Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

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giovedì 25 ottobre 2018

MD 21 Messaggio del 25 ottobre 2018 a Marija

Cari figli! 
Voi avete la grande grazia di essere chiamati ad una nuova vita attraverso i messaggi che io vi do. 
Figlioli, questo è tempo di grazia, il tempo e la chiamata alla conversione per voi e per le generazioni future. 
Perciò vi invito, figlioli, pregate di più e aprite il vostro cuore a mio Figlio Gesù. 
Io sono con voi, vi amo tutti e vi benedico con la mia benedizione materna. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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sabato 13 ottobre 2018

SC 269 Commento al Vangelo di sabato 13.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma Egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Più volte ho spiegato che la precisazione di Gesù non svaluta il ruolo di sua Madre né la considera al pari dei presenti, di quanti Lo ossequiano e benedicono la Donna che Lo partorì, anche se non La conoscevano.
Qui Gesù esalta sua Madre ma forse i presenti non comprendono bene la finezza della sua risposta, proprio per la mancata conoscenza della Donna perfetta che aveva portato nel suo grembo la Parola eterna e osservava con non comune obbedienza la Volontà di Dio.
Quando Gesù chiama beati quelli che osservano la sua Parola, il riferimento principale è sua Madre, l’Obbediente, ma per evidenziare che Dio ama tutti e desidera la vera osservanza da tutti, indica beati quelli che osservano la Sacra Scrittura.
Gesù espresse questa precisazione parlando alla folla come in tante altre occasioni. In quel momento non poteva non pensare a sua Madre e la donna sconosciuta avrà toccato nel più profondo il suo Cuore. Il Signore l’avrà guardata con compiacimento e gratitudine.
Quel giorno cominciò a compiersi il Magnificat: «Tutte le generazioni mi chiameranno Beata».Una donna, con la fresca spontaneità popolana, aveva dato inizio a una lode che non terminerà fino alla fine dei tempi.
Nella risposta di Gesù non troviamo una severa correzione verso la sconosciuta che si era complimentata per sua Madre, c’è invece un dolce ricordo di Colei che già era associata alla sua missione e Lo accompagnava con un Amore immacolato, anche se rimase di più nella casa di Nazaret. In Lei c’era la piena condivisione del presente e del futuro del Figlio.
La risposta di Gesù alla donna del popolo è rivolta ad ognuno di noi: beato in questa terra è chi ascolta e osserva i suoi insegnamenti!
Già dall’ascolto ogni cristiano mostra la sua adesione alle parole che gli vengono rivolte, ci sono molti modi di prestare attenzione a quanto si ascolta. Qui si inserisce molto bene la parabola del seminatore, e dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi.
L’attenzione che si presta alla Parola di Dio durante la Santa Messa non sempre è interessata e il cristiano non assimila nulla, non deciderà mai di migliorare la sua vita. Quando è assente l’interesse non ci potrà essere l’osservanza degli insegnamenti di Gesù.
Il cristiano tiepido non comprende che la Parola è vera vita, è Dio che parla all’assemblea, è il Creatore che ci ricorda la vita eterna.
È vero che dall’osservanza della Parola di Dio si manifesta l’interesse del cristiano, ed è vero interesse quando è forte e sentito. Non si può parlare di interesse se non c’è alcuno sforzo per vivere gli insegnamenti di Gesù.
Tutti noi siamo chiamati a suscitare l’interesse verso il Vangelo rivolgendoci alle persone smarrite nel mondo e distratte dai falsi idoli. Nessuno è escluso, non possiamo considerare dannati neanche i criminali e la certezza della potenza della preghiera deve indurci a pregare ogni giorno per la salvezza dei peccatori.
Con la Grazia di Dio tutto diventa possibile, e se la società si trova in questa agonia che fa intravedere una notte tempestosa, la causa principale è la perdita di Dio, la mancanza di preghiera anche nei luoghi sacri. Non possiamo fare un calcolo, sono comunque poche in Italia le Chiese che rimangono aperte tutto il giorno. Cosa ha di più importante da fare il parroco?
Tante cause confluiscono nella stessa direzione falsata, favorite dalla dimenticanza della preghiera e dal dissolvimento della vera Fede.
La potenza del Male avanza inesorabile e a molti appare predominante e solidissimo, fino ad arrendersi e ad abbandonare la preghiera.
Chi si abbatte finisce per smarrirsi in questo mondo egoista e illuminato di ipocrisia. Noi dobbiamo amare tutti, anche i nemici ci ricorda Gesù, con la ripetizione di gesti sinceri e interessati alla sorte delle anime di tutti. Questo ci rende forti e affabili in ogni circostanza.
I doni dello Spirito Santo si accrescono quando si osserva la Parola di Dio, non è sufficiente ascoltarla. Si diventa migliori perché aiutati da Gesù, per la preghiera che deve sempre incarnarsi in noi, fino a diventare parte della vita.
Gesù ci indica sua Madre per non sbagliare percorso e nutrire una devozione fondata sulla certezza che la Madonna vigila su di noi e ci protegge.
Oggi ricorre l’anniversario di Fatima, anche noi ci uniamo al lungo corteo di persone, le più diverse, che attraverso i decenni hanno onorato Maria Santissima. La nostra voce si unisce a un coro che non cesserà mai.
Anche noi abbiamo imparato ad andare a Gesù attraverso Maria, e in questo mese, seguendo una tradizione della Chiesa, lo facciamo curando con più impegno la recita del Santo Rosario. Preghiamo molto ogni giorno per la Santa Chiesa e per l’Italia.
