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giovedì 11 gennaio 2018

SC 34 Commento al Vangelo del 11.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Marco (1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii guarito!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a Lui da ogni parte.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Come ho indicato lunedì scorso, il Vangelo di Marco è stato scritto per i pagani, quindi più che parlare di teologia l’attenzione andava posta sulla potenza di Gesù di Nazareth. I romani avevano molte divinità che però rimanevano inanimate o “rispondevano” attraverso gli eventi, nessuno poteva dire di avere visto agire gli dei.
Gesù invece è Dio, la dimostrazione arriva dalla sua Onnipotenza.
Guarisce gli ammalati, libera le persone possedute dai diavoli, domina la natura, vince la morte risuscitando i defunti anche dopo quattro giorni. Gesù è stato presente in Israele e in molti testimoniano le sue opere, per questo San Marco già nel primo capitolo elenca guarigioni e miracoli compiuti dal Signore.
Siamo ancora al primo capitolo e si descrive un’altra guarigione impossibile a qualsiasi uomo. È un lebbroso che supplica la guarigione, una richiesta audace e sicuramente sostenuta dalla sua fede in Gesù, dopo avere saputo di tanti altri miracoli.
“Se vuoi, puoi guarirmi!”.
È una richiesta semplice, sono parole toccanti ma non sono le parole a suscitare la guarigione. Certo le parole solitamente esprimono quanto si avverte nel cuore, anche se non sempre è così. Il bisogno fa affermare promesse ed impegni, fa dire parole senza crederci molto. Quindi, le parole non sempre manifestano ciò che si è interiormente, ognuno deve riflettere su questo.
Il lebbroso del Vangelo invece è autentico, questo viene dimostrato dalla risposta di Gesù. “Lo voglio, sii guarito!”. Non avrebbe detto questo né lo avrebbe guarito da una malattia incurabile, se il lebbroso non fosse stato sincero. Gesù invece “ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse…”.
Oltre le parole intrise di speranza e di amore verso Gesù, notiamo anche l’atteggiamento esteriore.«Venne da Gesù un lebbroso, che Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”». Quell’uomo si getta in ginocchio e si prostra a terra, questo già indica la sua umiltà, percepisce di essere un peccatore dinanzi all’Uomo venuto da Dio.
La sua preghiera, inoltre, è colma di pietà: riconosce infatti che la guarigione era in potere del Signore. Nelle mani di Gesù c’è sempre la medicina di cui abbiamo bisogno. Lo stesso Cristo ci aspetta ogni giorno nella Santa Eucaristia. Lì è veramente, realmente e sostanzialmente presente, con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
Lì si trova nello splendore della sua gloria, poiché Cristo risuscitato dai morti non muore più.
Il Corpo e l’Anima rimangono inseparabilmente uniti per sempre alla Persona del Verbo.
Nell’Ostia Santa è contenuto tutto il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con la ricchezza insondabile della sua Santissima Umanità e la grandezza infinita della sua Divinità, l’una e l’altra velate e nascoste.
Nella Sacra Eucaristia è presente lo stesso Signore Gesù che disse al lebbroso: “Lo voglio, sii guarito”.
Lo stesso che gli Angeli e i Santi contemplano e lodano per tutta l’eternità.
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