Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



sabato 31 marzo 2018

PG 90 Pensiero del giorno 31.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Gesù nel giorno di sabato ha redento il riposo: nel tempo il sepolcro, nell'eternità il Paradiso.
--

GR 112 Granellino del 31.03.2018

SABATO SANTO
Oggi è un giorno di silenzio. Come Maria, il dolore dev'essere vissuto nel silenzio. Un cuore spezzato dal dolore non fa chiasso, non emette grida di rabbia e disperazione. Non inveisce né verso Dio né verso gli uomini. Il cristiano soffre in silenzio. Egli sa che esiste il dramma che avrà un lieto fine. “Tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore", afferma San Paolo apostolo. Per chi ha fede nel Signore non esiste la tragedia. Il silenzio del cristiano durante il tempo del dolore e della sofferenza è attesa nel compimento della Parola del Signore. La notte finirà e ci sarà un lungo giorno che ci farà vedere e gustare l'amore del Signore. Coraggio! Se oggi sei nel dolore, non andare in giro per gridarlo ai quattro venti. La consolazione non viene dal mondo, ma dallo Spirito Consolatore. Com'è triste quando si dice: "Mi devo sfogare!". Il dolore è una perla preziosa. Non metterla davanti ai porci. Il mondo ti incita a ribellarti e a imprecare, ma lo Spirito Santo ti comanda di rimanere in silenzio che non è mutismo ma è preghiera del cuore.
Cos'è la preghiera del cuore? È un gemito dello Spirito. Chiuditi allora nella stanza del tuo cuore. Custodisci con amore la perla del dolore che ti è stata consegnata da Gesù Cristo. Se il tuo cuore è veramente spezzato dal dolore, non lamentarti con le persone, ma solo con il Signore. Egli ti comprenderà e accoglierà il tuo gemito facendoti sentire la sua carezza. Coraggio! La notte oscura passerà. Devi avere solo pazienza. Manda via tutti quelli che vengono da te per indurti a non credere più nell'amore di Dio così come fecero gli amici di Giobbe.
Quando il mondo viene da te per offrirti evasioni umane per sconfiggere il dolore rispondi con le parole che Gesù rivolse a Pietro: "Vattene, satana, perché tu non pensi secondo Dio". Che la Vergine Maria Addolorata c'insegni a vivere il nostro dolore nell'attesa delle Risurrezione. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

--

venerdì 30 marzo 2018

PG 89 Pensiero del giorno 30.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

L’Eucaristia è la gloria dell’amore infinito di Gesù verso di noi.
--

SC 111 Commento al Vangelo del 30.03.2018 Venerdì Santo (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni  (18,1-19,42)
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
- Il mio Regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed Egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti -una per ciascun soldato-, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
- Ecco tuo figlio! Ecco tua Madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la Madre e accanto a Lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
- E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato -era infatti un giorno solenne quel sabato-, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto».
- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo -quello che in precedenza era andato da lui di notte- e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù muore sulla Croce e il suo Corpo è coperto di piaghe, il Sangue lo ha colorato di rosso e il suo Volto è irriconoscibile. Le piaghe mostrano l’inaudita e violenta flagellazione subita, il suo Corpo non ha fattezze umane talmente feroce è stato l’accanimento contro Lui.
Belve umane si sono avventate su quel Corpo immacolato e innocente, nessuno ha potuto provare l’accusa per cui Lo hanno condannato, e solo le false testimonianze di scribi e di testimoni bugiardi hanno potuto realizzare quanto speravano da tempo: far zittire la Parola di Dio.
Impresa impossibile far tacere Dio, ma l’uomo è cocciuto per la cecità intellettuale, è molto bravo nel rovinarsi la vita con le scelte sbagliate e avventate. Lo spirito negativo sceglie sempre l’aspetto negativo della realtà, adora il contrario della verità, sicuro di compiere le migliori scelte mentre và incontro alla sua rovina. È sufficiente accertarsi di questo, valutando le scelte di moltissimi personaggi famosi.
In questo tempo lo spirito negativo domina in quasi tutti quelli che decidono la politica mondiale, l’economia, lo spettacolo, lo sport, la religiosità.
Questo è l’uomo senza Dio, e oggi gruppi di potere animati dalla stessa satanica concezione sulla presenza degli uomini sulla Terra, si sono organizzati per riuscire a determinare la diminuzione della popolazione mondiale, orribilmente consigliati e dipendenti dai diavoli. Sul web ne discutono molti scienziati e giornalisti, preoccupati da questo progetto di morte.
Gesù muore in Croce per dare la vita all’umanità, compie questo gesto straziante per amore, solo chi non possiede neanche un briciolo di amore spirituale, desidera la rovina di popolazioni innocenti. L’uomo privo di amore è incarnazione del male, capace di compiere ogni abominio, ha una mente altamente veloce e geniale.
L’unico eccelso esempio per l’umanità è la morte di Gesù in Croce per donare la vera vita ad ognuno di noi. Egli si dona a noi con intima gioia.
La conoscenza di Gesù ci permette di capire che lo spargimento del suo Sangue è un gesto di infinito amore, compiuto con infinita gioia.
Il Venerdì Santo è un giorno di intimo dolore per i cristiani per la considerazione della morte di Gesù, dopo avere subito violenti percosse e umiliazioni inenarrabili. Può un Dio arrivare a tanto? Solo se è un Dio Amore. Cosa non compie di straordinario un buon genitore per i figli? Questo Dio Amore che si lascia sottoporre ad un oltraggio inconcepibile, ci dice che noi vinciamo i nemici con l’amore, la preghiera, la verità, la pazienza, la docilità e la giustizia.
La sopportazione delle persone spiacevoli e sgradevoli non è una rassegnazione al peggio, è invece indice di una superiorità morale che ci permette di vincere anche le persecuzioni organizzate in malafede da chi non ama il Bene e odia quanti invece gravitano attorno al Bene.
È incapace di accogliere il Bene per la sua intima disposizione al male, e il suo male emerge dai sentimenti mal celati che esprimono livore.
La Croce di Gesù è invece una cattedra e ci insegna ad amare anche i nemici, a perdonarli, a pregare in ogni circostanza, ad avere pazienza con le persone superbe e convinte di avere compreso tutto, anche l’invisibile.
Gesù è Dio perché nel momento di una sofferenza umanamente non sopportabile, invece di fulminare e disintegrare gli ebrei traditori della Legge di Javhé e maliziosi nell’inventare un complotto colmo di odio per farlo uccidere, li perdona. È il suo perdono, ma quegli ebrei non hanno chiesto perdono e quasi tutti sono rimasti pieni di odio e disperati.
Il Venerdì Santo ci rappresenta la morte inferta con la massima malizia di un’ostilità e un rancore mai più riproponibile nella storia. Il male compiuto nei secoli passati e quello subdolo che si compie oggi in molti modi, è solo una debole emanazione di quanto è stato commesso contro Gesù Cristo.
Lui merita tutto il nostro amore, Lui deve ricevere da noi una continua adorazione perché ha dato tutto se stesso nella condizione umana e ci ha amato fino alla fine. Lo possiamo adorare in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, anche quando siamo occupati in tante cose.
Una persona si può sempre amare anche senza pensare alla sua identità, magari mentre si lavora o parla, così Gesù si ama sempre perché Lo abbiamo conosciuto e per questo si deve vivere e si devono compiere le opere con piena onestà, proprio per obbedire a Lui e questo è il vero amore che Lui cerca in noi. La corrispondenza alla sua Volontà.
Il Corpo di Gesù muore per poche ore per poi riprendere la vita gloriosa, ma Dio vive sempre e ci ama così come siamo. Facciamo allora di più per Lui.
---