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SC 268 Commento al Vangelo di venerdì 12.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,15-26)
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che Egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che Io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se Io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece Io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il Regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con Me, è contro di Me, e chi non raccoglie con Me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Leggendo questo brano del Vangelo sfugge ai più un passaggio che non è poi tanto misterioso. Riguarda quanto afferma Gesù alla fine del suo insegnamento. «Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”».
Lo spirito imputo lascia la persona posseduta perché costretto, non avviene mai un suo volontario allontanamento, anche perché dovrà cercarsi un’altra persona dove dimorare e agire nel malizioso silenzio esteriore e nell'ambiguità più occulta.
Questo ci dice che molti nel mondo sono posseduti dai diavoli e non ne sono a conoscenza, non tanto per la lontananza dai Sacramenti e più ancora da Dio, la ragione è che essi nel tempo assumono comportamenti sempre più simili all'agire maledetto dei diavoli.
Moltissimi messaggi che ho ricevuto denunciano questa metamorfosi in un familiare, che può essere uno dei genitori o un figlio, avviene tra gli amici e anche nei gruppi di preghiera. Non sorprendiamoci né condanniamo nessuno dei conoscenti, la nostra forza sta nell’amare tutti e nella preghiera che dobbiamo offrire a San Michele Arcangelo per la liberazione di tutte le persone fortemente disturbate.
Riprendo la parte finale del Vangelo. Lo spirito impuro decide di ritornare nella «casa» dove agiva ma che aveva lasciato perché costretto dalle preghiere. «Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Queste parole devono mettere in allarme tutti i cristiani, nessuno è così sicuro di non poter ricevere attacchi demoniaci forti e devastanti.
Nessuno deve illudersi di avere vinto definitivamente i diavoli. Essi sono sempre all’opera!
Ho precisato questo aspetto molto importante e attualissimo per la crescente lontananza di molti cristiani dalla preghiera, soprattutto dal Santo Rosario. Questa preghiera e la Confessione sono potenti come gli esorcismi e i diavoli tremano, perdono potere dove si recita il Santo Rosario, essi si allontanano progressivamente dal luogo dove agiscono e dalle persone.
Nella parte iniziale del Vangelo, Gesù viene accusato di essere un discepolo di Beelzebùl, adattato in italiano come Belzebù. L’origine del nome Beelzebub non è chiara: Nell’ebraico dell'Antico Testamento compare l’espressione Baʿal zĕbūb (“signore delle mosche”), probabilmente come trasformazione spregiativa di Baʿal zĕbūl (“principe Baal”).
La grave accusa rivolta a Gesù oltre ad essere ridicola, manifesta la putrefazione morale dei suoi accusatori. Avevano la libertà di non accettare le opere del Signore che, comunque  erano pubblicamente sempre sante e mirate all’esclusivo bene spirituale e fisico dei beneficati.
«È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che Egli scaccia i demoni».
Sorprende questa diffamazione contro il Santissimo Uomo che faceva solo del bene e amava incondizionatamente, come sconcertano tutte le diffamazioni insensate che si rivolgono a quanti agiscono caritatevolmente nel Nome di Gesù e non danno occasione di «meritare» le violenti offese che sono in realtà gli sfoghi dei diavoli.
Nei primi secoli cristiani e poi tra il 1500 e il 1700 molti Santi hanno predicato e scritto con una impetuosità più tonante dei potenti tuoni, e la Loro difesa del Nome di Gesù, riduceva a poca cosa i tanti eretici che attaccavano la Chiesa dall’interno e gli anticlericali che volevano la fine o almeno lo stravolgimento della Chiesa Cattolica.
Tutti diffamatori indotti da colui che nei fatti era ed è il vero capo dei nemici di Gesù.
«È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che Egli scaccia i demoni».
Parole che ripetevano anche i persecutori dei più grandi Santi, uno dei più grandi presi incessantemente di mira è stato Padre Pio. Tutti i suoi nemici Lo consideravano un servitore di satana, e mentre accusavano, chiudevano gli occhi sulle ininterrotte opere sante di Padre Pio. Quanta ipocrisia in queste persone.
Oggi si potrebbe dire qualcosa di simile su quanti tradiscono Gesù. «Per mezzo di Beelzebùl essi stanno devastando la vera Chiesa di Cristo».
Da quanto si conosce pubblicamente, nella Chiesa continua a crescere il distacco dalla dottrina tradizionale e la confusione sta disgregando il gregge. Ieri è stato accusato un famoso e potente cardinale americano che vive in Vaticano, di avere partecipato ad un festino organizzato dal suo segretario a base di droghe e sesso tra uomini. Il segretario venne arrestato dalla polizia interna.
La nuova mentalità protestante che annulla il peccato e toglie i limiti alla sana morale, cresce nella Chiesa e davvero questo Regno di Dio sulla terra si sta dividendo. Noi che restiamo saldamente con Gesù non condanniamo nessuno, i traditori e perversi avranno chi li giudicherà, ma noi dobbiamo aumentare la preghiera del Santo Rosario e fare ogni giorno l’adorazione eucaristica. Difendiamo Gesù e la Santa Chiesa.
È tempo di conoscere bene la sana dottrina per non smarrirci dietro le seducenti invenzioni di quanti non hanno Gesù nel cuore. Forse sulle labbra.
