Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

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mercoledì 31 luglio 2013

2498 - Commento al Vangelo del 31/7/2013

+ Dal Vangelo secondo Matteo (13,44-46)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Se il tesoro prezioso citato da Gesù viene addirittura fatto scomparire, quell'uomo che lo aveva trovato e lo aveva nascosto, dopo avere venduto tutti i suoi averi ritorna e non lo trova più, rimane deluso e raggirato. E si pone delle domande sul perché, rivede la strada percorsa e amareggiato potrebbe arrivare a perdere la Fede.
Chi è causa della perdita della Fede dei più deboli, Gesù lo condanna con queste parole: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt 18,6). Condanna tremenda, ma chi può essere causa della perdita della Fede? Vediamo.
In questi giorni è venuta fuori la notizia della rimozione del Consiglio Generale dei Frati Francescani dell’Immacolata (a partire dal Ministro Generale, Padre Stefano Manelli) da parte della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. Quindi la Santa Sede ha deposto da Generale Padre Manelli e certamente ci saranno stati motivi gravissimi. Non si arriva mai ad una decisione del genere senza una lunghissima indagine e senza prove schiaccianti.
Alcuni cattolici autori di articoli che inviano sul web e che difendono a spada tratta Padre Stefano Manelli e altri Frati, lamentano questo provvedimento come un attacco alla Messa in latino e arrivano ad immaginare un complotto. Nella Chiesa oggi tutto è possibile, ne conosciamo troppe situazioni scandalose ma siamo certi che il Signore interverrà perché non potrà lasciare la sua Barca ancora alla deriva.
Siamo sereni e fiduciosi nel sicurissimo intervento di Gesù. Nel frattempo dobbiamo verificare se il Decreto di rimozione da Generale di Padre Stefano Manelli è fondato, veritiero, convincente, oppure c’è qualcos’altro come per esempio la Messa in latino.
Questi autori degli articoli fiammeggianti di collera sono in buonafede, essi scrivono per amore della dottrina tradizionale e di questo mi compiaccio assai, ma non conoscono cosa è avvenuto di gravissimo e di penalmente rilevante nelle comunità guidate da Padre Stefano Manelli. Come altre persone non conoscono cosa avviene nelle case di questi autori, ma sicuramente  vi si conduce una vita integerrima e improntata sul Vangelo. Ne sono certo avendo letto qualche loro articolo.
Qui non ho nulla da condannare a questi autori cattolici, se non richiamare la prudenza e l’accortezza prima di lanciarsi in difese assolutamente fuori luogo. Devono anzi ringraziare la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata se non ha inserito (stranamente!) nel Decreto di rimozione di Padre Stefano Manelli le gravi motivazioni di un provvedimento così radicale. Anche se così non è stato fatto un servizio alla verità e alla giustizia.
Si parla di deriva morale quando si discute dei comportamenti condannati dalla Congregazione a Padre Manelli, mi è stato rivelato da una fonte sicura che esistono centinaia di testimoni e prove documentate, infatti la condanna impartita riguarda sia Padre Stefano Manelli sia quanti lo hanno protetto in questi anni, insabbiando scandali ed eccessi pienamente opposti al Vangelo predicato da Gesù, ossia tutto il Consiglio Generale dei Francescani dell’Immacolata.
Se qualcuno si fosse dissociato dai comportamenti dittatoriali e crudeli di Padre Manelli, la Congregazione lo avrebbe sicuramente incaricato a guidare e riportare l’Istituto all’originario carisma, eliminando le vessazioni, i ricatti, le oppressioni, il fanatismo e l’adorazione di Padre Manelli, una degenerata vita religiosa simile ad un lager.
È una esaltazione che la Chiesa condanna perché è una anomalia, una vessazione che causa alterazioni mentali e cardiache non cristiane e non rispecchia assolutamente la vita religiosa come viene insegnata dalla stessa Chiesa. È opposta allo spirito del Vangelo.
Come vedete il motivo della rimozione di Padre Stefano Manelli non è la Messa in latino o un attacco alla sana Tradizione della Chiesa, qui ci sono aspetti di intensa gravità, le accuse a Padre Manelli comprendono una documentazione ampia di fatti gravissimi.
È allora opportuno fare alcune precisazioni dopo avere letto che circolano articoli contro il Papa e la Chiesa diffusi dai sostenitori di Padre Stefano Manelli e dei Francescani dell’Immacolata. Nessuno accusi la Chiesa per avere preso provvedimenti improrogabili, per motivi oggettivamente gravissimi, lo dicono anche un buon numero di Frati e Sacerdoti che vivono nell’Istituto dei Francescani dell’Immacolati.
Affermano che finalmente le amicizie che insabbiavano le accuse a Padre Manelli sono state abbattute.
Sono stati usati due pesi e due misure con due fondatori spietati: per Padre Maciel Degollato dei Legionari di Cristo dopo diversi decenni di protezione da parte di alcuni Prelati, hanno scritto nel Decreto diverse motivazioni gravissime, mentre per Padre Stefano Manelli non è stato scritto nulla, lasciando nelle persone a lui vicine una sorpresa notevole e per questo hanno reagito con rabbia. È comprensibile la reazione di quanti non conoscono i fatti gravissimi ed immaginano tale provvedimento riferito alla Messa in latino. Non è così.
Sicuramente la Messa in latino è stata abrogata per l’abuso, per una concezione falsa creata da Padre Manelli come ha fatto per tutto il resto. Come faceva dire da quanti a lui vicini che chi non era Frate del suo Istituto andava all’inferno, così poteva affermare che i Sacerdoti che non celebrano la Messa in latino sono dannati. È nelle sue corde ricorrere a questi metodi.
“Non agisce da cristiano”. Questo lo diceva nel 1998 di Padre Stefano Manelli l’ex Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, Padre Torres, ai Religiosi che denunciavano le irrazionali oppressioni di Padre Manelli. Questo Sotto-Segretario disse che occorreva urgentemente una accertamento con l’invio di un Visitatore apostolico, ma aggiunse che Padre Manelli era protetto da chi “non ama né la verità né la giustizia”. Chi sono quelli che non amano né la verità né la giustizia?
Se questi cattolici che scrivono a difesa di Padre Manelli andassero alla suddetta Congregazione a chiedere informazioni (quanto è possibile sapere), resterebbero scioccati, perché sotto un abito elegante indossato da un riccone e del valore di miliardi di euro, può nascondersi un uomo crudele. Se qualcuno degli autori volesse telefonarmi per sapere qualcosa delle vere e provate ingiustizie e corruzioni testimoniate da centinaia di persone, soprattutto di quelle coinvolte in situazioni strane, non reagirebbero più con disgusto al corretto provvedimento della Chiesa.
Moltissimi Frati e Suore per i comportamenti dittatoriali e vessatori di Padre Stefano Manelli hanno subito esaurimenti nervosi e ricoveri negli ospedali, centinaia di Frati sono fuggiti dall’Istituto per passare in altri Ordini, nelle diocesi o restare in famiglia, altri hanno patito vendette abominevoli perché veniva messo in discussione il suo comportamento tirannico.
Molti ex Religiosi dopo essere fuggiti dagli Istituti di Padre Stefano Manelli hanno avuto una violenta repulsione per il sacro e non vanno più a Messa, non pregano più e si sono schierati contro la Chiesa. Come si spiega questo comportamento? Sono passati da un eccesso ad un altro, tutti loro sono state vittime di maltrattamenti morali e di un plagio schiacciante, arrivando a odiare la Chiesa perché non è intervenuta per fermare Manelli.
Bisogna documentarsi prima di prendere le difese. Non basta vedere l’abito esteriore che vale miliardi di euro (la fedeltà al Magistero) se poi chi si maschera sotto questa fedeltà commette incalcolabili scandali, ingiustizie e degenerazioni.
Ci saranno conseguenze importanti perché ci sono ammanchi di molti soldi, i Frati raccontano di cinque Religiosi morti a causa di malattie non chiare, di situazioni sconcertanti che effettivamente possono disorientare quanti conoscevano una realtà dall’aspetto puro e molto spirituale.
Per questa ragione nella lettera del nuovo Commissario che ha preso il posto di Padre Stefano Manelli, inviata il 27 luglio 2013 alle comunità dei Francescani dell’Immacolata, è scritto che bisogna sentire con la Chiesa, cioè, devono ritornare ad una vita religiosa regolare, come voleva San Francesco e non come l’ha travisata l’ex Generale per ricevere una venerazione spropositata e che si offre evidentemente alla Madonna!
Il Commissario è lì per aiutare i Francescani dell’Immacolata a riscoprire la vita religiosa insegnata dalla Chiesa, continuando a pregare con intensità e a fare le penitenze che si desiderano. Ma senza fanatismo né una esaltazione di sé fuorviante che deformano ogni buon proposito e da virtuoso lo trasformano in estremismo e idolatria. I Frati seguano la corretta vita religiosa e preghino per poter celebrare presto anche la Messa in latino come l’intende Dio e non la vanagloria di qualcuno.
Sono a conoscenza che fin dal 1998 (15 anni fa) Frati e Suore si erano rivolti alla Congregazione denunciando scandali e la vita spirituale opprimente ed opposta alle indicazioni della Chiesa, in quanto Padre Stefano Manelli ignorando le indicazioni della Chiesa aveva creato una nuova religiosità settaria improntata sulle minacce e prepotenze morali, sui ricatti di finire all’inferno, sull’emarginazione e dalla paura che incuteva di spedire come un pacco postale nelle Nazioni lontane e povere, chi non si sottometteva a qualsiasi sua imposizione.
E continuava a disprezzare il Vangelo, il Codice di Diritto Canonico, la carità, l’amore, quindi il buon senso…