GR 111 Granellino del 30.03.2018

(Gv 18,1 - 19,42)
Senza Passione non si può vivere. La passione ha un nome: amore. C'è una passione cattiva e una passione buona. Chi vive di passione cattiva pensa di avere la vita in abbondanza, ma non ha capito che, giorno dopo giorno, essa gli sta succhiando la vita. La depressione è il frutto amaro di chi è vissuto solo per succhiare dalla vita piaceri e divertimenti. Per vivere solo di piaceri e divertimenti non bisogna pensare agli altri. In altre parole
, bisogna vivere solo per se stessi. L'egoismo porta l'uomo a non abbracciare la croce dell'amore. Chi ha deciso di amare ha deciso di morire in croce.
La via del Calvario è stretta, faticosa e in salita. Ma, come dice la Sacra Scrittura, chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia. Chi evita la croce dell'amore ha preso la strada larga dell'inferno. Amare è vivere. Chi non ama non gusta la vita ma la morte. Tu.., quale strada stai percorrendo: quella della passione o dell'indifferenza? Non è facile vivere portando sulle spalle, ogni giorno, la croce dell'amore. La tentazione di scrollarsi di dosso la croce dell'amore è sempre forte. Ecco perché, quando la tentazione arriva bisogna subito contemplare il Crocifisso. Dall'alto della Croce Gesù spira su di noi, affaticati e oppressi dall'egoismo dell'uomo, il suo Spirito di fortezza e consolazione.
Senza lo Spirito Santo la croce diventa insopportabile e diventa uno strumento di dannazione. Amando diamo gloria alla SS TRINITÀ e salviamo noi stessi e chi è accanto a noi. Il Crocifisso è il segno vivo dell'amore del Signore per noi.
Cos'è l'amore? È essere paziente, umile, mite, misericordioso, amabile, generoso verso i poveri. Cos'è l'amore? È dimenticare le offese ricevute, è amare il proprio nemico, è non giudicare e condannare, è correggere il fratello che pecca. Cos'è l'amore? È vivere per dare gloria al Signore amando il prossimo nel suo Santo Nome.
Il Venerdì Santo ci fa contemplare il Crocifisso che continua a comandarci: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi...fino alla morte e alla morte di croce". Amen. Amen.