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SC 267 Commento al Vangelo di giovedì 11.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,5-13)
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall'interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, Io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Una delle certezze che ci arriva dalla nostra Fede è la vicinanza di Gesù, di Dio Onnipotente che«dimentica» di essere tale dinanzi alle nostre miserie umane. È un vero Padre che considera le debolezze degli uomini ed è sempre pronto ad abbracciare quanti si ricordano di Lui.
Sappiamo che quando tutto sembra scorrere bene, molti non avvertono la necessità di dedicare del tempo giornaliero al Signore e con alcune preghiere si illudono di accontentarlo… Questa apparente vicinanza a Gesù è priva di amore verso Lui e come vedremo, è proprio l’amore sincero la condizione per entrare in comunione con il Signore.
Molti pregano bene e molto quando incontrano una malattia o vivono nella sofferenza e Gesù accoglie tutti quelli che Lo adorano. Questo rende sereni e fiduciosi quanti ricorrono a Lui e non si sentono privati della sua bontà. Se la sofferenza spinge a pregare di più, la preghiera sentita e forte deve diventare ordinata anche quando si ottiene la Grazia richiesta, bisogna saper perseverare.
Gesù nel Vangelo utilizza le parole più semplici e chiare per dirci che è sempre disponibile ad ascoltarci, soprattutto quando ci rivolgiamo a Lui con amore, umiltà e fiducia. La sua disponibilità è totale, ma sono le nostre condizioni spirituali a permettere di stabilire il contatto con Gesù.
La preghiera è autentica e forte, quando nell’anima è presente un vero amore verso Gesù, senza amore non esiste alcuna comunicazione.
Questo spiega la mancanza di aiuti divini quando si chiedono Grazie ma non si presenta a Gesù quanto è vitale per essere ascoltati: l’amore.
Ho scritto tante volte che Gesù è disponibile a donarci tutto quello che di buono gli chiediamo, ci pone alcune condizioni e sono davvero minime. Per esempio, il cristiano è un seguace di Cristo e se Lo considera Dio deve osservare la sua Legge. Questa osservanza può essere più o meno forte, deve però esserci, perché senza l’ottemperanza di quanto chiede Dio non ci si può considerare credenti.
Anche i diavoli credono nell’esistenza di Dio ma non osservano assolutamente la sua Legge.
L’inizio della vera conversione avviene con il rinnegamento, c’è una nuova rinascita spirituale da compiere e questa si realizza nella misura dell’obbedienza che prestiamo a Gesù. Se l’uomo non è spinto da nessuna ragione, difficilmente riesce a mettere da parte la vecchia mentalità per fare spazio allo Spirito di Dio.
In questa resistenza umana si trova l’ostacolo che non permette il passaggio dal credere in Dio al fare quello che dice Dio.
Se per credere si intende l’osservanza dei Comandamenti, si può accettare questa formula, se invece per credere si intende la pura esistenza di Dio, allora è sbagliato invitare a credere piuttosto che a fare, cioè a vivere la sua Parola.
Centinaia di milioni di cristiani affermano di credere in Dio ma nella vita non osservano la sua Legge, non Lo considerano quindi il Bene supremo, il Creatore di tutto, Colui che può tutto. Il passaggio corretto segue il percorso logico che si è davvero credenti quando si obbedisce alla sua Legge e si compiono le buone opere per amore del Signore.
Solo così si arriva a quella dimensione spirituale che supera la mentalità umana e fa conoscere la realtà sotto una nuova visione e si trovano le spiegazioni corrette della vita. Si comprende che per ricevere gli aiuti da Gesù e dalla Madonna è indispensabile osservare i Loro insegnamenti.
Molti dovrebbero capire facilmente che non si riceve lo stipendio mensile se non si lavora, è vero che alcuni fanno carte false per non fare quanto sono tenuti a compiere, ma è un altro discorso. Dove c’è la dignità è presente anche la maturità e la responsabilità delle proprie azioni.
Per considerare la difficoltà nell’ottenere Grazie particolari, bisogna verificare in che modo osserviamo i Comandamenti e quale interesse abbiamo verso Gesù. L’obiettivo principale è di metterlo al centro di tutto, condizione che vivono quei cristiani che hanno instaurato una convinta comunione con Gesù.
Pregare è amare il Signore e si prega con fiducia e umiltà quando vengono eliminati gli impedimenti che offuscano e allontanano da Lui.
Tutto quanto di buono chiediamo a Gesù lo possiamo facilmente ottenere. Dipende da noi!
Lui è sempre buono, ma non accetta la superbia nelle persone che chiedono aiuti. Spesso per questa ragione una Grazia non arriva subito e paradossalmente è un dono: Gesù vuole farci diventare piccoli per arrivare ad avvertire nella parte più interiore del nostro essere, che abbiamo bisogno di Lui.
«Chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di Me non potete far nulla» (Gv 15,5)
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mercoledì 10 ottobre 2018

SC 266 Commento al Vangelo di mercoledì 10.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed Egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dopo avere trascorso intere giornate a servizio del popolo, Gesù molte volte si ritirava in solitudine e rimaneva per lungo tempo in preghiera. Non aveva necessità di restare solo per entrare in comunione con il Padre, questo si esclude solennemente.
Gesù godeva della visione beatifica perché Lui stesso era Dio, Egli era simultaneamente viatore e comprensore. Viatore significa che era soggetto a tutte le vicende della vita presente, compresa la sua Passione e Morte. Comprensore significa che la sua anima godeva della visione beatifica. E la godeva in maniera infinitamente più perfetta di come la possano godere gli Angeli e i Santi in Cielo.