La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata è stata costretta ad agire dopo che a febbraio 2012 cinque Sacerdoti, tuttora tra i Frati Francescani dell'Immacolata e che hanno avuto ruoli importanti, come il Segretario Generale, il Procuratore Generale, un Consigliere Generale, inoltre un famoso teologo americano ancorato alla sana dottrina, comunque Frati vicini a Padre Stefano Manelli e innamorati della Messa in latino, i quali non sono più riusciti a contenere le deviazioni sotto ogni aspetto di Padre Manelli e per non arrivare a danni più gravi e a reati penali ancora più pesanti, hanno chiesto l’intervento della Congregazione.

Non si tratta di Religiosi che si opponevano liturgicamente alla Messa in latino, è falso affermare questo, mi risulta che questi cinque Sacerdoti condividevano pienamente la spiritualità originaria dell’Istituto, hanno agito perché era diventato urgente intervenire, dopo incalcolabili casi che offendevano il Vangelo. Hanno compreso che era irrecuperabile e degenerata la situazione e che bisognava fermare Padre Stefano Manelli.
Questa è la vera storia del provvedimento della Congregazione sui Frati Francescani dell’Immacolata, non aggiungo altro ma c’è la mia disponibilità a chiarire con chi condanna il Decreto della Congregazione come un atto spropositato. La Congregazione non ha voluto assolutamente condannare la Messa in latino, le motivazioni sono altre e gravissime, avvalorate dalle testimonianze di Religiosi che conoscono perfettamente la deriva morale.
Perché inizialmente l’Istituto era partito con una ottima spiritualità mariana e kolbiana, poi Padre Stefano Manelli si è messo sul piedistallo e tutto è degenerato. Una delle tante accuse riportate è il suo delirio di onnipotenza, innalzava solamente se stesso e non più Dio, la Madonna, la Chiesa.
Molti Frati con notevoli carismi e molto spirituali, non appena facevano notare a Padre Manelli il perduto originario carisma francescano, venivano spediti immediatamente in Russia, in Africa, in Brasile, comunque lontani e diffamati nelle comunità per far perdere ogni credibilità. Come si deve valutare questo operato del Generale di un Istituto cattolico?
Chi affrontava con carità il Generale Padre Stefano Manelli ed evidenziava che la vita religiosa insegnata dalla Chiesa era sparita dall’Istituto e che era evidente l’allontanamento dalla vera fedeltà alla Chiesa, Padre Manelli reagiva con una crudeltà agghiacciante, facendo il vuoto attorno al Frate fino ad inventare pretesti per allontanarlo dall’Istituto.
Padre Stefano Manelli così mostrava che non considerava più la Chiesa come Madre, il Codice di Diritto Canonico come regola da osservare, la volontà di Dio da seguire come una bussola, né esisteva più la vera devozione alla Madonna.
Queste sono solamente poche cose di quanto è stato denunciato dai Religiosi, essi hanno costretto la Congregazione ad intervenire, ma da quanto si conosce in giro, ci sono genitori di ex Frati e Suore ridotti a larve umane a causa di esaurimenti nervosi e di ricoveri in psichiatria, che vogliono presentare esposti e richieste di indagini alle Procure dei luoghi dove sono avvenuti imposizioni contro la salute fisica e che calpestano tutto il Vangelo di Gesù Cristo.
C’è chi parla di induzione al suicidio per le mancate cure mediche e il fanatismo esagerato, volevano le guarigioni senza l’uso delle medicine ma con le solo preghiere… Non voglio esprimermi su queste accuse, eventualmente sarà la Magistratura ad indagare e a fare chiarezza. Non voglio rilasciare qui cosa ne penso, se c’è stato qualcosa saranno altri a evidenziarli.
Voglio augurarmi che i Francescani dell’Immacolata riprendano a vivere la vera vita religiosa come insegna la Chiesa e che possano al più presto ottenere il permesso della Messa in latino. Con la rimozione del Consiglio Generale dei Frati Francescani dell’Immacolata (a partire dal Ministro Generale, Padre Stefano Manelli), è stato eliminato un modo opprimente e doloroso che non trova spazio nel Vangelo di Gesù Cristo, metodo crudele e cattivo utilizzato per obbligare i Frati, sottometterli a qualsiasi comando, minacciarli con l’emarginazione o addirittura con l’inferno.
Abbiamo visto che non è la Messa in latino la ragione dell’intervento della Santa Sede, non c’entra nulla questo, sono altri scandali gravissimi e penalmente rilevanti ad avere fatto intervenire la Congregazione.
Di questo scritto mi assumo ogni responsabilità, conosco testimoni e testimonianze scritte e a voce, se qualche difensore di Padre Stefano Manelli richiede ulteriori chiarimenti sono disponibile. È un dovere morale porre queste precisazioni e i credenti vanno informati nella verità.
Non bisogna lasciarsi guidare dall’emotività o dall’amicizia con qualche conoscente, la verità provata ed evidente và riconosciuta, anche quando addolora e purtroppo deturpa l’immagine della Chiesa. Il male minore è fare conoscere la verità anche se dolorosa per orientare i credenti e dare le corrette indicazioni spirituali! Lasciare agire ancora chi distrugge la vita spirituale e la psiche di molti Religiosi non è onesto!
Non vorrei scrivere quanto segue, sono costretto però a dare questa precisazione trattandosi di un argomento molto delicato e che tocca aspetti che vanno trattati con assoluta correttezza, senza ottusità. L’onestà intellettuale deve essere sempre presente nei cristiani, purtroppo si incontra di tutto. Non si deve pretendere di avere capito tutto quando invece non si conosce nulla dell’ampia documentazione.
Quindi, per definire questo mio scritto rivelato apertamente e senza paure di confronti e chiarimenti, chi volesse manipolare, travisare o dileggiare questo scritto ne risponderà nelle sedi competenti.
È sufficiente quanto scritto per precisare che non c’è nulla contro la Messa in latino e che le motivazioni sono gravissime e provate!
Per il mio sconfinato amore alla Chiesa non ho voluto qui fare conoscere fatti gravissimi e documentati. Non parliamo di aria fritta o di supposizioni, perché moltissimi testimoni, prove e documentazioni attestano indubitabilmente, senza alcun dubbio, in modo  incontrovertibile, comportamenti vessatori, ricattatori e opposti al Vangelo di Gesù Cristo. Durati per oltre venti anni! Ma all’esterno appariva un’altra verità!
Questo scritto era doveroso per amore della verità e della giustizia, per chiarire la vicenda a quanti non conoscono la motivazione del Decreto della Congregazione.
Se è vero che ci sono situazioni gravissime nella Chiesa e un malizioso attacco alla sana dottrina tradizionale da moltissime parti interne, bisogna avere buon discernimento per capire che il marcio può trovarsi anche dove c’è una maschera di fedeltà al Magistero.
Non è sufficiente considerarsi fedele alla Tradizione per poter dare frutti buoni. I frutti buoni non sono quelli che nascono dalle parole che possono essere ipocrite, sono le incessanti opere oneste e la vita irreprensibile condotta soprattutto nelle case o comunità dove si vive a testimoniare l’autenticità della persona.
L’albero si riconosce sempre dai frutti, ma i frutti bisogna pure controllarli all’interno se nascondono vermi e sono sepolcri imbiancati.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2497 - San Giustino De Jacobis da San Fele, Vescovo

