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venerdì 9 febbraio 2018

SC 63 Commento al Vangelo del 09.02. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e Lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più Egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Meditando lo stupore degli abitanti della Decàpoli, un territorio composto da dieci città, rimango io stesso sorpreso e sconcertato per una iniziativa tutta italiana promossa dagli Stati generali del ministero della Giustizia. Hanno organizzato una di quelle iniziative strane intitolata “Tavolo 13 su Religione e Mafia”, in cui sotto processo vengono sottoposte le omelie dei Sacerdoti italiani.
Gli organizzatori molto probabilmente sfaccendati o esecutori di uno di quei progetti destabilizzanti per la Santa Chiesa, pongono una proposta choc ed è come minimo una ingerenza inusitata, perché rimproverano alla Chiesa italiana di non aver fatto abbastanza in chiave antimafia.
L’accusa cieca ovviamente arriva da due che si dichiarano cattolici. L’organizzazione di questo studio vede in prima linea uno storico del Cristianesimo e un laico ultra modernista molto ascoltato in Vaticano, ma dalla CEI è arrivata come prima risposta la definizione di “banale e arrogante” il documento proposto da loro due.
“A cominciare dall'accusa generalizzata di contiguità con il potere mafioso, anche a livello culturale, tutta da dimostrare e giustificata più dall'anticomunismo della Chiesa”. I due personaggi si attribuiscono un’autorità insolente e presumono di poter dare le linee guida del contenuto delle omelie dei Sacerdoti.
Non hanno capito che lo Spirito Santo agisce senza fare rumore e tocca i cuori per la preghiera dei buoni. Il primato và alla preghiera.
Oltre i richiami per la durata breve dell’omelia, anche questi due personaggi a novembre scorso hanno lanciato questa lamentazione, osando insinuare che il silenzio dei Sacerdoti contro le mafie è notevole.
Oltre a non avere capito nulla dell’efficacia della preghiera per la conversione dei peccatori, non hanno chiaro che già la predicazione del Vangelo storico è una condanna piena contro le varie mafie italiane. Annebbiati dal modernismo più estremo non danno importanza alla preghiera, non ne capiscono la potentissima efficacia.
Uno dei due è un laico “travestito” da teologo e amico di quanti dovrebbero invece imporgli il silenzio nelle strutture della Chiesa. Invece continua a sproloquiare e riesce a diffondere le sue teorie protestanti con molta facilità in tutti i conventi, parrocchie, comunità religiose dove viene invitato anche da prelati…
Il Vangelo oggi ci dice di Gesù che fa udire i sordi e fa parlare i muti!”, oggi ci troviamo personaggi che si presentano come teologi e rendono sordi i buoni cristiani perché insegnano ad essi eresie e compiono manipolazioni bibliche devastanti per la vita spirituale dei cattolici.
Non basta dire che il documento ministeriale voluto da questi due personaggi è “banale e arrogante”, si deve avere il coraggio di smascherare pubblicamente loro due e indicarli come contestatori inopportuni e, appunto, non qualificati a sostituirsi ai rappresentanti della Chiesa.
La risposta adeguata è arrivata da un magistrato impegnato in prima linea. Si tratta di Domenico Airoma, procuratore aggiunto a Napoli Nord, infatti, ha ricordato come «il giudice ammazzato Rosario Livatino non fosse un giudice “esibizionista”, ma ebbe sempre chiaro l’alto compito missionario che lo ha portato a testimoniare la sua Fede nell’impegno antimafia col martirio».
«Ho visto con i miei occhi molti mafiosi convertirsi dopo aver incontrato Sacerdoti che hanno mostrato loro il giudizio di Dio. Ed è questo aspetto della conversione, unito alla consapevolezza dell’inferno e del Paradiso che è la principale strada con cui la Chiesa fa, nel nascondimento, la sua migliore attività antimafia».
I due personaggi che hanno avuto la presunzione di stilare un documento autenticato dal ministero della Giustizia guidato da un comunista, dovrebbero loro dare l’esempio e cominciare a predicare contro le mafie, proprio nei luoghi dove è più forte il potere mafioso. Hanno questo coraggio o è solo delirio di onnipotenza il loro?
I Sacerdoti predicano il Vangelo e le parole molto spesso toccano i cuori di chi ascolta, ancora di più le preghiere che recitano nel silenzio sono i potenti dardi d’amore che arrivano davanti al Trono di Dio e implorano pietà per tutti i peccatori.
Non sono solo le omelie e le preghiere infuocate d’amore a rendere i Sacerdoti potenti mediatori davanti a Dio, c’è l’aspetto del dialogo soprattutto con i lontani da Dio. Non è con la parola intimidatoria che si portare le anime a Gesù Cristo, è con la bontà, la pazienza, l’amabilità, la comprensione, i consigli mirati e pieni di speranza.
Di Gesù dicevano: Ha fatto bene ogni cosa”, lo ripetevano non solo i buoni ma anche i convertiti, proprio perché li attirava con grande Amore.
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