La ricerca del silenzio notturno per pregare, era per Gesù il momento in cui tutto taceva nel luogo dove si trovava ma non si interrompeva mai la comunicazione con suo Padre. Nel silenzio Dio Figlio«riposava» dopo avere trascorso lunghe ore in appassionate predicazioni e dopo avere compiuto grandi miracoli.
I grandi teologi del passato hanno distinto nell'anima di Gesù la parte intellettiva e la parte che vivifica e guida il Corpo.
La prima la chiamano anche la parte superiore dell’anima.
La seconda la chiamano la parte inferiore dell’anima.
Nella parte superiore Gesù godeva della visione beatifica e fruiva del gaudio del Paradiso perché vedeva Dio direttamente.
Nella parte inferiore, che vivifica e guida il Corpo, era soggetto a tutte le traversie umane.
Una tesi che segue la spiegazione di San Tommaso d’Aquino nella Somma teologica riguardo la visione beatifica di Gesù.
I teologi spiegano la parte inferiore e la parte superiore dell’anima di Gesù con l’immagine delle nuvole che talvolta vediamo non sopra le montagne, ma a metà costa. Sopra le nuvole brilla il sole, sotto le nuvole vi può essere tempesta o nebbia. Così in qualche modo anche nell’anima di Gesù.
Nella parte superiore c’era la gioia del Paradiso, nella parte inferiore le sofferenze della Passione.
Papa Giovanni Paolo II ha parlato di questo mistero nell’anima di Gesù nella «Novo Millennio ineunte» (6 gennaio 2001): Scrive: «La tradizione teologica non ha evitato di chiedersi come potesse, Gesù, vivere insieme l’unione profonda col Padre, di sua natura fonte di gioia e di beatitudine, e l’agonia fino al grido dell’abbandono. La compresenza di queste due dimensioni apparentemente inconciliabili è in realtà radicata nella profondità insondabile dell’unione ipostatica».
Unione ipostatica  è un termine della teologia cristiana, usato nella cristologia tradizionale per descrivere l’unione della divinità e umanità di Cristo in una ipostasi, che significa la personificazione di una sostanza o sussistenza di essa.
Questo stato spirituale di Gesù si trova con le dovute proporzioni anche nella vita spirituale dei Santi, imitatori di Gesù e portatori dei suoi sentimenti, Santi che hanno vissuto qualcosa di simile all'esperienza di Gesù sulla Croce, in un paradossale intreccio di beatitudine e di dolore.
Nel Dialogo della Divina Provvidenza, Dio Padre mostra a Santa Caterina da Siena come nelle anime sante possa essere presente la gioia insieme alla sofferenza: «E l’anima se ne sta beata e dolente: dolente per i peccati del prossimo, beata per l’unione e per l’affetto della carità che ha ricevuto in se stessa. Costoro imitano l’immacolato Agnello, l’Unigenito Figlio mio, il quale stando sulla Croce era Beato e dolente».
Gli Apostoli hanno chiesto a Gesù di capire come si prega: «Signore, insegnaci a pregare», noi chiediamo anche di vivere la preghiera.
Il costante impegno nel cammino spirituale, oltre a irrobustire la propria volontà, produce frutti meravigliosi, tra cui la capacità di pregare bene. Ciò che giova all’anima è la preghiera fatta con amore, con interesse verso la Persona di Gesù e raccoglimento. Da questa preghiera sgorgano le grandi Grazie e si sviluppa nell'anima una intensa comunione con il Signore.
Così aumenta la Fede e gli sforzi per praticare le virtù diventano più leggeri e facili.
Si riesce a vivere serenamente nella sofferenza per la presenza di una profonda gioia.
La beatitudine che dona la preghiera, quindi la comunione con Gesù, ci permette di sopportare con serenità ogni sofferenza e malvagità contro noi o i nostri familiari. Il cristiano è forte e sereno anche dinanzi alle incoerenze di quanti non hanno ancora compreso che seguire Gesù comporta molte rinunce e la dedicazione di buon tempo giornaliero alla preghiera.
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martedì 9 ottobre 2018

SC 265 Commento al Vangelo di martedì 09.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, Lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Le parole scambiate in questo incontro nella casa di Betania, vengono riprese in molte circostanze anche non religiose. Marta viene identificata come la donna che si preoccupa eccessivamente dei lavori domestici o del lavoro in sé, mentre Maria è la contemplativa, e qui gli accusatori neanche comprendono che adorare Gesù è il momento più importante della vita di ognuno.
È probabile che Marta dinanzi all'urgenza dei preparativi che si aggiungevano al normale lavoro domestico, fosse assorbita da questi e prestasse più attenzione alle faccende che al Signore. Inoltre pare quasi che Maria, seduta ai piedi di Gesù, la infastidisca.
Vediamo come bisogna fare per riuscire a svolgere le normali occupazioni lavorative in casa o all'esterno, e rimanere in comunione con Gesù.
Tutto inizia dall'amore per il Signore, poi dal desiderio di non dispiacerlo mai.
Determinante rimane la conoscenza di Gesù, senza la quale non può esistere un amore intenso verso Lui né si ricorderà o adorerà durante la giornata. Si penserà e ci si preoccuperà di tutto, tranne che di Lui.
In Marta non era così, ella adorava il Signore e si lasciò prendere dalla premura di preparare il cibo migliore, ma il vero Cibo era Gesù.