San Giustino de Jacobis nasce in San Fele (Potenza) il 9 ottobre 1800 da Giovanni Battista e Giuseppina Muccia. Intorno al 1812, la famiglia, forse per motivi economici, si trasferisce a Napoli. Nel 1818, il padre carmelitano Mariano Cacace, intuita la vocazione del giovane, lo indirizza verso la comunità dei missionari vincenziani; proseguendo i suoi studi, Giustino de Jacobis si sposta in Puglia e proprio in questa terra, il 18 giugno 1824, a Brindisi, nella cattedrale, è ordinato sacerdote dall'arcivescovo Giuseppe Maria Tedeschi (1819 - 1825). Nella stessa Puglia il de Jacobis trascorre i suoi primi anni di sacerdozio e tra il 1824 ed il 1836 è a Monopoli e Lecce. Nel 1836 rientra a Napoli dove imperversa un'epidemia di colera; il sacerdote sanfelese ha modo allora di dimostrare il suo spirito di dedizione verso i tantissimi malati che i vincenziani curano. In coincidenza della processione dell'Immacolata, l'epidemia è completamente sconfitta; a Napoli, nella chiesa di San Nicola, si conserva tuttora la statua della Vergine che anche Giustino de Jacobis trasportò a spalla.
Nel 1838, il padre vincenziano Giuseppe Sapeto avvia una missione ad Adua che viene rafforzata con l'arrivo, il 13 ottobre 1839, su sollecitazione di Propaganda Fide, di Giustino de Jacobis, allora superiore alla napoletana casa dei Vergini, che assume la responsabilità della regione del Tigrè erigendosi così la prima vera missione col titolo di vicariato d'Abissinia. Nel 1841 è affiancato da due confratelli italiani: padre Lorenzo Bianchieri e Giuseppe Abbatini. Altri risultati della missione giungeranno più avanti con la conversione al cattolicesimo del monaco etiopico Gebre Mikael e circa 5.000 indigeni Si fondano altri centri missionari a Gondar, Enticciò, Guala, con annesso seminario da cui nel 1852 usciranno 15 sacerdoti, Alitiena, Halai, Hebo, Cheren. Tra tutti i luoghi attraversati, nella vita missionaria di Giustino de Jacobis, ricopre una notevole importanza la città di Hebo dove le sue spoglie sono conservate e venerate.
Il vescovo cappuccino mons. Guglielmo Massaia lo consacra vescovo titolare di Nilopoli l'8 gennaio 1849. Col martirio del primo sacerdote indigeno, l'abba Gebre Mikael, nel 1855, l'esilio del de Jacobis e la sua morte il 31 luglio 1860, ad Eidale, nella valle Alighedé, lungo il sentiero che da Massaua porta all'altopiano, in seguito alla persecuzione del negus Teodoro II (1855 - 68), si chiude questa prima esperienza missionaria.
Il 25 luglio 1939 Giustino de Jacobis è beatificato e nel 1975, in coincidenza con l'anno santo, proclamato santo. In Brindisi il santo è ricordato nel titolo della parrocchiale del quartiere Bozzano, canonicamente eretta il 14.5.1978, e da un'epigrafe nella basilica Cattedrale.