(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

---

giovedì 29 marzo 2018

SC 110 Commento al Vangelo del 29.03.2018 Giovedì Santo (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, Tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che Io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi Lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come Io ho fatto a voi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Nell’Ultima Cena del giovedì sera Gesù istituì l’Eucaristia e il sacerdozio, due Sacramenti fondamentali della Chiesa Cattolica e sono pienamente dimostrabili la presenza e l’azione di Dio proprio in questi Sacramenti. Nei secoli passati sono avvenuti centinaia di miracoli eucaristici nel mondo, inspiegabili per la scienza, eventi in cui la spiegazione si trova solo nell’intervento Divino. Scienziati atei si sono convertiti dopo avere analizzato a lungo i fatti.
Il sacerdozio è il Sacramento che trasforma un misero uomo in un Altro Cristo, e se rimane sempre un uomo, è diventato un uomo sacro, è stato trasformato nel suo essere e può assolvere nella Confessione i peccati, può celebrare il Sacrificio eucaristico perché Gesù agisce in Lui e solo in Lui. I laici non sono autorizzati dal Signore a imporre le mani sulla testa né a toccare l’Eucaristia.
La permissione di prendere nelle mani l’Eucaristia è passata per un solo voto in più in una riunione della CEI, ed è ovvio che quei Prelati favorevoli non avevano alcuna devozione all’Eucaristia, non credevano più nella presenza vera, reale e sostanziale di Gesù.
È abbastanza ovvio che se si apprezza un oggetto che non và toccato perché delicatissimo, non si tocca, ancora più delicata e di grande interesse è l’Eucaristia, il Corpo di Gesù Cristo. Solo i Sacerdoti hanno le mani consacrate, essi sono veri strumenti di Dio.
Il ruolo del Sacerdote viene spiegato con queste e con altri insegnamenti da Gesù alla mistica Maria Valtorta. Sono rivelazioni degli anni ’40.
«Ora parlo dei Sacerdoti, di coloro che hanno l’onore sublime di perpetuare dall’altare il mio Sacrificio, di toccare Me, di ripetere il mio Vangelo. Dovrebbero essere fiamme. Invece sono fumo. Fanno stancamente quello che devono fare. Non si amano fra loro e non amano voi come pastori che devono essere pronti a dare tutti se stessi, anche sino al sacrificio della vita, per le loro pecorelle. Vengono al mio altare con il cuore colmo di sollecitudini della terra. Mi consacrano con la mente altrove e neanche la mia Comunione accende nel loro spirito quella carità che deve essere viva in tutti, ma che nei miei Sacerdoti deve essere vivissima».
«Troppo pochi i veri Sacerdoti che spezzano se stessi per prodigarsi ai loro figli! Mai come adesso è necessario pregare il Padrone della messe, perché mandi “veri” operai alla sua messe che cade sciupata perché non è sufficiente il numero dei veri instancabili operai, sui quali il mio occhio si posa con benedizioni e amore infiniti e grati. (…) Quanti più veri Sacerdoti saranno nel mondo quando i tempi saranno compiuti, meno lungo e crudele sarà il tempo dell’Anticristo e le ultime convulsioni della razza umana».
«Imparate da Me, Sacerdote eterno, come si è Sacerdoti. Esser Sacerdoti vuol dire essere angelici, vuol dire essere Santi. In voi le folle dovrebbero vedere il Cristo con un’evidenza totale. Ahi! che spesso mostrate loro un aspetto più simile a quello di Lucifero».
«Semplicità, carità, castità, umiltà, amore al dolore sono le cinque gemme maggiori della corona sacerdotale. Distacco dalle sollecitudini, longanimità, costanza, pazienza, sono le altre gemme minori».
Un Sacerdote che vive nella Luce di Dio intuisce qual è la Volontà Divina in ogni circostanza, lo fa senza presunzione ma con rispetto massimo. Il Sacerdote che porta in sé lo Spirito Santo non è favorevole allo Ius Soli, e i fatti di questi giorni sbugiardano tutti coloro che stavano per strapparsi le vesti nella difesa di questa legge che porta solo violenza, morte e distruzione dei valori cristiani.
Due giorni fa è stato arrestano a Foggia un musulmano responsabile di un’associazione culturale, indicata come luogo di divertimento per i bambini dai 4 ai 10 anni. È stato scoperto che questo musulmano invece di educare in modo professionale i bambini musulmani, li addestrava a compiere atti terroristici. Fin dalla tenera età. Questo centro ingannevolmente luogo di divertimento, in realtà era un micidiale addestramento per tanti nuovi kamikaze, ad essi inculcava odio profondo verso l’Italia e le migliori tecniche per compiere attentati.
Ieri a Torino è stato arrestato un potente ideologo terrorista dell’Isis di 23 anni che si preparava a compiere un potente attentato, mentre questa mattina, a Latina è stata scoperta una base operativa di musulmani, impegnati nella preparazione di attentati con i camion. I terroristi pronti a compiere atti terroristici a Roma sono 5, ed operavano tranquillamente a Latina. Non si tratta di lupi solitari.
Dinanzi a tutti questi arresti, molti dei quali taciuti da direttori e giornalisti compromessi con il male occulto, la gerarchia della Chiesa dovrebbe parlarne spesso per far pregare molto i cattolici con il Santo Rosario ed organizzare l’adorazione eucaristica almeno in ogni grande città italiana, ovunque possibilmente.
Invece proprio ieri per sviare il clamore dei molteplici arresti, di numerosi terroristi musulmani pronti a compiere potenti attentati in Italia, Bergoglio ha detto questo: “I mafiosi che si dicono cristiani di cristiano non hanno nulla. Finiranno male”. Il problema di questi giorni sono i terroristi musulmani, non i mafiosi.
Sì, è una piaga ogni forma di criminalità italiana, di sicuro sono molto più pericolosi migliaia di terroristi musulmani presenti in Italia e che vogliono compiere in questi giorni attentati in Italia, perché già vivono comodamente in Italia, per le porte, i porti e i portoni lasciati aperti da politici schierati con tutti tranne che con Dio, quindi contrari ad ogni forma di verità.
Non c’è comparazione della pericolosità tra i mafiosi che trafficano per le loro strade e i musulmani presenti in Italia pronti a compiere atti di micidiale terrorismo negli stadi, in tutti quei luoghi frequentati da migliaia di italiani. Poi, mafioso è ogni individuo che vuole realizzare i suoi disegni maledetti e contrari a Gesù Cristo, con prepotenza e una superbia molto spesso nascosta sotto un moralismo malvagio.
La mafia dei colletti bianchi e le vesti colorate non è presente forse in tutti gli ambienti della vita sociale e religiosa?
Non c’è arroganza e una tracotanza satanica in tanti italiani che non hanno pace interiore e vivono solo per arrecare danni sotto ogni aspetto anche ai parenti e conoscenti che odiano, anche per sottigliezze?
Non si mascherano forse sotto un perbenismo ipocrita incalcolabili personaggi in giacca e cravatta che organizzano ogni abominio e che comandano con viscida prevaricazione, anche sotto abiti sacri, tutti determinati a compiere azioni dannose contro milioni di italiani, con inganni nell’economia, nella vita sociale e nella religione cattolica?
Impegniamoci noi a pregare molto per l’Italia e gli italiani, questi sono giorni pericolosi per milioni di innocenti che camminano per le strade. Non i mafiosi oggi cercano di fare esplodere bombe nei luoghi frequentati da migliaia di persone, ma i musulmani, e questo ci dice che non adorano il Dio buono e amorevole fatto conoscere da Gesù Cristo.
--

PG 88 Pensiero del giorno 29.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

I genitori sono la speranza delle generazioni dell’uomo, i sacerdoti sono la speranza delle generazioni di Dio.
--

