Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



martedì 30 settembre 2014

3244 - Le 233 Ostie di Siena

Un articolo di Antonio Socci dal suo sito:

Tutto si è svolto riservatamente, attorno al 10 settembre scorso. Ma la notizia più importante, quella sul risultato della ricognizione, è trapelata e ve la proponiamo. A cento anni dall'ultima analisi c’è la conferma che le Sacre Particole conservate nella basilica di San Francesco, a Siena, si stanno ancora mantenendo miracolosamente intatte, contro ogni legge naturale. Nel contenitore sono state rinvenute – com'era prevedibile – muffe e batteri, ma incredibilmente nessuna ostia è stata intaccata. Un fenomeno inspiegabile perché per la loro composizione (come derivati del grano) le particole sono deperibilissime, molto vulnerabili da microrganismi e muffe. Sembra che su queste 233 ostie conservate a Siena le leggi di natura non possano nulla.
EGLI E’ QUI
Molti decenni fa un arcivescovo di Siena, Tiberio Borghese, volle fare una sorta di controprova: fece sigillare alcune particole non consacrate in un contenitore. Dopo dieci anni una Commissione scientifica andò a vedere il loro stato e trovò solo frammenti decomposti e vermi. Questo è infatti l’iter naturale delle materie organiche. Tutto si corrompe e si decompone. Ma sfuggono a questa inesorabile legge fisica e chimica quelle ostie consacrate che si conservano nella Basilica di san Francesco, nella città di Santa Caterina, mirabile punto d’incontro dei due patroni d’Italia. Nei diversi miracoli eucaristici, avvenuti soprattutto in Italia, solitamente si è verificata una trasformazione delle particole in carne (spesso del miocardio) e in sangue, quello di Siena si caratterizza perché il miracolo sono le stesse ostie che misteriosamente sfidano il tempo e le leggi naturali, rendendo così evidente la presenza permanente di Colui che è Signore della storia e dell’eternità.
Il grande Thomas S. Eliot cantava il “punto di intersezione del senza tempo col tempo”. Eccolo qua. Un altro poeta, Eugenio Montale nella sua laica “queste” della salvezza cercava “il varco” nella prigione della quotidianità, “la smagliatura nella rete” dell’esistenza, “l’anello che non tiene” nella concatenazione delle circostanze… Ecco dunque, nell’evento di Siena, il segno del grande varco che spalanca l’eternità qui nel tempo.
COME ACCADDE
Tutto comincia nell'anno 1730. Era il 14 agosto, la vigilia dell’Assunta. Tutto il popolo senese era accorso in Cattedrale per i primi vespri e l’offerta del cero votivo in onore della Madre di Dio. Per questo dei ladri poterono entrare indisturbati nella Basilica di San Francesco e rubare la pisside d’argento piena di particole consacrate. Per la città fu uno choc. Furono fatte preghiere e processioni per riparare l’atto sacrilego. Probabilmente gli stessi ladri restarono colpiti. Fatto sta che tre giorni dopo, il 17 agosto, le particole furono rinvenute nel vicino Santuario di Santa Maria in Provenzano, dentro una cassetta delle elemosine. La città fece festa. Processioni solenni e atti di adorazione si susseguirono anche nelle parrocchie, ripetutamente. Per questo al momento era stato deciso di non consumare quelle ostie. Finché ci si rese conto che, con il tempo, queste particole non subivano alcuna alterazione. Devotamente custodite continuavano a restare incorrotte. Dunque si cominciò a constatare che un miracolo era in corso.
LO STUPORE
Le ostie, oltre ad essere esposte al deperimento organico e agli agenti atmosferici, avevano subito travasi di contenitori, contatti fisici per i periodici conteggi, scuotimenti. Eppure quando le Sacre Particole vengono analizzate si trovano sempre “fresche, intatte, fisicamente incorrotte, chimicamente pure e non presentano alcun principio di corruzione”. Erano passati quasi due secoli, così, nel 1914, si decise di sottoporle all’analisi scientifica. Alla fine il verbale degli scienziati reciterà: “Le Sante Particole di Siena sono un classico esempio della perfetta conservazione di particole di pane azzimo consacrate nell’anno 1730, e costituiscono un fenomeno singolare, palpitante di attualità che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. E’ un fatto unico consacrato negli annali della scienza”. Nel corso degli anni seguirono poi nuovi trasferimenti di contenitori e un altro tentativo di furto nel 1951. Ma il miracolo è continuato. Lo scrittore danese Joergensen, convertito al cattolicesimo, lo definì “una delle più grande meraviglie di Cristo sulla terra”. Circa venti anni fa mi trovai ad accompagnare io stesso l’allora cardinale Ratzinger alla Basilica di San Francesco e ricordo il suo  stupore e la sua commozione per queste Sacre Particole. Anche Giovanni Paolo II, in visita a Siena il 14 settembre 1980, aveva voluto sostare in adorazione davanti ad esse e alla fine, commosso, aveva sussurrato: “E’ la Presenza!”.
EGLI RIMANE
In effetti, la caratteristica del miracolo eucaristico di Siena è la sua continuità nel tempo, un segno che chiaramente rende evidente la permanenza della presenza di Cristo nell’ostia consacrata. E’ la conferma soprannaturale e straordinaria di una verità che il cattolicesimo proclama. Ha scritto don Divo Barsotti: “Alcune confessioni protestanti non negano la presenza reale del Cristo nell’Eucarestia, ma negano che questa Presenza reale sia permanente: Gesù è presente nell’stante in cui si dona (…). La differenza sostanziale, si direbbe, con la dottrina eucaristica così come il Cattolicesimo l’ha sempre insegnata è precisamente questa: la presenza del Cristo nell’Eucarestia è permanente”. Negli ultimi decenni il pensiero protestante si è infiltrato nella Chiesa cattolica. Infatti Paolo VI, già nell’enciclica “Mysterium fidei” del 1965, metteva in guardia da queste false dottrine sull’eucarestia che stavano circolando nella Chiesa. Una di queste sosteneva proprio che Cristo non sarebbe più presente nelle Ostie consacrate e rimaste dopo la celebrazione della Messa. Idea fatta propria da un cattoprogressismo sociologico, tutto centrato sulla dimensione orizzontale.  Idea falsissima. Non a caso il Concilio di Trento insiste nell'esortare all'adorazione eucaristica anche al di fuori della liturgia. E Paolo VI in quella sua enciclica – sottolineava il cardinale Dulles – “ha parlato chiaramente e decisamente in favore della custodia del Santissimo Sacramento in un posto d’onore in chiesa” e poi “ha esortato i pastori a esporre il Sacramento per la solenne adorazione e a fare processioni eucaristiche”. Così come “Giovanni Paolo II ha cercato di promuovere la devozione dell’Eucarestia al di fuori della Messa” perché è “di valore inestimabile per la vita della Chiesa”Lo stesso papa Wojtyla dedicava molte ore all'adorazione e “molte delle sue migliori intuizioni scaturivano da questi momenti di preghiera”. Benedetto XVI ha proseguito sulla stessa linea e il popolo cristiano ha riscoperto la bellezza e la ricchezza dell’adorazione eucaristica.
Eppure se questo è sempre stato il magistero della Chiesa, poi una sorta di magistero parallelo (e abusivo) ha seminato la sua zizzania. E oggi tornano gli errori degli anni Sessanta, quando – scriveva il cardinale Dulles – “ai fedeli veniva ripetuto, da educatori all'avanguardia in fatto di religione, che lo scopo del Santissimo Sacramento era di essere ricevuto nella comunione e non di essere adorato, come se le due cose si escludessero a vicenda”. Un riflesso di queste idee lo si ritrova oggi in quelle chiese cattoliche dove il tabernacolo con il Santissimo Sacramento non è più nel luogo nobile e importante della casa di Dio, ma in qualche sgabuzzino marginale e talora addirittura è stato estromesso fuori dalla chiesa. Eppure è solo quel tabernacolo che caratterizza una chiesa cattolica. Edith Stein, filosofa ebrea tedesca, si convertì al cattolicesimo proprio perché – dopo aver visitato dei templi protestanti – un giorno entrò in una Chiesa cattolica e si rese conto che “qui c’è Qualcuno”Divenne suora carmelitana e poi – uccisa ad Auschwitz – fu proclamata santa. Perché si era innamorata di quella Presenza.
-------------------