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martedì 30 luglio 2013

2496 - Commento al Vangelo del 30/7/2013

+ Dal Vangelo secondo Matteo (13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’Uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli Angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’Uomo manderà i suoi Angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel Regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
“Chi ha orecchi, ascolti!”. La premura di Gesù per gli altri è inesauribile, fa un invito insistente ad ascoltare la spiegazione della parabola della zizzania, una parabola inquietante per coloro che vivono nel mondo seminando cattiverie, inganni, rancore. Gesù sapeva che rimane molto difficile a questi di ravvedersi dalla condotta malvagia, ma tutto è possibile a Dio se trova uno spiraglio nell'anima del peccatore.
La spiegazione della parabola è molto chiara, rileggere più volte questo Vangelo permette di comprendere meglio la vita umana.
È l’uomo a scegliere il ruolo che vuole rivestire nella sua vita, anche se molte volte le scelte sono determinate da motivi contingenti o costringenti. Spesso si assume nella società un ruolo che non compete, non tanto per mancanza di professionalità che si può sempre acquisire, più che altro per una mancata predisposizione personale.
Voglio dire che spesso le scelte sbagliate condizionano la propria vita e quella degli altri. Un esempio: ci sono disponibili circa diecimila ingressi all’università di medicina ma le richieste sono moltissime. Tutti vogliono diventare medici. È vero che crescono le nuove generazioni, come è altrettanto vero che molti non amano la professione, l’obiettivo è la ricchezza e il prestigio. Senza avere alcuna predisposizione, senza amare il sacrificio che richiede tale responsabilità né gli ammalati.
I medici bravi e professionali ci sono e rasserenano i pazienti, infatti una buona parte che sceglie medicina avverte un forte trasporto interiore, vuole aiutare gli altri a guarire, vuole rendersi utile alla collettività. Mentre quella parte che non è attratta dalla professione di medico e studia per altre ragioni, farebbe bene ad iscriversi alla facoltà di agraria. Non lo scrivo per irriderli, ma a parte la scarsità di studenti, oggi è diventato importante lo studio delle scienze agrarie e forestali.
“Chi ha orecchi, ascolti!”. Ascoltare Gesù meditando il Vangelo permette di ricevere le sue ispirazioni per scegliere bene e non sbagliare nelle cose importanti. Già si vive nella continua sofferenza a causa dei cattivi, se poi si sbagliano pure le scelte di vita, si va di male in peggio. Non ci sono solo persone cattive, molta gente onesta e buona viene considerata normale, ed interiormente c’è tanto bene.
Il campo del mondo ha molti semi buoni, molte persone pregano e vogliono conoscere bene il cammino spirituale.
Rimango felice per migliaia di voi, conosco moltissimi che hanno iniziato il cammino di Fede con impegno e coraggio, dedicano tempo della giornata alla preghiera, perché la preghiera trasfigura l’anima e l’abbellisce. Per vincere con amore la zizzania che cresce vicino a noi, dobbiamo saper amare, perdonare e rimanere forti nelle contrarietà. Il modo migliore per superare le difficoltà è sempre la preghiera, essa ci lega a Gesù e ci fa dialogare con Lui.
Ricevo moltissime testimonianze inviate da voi, parrocchiani del Cuore Immacolato di Maria. Il cammino che abbiamo iniziato sta dando abbondanti frutti spirituali. Questo è solamente l’inizio, la Madonna è Maestra di spiritualità e guida verso la Verità.

“Carissimo Padre Giulio, davvero carissimo, non credo Lei si renda conto  di quanto importanti sono  per tutti noi le Sue parole scritte su queste newsletter. Condivido con tutti i fratelli cristiani il bisogno di leggerLa quotidianamente. Non posso farne a meno. È un bisogno che unito alla preghiera e agli incontri nei Cenacoli di preghiera è importante quanto il bere e il mangiare. Senza si vive poco e male. Sempre uniti a Gesù e Maria per amore del nostro Dio. Grazie, grazie per tutto il suo Aiuto Spirituale. Graziella Michelotto”.

“Caro Padre Scozzaro, ricevo i suoi commenti al Vangelo e desidero ringraziarla tanto. La seguo con molto interesse e prego anch'io per lei, come lei ci chiede. Con amicizia e nella speranza di poterla conoscere. Cristina Alessi da Caltanissetta”.

“Caro Padre Giulio,voglio ringraziarla per la grande opportunità che mi ha dato per poter leggere una pagina giornaliera del Vangelo, oltre le Sue profonde riflessioni sulla vita, in particolar modo sull'effimero senza valori che circonda la nostra società ed il nostro vivere quotidiano, la riscoperta del Cristo nel quotidiano ci trasforma in modo silente ma efficace, per questo La ringrazio  ogni giorno. Grazie alle sue e-mail che leggo con interesse su i veri valori che sono annebbiati dalle frenesie quotidiane, spesso inutili, ho riscoperto la lettura del Vangelo anche come valore aggiunto per la propria mente. La saluto con affetto, Le chiedo una preghiera particolare per mio figlio che venerdì svolgerà le prove orali degli esami di maturità, affinchè il Signore l'aiuti ad affrontare la prima vera importante prova di esami del percorso di studi, la fragilità dei giovani spesso porta alla mancanza di fiducia e autostima. Grazie pace e bene. Architetto Vincenzo Viscardi”.

«Grazie Padre Giulio per tutto l'impegno che ci sta offrendo tramite questa “parrocchia virtuale”. Confermo pienamente ciò che ha scritto oggi, nonostante le persecuzioni la SS. Trinità ci assiste ogni giorno con ogni Grazia spirituale e materiale. Lo Spirito Santo La illumini sempre nella Verità che proviene solo da Dio. Pace e bene...  la sua parrocchiana “virtuale” Susanna Ligios».

“Grazie ancora Padre Giulio. È un periodo un po’ difficile per me, ma grazie al suo aiuto cerco di farmi forza e andare avanti. Una santa notte. Catia Latella”.

“Caro Padre. Questo Vangelo ha parlato al mio cuore e mi illuminato. Grazie! Flavio Iaffaldano”.

«Grazie P. Giulio grazie con tutto il cuore... sapesse  quanto è stato illuminante per me  il suo commento di oggi. Da tempo “combatto” contro la creduloneria ( mi passi li termine) delle persone che sentono il bisogno di credere a tutto... corrono nei luoghi dove si trova ogni tipo di carismatico o veggente, e poi rifuggono la preghiera... o peggio ancora... Dio mi perdoni la Santa Messa. Unico momento in cui si può  veramente incontrare con Gesù... Io prego per lei carissimo Padre... faccia altrettanto lei perchè il Signore illumini sempre le nostre decisioni e le nostre scelte. Buona serata e santa notte. Emanuela Bonfanti».

“Grazie Padre, con questo sito ha avuto un'idea meravigliosa, ogni giorno porta un po’ di acqua viva alle nostre anime, assetate di Dio Purtroppo senza guida corrono il  rischio di perdersi. Lei non immagina neppure quanto bene sta facendo. Amelia Staiano”.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2495 - San Leopoldo Mandic

