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mercoledì 20 giugno 2018

SC 192 Commento al Vangelo di mercoledì 20.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
C’è una giustizia umana che non piace a Gesù, è quella che si nutre di compromessi, ricercata come vendetta e con la determinazione di danneggiare in qualche modo quanti vengono considerati nemici o competitori, oppositori. C’è distinzione tra la giustizia divina e quella umana.
Si intende giustizia umana quella regolata dalle leggi o dalle regole alla base di una società, di un popolo. Questa è una giustizia che si basa su giudizi e norme morali create dagli uomini per gli uomini. La giustizia umana in Italia è gestita dagli articoli e dalle norme della nostra Costituzione.
Invece la giustizia divina è regolata dalla coscienza di ciascuno, fondata sull’etica, sulla morale e talvolta è distaccata dalla giustizia umana.
Ciò che può essere un reato per la giustizia umana non lo è davanti a Dio e ciò che Dio considera peccato non è reato per la giustizia umana.
Una persona che entra in una macelleria dove è presente il proprietario che utilizza il coltello per tagliare la carne, e questa persona repentinamente afferra la mano del macellaio e si fa infilzare allo stomaco e muore, causa sicuramente conseguenze penali al macellaio.
Senza alcun testimone, sul coltello ci sono le sue impronte e per la giustizia umana è lui il colpevole, ma per Dio non ha commesso alcun reato. L’accusa umana è di omicidio colposo, mentre davanti a Dio non ha commesso neanche peccato veniale.
La giustizia umana si basa sulle prove, indizi e leggi stabilite dallo Stato. La giustizia divina valuta moralmente ed eticamente, nel caso in questione la vera “vittima” è il macellaio, mentre chi ha voluto farsi trapassare dal coltello ha compiuto un gesto insensato e deliberato.
È evidente che non sempre le leggi umane coincidono con la morale divina, una etica che ci viene suggerita dalla coscienza pura e buona.
La giustizia divina è una Legge che parla di amore, verità, comprensione, rispetto, equità, bontà, generosità, disponibilità e altruismo.
Sicuramente vi è una tensione tra giustizia e amore: la salvezza non arriva solo dall’osservanza della Legge, ma provando amore.
È possibile essere o diventare “umanamente giusti”, questo obiettivo deve fissare nella sua mente il cristiano, deve convincersi che Dio conosce tutto.
Oggi Gesù ci avvisa di non compiere azioni esteriori per ricevere applausi e consensi, di non agire secondo compromessi umani e di non coltivare una mentalità ingiusta causando danni ai deboli e agli innocenti, per la carriera e per ricevere ricompense disoneste!
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli».
Il tema della ricompensa divina è sfiorato in moltissime omelie e questa omissione manifesta il vuoto spirituale della pastorale che si va sempre più affermando nella Chiesa. Come se non esistesse più l’inferno e i diavoli fossero solo un’invenzione medioevale. Dopo duemila anni è arrivata questa scoperta…
C’è da predicare ai cristiani l’invito ad agire mirando esclusivamente alla retribuzione che dona Gesù a quanti operano nella verità e bene!
Il Signore lo ha promesso ed è sempre perfetto nel rispettare la parola data, ad ognuno di noi promette “cento volte tanto” del bene che facciamo, delle buone opere che eseguiamo e realizziamo.
Il “cento volte tanto” dato dal Signore supera infinitamente tutte le ricchezze del mondo, ricchezze che quasi sempre non danno pace, gioia e felicità ma infondono vizi, dissolutezza e superbia. Mentre la Grazia di Dio appaga pienamente i buoni.
Gesù espone diversi esempi che il cristiano deve praticare, in caso contrario non riceverà alcuna ricompensa da Dio.
Cita tre comportamenti che conoscevano tutti quelli che Lo ascoltavano: parla dell’elemosina che deve essere donata senza annunciarla ai conoscenti, altrimenti la ricompensa arriva solo dall’ammirazione di essi e non si riceve alcuna Grazia da Dio.
Parla della preghiera interiore e condanna quella ostentata, la preghiera parolaia che viene praticata in ogni tempo ed è sbagliata, solamente esteriore. Per Gesù la preghiera migliore è quella contemplativa anche mentre si prega, quindi, senza trascurare le preghiere stabilite come il Santo Rosario.
Nel silenzio interiore che si crea, anche mentre si recita il Santo Rosario o altre preghiere, lo Spirito Santo agisce, trasfigura ed eleva spiritualmente.
Infine, parla del digiuno, da molti oggi non compreso, ma davvero indispensabile per la purificazione interiore, il dominio e il controllo della propria volontà, la pratica del rinnegamento e l’acquisizione di alcune virtù indispensabili come l’umiltà, la mitezza e la bontà.
Questi tre insegnamenti Gesù li termina allo stesso modo: «… e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Gesù ci vede sempre!
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