Con Gesù bisogna avere la rispettosa confidenza di parlargli di tutto, così come facevano i suoi amici di Betania e soprattutto gli Apostoli. Raccontavano al Maestro i piccoli casi della loro vita quotidiana, gli chiedevano spiegazioni su quel che non capivano.
Qualche dialogo di Gesù con i suoi più intimi discepoli è rimasto documentato nel Vangelo. Così dobbiamo fare anche noi.
E, nello stesso tempo, la preghiera deve impreziosire tutte le circostanze della nostra vita. Accanto a Gesù impareremo a essere amici migliori dei nostri amici, a vivere fino in fondo la giustizia e la lealtà in ogni lavoro che si svolge, a essere più umani, a essere attenti e disposti a soccorrere le necessità altrui.
Questo episodio di Betania fotografa perfettamente l’atteggiamento di quanti partecipano alla Santa Messa senza particolare interesse o con distrazioni che non allontanano dalla mente. Come Marta, anche molti cristiani non comprendono che Gesù nella Santa Messa viene a trovarli e loro rimangono con la mente occupata da pensieri inutili.
La meditazione centrale del Vangelo di oggi è questa: Gesù viene a trovarci a casa nostra e noi rimaniamo indifferenti oppure ci affatichiamo per tante cose che riteniamo opportune, dimenticando «la parte migliore, che non sarà tolta».
Anche il lavoro, l’attività professionale, le normali difficoltà che comporta ogni esistenza, le nobili speranze, le preoccupazioni, devono alimentare il nostro colloquio quotidiano con Gesù. Se così non fosse, di che altro parleremmo con Lui?
Non è sufficiente accogliere nella propria vita e credere in Gesù, anche Marta fece questo ma poi si preoccupò del lavoro. «Marta invece era distolta per i molti servizi». Eppure Gesù si era recato a casa di Lazzaro non per ricevere qualcosa ma per dare la sua Grazia, purtroppo Marta era troppo presa dai suoi impegni e non colse l’occasione migliore.
In altre circostanze Marta era rimasta ad ascoltare e adorare Gesù, in questa visita è presa da occupazioni non importanti in quel momento. Aveva la servitù che lavorava anche in casa, poteva lasciare ad altri il compito di preparare.
Invece scelse l’attività all’adorazione di Gesù, nel momento in cui era opportuno contemplare il Signore come fece Maria.
Le due sorelle appaiono in questo episodio come simboli della vita attiva e della vita di preghiera.
Noi dobbiamo cercare di compiere entrambe le cose quando siamo impegnati in qualsiasi lavoro, perché se l’amore verso Gesù è intenso e sincero, ogni opera sarà compiuta per amore suo, per dargli gloria, offrendola a Lui.
Nel lavoro si rimane in comunione con Gesù per il proposito che si fa ogni mattina e anche molte volte nella giornata di fare tutto e bene per Lui.
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lunedì 8 ottobre 2018

SC 264 Commento al Vangelo di lunedì 08.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,25-37)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va e anche tu fa così». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È una domanda quasi scomparsa anche nella cristianità, la ragione arriva dalla contaminazione morale che a quanto sembra, appare quasi inevitabile nella società. «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
C’è abbastanza dissipazione in molti cristiani causata da diversi fattori, primo fra tutti è l’inevitabile frequentazione di persone non credenti o dalla mentalità pervertita. Non escludo però la meschinità presente in quei cristiani che mostrano un’apparente Fede in Gesù.
Si deve prendere atto che giorno dopo giorno si affievolisce in molti la Fede e si comportano come pagani superbi, perché conservano l’idea di essere migliori in quanto seguaci di Cristo, ma di Cristo non imitano quasi nulla.
È molto triste considerare che la Chiesa diventa sempre più vulnerabile per l’indifferenza spirituale che colpisce come una piaga e che non si vuole guarire. Non c’è in tanti contesti la volontà di mantenere come un trofeo l’integrità morale e si scivola sempre più in una condizione meno umana e più animale.
Non sorprendiamoci per le miserie che si riscontrano anche nelle persone che hanno fatto ritiri spirituali o addirittura esperienze religiose, dalle loro opere e dal girovagare si capisce che hanno perduto il contatto con lo Spirito di Dio e sono animate da una furbizia grossolana e incivile.
I cristiani hanno riferimenti incrollabili come gli insegnamenti di Gesù e se pregano riescono a superare tutte le istigazioni al male che cadono come tempeste devastanti da questa società sbandata e lontana dai veri valori morali.
Nella parabola di oggi Gesù esalta la bontà del buon samaritano, a lui fa dire queste parole rivolte all’albergatore: «Abbi cura di lui».
Il Signore sempre ci richiama a compiere del bene a tutti, da questo gesto si manifesta l’amore che portiamo dentro. Facciamo del bene anche alle persone che non meritano nulla e scambiano gli aiuti che diamo come un obbligo.
Nella parabola Gesù dice che il cristiano deve prendersi cura per tutti quelli che soffrono, quantomeno deve pregare. Potrà fare anche di più.
Siano poveri o malati e si comportano con inganno, noi non dobbiamo perdere l’obiettivo della carità, del bene compiuto per amore. Spesso però insieme all’amore che fa compiere opere buone verso tutti, si deve utilizzare la ragione per capire la malizia dannosa in chi è stato beneficiato. Lo stesso facciamo del bene ma nella verità.