Alto un metro e quaranta, artrite alle mani, difficoltà nel parlare, occhi arrossati: davvero un poveretto da compatire. Ma il medico Enrico Rubartelli, suo amico, lo vede come un capo, "assediato, seguito e invocato da folle di tutti i ceti" a Padova. A più di 70 anni dalla morte (1942), altri lo invocano nel suo santuario padovano con la tomba. E gli scrivono, come a un vivo: i loro messaggi riempiono ormai centinaia di migliaia di pagine.
E’ nato alle Bocche di Cattaro, terra dalmata sotto gli Asburgo. Battezzato col nome di Bogdan, entra sedicenne nel seminario cappuccino di Udine, poi è novizio a Bassano diventando fra Leopoldo, pronuncia i voti e nel 1890 è sacerdote, con un sogno preciso: spendere la vita per riconciliare con Roma i cristiani orientali separati. Il più piccolo frate dell’intero Ordine cappuccino cammina tra i primissimi sul sentiero dell’ecumenismo. Vuole andare in Oriente, e per due volte crede di fare il primo passo, quando lo mandano a Zara e a Capodistria. Ma nella guerra del 1915-18, essendo croato (ossia “suddito nemico”), deve risiedere nel Meridione d’Italia. Confessore a Padova, comincerà presto a essere “assediato”, ma nel 1923 lo destinano a Fiume, come confessore dei cattolici slavi. E la missione in Oriente sembra farsi realtà. Ma interviene il vescovo di Padova, il grande Elia Dalla Costa, e dice ai Cappuccini: "La partenza di padre Leopoldo ha destato in tutta la città un senso di amarezza e di vero sconcerto". Insomma, i padovani non ci stanno. E riescono a recuperare il piccolo confessore, che passa giorni e anni in una celletta ascoltando ogni fallimento e riaccendendo ogni speranza. E anche lui capisce: "Il mio Oriente è qui, è Padova".
Il gigante della confessione. E anche il martire, perché vi brucia tutte le sue energie, ricco di compassione per tanta gente che impara da lui a conoscersi e a riprendere fiducia. Lui però non è un tipo bonario per naturale tranquillità. Al contrario, è bellicoso e capace d’infiammarsi in scatti aspri e inattesi, come il suo compatriota san Gerolamo. E, come lui, infatti, chiede al Signore il dono della calma: "Abbi pietà di me che sono dàlmata!".
Sembra impossibile che resista, sempre più fragile, a questo genere di vita, inasprito da preghiere, penitenze, digiuni. Ed è anche vecchio: "Ma la verità non invecchia", usa ripetere; e quando nel 1942 lo portano in ospedale trova modo di confessare anche lì. Gli riscontrano però un tumore all’esofago. Torna allora in convento e muore il 30 luglio 1942, dopo aver tentato ancora di vestirsi per la Messa. E via via, come ha detto Paolo VI beatificandolo nel 1976, "la vox populi sulle sue virtù, invece che placarsi col passare del tempo, si è fatta più insistente, più documentata e più sicura". E Giovanni Paolo II, nel 1983, ha collocato padre Leopoldo tra i santi.
Il Martirologio Romano mette la festa il 30 luglio. Normalmente il santo o il beato si ricorda nel giorno della morte a meno che per motivi liturgici o pastorali segnalati da chi ha la responsabilità e valutati dal Maestro delle Cerimonie liturgiche prima della beatificazione o canonizzazione non stabilisca diversamente. Nel caso di san Leopoldo è stato chiesto, dopo la canonizzazione, la festa nel giorno non della morte ma della nascita (12 maggio).

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lunedì 29 luglio 2013

2494 - Commento al Vangelo del 29/7/2013, S.Marta

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (11,19-27)
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ieri ho visto un video in spagnolo di qualche anno fa, contenente le dichiarazioni dei capi di Stato di quasi tutte le Nazioni dell’America Latina, ripresi in diversi incontri e conferenze anche con diplomatici di altre Nazioni. Il discorso era incentrato sulla necessità di creare un Nuovo Ordine Mondiale per avere sicurezza e il controllo sull'intero pianeta. Oltre dieci presidenti hanno espresso un grande interesse per l’imminente creazione di questo super potere che controllerà tutto. Anche le Religioni…
Una delle più accalorate era la presidenta argentina Cristina Kirchner, il suo discorso suadente non lasciava margine a dubbi di alcun tipo, lei e tutti ritengono improrogabile la creazione di questo Ordine del Globo. Il termine improrogabile è stato utilizzato da un presidente, a dimostrazione che il loro reale interesse è di raggiungere al più presto il controllo massonico del mondo, piano portato avanti dagli Illuminati, in questa Loggia sono presenti anche massoni di un famoso Ordine religioso cattolico. Questo è documentato.
Non aggiungo altro, ma non passerà molto per vedere la realizzazione di questo progetto, quasi tutti i presidenti delle Nazioni sono decisi e premono per anticipare i tempi. La scusa è la sicurezza mondiale, mentre il vero obiettivo è il controllo dell’umanità, fino all’ingresso dell’Anticristo nel mondo il quale si presenterà come il vero dio incarnato e riceverà adorazione dalla maggior parte delle persone.
Anche alcuni della gerarchia della Chiesa Cattolica arriveranno ad affermare che l’Anticristo è il vero Cristo… Se per Don Amorth ci sono Cardinali che partecipano a messe nere, cosa sarà poi affermare che il vero Cristo non è più Gesù ma l’uomo che apparirà presto?
Questo non avverrà tra molti anni, sono oramai arrivati alla fase finale, tutto è pronto, anche chi dovrà presentarlo al mondo.
Questo ci deve spingere ad una spiritualità più interiore, una maggiore consapevolezza del nostro essere cristiani e la risposta alla domanda: che significa seguire Gesù e vivere da cristiani? Vediamo che in tutti i punti strategici satana comanda o sta raggiungendo il potere, l’alleanza tra i potenti è salda e la popolazione subisce ogni conseguenza. La forza per restare sereni, per superare difficoltà concrete, per rimanere fedeli a Gesù si ottiene con la preghiera.
Chi prega vede moltiplicare le sue forze, la Grazia di Gesù eleva la persona e le dona la Luce per vedere nell’oscurità del mondo.
In questo contesto abbastanza inquietante, si inserisce la figura di Santa Marta. Tra due Vangeli ho scelto quello che mostra la sua Fede robusta, una fiducia incrollabile in Gesù. La professione di Fede della Santa è in realtà una preghiera da recitare ogni giorno e vi invito a recitarla: Sì, o Signore, io credo che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, Colui che viene nel mondo”.
Questa è la Fede che Gesù ricerca nei cristiani, per questa Fede non c’è limite ai miracoli, si può ottenere tutto ciò che arreca benefici spirituali all'anima e la piena guarigione del corpo. Non è sufficiente recitare le parole dette con grande Fede dalla Santa, bisogna arrivare a recitarle con vero amore, bisogna concentrarsi sul significato e contenuto delle affermazioni. La Fede non si esprime con le belle parole, principalmente il cuore deve adorare Dio e poi le parole hanno valore.
Della risurrezione di Lazzaro voglio evidenziare la strategia utilizzata da Gesù per provare che veramente il suo grande amico era morto, solo così essi potevano appurare che era stato il suo intervento a riportarlo in vita. Leggiamo alcuni versetti precedenti a quelli del Vangelo di oggi: «… poi soggiunse loro: “Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma Io vado a svegliarlo”. Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se s'è addormentato, guarirà”. Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui! Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro”» (Gv 11,11-15.17).
Gesù si attardò nell’andare a Betania, eppure distava meno di due miglia da Gerusalemme, aveva un grande affetto per Lazzaro e il ritardo lasciava attoniti gli Apostoli. Niente avveniva per caso, Gesù volle arrivare dopo il quarto giorno, e dopo il quarto giorno un defunto veniva considerato morto senza alcun dubbio, così il Signore volle che tutti credessero nella morte reale di Lazzaro.
Gesù aveva detto agli Apostoli che l’amico si era addormentato, intendendo che un defunto non muore eternamente, si sveglia in Paradiso se ha vissuto santamente, ma essi non comprendendo avevano subito obiettato che “se s'è addormentato, guarirà”Gesù si presentò il quarto giorno e nessuno poteva mettere in dubbio la morte di Lazzaro, nessuno avanzò discorsi inutili, e la gioia di Gesù fu l’incontro con la Fede rocciosa di Marta che Lo aspettava trepidante.
In questo episodio non vediamo Maria Maddalena che corre verso Gesù, ella rimane a pregare Gesù, raccolta in casa affida allo Spirito di Gesù il proprio fratello. È un atteggiamento mistico, mostra una Fede elevatissima, raggiunta in poco tempo dopo una vita condotta nella prostituzione.
L’amore puro e sincero verso Gesù mette le ali all’anima e la rende sempre più simile a Dio.
Invece Marta corse incontro a Gesù ed espresse un mite lamento, dimenticando in quel frangente che Lui conosceva tutto. Signore, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. È un atto di Fede in Gesù considerato Figlio di Dio, è anche il lamento di una pecorella buona che ha perduto il fratello tanto amato. La frase letta sopra da sola non completa la grande Fede di Marta, infatti subito aggiunse: “Ma anche ora so che qualunque cosa Tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”.
Gesù le indicò che la risurrezione di Lazzaro dipendeva da Lui, come Dio poteva ridargli la vita, farlo risorgere in quell'istante. “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”.
Questa domanda Gesù la pone a tutti, vi chiede di dedicare maggiore tempo alla preghiera giornaliera, alla meditazione delle sue parole, ad amarlo sopra ogni cosa, questo è il vero cammino verso una vita vissuta da risorti.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2493 - Sant' Olav (Olaf) Re di Norvegia, martire

