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giovedì 7 giugno 2018

SC 179 Commento al Vangelo di giovedì 07.06.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i Comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di Lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal Regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La gioia sarà stata grande nell’uomo che con una insolita sincerità pose la più bella domanda a Gesù sui Comandamenti. Apparteneva alla cricca degli scribi, quelli che avevano svolto un compito molto importante per la cultura religiosa ebraica e durante l’apostolato di Gesù non pochi di essi condividevano in silenzio il Vangelo che Dio venne a predicare alle sue creature.
Gli scribi ebrei erano esperti di scrittura, tra di essi figuravano numerosi sacerdoti colti, e molti di questi scribi si accanirono contro il Signore, proprio loro che erano specializzati nella trascrizione dei testi sacri in lingua ebraica, ed erano quindi dotti conoscitori di regole e dottrine culturali ed etiche.
Lo scriba inizialmente svolgeva un compito ancora più importante, egli nei primi tempi della sua affermazione come soggetto culturale, aveva innanzitutto il compito di custodire la Legge di Dio custodita nelle Scritture. Dopo l’esilio lo scriba divenne il riferimento di tutti gli ebrei in quanto ebbe anche l’incarico di leggerla, tradurla e interpretarla per il popolo, in quanto “uomo del libro”.
La posizione dello scriba si andò così consolidando, fino a diventare una professione ambita e stimata. Tutti gli scribi erano convinti di essere gli eredi dei Profeti, non solamente per la ottima conoscenza delle Scritture, si consideravano erroneamente eredi senza avere ricevuto alcun incarico da Dio.
Considerando tutto questo, sorprende la domanda sincera posta da uno scriba a Gesù. È sincera per la conclusione del suo ragionamento e, soprattutto, per la conferma data dal Signore: “Non sei lontano dal Regno di Dio”.
Adesso chiediamoci cosa pensa Gesù di ognuno di noi.
A chi può dire le stesse parole? Senza un esame di coscienza preciso e schietto nessuno avrà la possibilità di conoscersi e di comprendere lo stato spirituale in cui vive. La lontananza spirituale da Gesù comporta anche l’incapacità di “vedersi dentro”.
Chi ha la capacità di “vedersi dentro”, andrà sempre oltre le apparenze. La capacità di conoscersi meglio fa capire i segni dei tempi.
Oggi l’umanità è in larga parte smarrita e non si preoccupa affatto di guardare il Sole Divino, intenta com’è a guardare il “dito umano” che ha la pretesa di orientare e di indicare ogni corruzione, sconvolgendo di continuo la mente di tantissime brave persone, lasciando credere che ogni piacere è consentito e che “ogni lasciata è perduta”.
Il mondo corrotto predica di non rinunciare a nulla di trasgressivo e di appagare ogni desiderio, Gesù invece parla di rinunce per arrivare al controllo della propria volontà, per seguire la ragione illuminata dalla Fede.
La persona intelligente non è quella che utilizza la ragione distaccata dalla Volontà di Dio.
Molta intelligenza lasciano trasparire nelle loro parole moltissimi personaggi pubblici, le loro opere però sono disoneste e volgari.
È una falsità storica riuscire a compiere qualsiasi azione perché è irripetibile e perderla comporta un danno. Solo chi non utilizza l’intelligenza secondo Dio ragiona in questo modo, perché se “l’occasione fa l’uomo ladro”, solo chi non prega e non ha la capacità di resistere all'occasione, cade nei peccati continui.
È falso affermare che qualsiasi occasione è unica e irripetibile, questo lo pensa il debole e chi è privo di valori morali. Il cristiano sa che la ricompensa di Gesù è “cento volte tanto” per ogni buona opera compiuta e per ogni rinuncia all’azione immorale.
Dobbiamo conoscerci bene per capire dove ci siamo fermati nel cammino spirituale.
Solo ritrovando se stessi si comprende l’abissale distinzione tra Bene e male, quello che giova da ciò che non giova, la vita reale che si vive, il valore della nostra Fede. Ci si rende conto se siamo vicini o lontani dal Regno di Dio, quindi, se stiamo camminando nella Verità o nell’illusione, per non dire nell’inganno sottile e devastante!
L’uomo non è grande davanti a Gesù per il lavoro che svolge o la posizione sociale, ma per la purità del cuore, il bene compiuto e l’amore.
La posizione sociale è una determinata condizione, e qualsiasi grado di prestigio corrisponde a qualche forma di benessere, di potere o d’in­fluenza.
Lo scriba del Vangelo era in una condizione lodevole, “non sei lontano dal Regno di Dio”, noi invece vogliamo rimanere nel Regno di Dio!
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