Conosco buoni parroci che si trovano dinanzi a situazioni spiacevoli e ricevono diffamazioni da quanti avevano ricevuto grandi benefici. È un fatto ordinario. Se le diffamazioni volano anche tra fratelli e sorelle, figuriamoci nei confronti del parroco. Questo denota il vuoto spirituale di determinate persone che ricevono aiuti e non riflettono con maturità, sono agitate dall’orgoglio.
Mi arrivano moltissimi messaggi con richieste di consigli, in molti casi a causa di discordie e litigi, ma non mi sorprendono.
Nel cuore di tanti coesistono forti inclinazioni buone e cattive, nelle varie circostanze i pensieri possono spingere al bene o al male.
Non dovrebbe essere così. Nei cattivi prevale il male, nei buoni il bene, e i buoni sbagliano per debolezza, senza un ricercato inganno.
«Abbi cura di lui», dice Gesù. Infatti, anche dei cattivi ci prendiamo cura pregando per loro, in certi casi il bene è ricambiato con le cattiverie.
Gesù oggi dice che ha mostrato di amare l’uomo moribondo «chi ha avuto compassione di lui», ma lo lasciò però alla locanda e proseguì il suo cammino. Questo ci vuol dire che il bene siamo chiamati a farlo sempre, ma dopo avere fatto del bene non possiamo fare altro e le scelte avventate e sbagliate degli altri, ricadono su di loro.
Gesù dice di amare, anche quando la stupidità non fa capire l’orgoglio che divora la ragione, c’è poco da fare con chi non ragiona.
Il dottore della legge come tanti altri ragionava in un unico senso e cercò di far cadere Gesù nella trappola dei dibattiti più analizzati. Pose due domande al Signore ed Egli replicò così alla prima:«Hai risposto bene; fa questo e vivrai».
L’orgoglio dell’uomo non era domo e per giustificarsi disse ancora a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Questo spinse Gesù a raccontare la parabola e a parlare della buona opera compiuta dal samaritano, il quale si fermò ad aiutare un ebreo, un suo nemico.
Il nostro prossimo è ogni uomo che ha bisogno di aiuto e dobbiamo essere vicini a chi si trova in difficoltà. Ma nel mondo avvengono tante storie assurde e spesso non è possibile aiutare per sempre e da vicino, per la doppiezza di chi reclama aiuto e al tempo stesso pugnala alla schiena il suo benefattore.
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SC 263 Commento al Vangelo di domenica 07.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

XXVII Domenica del Tempo Ordinario 

+ Dal Vangelo secondo Marco (10,2-16)
In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma Egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli Lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed Egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a Me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il matrimonio in Chiesa è ancora un sogno da coronare per molti, chiamati i «sopravvissuti» alla mutevole e libera forma di convivenza tra uomo e donna. L’èlite ha inserito nella cultura moderna e poi i politici l’hanno stabilito per legge, un’altra convivenza tra persone dello stesso sesso, persone che seguono senza controllo gli istinti devianti.
Il matrimonio cattolico in questi ultimi decenni è stato attaccato da molte parti con metodi rabbiosi, concentrando l’obiettivo sulla sua disgregazione per creare una nuova società senza morale, senza Dio e alla ricerca esclusiva di ogni forma di appagamento dei sensi. In pratica congettura in tutti una vita immorale.
Chi sono i manovratori di questa scellerata idea di libertà che fa sognare il soddisfacimento dei propri desideri e il riappropriarsi degli spazi di vita, spenti a causa del matrimonio?
È stata abilmente seminata una forma di «gramigna» che arriva a toccare in molti modi la mente di tutte le persone sposate, e che attecchisce lì dove non si utilizzano i mezzi sacri per tagliare anche le radici.
Forse pochi riescono a reagire e ad assestare buoni colpi con la zappa spirituale che è la preghiera, ogni volta che spunta questa erba infestante.
Non solamente le persone sposate vengono raggiunte dai messaggi subliminali lanciati con ogni mezzo mediatico, messaggi progettati per passare al di sotto dei normali limiti della percezione. L’inconscio di tutti quelli che non sono spiritualmente corazzati, è occupato da convinzioni di nuovi stili di vita e dalla ricerca della libertà sentimentale. Da scoprire e vivere!
Non solo più un uomo o una donna come avviene nel matrimonio religioso, ma tanti/e, oppure nuove relazioni senza impegni…!
L’èlite che esulta al solo pensiero di distruggere il matrimonio cattolico, vive in una dimensione infernale, sono personaggi eccentrici inondati di continuo dai miasmi e dai fetori dell’inferno ma loro li percepiscono come aria pulita…
Non hanno mai pace interiore e mascherano abilmente i progetti segreti che sono per loro la linfa che li fa orrendamente e ingannevolmente vivere soddisfatti… compiaciuti…
Sono come tori infuriati ma riescono anche a controllare la violenta rabbia interiore, c’è in loro un grande dominio delle parole e dei gesti, ma non possono controllare quello che la mente deviata e quindi malata, vuole distruggere nel mondo e così creare immense sofferenze nelle famiglie e nei bambini.
L’obiettivo in realtà non è la sofferenza delle persone, ma è la creazione di una società immorale, perché gli stessi componenti dell’èlite sono pervertiti, cattivi, amorali. Sono posseduti dai diavoli e non possono accorgersene, non cercano neanche di capire la ragione del rifiuto del sacro che è uno dei tre motivi che conferma la presenza dei diavoli in una persona.