Olav II Haraldsson chiamato anche “il Voluminoso”, nacque nel 995 e come era consuetudine del suo popolo vichingo, prese parte ad alcune spedizioni dirette verso l’Inghilterra e l’Islanda.
Fu proprio in Inghilterra che conobbe il cristianesimo e fu battezzato poi nel 1014 a Rouen. Dal 1015 al 1016 fu impegnato, una volta ritornato in Norvegia, a combattere e scacciare Haakon, che già come suo padre Erik-jarl, aveva usurpato il trono, la guerra interna finì con la battaglia navale di Nesjar, il 25 marzo 1016, vinta da Olav che divenne così il re del paese, superando anche il fratello Harald pagano, che lo pretendeva.
Organizzò lo Stato secondo le leggi e le usanze dei cristiani, distrusse il paganesimo; costruì varie chiese facendo venire dall’Inghilterra sacerdoti cattolici e con lui si cominciò ad applicare in Norvegia, il diritto ecclesiastico anglosassone.
Sotto il regno di Olav ‘il Santo’, la Norvegia ebbe un periodo di notevole prosperità economica, anche se il suo governo fu osteggiato dai potenti ‘jarls’ suoi nemici; per costringere all’obbedienza le popolazioni pagane ribelli, si alleò con suo cognato Amund Jacob lottando, con qualche successo, contro Canuto di Danimarca.
Nel 1028 in seguito a lotte più cruente, dovette abbandonare la Norvegia e con i suoi seguaci andò a Gärdarike (sull’isola Gotland, allora governata dai russi) presso suo cognato Jaroslav.
Nello stesso 1028, il partito contrario al suo governo, formatosi in seno all’aristocrazia norvegese, aveva proclamato re, Canuto di Danimarca; nell’estate del 1030, Olav aiutato dagli svedesi, guidando un esercito, ritornò per riconquistare la Norvegia ma il 29 luglio, durante una decisiva battaglia, vicino Nidaros, cadde colpito a morte.
Sul luogo chiamato Stiklestad fu eretta una cappella in legno, sostituita nel 1075 da una chiesa in muratura; qualche tempo dopo a Nidaros fu eretto il duomo nel cui interno furono trasportate le reliquie del santo re, che già nella cappella di legno, erano oggetto di devozione.
Le sue reliquie furono deposte in un magnifico sarcofago d’argento; verso la metà del ‘500, con la venuta della Riforma Protestante, il prezioso scrigno fu portato in Danimarca e fuso.
A seguito dei miracoli avvenuti sulla sua tomba, il vescovo Grimkel decretò il 3 agosto 1031, la sua venerazione come martire. Il duomo di Nidaros divenne per tutto il Medioevo il santuario più famoso della Norvegia e da lì si sparse largamente il culto per s. Olav o Olaf come si chiama in Svezia, che divenne ben presto il santo più popolare del Nord, che nella fantasia del popolo, sostituì o a volte si fuse con il dio pagano nordico Tor.
Il cristianesimo norvegese trovò nella sua figura e nel culto delle sue reliquie, un punto fermo e centrale, mentre la monarchia nazionale che alimentò tale culto, ne guadagnò più prestigio a causa del suo più illustre rappresentante.
Molte chiese furono costruite e dedicate al suo nome, non solo in Norvegia, ma anche in Inghilterra e nei Paesi del Nord; la sua urna veniva portata in processione oltre che nel giorno della sua festa, anche per la cerimonia dell’elezione dei re norvegesi ad Öreting, come simbolo della collaborazione tra la Chiesa e il potere civile.
La Riforma Protestante nei Paesi del Nord, tese a cancellare ogni culto e la stessa memoria del santo, ma da qualche decennio la festa di s. Olav (29 luglio) è stata ripristinata in Norvegia, come giorno di festa nazionale.
È evidente l’importanza storica di Olav per la Norvegia, egli non soltanto è considerato l’organizzatore della Chiesa nel Paese; l’apostolo del cristianesimo affermatosi sul mondo pagano di allora, ma anche come il primo legislatore e nello stesso tempo fondatore del regno norvegese, vincendo lo strapotere degli ‘jarls’, i grandi clan, costringendoli all’obbedienza, nell’ambito di un progetto di unità nazionale.
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domenica 28 luglio 2013