domenica 28 settembre 2014

3243 - Commento al Vangelo del 28/09/2014, dom. XXVI t.ord. "A"

+ Dal Vangelo secondo Matteo (21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La parabola raccontata da Gesù sembra risolversi nella diversa volontà dei due figli, nella differente interpretazione che i figli hanno dell'obbedienza al padre, nella differenza di animo, quindi di vita interiore.
Non si risolve nel fare o non fare da parte dei figli, è una parabola che indica una verità piuttosto forte: molti credenti pensano di fare molte cose per il Vangelo e non fanno nulla o pochissimo, si considerano realizzati e soddisfatti con il poco impegno.
Questo è il nucleo del Vangelo di oggi, è un richiamo a tutti i credenti a fare apostolato, a compiere le buone opere senza fermarsi all'obbedienza esteriore. Infatti, c'è l'obbedienza che compie quanto crede e c'è pure una obbedienza che in realtà è falsa per la mancanza delle opere. Può anche non essere intenzionale, comunque è una obbedienza vuota e sterile, espressa solamente con le parole e senza alcuna opera buona.
Se ricordiamo il Vangelo di domenica scorsa, troviamo quell'invidia dei credenti nei confronti di quanti si convertivano all'ultima ora o arrivavano dal paganesimo. Oggi c'è la disobbedienza che si finge obbediente, rimane lettera morta l'accoglienza della Legge del Padre, non si compie nulla degli insegnamenti di Gesù perché si conoscono poco. Ed è una grande responsabilità.
Con il Vangelo di oggi entriamo in una trilogia importante, la trilogia è un insieme di tre distinte opere di uno stesso autore e devono essere collegate da una forte connessione tematica. Per tre domeniche mediteremo sulla sofferenza più grande patita da Gesù: il rifiuto di Israele, il popolo eletto che rifiuta di ascoltare il Messia e rimane illusoriamente legato all'antica Alleanza, oramai senza valore perché nasce quella nuova tra Dio e un nuovo popolo: i cristiani.
Per arrivare alle tre tappe che manifestano lo sconcertante rifiuto di accogliere Gesù, meditiamo sull'inizio del capitolo 21. Egli chiede agli Apostoli di trovare un'asina per entrare trionfalmente a Gerusalemme, risponde ai sacerdoti e agli anziani con acuta intelligenza e li stordisce perché essi non sanno rispondere sulla provenienza del battesimo di Giovanni Battista.
Si arriva ai versetti di oggi, Gesù racconta la parabola dei due figli con profonda sofferenza perché vuole sottolineare il rifiuto del suo Vangelo e di conseguenza della sua Persona da parte dei capi di Israele. "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli…". Già l'inizio di questa parabola scuote Gesù, essa insieme alle altre due delle prossime domeniche, manifestano il fallimento della sua predicazione ai capi d'Israele e ai falsi seguaci di Jahvè.
È un rifiuto costante di Gesù, poi in questi duemila anni la persecuzione è toccata ai seguaci e martiri se ne sono contati molti.
«Si rivolse al primo figlio e disse: "Figlio, oggi và a lavorare nella vigna"»Questo figlio non è un campione di morale e risponde secondo la sua arrugginita mentalità: “Non ne ho voglia”. Sono tanti peccatori o cristiani tiepidi che non si sforzano di vivere secondo i Comandamenti e non accettano di fare la volontà di Dio. Molti di loro però riescono per varie ragioni a rientrare in sé e a ravvedersi. "Ma poi si pentì e vi andò".
«Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”». Sono tanti cristiani che a parole mostrano grande fedeltà a Gesù e poi non compiono nulla di buono. Si fermano alle parole, per loro è già tutto compiuto quando affermano di fare molto nella Chiesa o pregano intensamente o frequentano grandi o piccoli incontri di preghiera. La loro Fede è insignificante, sono caduti nell'illusione di essere perfetti.
"Ma non vi andò". Dicono e non fanno, si vantano di fare grandi cose ma Gesù non è contento di essi perché manca il cuore.
"Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete" (Lc 13,25).
«"Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo"»È vero, ma sono tutti e due contraddittori, compiono l'opposto di quanto avevano promesso. Per noi non sia mai così, il nostro impegno deve essere sincero e coerente, dobbiamo fare quanto Gesù ci chiede per restare in comunione con Lui, conoscendolo meglio e parlandone a tutti con coraggio.
La contraddizione nei due figli fa concludere la parabola con una sentenza micidiale e tremenda per gli ebrei, ma oggi vale per tutti quelli che rifiutano Gesù e magari Lo servono con finta religiosità, mentre il cuore adora molti vizi.
«In verità Io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Non bisogna mai giudicare i lontani o quelli che conducono una vita impulsiva, forse adorano Gesù più degli altri e si pentono di continuo dei peccati commessi. Forse non si confessano perché non hanno coraggio o non possono accedere ai Sacramenti, però probabilmente nei loro cuori Gesù è adorato con sincerità.
In Paradiso se ne vedranno delle belle… Molti eleggibili non vi entreranno, molti altri peccatori ma pentiti, saranno nella gloria!
 