Quindi, l’èlite mondiale da decenni ha programmato una nuova società senza la presenza della famiglia tradizionale, con questo non si deve incriminare l’èlite per le famiglie cattoliche che divorziano. Neanche i diavoli sono responsabili in molti casi. Le scelte sono personali e ognuno agisce con la libertà di cui dispone.
La mentalità moderna mostra in tutte le sue luci intense la bellezza dell’essere svincolati dal legame matrimoniale, suscita la curiosità di compiere almeno la prova della relazione senza vincoli, come sono i rapporti sentimentali usa e getta. In questi rapporti sono maestri del male i personaggi dello spettacolo.
Riguardo i divorziati, essi hanno fatto una scelta opposta alla volontà di Dio ma non sono già condannati né possiamo giudicarli noi. Anche loro rientrano nel progetto di salvezza che vuole Gesù, e possiamo aiutarli molto con la nostra preghiera. Il Signore offre tante possibilità anche ai divorziati e attende le loro preghiere.
Gesù vuole salvare tutti quelli che Lo riconoscono Dio e si pentono.
Il matrimonio religioso è come una palestra che permette di crescere nelle virtù, è una vera scuola di perfezione e richiede generosità.
«… e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
È molto impegnativo per la coppia di sposi diventare una carne sola, è possibile solo con l’aiuto di Gesù e della Madonna. Solo la coppia che prega, resiste ai continui messaggi di corruzione e di spinta alla libertà individuale, che inducono a credere che il matrimonio sia un cappio.
Anche una nuova relazione diventa un impegno, ma oggi si considera solo come un’esperienza. Non viene ritenuta più impegnativa per la libertà di staccare alla prima incomprensione.
Mentre nel matrimonio cattolico c’è la Grazia sacramentale che agisce per far porre rimedio ai coniugi che sbagliano, c’è un vincolo sacro che «trattiene» amorevolmente lo slancio di mettere fine alla coppia.
Sbaglia chi considera il matrimonio come una trappola, è invece una scuola di virtù, dove i genitori sono chiamati da Dio a cooperare ai suoi disegni, con la nascita dei figli e con l’educazione amorevole e religiosa. La responsabilità dei genitori è grande davanti a Gesù, perché l’educazione è questione di cuore.
Pregate molto il Santo Rosario per sentire l’abbraccio e la protezione della Madonna, per scoprire che Gesù è buono e ci ama sempre.
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sabato 6 ottobre 2018

SC 262 Commento al Vangelo di sabato 06.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,17-24)
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, Io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a Me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti Profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La mancata conoscenza della felicità così come viene spiegata da Gesù, convince molti a considerare la loro vita gaudente come il raggiungimento della migliore condizione di vita, ma questo lo pensano solo in quei sprazzi di tempo di entusiasmo e spensieratezza.
La differenza sostanziale la troviamo proprio qui, con tante persone che fanno di tutto per riuscire a vivere in quello che considerano felicità ma che in realtà è solo una contentezza momentanea. Vivono una pallida e passeggera sensazione di felicità perché nel cuore portano molte preoccupazioni, la tristezza, la rabbia, la falsità, la depressione, l’insoddisfazione,  
Questo fa capire che anche i più ricchi del mondo hanno più turbamenti che felicità.
Non è il lusso né ogni forma di vita festaiola a far conoscere la felicità così come la spiega Gesù e come la intende ogni persona assennata.
La felicità piena deve escludere tutto ciò che è contraria ad essa, come: angoscia, imperfezione, insoddisfazione, tristezza, malinconia, dolore, sofferenza, abbattimento, sconforto, disperazione, depressione, afflizione.
Ebbene, dietro quei sorrisi e i volti apparentemente soddisfatti dei personaggi famosi, la felicità è una densa illusione, perché la ricchezza o il soddisfacimento di ogni capriccio non si può assolutamente chiamare felicità ma disponibilità economica.
Considerando che il denaro rende la mente più disinibita e priva di scrupoli, si può dire che proprio il denaro trasforma la persona piena di limiti in una persona formalmente appagata. Ma non è mai contenta o appagata, proprio il denaro la rende schiava di mille desideri e vuole soddisfarli tutti.
L’appagamento reale non riguarda il corpo che si sazia di tutto ciò che piace, né l’esteriorità potendo utilizzare il miglior vestiario.
L’appagamento è uno stato d’animo collegato alla coscienza della propria condizione piacevole e spirituale, non per la soddisfazione di tutti i desideri, ma per il raggiungimento di una pace interiore che viene solo da Dio.
L’essere umano è creato non per vivere senza Dio, è illogico pensarlo dato che solo per l’intervento del Creatore esiste una persona e l’umanità. Dio crea per Amore e desidera vedere le sue creature rivolte a Lui, obbedienti ai Comandamenti e alla sua Volontà che porta solo benefici ad ogni persona.
La piena realizzazione non si trova nel raggiungimento di una elevata posizione sociale, una professione importante o nella visibilità mediatica.
L’allontanamento da Dio, così come sta avvenendo sempre più progressivamente, fa esplodere l’egoismo e la superbia, creando in molti uno stato di delirio coerente, il connubio tra il tormento o inquietudine e l’entusiasmo.
Nel mondo senza Dio o senza una sincera preghiera, si vive nell’esaltazione delle proprie idee, fino a considerare l’immaginazione come realtà. Non mi riferisco alla psicosi o fissazione che raggruppa una serie di disturbi caratterizzati da una grave distorsione e trasformazione della realtà. Intendo la condizione di una persona che perde la capacità di distinguere la realtà dall'immaginazione con conseguenze dannose sotto ogni aspetto.