2492 - Commento al Vangelo del 28/7/2013, domenica XVII t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,1-13)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall'interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Molte volte ho trattato l’importanza di imparare a pregare e di conoscere i metodi per rendere la preghiera efficace, ho anche spiegato gli impedimenti presenti quando si prega con uno spirito ancora inquieto e che arrecano come una paralisi alla stessa preghiera, essi soffocano sul nascere ogni richiesta di aiuto. La preghiera non si improvvisa, come non si improvvisa la vita spirituale. C’è un percorso da compiere, è però gratificante, non mette agitazione, al contrario toglie l’agitazione e porta gioia e pace.
Quelli che iniziano un buon cammino di Fede notano il loro cambiamento, avvertono l’incontro con lo Spirito di Dio.
Oltre a cercare di comprendere il metodo per imparare a pregare, dobbiamo anche imparare a chiedere bene, senza improvvisare le richieste e facendo un discernimento prima ancora di cominciare a pregare. Perché spesso si chiedono Grazie inutili, impossibili, dannose per il credente.
Se qualche conoscente presenta a noi richieste inutili e ripete parole senza senso, anche noi dopo averlo ascoltato con pazienza lo consideriamo inopportuno e banale. Forse non prenderemo più in seria considerazione le sue proposte.
Così avviene con Gesù, ci invita a parlare a cuore aperto ma di cose valide e non stupide, Lui non vuole sentire discorsi eruditi, artificiosi o astratti, ma vuole semplicità accompagnata da parole valide, opportune, concrete. Non conta la cultura quando si dialoga con Gesù, conta l’amore, il cuore buono, l’osservanza della sua volontà, quindi occorrono parole semplici e opportune.
Vediamo perché le richieste fatte a Gesù devono essere opportune. Vale l’esempio di sopra, se qualcuno ci chiede qualcosa di irrealizzabile diventa inopportuno, lui e la sua proposta sono indiscreti, proprio perché viene fatta una richiesta irrealizzabile. Se qualcuno vi assilla chiedendo qualcosa di impossibile diventa seccante, è fastidiosa la sua stessa presenza. Ma voi che amate tutti, però non proverete fastidio dinanzi agli importuni. Dovrebbe essere così.
Quello che è certo rimane la bontà di Gesù dinanzi alle richieste inopportune che si rivolgono a Lui nella preghiera, Lui ascolta sempre e non si infastidisce, almeno se chi prega è in buonafede. Gesù è sempre attento nel Tabernacolo a quanto gli viene rivolto, ama sempre anche quelli che pregano male ma tutto sommato sono lì davanti per la Fede in Lui. Non concede ovviamente quanto viene richiesto di sbagliato. Gesù non vuole che si causino problemi al richiedente in conseguenza della Grazia concessa.
Anche i bravi genitori non concedono ai loro figli oggetti pericolosi come una pistola o una spada, non permettono di andare a cavallo se non sono in grado di farlo, non rivelano codici e password del conto bancario. Non tutto ciò che viene chiesto dai figli si può concedere né si deve concedere.
I genitori che concedono tutto non amano i loro figli ma li venerano come idoli, illudendosi così di farli stare bene.
Il compito dei genitori è abbastanza delicato, si riesce ad assolverlo bene solamente se si conosce il Vangelo e si comprende la misura della concessione e della proibizione. Viene fatto solo per il bene dei figli, non per danneggiarli. Ai figli si concede quanto è giusto, proporzionato alle reali necessità, anche valutando i loro meriti. Concedere tutto quello che vogliono, rappresenta la rovina presente e futura.
Si formano la convinzione che tutto è dovuto dai genitori e non faranno mai gli sforzi che chiedono i genitori. Si è bravi quando si ascoltano i genitori e non solamente quando si portano avanti progetti improvvisati e che “è quello che sento dentro”. Chi può dire che quel sentire non sia una forte tentazione e non arrivi dai diavoli?
Quante scelte da parte dei genitori e dei giovani che non pregano sono in realtà tentazioni e volontà dei diavoli!
Diverso è il comportamento di Gesù, la sua perfetta conoscenza di tutti noi gli permette di sapere la reale necessità di una richiesta e gli effetti causati da essa. Gesù non concede ciò che risulta non utile all’anima e alla stessa persona, anche se apparentemente si è convinta della necessità. La differenza sta nella conoscenza perfetta che l’uomo non possiede di sé né della realtà, non può capire gli effetti dannosi della concessione di una Grazia.
Oltre gli effetti dannosi, bisogna anche riflettere sulle disposizioni interiori di chi prega, perché ottenere una Grazia non è qualcosa di automatico, occorre meritare una Grazia donando preghiere, penitenze, rinunce. Più è consistente la Grazia richiesta più bisogna donare in cambio, bisogna pregare con Fede e umiltà.
Quando le disposizioni interiori sono buone, la preghiera diventa facile e gioiosa, si chiede a Gesù quanto è utile perché è lo Spirito stesso presente nel credente ad ispirare le buone intenzioni. Gesù è buono, questa verità dobbiamo incarnarla in noi. Lo dice anche con questo esempio: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del Cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.
Per facilitare meglio l’insegnamento, Gesù esprime tre massime davvero efficaci, sono la chiave per aprire il suo Cuore. Infatti, oltre la Fede è richiesta l’insistenza per ottenere una Grazia, chi non insiste non è interessato a riceverla, non dà molta importanza alla Grazia e spesso neanche a Gesù. Nella costanza si prova il vero amore e la necessità della Grazia da ottenere. Se all'inizio la Fede è debole, nel tempo diventerà forte proprio per le ripetute richieste.
“Chiedete e vi sarà dato”. Gesù parla sempre al futuro, la Grazia si ottiene per merito e non per diritto. Si chiede con Fede e grande amore.
“Cercate e troverete”. Chi desidera una Grazia cerca la Verità del Vangelo e rifiuta le eresie. La necessità fa cercare il vero Gesù.
“Bussate e vi sarà aperto”. I cuori degli uomini sono chiusi, il Cuore di Gesù è sempre accogliente. Ma la costanza è essenziale.
Poi precisa con queste parole gli effetti della preghiera: “Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.
Il Cuore di Gesù è infinitamente buono, ama anche i più cattivi ma non potrà fare nulla per essi a causa della loro chiusura. Esprime la sua infinita disponibilità ad aiutare i credenti che si recano davanti al Tabernacolo con questo esempio: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?”.
Cosa vuole donare Gesù Eucaristia a quanti si recano ad adorarlo spesso davanti al Tabernacolo?

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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2491 - San Vittore I Papa e martire

S. Vittore I è il 14° papa, eletto nel 189 morì nel 199 molto probabilmente subendo il martirio, quindi il suo pontificato durò 10 anni, un lungo periodo se consideriamo che a quei tempi imperversavano le persecuzioni ricorrenti dei vari imperatori, che cessarono solo nel 313-14; quasi tutti i papi dei primi 300 anni della Chiesa sono martiri.
Ebbe la sorte di pontificare i primi cinque anni sotto l’imperatore Commodo (m. nel 194) il quale grazie agli auspici della sua favorita Marcia, simpatizzante per il Cristianesimo, non solo non rinnovò la persecuzione, ma fece per i cristiani quello che finora nessun imperatore aveva fatto; con l’aiuto di Marcia, il papa Vittore ebbe un incontro con lui, nel quale gli consegnò la lista dei cristiani condannati alla deportazione per i lavori forzati nelle miniere della Sardegna e Commodo ne ordinò la liberazione. 
Era l’anno 190 ed era la prima volta che l’Impero trattava direttamente con la Chiesa e il vescovo di Roma. 
Questo episodio è importante anche per capire la perfetta organizzazione della carità cristiana in Roma, la quale provvedeva non solo ai membri bisognosi della comunità, ma si estendeva anche ai fratelli perseguitati, sofferenti nelle carceri o condannati ai lavori forzati nelle miniere; di tutti si teneva un elenco aggiornato.A guardare oggi questi avvenimenti ci sembra quasi impossibile che in quei tempi, dove per il solo fatto di essere oppure solo indicati come cristiani, si moriva con estrema facilità e con tormenti indicibili e incomprensibili in un impero così vasto e faro di civiltà e diritto, proprio la Chiesa primitiva nel suo vivere nascosto e continuamente in pericolo, avesse un’organizzazione da far invidia sia nel campo assistenziale che in quello spirituale e dottrinario. 
In campo liturgico, la controversia in cui si venne a trovare papa Vittore I, fu quella della celebrazione della Pasqua. 
Le Chiese dell’Asia del periodo preconsolare e quelle di origine ebraica, la celebravano il 14 del mese di ‘nisan’ (aprile), da qui il loro nome di Quartodecimani e dall’altra parte le Chiese Occidentali compresa quella di Roma, la celebravano la Domenica come il giorno nel quale Gesù era risorto. 
Questa controversia vide impegnati nei due schieramenti grandi personaggi della Fede cristiana, come s. Policarpo di Smirne, s. Ireneo, papa Aniceto, Papirio, Melitone, ecc. 
Il papa Vittore I indisse i Sinodi presso le varie Chiese per poter avere risposta specifica sull’argomento, se favorevoli o no alla celebrazione domenicale. Ancorauna volta le Chiese asiatiche rimasero sulle loro posizioni e il papa allora agì di autorità, dopo aver imposto la celebrazione romana a tutta la Chiesa Universale, comminò la scomunica a tutti i dissenzienti, ma poi non l’applicò, visto le mediazioni di autorevoli vescovi non asiatici, tese ad evitare un grave scisma. 
Comunque durante il III sec., la scelta di Roma fu poi pacificamente accettata. 
Questo altro episodio ci presenta il papa Vittore I come il primo vero “papa”, il quale afferma la supremazia della Chiesa di Roma sulle altre, lo si vede nell’imporre la celebrazione dei Sinodi nelle varie Chiese e la loro ubbidienza; anche l’atto di imporre pena la scomunica, la celebrazione della Pasqua in un’unica data universale, lascia intravedere i primi segni di quello che sarà nei secoli futuri il primato di Pietro e quindi di Roma. 
Altre eresie che si affacciavano durante il suo pontificato, furono combattute con vigore, come l’adozionismo che presentava Gesù come puro uomo adottato da Dio come figlio ed elevato così al rango divino. 
Papa Vittore I presenta un’altra caratteristica, egli era un africano ed insieme a s. Melchiade, (papa 100 anni dopo) furono gli unici papi di questo Continente, a riprova di quanto fossero importante nell’epoca romana il Nord Africa e le zone vicine all’Asia Minore. 
Non si conosce bene come morì, ma visto che i suoi secondi cinque anni di pontificato corrispondono alla ripresa delle persecuzioni con il nuovo imperatore Settimio Severo, quasi certamente fu martirizzato come i suoi predecessori.Sepolto presso s. Pietro, lo si ricorda il 28 luglio.