GR 110 Granellino del 29.03.2018

(Lc 4,16-21)
Che lo Spirito del Signore sia su di te perché tu possa comprendere sempre più e meglio il Sacerdozio cattolico e l'Eucarestia, che sono due doni soprannaturali che Gesù ci ha donato per la nostra salvezza eterna. Se non erro, fu San Francesco che disse: "Se incontro per la strada un sacerdote e un Angelo, saluterò prima il Sacerdote e poi l'angelo. San Francesco non volle mai diventare sacerdote perché diceva che era un onore troppo grande per lui. Se io comprendessi il grande dono del Sacerdozio che il Signore mi ha fatto non sarei così tiepido nelle fede, nella speranza e, soprattutto, nella carità, ma sarei divorato dallo zelo per la casa del Signore. Prega per me perché io sia sacerdote secondo il cuore di Cristo.
Il Signore mi ha chiamato sin dall'eternità ad essere sacerdote della sua Chiesa. Come vorrei che chi ascolta me ascoltasse Gesù e chi vede me vedesse Gesù! Purtroppo sono ancora molto lontano ad essere umile e mite come Gesù.
Ama i sacerdoti. Incoraggia i sacerdoti. Prega per i sacerdoti che ci danno Gesù Eucarestia. Se compredessimo in pienezza il Sacramento dell'Eucaristia, andremmo a celebrare e riceverla ogni giorno. L'Eucarestia è la pillola soprannaturale che ci dona verità quando siamo nel dubbio, forza quando siamo deboli, gioia quando siamo nella delusione, tristezza e amore quando il mondo ci scarta.
L'Eucarestia ci dona anche salute del corpo. Solo in paradiso comprenderemo che l'Eucarestia ci ha salvati da infermità fisiche e spirituali.
Se, dopo aver ricevuto l'Eucarestia, ritorni a casa senza gioia, pace e amore significa che l'hai ricevuta senza fede.
Se conosci cattolici che non vanno a celebrare l'Eucarestia nel giorno del Signore, con forza invitali ad andare. Se ne inviti cento, sono certo che almeno uno di essi accoglierà il tuo invito. Coraggio! Dio ti ama. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

--

SC 109 Commento al Vangelo del 28.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve Lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per Te, perché Tu possa mangiare la Pasqua?». Ed Egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con Me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questo brano del Vangelo ribadisce quanto abbiamo meditato ieri, non viene stravolto ovviamente nulla perché sia Giovanni che Matteo erano presenti nell'Ultima Cena. Tutti e due riportano la frase spiazzante e tremenda di Gesù: In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Questo tradimento segna il picco più elevato di un gesto simile contro un amico, e qui non si tratta di un uomo qualsiasi ma di Dio. Giuda tradisce perché non ha moralità, è un uomo senza scrupoli e pronto a compiere qualsiasi trasgressione pur di realizzare il suo progetto. È pieno di superbia, convinto di una presunta superiorità che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri.
È una superbia diabolica, consistente nell’amor di sé spinto fino all’eccesso di considerarsi principio e fine del proprio essere, disconoscendo quindi la propria condizione di creatura.
Non ha alcuna attenuante, privo di dignità e di sincerità riesce a compiere quel tradimento già profetizzato e che gli valse come “premio”, l’inferno. Lo afferma Gesù e sono parole non interpretabili: “Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
Tanti teologi e Prelati hanno cercato negli anni passati, con una indegna e timorosa insistenza, di mitigare la responsabilità di Giuda, senza riuscire a convincere nessun cristiano che possiede un solo briciolo di Fede sincera. I sostenitori di questa falsa teoria possono cantarla e suonarla come piace a loro, il pericolo che corrono è però orribile, ed è quello di conoscere nell'aldilà la destinazione di Giuda, incontrandolo nell'inferno.
Non è la Chiesa a stabilire la fine di Giuda, non lo afferma di nessuna persona, è Cristo a rivelare nell’Ultima Cena la dannazione di Giuda.
“In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Tradire dal latino tradère, significa consegnare, precisamente “ingannare una persona violando la sua fiducia”. Quando un tradimento avviene all’interno di una famiglia è un dramma spesso irreparabile, o comunque si decompone la stima verso chi tradisce. E se ha tradito, è sempre stato/a debole e corruttibile.
Non mi soffermo sul tradimento all’interno della coppia, è un argomento simile e sempre grave, ma qui si discute del tradimento del migliore amico. Sul coniuge si ripone naturalmente una fiducia quasi cieca ed è scontata la fiducia, l’amicizia sincera con un uomo o una donna invece è una conquista esplorata dopo anni di confronti e prove, dopo numerosi attestati di affidabilità.
È un dramma quando in una famiglia si tradisce col solo inganno un coniuge o un figlio o un genitore, crollano la fiducia e il solido sostegno.
Il Vangelo oggi ci ripropone l’annuncio di Gesù sul tradimento di uno dei suoi più fidati apostoli, che aveva condiviso tre anni di intenso apostolato con il Figlio di Dio, ma a causa della sua presunzione non riuscì a bloccare i tumultuosi pensieri proprio contro il Signore, fino a raggiungere una esaltazione oltre la follia, convincendosi che solo un confronto con i capi dei sacerdoti, avrebbe fatto reagire Gesù.
La consegna di Gesù ai suoi nemici rimane il gesto più esecrabile della storia umana e fu questa consegna a fornire la prova che volevano.
Il Vangelo di Matteo precisa che Giuda era il traditore, ma aggiunge che dopo avere mangiato quel Pane già consacrato e diventato Corpo di Cristo, venne posseduto da satana. «Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: “Quello che vuoi fare, fallo presto”».
Mangiare il Corpo di Cristo in peccato mortale oltre a commettere un sacrilegio, espone a pericolosi attacchi dei diavoli. Essi hanno la libertà di agire nel corpo del sacrilego, come in una casa senza porte. È preferibile non fare mai la Comunione piuttosto che aprire volontariamente l’accesso all'azione crudele dei diavoli.
I divorziati risposati o altri che vivono una relazione fuori del matrimonio religioso, non devono cadere nel triste pericolo di voler mangiare il Corpo di Cristo per tranquillizzare la coscienza, mentre commettono un gravissimo sacrilegio. Aprono le porte ai diavoli e può succedere di tutto. Poi per che cosa? Vale la pena tranquillizzare la coscienza commettendo sacrilegi?
Ho scritto e ribadisco che i divorziati risposati anche se non possono accedere ai Sacramenti, non sono abbandonati da Gesù, ma devono pregarlo e seguire i suoi insegnamenti, devono partecipare alla Santa Messa. Non sono più irriverenti di altri che tradiscono segretamente Gesù, né la loro condizione si deve associare ai delitti abominevoli che commettono numerosi Prelati massoni.
I divorziati risposati vivono nel peccato e se sono credenti non accedono ai Sacramenti, in una condizione sicuramente più accettabile di quanti mangiano ogni giorno il Corpo di Cristo e continuano a tradirlo e a farlo disprezzare con le loro teorie protestanti, da molti cattolici ignari delle finalità di numerosi della gerarchia della Santa Chiesa, impegnati solo nell'imitare perfettamente Giuda Iscariota.
Quale sarà la fine di questi novelli iscarioti? Loro non se ne curano e obbediscono docilmente alle ispirazioni di satana, ma quando per loro scelta cadranno nell’inferno, e non potranno mai più pentirsi dei loro crimini, capiranno che il gioco non è valsa la candela.
Vale la pena a questi Prelati che tradiscono Gesù e la sua Chiesa, perdere ricchezze spirituali ineguagliabili e finire eternamente all'inferno?
--