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
---------

3242 - Dal no al sì

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». (Mt 21,28-32)

Tra il Sì e il No non ci sta un Ni. Già questo è significativo: almeno si evita ogni ambiguità e sospensione e si capisce da che parte stare. Ma c’è un altro tarlo che ci consuma: la facilità con la quale i nostri Sì diventano No, venendo meno ad impegni e promesse. Un Sì che diventa No è sempre brutto, ma diventa drammatico quando avviene nel rapporto tra due coniugi. Ma ci sono anche No che diventano Sì: una ‘conversione’ che salva la vita e la famiglia. Che cosa rende possibile il cambiamento dal No al Sì? Inizia da uno sguardo sulle cose vere, su persone e fatti che permettono di riprendere la posizione giusta. A partire dalla domanda della Sua Grazia, la vita ricomincia con fiducia ed energia.
----

venerdì 26 settembre 2014

3241 - Messaggio di Medjugorje del 25 settembre 2014

Cari figli! 
Anche oggi vi invito perché anche voi siate come le stelle che con il loro splendore danno la luce e la bellezza agli altri affinché gioiscano. 
Figlioli, siate anche voi splendore, bellezza, gioia e pace e soprattutto preghiera per tutti coloro che sono lontani dal mio amore e dall'amore di mio Figlio Gesù. 
Figlioli, testimoniate la vostra fede e preghiera nella gioia, nella gioia della fede che è nei vostri cuori e pregate per la pace che è dono prezioso di Dio. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
------

3240 - L’ardore del cuore!

Luca 12, 49 
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”

Luca 24, 2 

“Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”

Salmo 38, 4 

“Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco.”

Esodo 3, 2 

“L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.”
---------

3239 - Servire

Gv 13, 1-17
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Mentre cenavano, quando gia il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.
Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: ''Signore, tu lavi i piedi a me?''.
Rispose Gesù: ''Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo''.
Gli disse Simon Pietro: ''Non mi laverai mai i piedi!''. Gli rispose Gesù: ''Se non ti laverò, no n avrai parte con me''.
Gli disse Simon Pietro: ''Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!''.
Soggiunse Gesù: ''Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti''.
Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: ''Non tutti siete mondi''.
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: ''Sapete ciò che vi ho fatto?
Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.
In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

1Gv 3,18
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.

-----------

3238 - Gesù vivo

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». (Lc 9,18-22)

Quanta confusione a riguardo di Cristo. Tutti lo tirano secondo il vento della propria bandiera. Ma chi lo frequenta e gli diventa familiare, che cosa scopre e che cosa dice di Lui? Bisogna percorrere un'altra strada per 'conoscere' Gesù, diversa dall'indagine giornalistica o giudiziaria. Diversa dalle proprie immagini e fantasie, e persino non circoscritta agli studi e alle indagini bibliche o teologiche. E' la strada dell'esperienza e della preghiera, dell'amicizia con chi gli è a sua volta familiare e della carità discreta e fedele verso il prossimo. La strada della fedeltà alla Chiesa, dove Egli vive. Solo un Gesù vivo può ancora rivelarsi e farsi 'conoscere'.
----------