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sabato 27 luglio 2013

2490 - Commento al Vangelo del 27/7/2013

+ Dal Vangelo secondo Matteo (13,24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il termine zizzania indica indubitabilmente un elemento di discordia, chi ne è portatore è una minaccia continua, innanzitutto per se stesso poi per gli obiettivi che individua. Innanzitutto vediamo che la zizzania è stata presa da Gesù per spiegare la parabola che ne dà il nome, ed era una erba che cresceva insieme al grano. Il significato principale è questo, comunque era sempre di rovina al buon grano che cresceva e che la vicinanza lo danneggiava.
La zizzania era erba addirittura simile al grano, come chi semina oggi zizzania è pure un essere umano in incognito.
La zizzania intesa come erba pericolosa per il grano e la zizzania intesa come portatrice di discordia e di rovina alle brave persone, è in modo identico causa di male, di rovina, di controversie.
La zizzania rimane sempre vicina a chi vuole colpire, l’erba vicina al grano, chi è maldicente vicino alla vittima scelta. Non bisogna andare a cercare lontano chi semina zizzanie, in qualche modo è vicino a voi, fisicamente o per un legame di parentela o di amicizia.
La zizzania quasi non si vede in mezzo al grano buono, come spesso non si manifestano le trame di quanti seminano zizzanie e si nascondono dietro sorrisi molto studiati, tirano la pietra e nascondono la mano, si mostrano bravi anche con i familiari e poi il loro tempo è impegnato nel cercare di tramare qualcosa. È vero che la zizzania si può incontrare dovunque, può crescere in famiglia o altrove, il dato pure certo è che oggi la zizzania è cresciuta enormemente.
La zizzania non la vedi ma la percepisci, è come l’aria impregnata di fetore e non sai la sua provenienza. Si sentono gli effetti…
Di per sé la zizzania nessuno la va a cercare e non ha alcun piacere a farla entrare in famiglia o darle spazio tra gli amici o al lavoro, tant’è essa riesce sempre ad intrufolarsi attraverso le lingue sciolte. Oltre le lingue sono anche le menti un po’ rilassate, nessuna persona corretta prova piacere nell’infangare la dignità di qualcuno per qualche incomprensione o un litigio.
Non c’è alcuna ragione per diventare zizzania e rovinare la buona reputazione del prossimo.
Gesù mostra che il buon grano soffre per la vicinanza della zizzania, come avviene alle persone buone quando sono costrette ad incontrare parenti pericolosi o colleghi di lavoro. Che si fa in questi casi? La cosa principale è amare tutti, bisogna ripetere mentalmente alcuni comportamenti spirituali di accoglienza e bontà da eseguire dinanzi ad essi nei momenti di vicinanza con chi semina la zizzania.
La zizzania è come un virus letale, cammina insieme alle persone infettate, è la loro ombra e non possono eliminarla. Si trova in parrocchia o tra gli amici, nell’ambiente di lavoro ed è causa di gravi inimicizie. Non si guarisce con la medicina o la visita dallo psichiatra, è necessaria la Grazia di Dio, bisogna ricorrere spesso alla Confessione e all’Eucaristia tutte le volte che rimane possibile.
Per sradicarla Gesù dice bisogna cambiare vita, altrimenti sarà il suo Giudizio a stroncarla. Per questo si deve attendere il tempo della mietitura! Solo chi inizia il cammino spirituale con serietà e umiltà, riesce a bloccare il pericolo della sua zizzania. Bisogna voler guarire.
Gesù considera la zizzania come portatrice di male, è un male che infetta le cose buone e le guasta. È pericoloso infatti stare ad ascoltare quelle persone che amano seminare zizzania per invidia, vendetta, odio, pura cattiveria.
È un comportamento ben distinguibile dalle debolezze dei giudizi, emessi senza volontà di distruggere la dignità altrui. La zizzania è portatrice di discordia, è un male spirituale pericoloso anche perché si mimetizza bene.
Nella parabola Gesù afferma che aspetta il tempo del Giudizio per dividere buon grano e zizzania, intendendo che le persone lontane da Dio o comunque cattive finiranno all’inferno per quanto hanno compiuto di gravissimo alle persone buone, ma per noi si pone un problema immediato in quanto non abbiamo la capacità e l’autorità per bruciare oggi la zizzania che tanto male ci arreca. Ed è meglio così, immaginate se noi avessimo la capacità di separare la zizzania e di bruciarla…
Gli uomini agiscono d’impeto e cercano la giustizia immediata, molti non hanno la forza di attendere il tempo di Gesù, perché solo Lui deve operare la vendetta intesa come giustizia. È Lui che deve donare giustizia ai suoi devoti, è Lui che fa trionfare la verità nel tempo debito.
Convivere o frequentare chi semina zizzanie è doloroso, egli cerca liti e contrasti, travisa i fatti per condannare. Dopo avere pregato per la conversione dei seminatori di zizzania, si può chiarire se è una persona tranquilla, si può spingere alla riflessione per conoscersi meglio e conoscere i suoi pericolosi comportamenti.
“Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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Medaglia di San Benedetto