PG 87 Pensiero del giorno 28.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Che importa se spesso passano le nuvole, ma il sole resta sempre in cielo? Le ombre delle nuvole e la luce del sole devono essere accolte sempre col sorriso gioioso.
--

mercoledì 28 marzo 2018

GR 109 Granellino del 28.03.2018

(Mt 26,14-25)
Come e dove stai preparando la Pasqua? La Pasqua è la festa delle feste. Ecco perché la Chiesa ci ha donato la Quaresima, un tempo molto lungo in preparazione alla Pasqua. Con quale spirito hai trascorso o vissuto il tempo della Quaresima? Oggi puoi dire a te stesso: ho pregato, ho digiunato, sono stato generoso con i poveri e ho confessato i miei peccati, oppure c'è stato poco impegno nel migliorare la tua relazione con il prossimo? Se la Quaresima non è stato un tempo di maggiore preghiera, di digiuno e di elemosina, il Signore ti sta donando questa Settima Santa per prepararti alla Pasqua. Come il buon ladrone, ti puoi guadagnare il regno dei cieli e puoi entrare nella pienezza della Pasqua in questi ultimi giorni di preparazione. 
Ieri, nella Diocesi di Brooklyn, tutte le chiese sono state aperte dalle 16 alle 22 per le confessioni. Anch'io sono stato disponibile per le confessioni. Il Sacramento della confessione è quello più in crisi ma è quello più efficace per entrare nello spirito e nella verità della Pasqua. Quando i penitenti mi dicevano: "Padre, non mi confesso da due o cinque anni!”, io domandavo loro: “fratello o sorella, cosa accadrebbe se tu ti facessi la doccia così raramente?". Comprendendo lo scopo della mia domanda, mi rispondevano dicendo: "Padre, faccio il proposito di confessarmi più spesso."
Si catechizza poco nella nostra Chiesa Cattolica. Le omelie di molti preti sono solo elucubrazioni teologiche e prive della potenza dello Spirito Santo.
Non si parla più del peccato e delle sue conseguenze individuali e sociali. Quante malattie mentali e psicologiche causate da peccati commessi consapevolmente o inconsapevolmente. Nella Chiesa Cattolica si dovrebbe annunciare con più forza la gravità del peccato dell'aborto. È il peccato meno confessato, peccato che genera la depressione in molte donne e uomini.
Fai l'impossibile per celebrare il triduo Pasquale con fede se vuoi sperimentare la Risurrezione di Cristo. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

--

SC 108 Commento al Vangelo del 27.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (13,21-33.36-38)
In quel tempo, mentre era a mensa con i suoi discepoli, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui. Se Dio è stato glorificato in Lui, anche Dio Lo glorificherà da parte sua e Lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado Io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove Io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità Io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Vangelo di oggi si sofferma sostanzialmente sul tradimento di Giuda. È un tradimento che porta delle conseguenze disperate per lui, e fa rivedere con una visione diversa, tutto quello che aveva compiuto Giuda nei tre anni passati, con le sue battute velenose, sempre in contrasto con le decisioni di Gesù.
Questo comporta la presenza dello spirito satanico in una persona, è un continuo lavaggio del cervello contro tutto ciò che riguarda il sacro, una ininterrotta iniezione di malignità contro la Sacra Tradizione della Chiesa e un incitamento, uno stimolo, un impulso intenso a porsi in contraddizione contro la Verità del vangelo.
È un’istigazione silenziosa e insidiosa, molto potente se il cristiano non prega e lascia “tranquilli”i diavoli di albergare nella sua vita e di ispirare le eresie più nocive e malefiche. L’azione dei diavoli è energica e allo stesso tempo impercettibile, lavorano una persona dal suo interno e rilasciano ininterrotti messaggi che si fissano nella mente, e la persona rimane convinta di pensare liberamente, di programmare liberamente, di essere libera.
Non c’è peggiore schiavitù della presenza dei diavoli in una persona, essa viene trasformata gradualmente in qualcos’altro da ciò che era.
Il mondo è dominato dai diavoli, si sono riversati dall’inferno sulla terra per sferrare il colpo definitivo all’umanità, secondo i loro calcoli sbagliati, noi sappiamo che infine trionferà il Cuore Immacolato di Maria. Un trionfo che esalta soprattutto suo Figlio Gesù, infatti, la vittoria finale sarà del Re dell’Universo, come viene descritto nell’Apocalisse.
Prima della sua vittoria avverranno numerosi fatti gravissimi nel mondo, ci saranno sconvolgimenti spaventosi e questo viene affermato da Gesù: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. (…) Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’Uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi Angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli” (Mt 24,7-8.29-31).
Così viene spiegato sinteticamente da Gesù il suo trionfo, e se gli atei e i cristiani tiepidi non cercano di capire i segni che indicano questi eventi terribili, anche perché non se ne curano, il Signore specifica sempre nel Vangelo il tempo delle lotte tra le Nazioni del mondo, fino all’alleanza breve ma pericolosa delle dieci potenze mondiali. Lo scrive San Giovanni nell’Apocalisse.
«L’Angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. Ma l’Angelo mi disse: “Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, con sette teste e dieci corna.
Le dieci corna che hai viste sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per un’ora soltanto insieme con la bestia. Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco”» (Ap 17,3.7.12.16).
La prostituta è Roma. Il tempo dell’alleanza dei dieci governi del mondo proprio in questi giorni si va definendo. Ieri gli Stati Uniti, il Canada e gli Stati europei hanno preso un provvedimento maledetto contro la Russia, cacciando 113 diplomatici russi dalle loro Nazioni. È in atto una guerra fredda molto più pericolosa del 1961, in quegli anni l’odio serpeggiava solo tra gli Stati Uniti e la Russia.
La decisione di espellere 113 diplomatici russi da un lato mira a dare un segnale di ipocrita legalità, mostrando al mondo che sono i russi a violare i trattati internazionali. In realtà, è una continua istigazione ad una reazione della Russia e questo sembra paradossale, ma è il piano malizioso per fomentare una guerra e mostrare al mondo l’uomo che porterà la pace e che tutti dovranno adorare al posto di Cristo.
Ne parla Gesù nel Vangelo: Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo -chi legge comprenda-, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. (…)
Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, Io ve l’ho predetto” (Mt 24,15-18.21-25).
Nella Chiesa è in atto un tradimento ad alto tasso eretico. Le profezie date da Gesù ad una Beata del 1823 si stanno realizzando perfettamente.
Senza queste profezie ricevute dalla Beata Caterina Emmerick, molti cristiani non avrebbero risposte sul protestantesimo che si sta impossessando dell’unica Chiesa fondata da Cristo. Chi lo permette? Perché si permette? Quale nuova chiesa ecumenica si vuole costruire? Quale dottrina santa si vuole distruggere? Cercate sul web le profezie a questa Beata.
--