martedì 23 settembre 2014

3237 - Commento al Vangelo del 22/09/2014

+ Dal Vangelo secondo Luca (8,16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ci sono giornate impegnative e non c'è neanche il tempo di cominciare a scrivere la newsletter. Ma non si può rinunciare alla meditazione della Parola di Dio, anche se viene letta sul tardi. Mi commuovo quando leggo innumerevoli messaggi che manifestano l'attesa ansiosa di ricevere quanto prima il commento al Vangelo.
Anche molti Sacerdoti lo hanno chiesto e da parte mia c'è piena disponibilità ad inviarla la sera precedente, per molto tempo ci sono riuscito e devo ritrovare il tempo per anticiparla, anche se per moltissimi viene accolta con grande gioia a qualsiasi ora e giorno. La Parola di Dio è eterna ed sempre attuale.
Il tempo della mia giornata trascorre prevalentemente nella preghiera che comprende vari momenti e atti liturgici, l'ho già scritto e lo ribadisco per invitarvi a mettere al centro della giornata la preghiera, poi tutto il resto deve essere compiuto con l'aiuto di Gesù e la protezione della Madonna. Tutto viene offerto a Loro due.
Nella giornata tutto può mancare tranne la preghiera, e deve essere prolungata soprattutto per i Sacerdoti. Almeno tre/quattro ore al giorno si devono dedicare all'adorazione di Dio, al ringraziamento per quanto ci dona e si ama particolarmente perché Lui è buono. Tutti i cristiani sanno che Dio è Santissimo, pochi Lo avvertono come buono. E Lo pregano quasi con timore, come se Lui dovesse rimproverarli.
La preghiera è come l'ossigeno per la vita fisica di una persona.
Ho letto che un essere umano consuma mediamente 550 litri (mezzo metro cubo) di ossigeno al giorno. L’aria inalata è composta per circa il 20% da ossigeno, mentre quella esalata ne contiene solo il 15%; quindi circa un quarto dell’ossigeno viene consumato a ogni respiro: viene infatti portato, attraverso il sangue arterioso, dai polmoni alle cellule del corpo, che in cambio cedono al sangue venoso anidride carbonica.
Togliendo l'ossigeno al corpo avviene una grande disgrazia, togliendo la preghiera all'anima si entra in uno stato agonizzante e non sono più attive le virtù, i valori morali non si riescono a vivere, la mente è sconvolta da tantissime distrazioni pericolose, il linguaggio è indecoroso, la Grazia è perduta e si rimane sottoposti ad ogni tipo di tentazione.
Tutto può accadere di gravissimo!
È determinante studiare la Parola di Dio. Io sono innamorato del Vangelo, di ogni Parola come la Tradizione ce lo ha trasmesso. Tutto è meraviglioso nel Vangelo, anche se qualche espressione ci può colpire di più in un certo periodo mentre in altri tempi non suscita più quella consolazione o maggiore determinazione nel compiere qualche opera.
Oggi leggo questa frase che senz'altro piace a quelle persone che sono rimaste vittime di persecuzioni o di false accuse: "Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato". Parole che dispiacciono a quanti non hanno la coscienza serena, sono invece di grandissimo conforto e motivo di gioia a coloro che desiderano la giustizia e chiedono nella preghiera che quanto è nascosto sia svelato e la verità conosciuta dalle persone coinvolte.
Moltissime persone per varie ragioni sperano e pregano perché ottengano giustizia al più presto. Anche per diatribe familiari o nell'ambiente lavorativo attendono nella sofferenza e chiedono la realizzazione della frase sopracitata, che si completa in questo modo:
"Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato. Nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce".
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
--------

lunedì 22 settembre 2014

3236 - La luce

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». (Lc 8,16-18)

La luce è Gesù: è brillata sul mondo ed è ancora viva. 
Sgorga dalla sorgente inesauribile che è il Figlio di Dio fatto uomo, e illumina le strade della storia e il cuore degli uomini. 
Questa luce ha acceso anche la nostra piccola lampada, per fare luce a noi, a quanti sono in casa e a quanti camminano nelle strade. 
Senza Gesù, come vedere le cose, come riconoscere il percorso e la meta, come scoprire il volto delle persone? Per questo vien voglia di portare ben alta la lampada che Lui ci ha consegnato in mano e ci ha posto in cuore: luce per noi e per chi ci cammina attorno.
------

giovedì 18 settembre 2014

3235 - Udienza di Papa Francesco del 17/9/2014

La Chiesa: 7. Cattolica e Apostolica
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
In questa settimana continuiamo a parlare sulla Chiesa. Quando professiamo la nostra fede, noi affermiamo che la Chiesa è “cattolica” e “apostolica”. Ma qual è effettivamente il significato di queste due parole, di queste due note caratteristiche della Chiesa? E che valore hanno per le comunità cristiane e per ciascuno di noi?

1. Cattolica significa universale. Una definizione completa e chiara ci è offerta da uno dei Padri della Chiesa dei primi secoli, san Cirillo di Gerusalemme, quando afferma: «La Chiesa senza dubbio è detta cattolica, cioè universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri» (Catechesi XVIII, 23).
Segno evidente della cattolicità della Chiesa è che essa parla tutte le lingue. E questo non è altro che l’effetto della Pentecoste (cfrAt 2,1-13): è lo Spirito Santo, infatti, che ha messo in grado gli Apostoli e la Chiesa intera di far risuonare a tutti, fino ai confini della terra, la Bella Notizia della salvezza e dell’amore di Dio. Così la Chiesa è nata cattolica, cioè “sinfonica” fin dalle origini, e non può che essere cattolica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti. La Parola di Dio oggi si legge in tutte le lingue, tutti hanno il Vangelo nella propria lingua, per leggerlo. E torno sullo stesso concetto: è sempre buono prendere con noi un Vangelo piccolo, per portarlo in tasca, nella borsa e durante la giornata leggerne un passo. Questo ci fa bene. Il Vangelo è diffuso in tutte le lingue perché la Chiesa, l’annuncio di Gesù Cristo Redentore, è in tutto il mondo. E per questo si dice la Chiesa è cattolica, perché è universale.

2. Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata «in uscita», che è nata missionaria. Se gli Apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a portare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma tutti sono usciti per il mondo, dal momento della nascita della Chiesa, dal momento che è disceso su di loro lo Spirito Santo. E per questo la Chiesa è nata “in uscita”, cioè missionaria. È quello che esprimiamo qualificandola apostolica, perché l’apostolo è quello che porta la buona notizia della Risurrezione di Gesù. Questo termine ci ricorda che la Chiesa, sul fondamento degli Apostoli e in continuità con essi - sono gli Apostoli che sono andati e hanno fondato nuove chiese, hanno costituito nuovi vescovi e così in tutto il mondo, in continuità. Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di Apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in “uscita”, a predicare -, è inviato a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio. Anche questo deriva dall’evento della Pentecoste: è lo Spirito Santo, infatti, a superare ogni resistenza, a vincere la tentazione di chiudersi in sé stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio. Se ad esempio alcuni cristiani fanno questo e dicono: “Noi siamo gli eletti, solo noi”, alla fine muoiono. Muoiono prima nell’anima, poi moriranno nel corpo, perché non hanno vita, non sono capaci di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici. Ed è proprio lo Spirito a condurci incontro ai fratelli, anche a quelli più distanti in ogni senso, perché possano condividere con noi l’amore, la pace, la gioia che il Signore Risorto ci ha lasciato in dono.

3. Che cosa comporta, per le nostre comunità e per ciascuno di noi, far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica? Anzitutto, significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro. Significa inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali, che ci chiudono in noi stessi.
Far parte della Chiesa apostolica vuol dire essere consapevoli che la nostra fede è ancorata all’annuncio e alla testimonianza degli stessi Apostoli di Gesù – è ancorata là, è una lunga catena che viene di là –; e perciò sentirsi sempre inviati, sentirsi mandati, in comunione con i successori degli Apostoli, ad annunciare, con il cuore pieno di gioia, Cristo e il suo amore a tutta l’umanità. E qui vorrei ricordare la vita eroica di tanti, tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la loro patria per andare ad annunciare il Vangelo in altri Paesi, in altri Continenti. Mi diceva un Cardinale brasiliano che lavora abbastanza in Amazzonia, che quando lui va in un posto, in un paese o in una città dell’Amazzonia, va sempre al cimitero e lì vede le tombe di questi missionari, sacerdoti, fratelli, suore che sono andati a predicare il Vangelo: apostoli. E lui pensa: tutti questi possono essere canonizzati adesso, hanno lasciato tutto per annunciare Gesù Cristo. Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora! Ringraziamo il Signore di questo. Forse fra tanti giovani, ragazzi e ragazze che sono qui, qualcuno ha voglia di diventare missionario: vada avanti! E’ bello questo, portare il Vangelo di Gesù. Che sia coraggioso e coraggiosa!
Chiediamo allora al Signore di rinnovare in noi il dono del suo Spirito, perché ogni comunità cristiana e ogni battezzato sia espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica.
-----

domenica 14 settembre 2014

3234 - Commento al Vangelo del 13/09/2014

+ Dal Vangelo secondo Luca (6,43-49)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande». 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Si è ripresentato il problema della mancata ricezione della newsletter da parte di numerosi parrocchiani, non sono sempre gli stessi e questo indica che dipende dal server, o per una contemporanea presenza di molti invii gestiti dal server o per il"traffico" eccessivo sul web.
Oggi ho inserito nel sito alcuni ultimi commenti, è dal 7 settembre che si verifica questo inconveniente. Questo è il link per leggere i commenti degli ultimi giorni.
Ogni giorno il Vangelo presenta preziosità più o meno comprensibili, lo sono per quanti hanno amore verso la Parola di Dio, anche se effettivamente ci sono moltissime affermazioni di Gesù che richiedono spiegazioni. Il commento che mi accingo a scrivere su questo Vangelo vorrei completarlo in diverse ore, ma soprattutto in questi giorni non ho tanto tempo disponibile e allora mi riservo di ritornare a commentare questi insegnamenti.
Su questi 7 versetti si potrebbero scrivere molti commenti, fare numerose catechesi in circa un mese per lasciare anche il tempo per una adeguata riflessione. Una frase più di tutte colpisce ed è molto attuale, considerando la grande confusione all'interno della Chiesa.
La frase è il versetto 46: "Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?". È rivolta a tutti i tiepidi, a quanti non corrispondono alla Grazia di Dio, soprattutto ai Consacrati che hanno smarrito la Via della santità.
Gesù chiarisce che non serve a nulla invocarlo senza compiere la sua volontà, senza osservare i Comandamenti e il Vangelo storico.
Eppure si odono rimbombi di preghiere fatte in tanti contesti con la pronuncia ripetuta del Nome di Gesù, mentre poi non si percepisce l'osservanza della Parola di Dio. Non siamo certo noi a stabilire la Fede degli altri, c'è però un modo infallibile per vedere senza giudicare: le opere. "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono".
L'uomo cattivo mostrerà sempre cattiverie, anche in modo subdolo ma farà solo questo. L'uomo buono si riconosce dalla mitezza.
Non si deve mai arrivare al giudizio per non cadere nel peccato, sono le opere a raccontare ogni verità, quello che si vede o si ascolta direttamente sono le prove della bontà o della cattiveria di una persona.
"Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo". Però, molti cattivi hanno la capacità di camuffare bene la mentalità corrotta e recitano con grande partecipazione il ruolo di persone perbene e affettuose.
Arrivano così, quando meno te lo aspetti, le coltellate alle spalle nei luoghi di lavoro, anche nelle amicizie di gruppo.
È inevitabile per ogni persona esprimere quello che porta dentro, spesso però è la debolezza a far cadere in comportamenti poco corretti, per questo è sempre preferibile evitare pregiudizi e valutazioni avventate. Non si guadagna nulla davanti a Dio nel comportarsi anche con un solo pizzico di cattiveria, di risentimento, di invidia, di animosità.
È l'amore che ci rende riconoscibili come seguaci autentici di Gesù e innamorati della Madonna. Chiediamo a Loro di amare tutti.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
-----

3233 - Un uomo intero

13.09.2014
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande». (Lc 6,43-49)