Gesù ci parla di una gioia interiore che ognuno di noi può raggiungere solo se si vivono i suoi insegnamenti. Non c’è altra strada per arrivare alla gioia interiore e perenne se non attraverso Gesù perché solo Lui è la fonte dell’Amore.
L’allegria è l’esperienza dell’amore; è il suo primo frutto.
Quanto più grande è l’amore, maggiore è la gioia.
Solo Gesù può donare la piena felicità, come è quella che vivono tutte le persone normali, anonime per la società perché conducono una vita cristiana serena e ordinata. Non sono persone agitate dall'orgoglio ma umili e docili, la loro presenza è portatrice di serenità.
La loro intima felicità è la manifestazione di un sublime appagamento interiore. Manifestano la loro felicità in ogni parola misurata e buona, nelle loro opere altruiste e riservate, nelle preghiere costanti e misericordiose, nella generosità costante che le spinge ad agire solo per amore di Dio.
Persone che si rinnegano con abituale prontezza e crescono nella Fede, sono sagge e trasmettono la vera gioia a quanti le conoscono.
«Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
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venerdì 5 ottobre 2018

SC 261 Commento al Vangelo di venerdì 05.10.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (10,13-16)
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
I primi dodici versetti presentano l’invio dei settantadue discepoli e Gesù precisa di scrollare la polvere dalle scarpe, quando i missionari non fossero ben ricevuti. Lasciare anche la polvere nei luoghi che rifiutavano il Vangelo era più di un distacco umano.
Gesù continua a spiegare non solo la necessità di accogliere la sua Parola per scoprire la gioia della vita e trovare un equilibrio tra pensieri e opere, però in questo caso si lamenta di tre città che avevano rifiutato la sua predicazione.
Nei tre anni di vita missionaria Gesù si muove essenzialmente lungo il Mare di Galilea attorno alle città di Cafarnao, Betsaida e Corazin.
In queste città Gesù compie molti miracoli e spiega più che altrove la nuova dottrina fondata sull'amore. Era venuto per salvare l’umanità ma inizialmente doveva formare piccoli gruppi in ogni città per farli crescere nella spiritualità e poi di numero.
Dopo molti miracoli e insegnamenti in queste tre città, scoprì dolorosamente che la gente non accettava il suo messaggio che parlava di un nuovo Regno e non si convertì. La delusione del Signore fu infinita, provò un’afflizione profonda per la scelta scellerata della gente di non accettare l’invito alla conversione.
L’aspetto curioso è rappresentato dal fatto che Lo ascoltavano, vedevano i miracoli compiuti da Gesù e al contempo mostravano indifferenza.
Questo deve farci riflettere per capire se anche noi ci comportiamo allo stesso modo e probabilmente non c’è la lucidità per evidenziarlo. È un aspetto determinante della nostra Fede, non possiamo ignorare una debolezza simile.
La condanna di Gesù alle tre città ricade su quanti oggi ascoltano, partecipano a Messa e leggono libri spirituale, ma poi rimangono indifferenti agli insegnamenti del Signore, mostrando in pratica un solenne rifiuto del Vangelo.
In questo caso il cristiano si scopre solo e senza la Grazia di Dio, privo della protezione divina, vulnerabile sotto ogni aspetto.
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite».
Gli abitanti di queste città non vollero convertirsi e ignorarono Dio. Quelle popolazioni non accolsero Gesù, non fecero penitenza, e senza la conversione del cuore, accompagnata dalla mortificazione, la Fede si oscura e non sa riconoscere Cristo che ci visita.
Addirittura Gesù considera migliori due città pagane come Tiro e Sidòne, avevano meno responsabilità perché avevano ricevuto meno Grazie.
In ogni momento è necessario ascoltare con prontezza e docilità le chiamate che Cristo rivolge al cuore di ciascuno, perché il fatto che la Fede non sia entrata in tutti gli uomini non è da imputare alla bontà di Dio, bensì alla disposizione di chi riceve il messaggio evangelico.
Tale resistenza alla Grazia nella Sacra Scrittura è chiamata durezza di cuore.
La vera conversione si svela quando una persona si accorge di camminare in una strada sbagliata e la lascia, per prendere quella della vita che conduce nel Cuore di Dio. Il punto è questo: non c’è la volontà in molti di lasciare la strada sbagliata e per orgoglio e appagamento continuano a percorrerla pur conoscendo che quella direzione conduce lontano da Gesù.
La vera conversione avviene solo quando c’è una presa di coscienza «esistenziale», che può avvenire in seguito all'azione persuasiva di una terza persona oppure alla considerata riflessione personale. Solo così si decide di cambiare il corso della propria vita, orientando i propri atteggiamenti e comportamenti secondo le parole di vita del Signore.
Si incontra davvero Gesù quando si seguono criteri diversi da quelli seguiti fino a quel momento. Non possono coesistere Grazia e peccato!
I cristiani devono valutare se i loro comportamenti sono simili agli abitanti delle tre città che ascoltavano gli insegnamenti di Gesù ma non li mettevano in pratica, oppure se si sforzano di essere coerenti con la loro Fede. La Fede deve essere coltivata per crescere.
Non facciamo del bene a Gesù se viviamo le sue parole, il bene lo facciamo a noi stessi e alle famiglie. Bisogna decidere se stare con Gesù o contro.
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Medaglia di San Benedetto