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martedì 27 febbraio 2018

GR 80 Granellino del 27.02.2018

(Mt 23,1-12)
Non sulla cattedra di Mosè mi sono seduto da quando sono stato consacrato sacerdote ma su quella di Gesù. Oggi rifletto seriamente sul ministero della Parola che il Signore mi ha affidato. Devo battermi il petto in segno di contrizione del cuore per essermi comportato tantissime volte come uno di quei farisei che non praticavano e non osservavano ciò che insegnavano. Erano esigenti con il popolo, ma non con se stessi. Ecco perché non erano autorevoli nell'insegnare la legge di Mosè. Soprattutto nella mia gioventù sacerdotale insegnavo ai fedeli della parrocchia l'importanza della preghiera, ma io non pregavo. Stoltamente pensavo che mi bastasse solo la celebrazione Eucaristica. Dicevo ai fedeli che senza la meditazione della Parola di Dio non si cresce nella fede, ma io aprivo raramente la Bibbia per meditare e custodire la sua Parola. Esortavo la gente ad essere sobria nel bere e mangiare, ma io non sapevo cosa fosse la sobrietà. Incoraggiavo i fedeli ad essere generosi verso i poveri, ma io non lo ero. Esortavo l'assemblea a perdonare di cuore, ma non volevo frequentare persone che sparlavano di me.
La gente mi diceva che parlavo e insegnavo bene. Chissà quante volte, alle mie spalle, diceva giustamente: parla bene, ma razzola male. Dentro di me soffrivo molto, perché sapevo di essere un ipocrita. Soffrivo molto perché fino a 25 anni avevo fatto un'esperienza forte dell'amore di Dio. La coscienza di essere un vero peccatore fu acuita dalla morte di un mio fratello. Grazie a questo lutto iniziò la mia conversione. Il Signore venne in mio aiuto donandomi un cammino di fede che ha messo nel mio cuore l'amore per la S.Scrittura, per l'Eucarestia e per la Chiesa. Oggi il mio insegnamento non è più confinato in una parrocchia ma ovunque lo Spirito mi muove. Pratico e osservo quello che insegno alle folle? Mi sto impegnando. Una cosa so: Dio ama gli uomini di buona volontà. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

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