PG 86 Pensiero del giorno 27.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Nella Settimana Santa abbiamo davanti l’amore e l’odio, il sacrificio e il tradimento, la salvezza e la perdizione, la grande sofferenza e la grande offerta, l’accoglienza del Cielo e la rovina dell’Inferno, il Vittorioso e i vinti.
--

martedì 27 marzo 2018

GR 108 Granellino del 27.03.2018

(Gv 13,21-33.36-38)
"Uno di voi mi tradirà", disse Gesù ai suoi discepoli. In questa generazione molti cattolici hanno tradito Gesù. Chi ha tradito Gesù? Colui che dice di credere in Gesù solo come figura storica. Chi ha tradito Gesù? Colui che ha venduto l'anima al diavolo per guadagnarsi un po’ di popolarità o un bel conto in banca. Chi ha tradito Gesù? Colui che sparla contro Gesù perché - secondo lui - il Vangelo insegna una morale non realistica alle esigenze umane, soprattutto nel campo della sessualità. Chi ha tradito Gesù? Colui che calunnia e perseguita i cristiani perché insegna il Vangelo di Gesù. Chi ha tradito Gesù? Colui che, cresciuto nella Chiesa, è diventato massone per fare carriera nella sua professione.
Chi ha tradito Gesù? Colui che in Chiesa si professa cristiano e riceve anche l'Eucarestia e fuori sparla contro la Chiesa. 
Negli anni della Recessione molti cattolici tradirono Gesù Cristo per avere un posto di lavoro dai proprietari di aziende che erano Ebrei.
E Gesù rispose a Pietro: "In verità, in verità io ti dico: Tu mi rinnegherai tre volte". Infatti così fu. Pietro rinnegò Gesù solo con le labbra ma non con il cuore. Ebbe paura di essere condannato a morte anche lui come il suo maestro. Ma quando il suo sguardo s’incrociò con quello di Gesù capì la gravità del suo peccato e pianse amaramente. Pietro non aveva ancora ricevuto lo Spirito Santo, Spirito di fortezza. 
Chi di voi non ha rinnegato Gesù almeno una volta nella sua vita? Io tante volte. Per debolezza. Ma Gesù mi ha sempre perdonato nella sua infinita misericordia. Come Pietro, anch'io ho avuto la grazia di piangere amaramente per le mie infedeltà al suo amore fedele per me.
Stiamo vivendo la settimana di Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Questo è un tempo di grande misericordia. Confessiamo i nostri peccati con sincerità di cuore. Che il Signore ci conceda il dono delle lacrime perché si compiano in noi le parole di Gesù: "Beati coloro che piangono perché saranno consolati". Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