Sembra una raccolta di aforismi, il fior fiore della sapienza. Disegnano la fisionomia di un uomo intero: a seconda di come è fatto, ne esce la misura e la qualità delle azioni, sia in bene, sia in male. 
Un uomo intero non solo dice le cose, non solo ascolta e promette, ma realizza: egli è una roccia salda e dura, sulla quale si può edificare una vita. 
Gesù che parla sembra uno scalpellino che leviga la pietra, anzi, uno scultore che modella la statua. Sulla sua parola e alla sua sequela, con la sua grazia e con la sua compagnia si costruisce una personalità intera.
----

mercoledì 10 settembre 2014

3232 - Udienza di Papa Francesco del 10/9/2014

6. La Chiesa è Madre (II): insegna le opere di misericordia
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Nel nostro itinerario di catechesi sulla Chiesa, ci stiamo soffermando a considerare che la Chiesa è madre. La volta scorsa abbiamo sottolineato come la Chiesa ci fa crescere e, con la luce e la forza della Parola di Dio, ci indica la strada della salvezza, e ci difende dal male. Oggi vorrei sottolineare un aspetto particolare di questa azione educativa della nostra madre Chiesa, cioè come essa ci insegna le opere di misericordia.
Un buon educatore punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere. E’ la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. Lo dice chiaramente Gesù, riassumendo il suo insegnamento per i discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo. E fedele a questo insegnamento, la Chiesa non può che ripetere la stessa cosa ai suoi figli: «Siate misericordiosi», come lo è il Padre, e come lo è stato Gesù. Misericordia.
E allora la Chiesa si comporta come Gesù. Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una filosofia, una via di saggezza…. Certo, il Cristianesimo è anche tutto questo, ma per conseguenza, di riflesso. La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole servono ad illuminare il significato dei suoi gesti.
La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo. E come lo fa? Lo fa con l’esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare; ma lo fa anche con l’esempio di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario. E’ importante sapere questo. Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno. Una volta una mamma mi raccontava - nell’altra diocesi - che voleva insegnare questo ai suoi figli e diceva loro di aiutare e dare da mangiare a chi ha fame; ne aveva tre. E un giorno a pranzo - il papà era fuori al lavoro, c’era lei con i tre figli, piccolini, 7, 5, 4 anni più o meno - e bussano alla porta: c’era un signore che chiedeva da mangiare. E la mamma gli ha detto: “Aspetta un attimo”. E’ rientrata e ha detto ai figli: “C’è un signore lì che chiede da mangiare, cosa facciamo?” “Gliene diamo, mamma, gliene diamo!”. Ognuno aveva sul piatto una bistecca con le patate fritte. “Benissimo – dice la mamma -, prendiamo la metà di ciascuno di voi, e gli diamo la metà della bistecca di ognuno di voi”. “Ah no, mamma, così non va bene!”. “E’ così, tu devi dare del tuo”. E così questa mamma ha insegnato ai figli a dare da mangiare del proprio. Questo è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto. “Ma non mi avanza niente…”. “Da’ del tuo!”. Così ci insegna la madre Chiesa. E voi, tante mamme che siete qui, sapete cosa dovete fare per insegnare ai vostri figli perché condividano le loro cose con chi ha bisogno.
La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o di una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata.
La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere. “Ma Padre no, è pericoloso questo, è gente cattiva”. Ma ognuno di noi è capace… Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me! La misericordia supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società.
La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo. E’ ciò che ha fatto la beata Teresa per le strade di Calcutta; è ciò che hanno fatto e fanno tanti cristiani che non hanno paura di stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo. E anche qui, la misericordia dona la pace a chi parte e a chi resta, facendoci sentire che Dio è più grande della morte, e che rimanendo in Lui anche l’ultimo distacco è un “arrivederci”… Lo aveva capito bene la beata Teresa questo! Le dicevano: “Madre, questo è perdere tempo!”. Trovava gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi della strada, e lei li portava a casa perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace. Lei dava loro l’”arrivederci”, a tutti questi… E tanti uomini e donne come lei hanno fatto questo. E loro li aspettano, lì [indica il cielo], alla porta, per aprire loro la porta del Cielo. Aiutare a morire la gente bene, in pace.
Cari fratelli e sorelle, così la Chiesa è madre, insegnando ai suoi figli le opere di misericordia. Lei ha imparato da Gesù questa via, ha imparato che questo è l’essenziale per la salvezza. Non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare qualcos’altro in cambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa’ il bene e vai avanti!
Che bello è vivere nella Chiesa, nella nostra madre Chiesa che ci insegna queste cose che ci ha insegnato Gesù. Ringraziamo il Signore, che ci dà la grazia di avere come madre la Chiesa, lei che ci insegna la via della misericordia, che è la via della vita. Ringraziamo il Signore.
------

