il vero Natale del Signore Gesù.
Allora il Natale ci porta il messaggio di Gesù Bambino che poi annuncerà per tre anni: Dio è Amore. Chi non sta veramente in comunione con Dio non potrà mai amare né agire onestamente. Avete sentito quante bombe sono scoppiate nelle Chiese in Nigeria da parte di bande opposte al Cristianesimo? Agiscono così perché sono aguzzini, senza Dio e senza valori.
Gesù non è nato nei loro cuori, per questo “non sanno quello che fanno”. La mia amarezza è smisurata pensando che Gesù non è nato neanche in molti cattolici che non pregano, neanche in alcuni che ricoprono cariche di prestigio ma pensano da decenni ad altro che a Gesù Bambino…
Noi che abbiamo conosciuto Gesù Bambino abbiamo la vocazione ad amare e perdonare tutti.


Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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venerdì 25 dicembre 2009

506 - E’ Natale

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.


(Madre Teresa di Calcutta)
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giovedì 24 dicembre 2009

504 - Il Dio vicino



Ti immaginavamo come un monarca
e ti sei fatto bambino.

Ti avevamo dipinto come un giudice implacabile,
e hai voluto abitare in noi.

Abbiamo detto di Te che sei "qualcosa sopra di noi",
mentre Tu hai voluto abitare in noi.

Ti pensavamo nelle case degli uomini perbene,
e invece hai alloggiato dai peccatori.

Ti abbiamo cercato sulle cattedre di teologia:
e invece eri seduto sull'erba
al banchetto degli innamorati

Ti credevamo pronto a scoccare
il fulmine e il flagello,
ma Tu suonavi una musica di danza
con "una canna incrinata".

Ti cercavamo in un sepolcro,
ma Tu rimettevi sulla loro strada
due viaggiatori smarriti.

Ti volevamo stringere nella rete delle parole,
ma ti sei lasciato stringere
dagli abbracci dei bambini.

Signore aiutaci a non dimenticare mai,
nei nostri giorni luminosi
e come nelle notti oscure,
che sei il Dio Vicino.

(Preghiera di Stan Rougier)

Medaglia di San Benedetto