--

lunedì 26 marzo 2018

SC 107 Commento al Vangelo del 26.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che Egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per Lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete Me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che Egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che Egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La risurrezione di un morto lascia sbalorditi tutti quelli che assistono e quanti ne vengono a conoscenza tramite persone di fiducia. È un interrogativo il futuro di ognuno di noi, molti pensano alla vecchiaia o a cosa faranno tra dieci anni, e non è negativo pensarci, ma rimane saggio pensare al momento presente, cosa deve compiere di buono nella stessa giornata la persona che riflette.
È previdente chi pone un occhio al futuro ma non per vivere licenziosamente, con una condotta priva di freni e di ritegni morali. È lungimirante la persona che non dimentica il futuro che vivrà in questa vita e considera questa vita come la preparazione per vivere pienamente nell’eternità.
Pensando a questo limiterà gli errori, avrà un attento controllo morale, vivrà ogni momento come ringraziamento a Dio per il regalo della vita.
Rende entusiasti i cristiani e increduli gli scettici la risurrezione di Lazzaro, ma non tutti nel mondo si pongono l’interrogativo della vita. Una larga parte di persona non credono nell’aldilà e cercano affannosamente di riuscire a compiere tutto quello che pensano con una avventatezza esagerata, senza riflettere se giova o no alla loro vita, né alle conseguenze di determinati comportamenti.
Cos’è la vita per quanti non l’apprezzano e non proteggono il corpo da tutto ciò che lo deteriora? La vita umana è eterna, ma nata nel tempo.
Questa mattina un po’ tutti siamo rimasti colpiti della morte di una bravissima persona, un gentiluomo come se ne vedono pochi nella società.
Non era solo il volto sorridente della Rai, era una persona autentica e premurosa verso le sofferenze degli altri, tanto che nel 2000 ha donato il midollo osseo a una ragazza, Valeria Favorito -che all’epoca aveva 11 anni-, malata di una rara forma di leucemia, la leucemia mieloide.
Fabrizio Frizzi grazie alla donazione del midollo osseo  salvò la vita di Valeria, la vita di una sconosciuta, un’azione che non molti farebbero per i loro familiari. In questo gesto si scopre l’amore per la vita di Frizzi e una bontà quasi perduta nella società, una bontà d’animo che non trova una piena spiegazione nelle parole, bisogna compiere certe buone opere per provare la gioia soprannaturale.
Il suo gesto di donare il midollo osseo non fu preso impulsivamente, nel 1994 si era sottoposto ad un prelievo di sangue e si era iscritto alla lista dei donatori del midollo osseo, e se c’era una intima motivazione che lo aveva spinto a questo gesto, di sicuro non si compie se non si possiede un cuore buono e altruista.
Leggo sul web che tantissimi lo indicano come una persona che provava compassione verso gli altri e questo ha sempre animato la vita e la carriera.
Il 24 ottobre 2017 era stato colpito da malore mentre lavorava, non si trattava di un problema di poco conto e nonostante la doverosa riservatezza dei familiari, si capiva che il sintomo andava seguito con grande attenzione. Ammetto sottovoce che in questi mesi ho pregato per lui, una preghiera sentita verso una persona perbene, bonaria, affabile e autentica.
Non era morto ad ottobre ma era stato il campanello che suonava a causa dei suoi problemi fisici, però Gesù non aveva permesso la morte improvvisa di un buono e gli ha permesso di prepararsi adeguatamente in questi cinque mesi. È morto sorridendo all’Amore, senza angoscia né sprovvisto di quella gioia che espandeva in tutti i momenti, come raccontano quelli che lo conoscevano anche nel privato.
Frizzi è rinato in Cielo e ha iniziato a beneficiare del premio che si riceve per le buone opere che si compiono in questa vita, una vita che l’uomo non potrà mai prolungare oltre certi limiti posti dalla malattia e da cause naturali.
L’uomo controlla molte cose sconosciute all’umanità e costruisce di tutto, ma nulla può fare quando l’anima si stacca dal corpo e il corpo si affloscia in un istante. In quali condizioni spirituali si trova la persona privata dell’anima e si presenta davanti al Giudizio di Gesù Cristo?
Tanti si affannano e cercano prestigio in tutti i modi, ma cosa ne farà dopo dieci anni o un giorno solo della celebrità acquisita?
A Lazzaro Gesù ridiede la vita fisica perché c’era la necessità della presenza del suo prezioso e potente amico, rispettato anche dagli scribi e dai farisei. Non è stato solo per questo motivo il miracolo della risurrezione di Lazzaro, comunque, anche questo miracolo ci svela che Gesù può tutto, nessuno deve mai abbattersi né lasciarsi vincere dai pensieri negativi che conducono a non avere speranza nella vita.
Proprio quando tutto appare insignificante, occorre pregare e far risuscitare la speranza che porta una grande fiducia nella vita e fa intervenire Gesù, Lui che con un atto dell’intelletto terrorizza i diavoli e li fa scappare, annulla ogni loro tentativo di nuocerci.
Iniziamo la Settimana Santa con un sincero pentimento dei peccati commessi nella vita, anche i peccati confessati, per rientrare in noi e conoscerci meglio. Non è un esercizio diretto a deprimere o ad indebolire la gioia, al contrario deve rafforzare la gioia dopo avere riavvolto il nastro della vita ed avere considerato tutte le prove superate grazie alla preghiera e all’impegno nella vita spirituale.
Dobbiamo trovare la nostra piena autenticità, senza più raggirare la propria coscienza con pretesti e bugie. Gesù ci vede sempre e ci ama!
--

PG 85 Pensiero del giorno 26.03.2018 di Don Pierino Galeone – Servi della Sofferenza

Nella tristezza prega, nell'inutilità prega, nell'oscurità prega e nell'attesa del buon tempo prega. Continua a pregare e incontrerai Gesù che ti sorride.
--

GR 107 Granellino del 26.03.2018

(Gv 12,1-11)
Il cristiano che si impegna a dare al Signore il meglio di sé stesso così come fece Maria, la sorella di Lazzaro, sarà unto del Signore con il profumo dello Spirito Santo, l'Amore increato del Padre e del Figlio. Alla presenza di Padre Pio molti pellegrini sentivano un profumo celestiale. Anche oggi alcuni pellegrini che si recano a San Giovanni Rotondo sentono questo profumo che non è di questo mondo. A dire il vero, molti anni fa anch'io ebbi la grazia di sentire questo profumo mentre passavo accanto alla cella di Padre Pio che io ho conosciuto quando ero ragazzo. Si dice che Padre Pio fa sentire il suo profumo a chi si deve convertire. Ricordo che, durante un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo con un gruppo di fedeli della parrocchia, stando inginocchiato sulla tomba di Padre Pio, gli chiesi la grazia di celebrare l'Eucarestia con fede e di dedicare molto tempo all'ascolto delle confessioni. Bene, si dice anche che Padre Pio, a volte, mentre camminava in mezzo alla gente, si fermava vicino a qualcuno e, con volto serio, diceva: "Tu puzzi!". Padre Pio intendeva dire: "Tu vivi nel peccato!". Chi vive nel peccato grave non emana il profumo dello Spirito Santo, ma l'odore dello zolfo che è l'odore della presenza di satana.
Il Padre celeste non mette vino nuovo in otri vecchi, dice Gesù. Lo Spirito Santo viene effuso senza misura su chi si converte seriamente. Chi è ricolmo dello Spirito Santo, fa e dice tutto con amore soprannaturale. Cosa stai dando a Gesù? Come Maria, siamo chiamati a non dare i rifiuti del nostro vivere quotidiano, ma le primizie. Non essere come Caino che offriva al Signore lo scarto degli agnelli, ma sii come Abele che offriva al Signore le primizie del suo raccolto.
Il Signore si compiace di chi è generoso con lui. Il Signore ama tutti, ma si compiace solo di quelli che compiono la sua volontà con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le energie.
Se in questa Pasqua vuoi veramente sperimentare la discesa dello Spirito Santo, deciditi di mettere il Signore al primo posto nella tua vita e rinuncia a satana e a tutte le sue opere di cattiveria. Rinuncia soprattutto all'amore che hai verso il danaro: L'amore che aveva Giuda. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