3231 - Commento al Vangelo del 10/09/2014

+ Dal Vangelo secondo Luca  (6,20-26)
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’Uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel Cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Le Beatitudini rappresentano la sintesi del Vangelo, il culmine della predicazione di Gesù e la carta d’identità del cristiano. Un seguace di Gesù senza Beatitudini è sprovvisto degli elementi essenziali per poter entrare in comunione con Lui.
Ma non si arriva immediatamente alla pratica di queste esigenti Beatitudini, c’è un cammino da percorrere e se prima non si inizia non ci sarà mai la vera conversione. È facile cadere in una valutazione illusoria sul proprio stato spirituale, anche se in buonafede non è una giustificazione sufficiente.
Si deve avere la consapevolezza che si è sempre in cammino, nessuno deve considerarsi appagato né fare sempre il minimo.
Oggi sono presenti più dottrine nella Chiesa, domina quella più mondana, più vicina al protestantesimo per la sua facilità di applicazione. Afferma che non esiste il peccato, tutti sono salvi ma non vengono a spiegarci cosa voleva dire Gesù con le Beatitudini!
Se sono salvi perché devono compiere sforzi immani nel praticare le Beatitudini? Infatti non si sentono persecuzioni tra i protestanti come invece avviene ai cattolici che seguono fedelmente il Vangelo.
Le Beatitudini sono anacronistiche per molti cristiani, soprattutto per i teologi di questo mondo. Sono superate, antiquate e nell’insegnamento risultano inopportune perché fuori tempo. Gesù però ha detto che le sue parole non passeranno mai, da quando le ha pronunciate dovranno restare immutabili per l’eternità. Chi manipola la sua Parola non viene da Dio.
Le Beatitudini riportate da San Luca sono quattro non come San Matteo, nella redazione di oggi ci sono quattro Beatitudini che si aggiungono a quattro “guai”. Gesù chiama beati i poveri, quelli che sono alla ricerca della giustizia, che soffrono e che sono perseguitati dai cattivi. Sono beati perché soffrono con grande spirito di sopportazione, soffrono e amano senza cercare alcuna vendetta.
Tra tutte le sofferenze è la persecuzione quella che crocifigge di più, senza limiti, perché è una tremenda sofferenza morale.
Poi passa ai “guai”, si rivolge a quanti sguazzano nei piaceri di questo mondo e forse rendono dolorosa la vita a molti altri. Molti ricchi diventati arroganti e sprezzanti non riescono a pensare umilmente di loro e della vita. È stravolta in tutti i sensi, ma non c’è un solo senso buono.
“guai” sono di quanti ignorano le pene degli altri e rimangono indifferenti. Verrà tempo in cui avranno fame, cercheranno aiuti tra i loro simili. Chi li aiuterà? Dio non potrà dare ad essi nessun aiuto per la mancanza di pentimento e di verità.
Quanti “guai” aspettano quelli che ridono nella cattiveria, che sono compiaciuti dei mali e delle sofferenze degli altri. Questo avviene anche nelle famiglie, tra parenti. Molti oggi ridono invece di pregare, ascoltano il telegiornale e non comprendono che i potenti stanno cercando di creare qualcosa di terrificante per poi cercare una finta pace.
Come spiegano l’insistente e incomprensibile embargo alla Russia, con l’isolamento, fomentando una reazione sproporzionata?
Sono potenti che giocano con le vite umane e le disprezzano, infatti gli Stati Uniti e l’Europa “giocano” con le ritorsioni alla Russia, cercando la reazione del suo presidente per un’aggressione che dovrà poi essere attribuita a lui. Giochi di potere, operazioni studiate per ottenere il predominio ed anche… la diminuzione della popolazione mondiale.
Gesù poi dà un avviso importante: “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi”. Devono dire bene, ma non tutti, perché se tutti parlano bene di noi vuol dire che scendiamo a compromessi con tutti.
Non dobbiamo cercare le offese agendo in modo scriteriato, qui Gesù precisa un aspetto importante del Vangelo: se lo vivi o lo predichi, non tutti parleranno bene e ci saranno incomprensioni e forse persecuzioni, al contrario, se tradisci il Vangelo tutti parleranno bene di te. Se dai ragione a chi non ama il Vangelo, non sarà mai tuo nemico e ti esalterà.
È cosa buona se parlano bene di noi, ma ci sono sempre i cattivi e gli anticlericali che parlano male contro chi vive il Vangelo.
  
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
------------

3230 - Il povero invoca

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». (Lc, 6,20-26)

Si apre l’abisso del nostro bisogno, e non ce ne prendiamo paura. Povertà, fame, pianto, persecuzione e tutto quanto segna la nostra carne e la nostra anima; tutto il limite dell’umano e tutta la contraddizione che viene a sorprenderci nel tumulto delle inimicizie e delle disgrazie della vita. Eppure, nelle mani del Signore, tutto questo non diventa oppressione e avvilimento, ma strada di beatitudine. Come è possibile? Può avvenire quando l’esperienza della mancanza, del vuoto, del bisogno ci provoca a scoprire qual è il nostro vero bene e suscita un moto del cuore che risveglia la nostra fiducia in Colui che ci salva. Allora “il povero grida e Dio lo ascolta”.
-------

martedì 9 settembre 2014

3229 - Commento al Vangelo del 9/09/2014

+ Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di Apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da Lui usciva una forza che guariva tutti. 
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Da Gesù usciva una forza che guariva tutti, qui ognuno deve chiedersi quale spirito esce quando si agisce bene e quando male.
Può sembrare scontato, una riflessione però è sempre doverosa anche per cercare di comprendere i motivi che spingono ad agire senza amore. La mancanza di amore nelle parole e nelle opere non produce, ovviamente, effetti spirituali benigni, causano invece un abbassamento o, addirittura, la perdita della comunione con Gesù.
Prima di operare male bisogna riflettere sulle conseguenze dannose e dolorose.
I Sacramenti, la preghiera costante e prolungata, la pratica delle virtù avvicinano a Gesù e permettono di acquisire il suo Spirito, si diventa anche piccoli mediatori perché le preghiere di intercessione sono maggiormente ascoltate. Gesù e la Madonna ascoltano le preghiere dei credenti che si fanno sentire, nel senso che sono vicini a loro, mentre quelli che stanno lontano pregano ma spesso inutilmente.
Chiediamoci quale spirito fuoriesce da noi quando parliamo con gli altri, quando riflettiamo e compiamo delle opere.
"Da Lui usciva una forza che guariva tutti", è la stessa forza che fuoriesce dall'Eucaristia, per questo vi rinnovo l'invito ad andare ogni giorno davanti al Tabernacolo. A qualcuno potrà sembrare quasi inutile perché ha poca Fede, quanti invece credono e adorano Gesù Eucaristia anche per 10 minuti al giorno e affidano a Lui ogni preoccupazione e gioia, si ritrovano fortificati e immersi nella pace interiore. Tutto cambia in meglio!
Un altro dato che ci dà il Vangelo è la prolungata preghiera di Gesù. Qui debbo inserire la traduzione della CEI del 1974 e non quella attuale, perché in quelle precedenti il versetto 12 affermava che Gesù passò la notte in orazione: "In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione", mentre in quella moderna è scritto che pregava Dio.
Ma non era Lui Dio? "In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio".
È una distorsione molto grave, sottile e rasente. Noi crediamo che Gesù è Dio e pregava semmai il Padre, pregava per la sua missione.
 