--

SC 106 Commento al Vangelo del 25.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco  (14,1-15,47)
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità Io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui Io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità Io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità Io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità Io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre Io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da Lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio Io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è Lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di Lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di Lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”».
Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a Lui. Dopo essersi fatti beffe di Lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con Lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di Lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con Lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a Lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con Lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La sera prima Gesù aveva istituito il Sacramento dell’Eucaristia, sapeva perfettamente tutto quello che sarebbe avvenuto di lì a poche ore e con questa “invenzione” che solo un Dio riesce a concepire, è rimasto in mezzo a noi. Mentre noi, la maggior parte dei cattolici tiepidi, trascura e rimane indifferente alla presenza vera, reale e sostanziale di Gesù Cristo in questo eccelso Sacramento d’Amore.
Noi conosciamo un Dio che ci ama alla follia, fino a lasciare crocifiggere il suo Divino Corpo, una scelta inusitata, ascoltata dai frastornati Apostoli e considerata inconcepibile per tutto il bene che aveva compiuto nei tre anni di missione tra le genti. Una scelta che svela il valore di ognuno di noi per Lui, e con questa morte ha dimostrato la Volontà di riportare l’amicizia tra il Padre e l’umanità.
Questa Domenica delle Palme segna un momento di grande tripudio intorno a Gesù, una potente glorificazione della sua Persona, dopo anni di persecuzione e di profonda incomprensione.
Gesù seduto sull’asinello passa trionfante per le vie di Gerusalemme, così si compie l’antica profezia sul Messia e finalmente la maggioranza della cittadinanza prende consapevolezza della vera identità del Messia atteso, anche se per pochi giorni.
“Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo Re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato” (Zac 9,9-10).
Molti dei presenti che oggi osannano il Signore seduto sull’asinello, dopo appena cinque giorni grideranno: “Sia crocifisso”.
Non c’è qui solo la volubilità dell’essere umano, c’è il vuoto che viene riempito dalle emozioni ed impressioni del momento.
Un cristiano autentico non cade nella trappola della convenienza a discapito dell’onestà, se egli prega è anche capace di discernere la verità e rimane libero di scegliere il bene. Potrà cadere e commettere errori, non è perfetto, saprà comunque rimediare e riprendere il cammino corretto.
Intanto, il vuoto spirituale si ritrova dove dovrebbe esserci una vita esemplare, edificante per cristiani e pagani. I Sacerdoti e i Vescovi hanno ricevuto una missione esclusiva per l’umanità, essi nell’ordinazione sono diventati altro da ciò che erano, e l’Altro presente in loro è Gesù Cristo. La trasformazione ontologica del loro essere al momento dell’ordinazione è un mistero, è anche una enorme responsabilità.
Riassumo la perdita dell’identità di una ampia elite di uomini di Chiesa, con questa affermazione del Vescovo emerito Negri nel suo ultimo libro: “La Chiesa ha perso il coraggio della Verità e insegue il consenso del mondo”. Gesù che si lascia crocifiggere per realizzare il piano del Padre non ha accondisceso neanche per un istante alle logiche del mondo, per averne vantaggi umani.
Chi segue Gesù Cristo non cerca mai consensi personali, non si mette davanti a Dio e non si lascia adorare come un dio. Non dimentica di annunciare quasi in ogni omelia l’assoluta grandezza dell’Eucaristia e si preoccupa solo di annunciare la Verità della Sacra Tradizione della Chiesa!
Il mondo è privo di morale per la mancanza di una predicazione costante sull’importanza dei valori morali, e se non sono presenti molti giovani nelle Chiese, saranno i loro genitori ad istruirli, dopo avere ricevuto insistenti e benefiche esortazioni da parte dei Sacerdoti.
La crisi della Chiesa si riassume principalmente nella perdita della preghiera davanti all’Eucaristia, è svanita in moltissimi cuori dei Sacerdoti, dei Vescovi e dei Cardinali, la necessità di dialogare con Gesù Eucaristia. Con tutti parlano tranne che con Gesù.
È assente negli impegni giornalieri di quanti hanno tradito la loro vocazione, la prolungata adorazione di Gesù Eucaristia e senza questa indispensabile preghiera, non solo non si avanza speditamente nel cammino spirituale, ma si perde anche quel poco che si possedeva di buono.
L’adorazione dell’Eucaristia arricchisce di Spirito Divino chi adora l’Eucaristia ed è una preghiera che arreca benefici a familiari e conoscenti. L’adorazione di Gesù davanti al Tabernacolo suscita immense Grazie per quanti necessitano di preghiere, dona la forza ai Sacerdoti per non cedere alle tentazioni e rende gli uomini di Chiesa sempre più trasfigurati in Gesù.
I Prelati ritornino ad adorare l’Eucaristia e tutto in essi cambierà, a cominciare dai pensieri, dagli interessi, dall'evangelizzazione, dalla ricerca del consenso. Solo con l’Eucaristia ritroveranno il senso del loro stato sacro e diverranno grandi evangelizzatori!
Gesù deve essere sempre il modello su cui specchiarsi e la guida di ogni comportamento. Non si può parlare di Lui solo in qualche omelia e poi ritornare ad agire nel segreto contro Lui! La società è diretta alla perdizione perché molti nella Chiesa hanno abbandonato Dio per scegliere tutto ciò che si oppone a Lui, ai suoi Comandamenti.
Gesù viene crocifisso per dare la vita a tutti e quelli che adesso Lo tradiscono, preferiscono allearsi con i protestanti, pretendono di trasfondere la dottrina protestante all'interno dell’unica Chiesa fondata da Cristo, quella Cattolica.
Gesù viene bestemmiato nella Chiesa da quanti non lavorano più per la salvezza dei peccatori e, vestiti di porpora, rifiutano quel Sangue intensamente versato dal Crocifisso. Questo Sangue ha salvato ognuno di noi, ci ricopre quando siamo pentiti e cerchiamo di vivere nella Verità che ci ha fatto conoscere il Messia.
La Chiesa rinascerà povera e spirituale dopo il tradimento già preparato da quanti non obbediscono più a Dio, noi resteremo nella Verità se continueremo a seguire il Vangelo storico e Gesù Cristo come ce Lo ha trasmesso la Sacra Tradizione, che perdurerà finché esisterà questo mondo.
Non accettiamo il falso Cristo che hanno già cominciato a presentare in molte omelie e in quei legami con le religioni nemiche del Cristianesimo.
--

Medaglia di San Benedetto