«Caro Padre Giulio, voglio ringraziarla infinitamente per la spiegazione del Vangelo. Per me è un grande aiuto spirituale. Quando lo leggo mi rasserena l'anima e mi dà molta calma interiore. Ma purtroppo sono stata una grande peccatrice e ora ho dei periodi in cui mi allontano totalmente dalla Chiesa a dal Vangelo, rimanendo con un vuoto enorme dentro. Mi capita di non aver più voglia di rivolgermi a Dio e alla Madonna e di stufarmi e nonostante faccio lo sforzo di pregare, non provo niente e mi sembra tutto inutile. Prego chiedendo che mi venga data la forza di continuare a pregare, ma mi sento inerte. Il mio pensiero è rivolto a Gesù, ma il mio cuore no. Non so cosa mi succede, ma tutto questo mi fa stare tremendamente male. Le chiedo di aiutarmi e un consiglio su come fare. Grazie infinite per tutto quello che fa. Margherita».
«Carissimo Padre, La ringrazio infinitamente per il Vangelo e la spiegazione del medesimo, non aspetto altro che leggere ogni giorno la Parola del Signore. Ogni giorno recito il Rosario e prego per Lei che il Signore Le dia la forza ed energia per portare avanti questo cammino di Fede. Io ne ho molto bisogno in quanto mi trovo in una situazione difficile per la mia malattia. Prego affinche' il Signore mi ascolti e mi dia la forza di continuare la mia vita anche perche' lavoro in ospedale e con tanta gioia so dare ai miei piccoli e alle loro famiglie tanto amore, ma in questo periodo della mia vita sto soffrendo, sia per la mia malattia e per quanto non posso più dare a loro. Spero nella volontà del Signore, che mi aiuti anche a trovare serenità e amore anche per me stessa, che non ho più. La ringrazio ancora di cuore, Le sue parole sono molto care e con tanto affetto Le auguro di cuore che il Signore Le stia sempre accanto per affrontare tutto quel lavoro che umilmente sta eseguendo con tanto amore. Distinti saluti, Lisi Maria».
«Padre Scozzaro lei tocca sempre il cuore... Luciano Bertana».
«Ho appena scoperto questo sito meraviglioso e l'Efficace preghiera, veramente commovente. Voglio stamparla e recitarla per una situazione spinosa che da anni mi angoscia e che è apparentemente senza via d'uscita. Ma, anche se con fatica e con cadute (è difficile lasciare il controllo a Qualcun Altro), sto imparando ad affidarmi di più all'aiuto divino anziché contare sulle mie "strategie". E comincio a vedere un timidissimo spiraglio di luce, pur tra tante difficoltà. Supplico Lei di accompagnarmi con la Sua preghiera, sicuramente più meritoria della mia. Ringrazio il Signore per la consolazione che mi concede e Gli chiedo di accrescere in me l'umiltà, la fiducia in Lui e la perseveranza. Maria Teresa».
«La ringrazio per tutto ciò che mi invia. Stefano Marcelli».
«Caro Padre recito la novena della Divina Misericordia ogni giorno e oggi è il secondo giorno dove si prega per i Sacerdoti e oggi è arrivato il suo messaggio. La ringrazio tantissimo. Questa settimana Santa Rita mi invita ad andare a Messa con la mia comunità, ci vado ogni giorno Padre e sono felice di andarci. Grazie delle sue preghiere. Grazie grazie grazie ancora grazie. Giuliana».
«Rev.do Padre, grazie dei consigli, che ho messo in pratica da molto tempo, dopo un viaggio a Medjugorje. La ringrazio della benedizione e si ricordi ancora di me e miei famigliari. Io la ricordo nelle mie preghiere. Sia lodato GESÙ e MARIA. Guglielmina».
«Grazie, grazie con questa spiegazione mi ha spiegato tanti dubbi. Sono stata ad Assisi 3 volte, mi piacerebbe ritornaci per la pace che io provo in quel posto, mi sento bene con me stessa in quell'ambiente medievale. La spiegazione della Porziuncola è stata commentata veramente nei dettagli così da avere le idee chiare, grazie, grazie Padre Giulio. Giovanna Pistidda».
«Grazie Padre Giulio, finalmente delle risposte, basta aspettare e arrivano, in qualche modo. Le avevo chiesto a proposito di quel senso di vuoto... adesso so che siamo immersi come un una vasca d'acqua, fino ai capelli, dal mondo e dai suoi tentacoli. Quanta costanza che ci vuole per iniziare ad intravvedere la nostra vera condizione di figli salvati! Non che riesca a vederla bene, solo percepire flebilmente ma tanto basta evidentemente alla mia anima per respirare un po’ fino alla prossima volta. Come quando una pianta che non è ancora morta, con poche gocce riesce a sopravvivere fino all'arrivo della pioggia o della brina all'aurora... Come è difficile dopo 40 anni di incuria nel terreno del cuore! Quanta erbaccia! Quanti danni! Tanti, troppi che quasi non me ne avvertivo più. Grazie. Domenico».
«Buonasera Padre Scozzaro,  con le continue preghiere alla Madonna e la perseveranza del Vangelo che Lei costantemente mi ha inviato, ci siamo riconciliati con mia figlia. Ringrazio il Signore di avermi fatto incontrare il suo sito e La Benedica in questa importante opera di evangelizzazione. Lo Monte Basilio».
 
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
--------

Medaglia di San Benedetto