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domenica 14 gennaio 2018

SC 37 Commento al Vangelo del 14.01. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’Agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi Lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì -che, tradotto, significa maestro-, dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e Lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» -che si traduce Cristo- e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» che significa Pietro. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Dopo le festività del Natale, durante le quali abbiamo meditato particolarmente i misteri della vita nascosta di Gesù, contempleremo adesso, attraverso la liturgia, gli anni della sua vita pubblica. I cristiani che hanno meditato con interesse gli avvenimenti del Natale, comprendono più nitidamente la missione di Gesù, proprio per la conoscenza della sua Persona.
Tutto quello che avviene nella vita di Gesù è perfettamente coincidente con la Volontà Divina, questo non si deve considerare ovvio, è una constatazione che favorisce il nostro amore al Figlio di Dio e ci spinge ad abbandonarci con grandissima fiducia in Lui.
Questo abbandono fiducioso in Dio purifica il nostro spirito umano e ci rende puri. La purità nel cristiano non è la virtù più importante da curare, è sicuramente necessaria per permettere allo Spirito Santo di operare e di santificare. È indispensabile la sua presenza nel cammino di Fede.
La purezza nel cristiano indica soprattutto la moralità e l’incorruttibilità, ma non si nasce già virtuosi, nessun Santo è cresciuto tale, tranne San Giuseppe che era stato prescelto per compiere una missione unica, nel prendersi cura del Figlio di Dio e della Madre di Dio.
Anche un grande peccatore convertito e reo di molte immoralità, dopo avere iniziato un cammino spirituale virtuoso, impegnato e dedito al rinnegamento, può riuscire con il tempo a purificarsi e a diventare un’anima speciale davanti a Dio. Non si è puri perché non si sono commessi peccati mortali in passato, lo si è perché non si commettono più intenzionalmente dopo la vera conversione.
Quindi, ci deve essere l’abbandono totale alla Volontà di Dio, solo così lo Spirito Santo ha accesso nell’anima e la purifica con il concorso del credente, impegnato nel rinnegamento e nella pratica delle virtù, anche con cadute ma sempre meno pesanti, e le seguenti rialzate.
Ho scritto questo per risaltare l’intuito soprannaturale di Giovanni Battista quando vede Gesù di Nazareth, un Uomo come gli altri almeno apparentemente, ma il Precursore aveva già conosciuto da Dio chi era veramente quell’Uomo: il Figlio di Dio.
Giovanni Battista non Lo adora perché Messia, Lo adora perché sa di trovarsi davanti a Dio incarnato. “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16).
La vita condotta da Giovanni Battista lo ha elevato ad altezze spirituali direi irraggiungibili per tutti, e la sua purezza intellettuale è un cristallo dove traspaiono le grandi virtù come l’onestà, l’autenticità, la semplicità.
Seguire Gesù, allora come ora, significa donare il cuore, il nostro essere più intimo e profondo, e la stessa vita. “Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?” (Mt 16,26).
È chiaro, quindi, che per seguire il Signore ed elevarsi spiritualmente è necessario custodire la santa purezza e purificare il cuore.
Gli atti di rinuncia (“non guardare”, “non fare”, “non desiderare”, “non immaginare”), sebbene siano imprescindibili, non sono tutto nella castità; la sua essenza è l’amore: è delicatezza e tenerezza con Dio, e rispetto verso le persone, verso chi si guarda come figli di Dio.
La purezza che si pratica nel presente senza più ricordare il passato perché confessato, è la condizione indispensabile per amare.
Dobbiamo essere fermamente convinti che la santa purezza la si può vivere sempre, anche quando nell'ambiente vi fosse una tendenza fortemente contraria, purché si faccia ricorso ai mezzi che Dio ci dà perché possiamo vincere, e se si evitano con decisione le occasioni di peccato.
Per vivere la santa purezza è indispensabile avere una buona formazione, affrontando questo argomento nella direzione spirituale con finezza e senso soprannaturale, ma in modo chiaro e senza ambiguità, per completare o correggere le idee poco precise che possiamo avere.
Non è possibile avanzare nel cammino spirituale senza avere una formazione corretta, senza conoscere la strada da compiere, cosa fare e non fare. Non c’è la ricerca della purezza quando non si conoscono i frutti straordinari prodotti nella persona, con la continua elevazione dell’anima verso Dio e il distacco da tutto ciò che è marcio e depravato.
I primi Apostoli non conoscevano Gesù, neanche sapevano dove viveva e lo chiedono: “Dove abiti?”. Bisogna sapere dove si trova Gesù per andarlo a trovare e ascoltare le parole che nessun uomo ha mai immaginato di pronunciare.
“Venite e vedrete”.
Gesù ci chiama a dialogare con Lui, vuole ascoltare da ognuno di noi le gioie e i dolori che viviamo. Gesù ci aspetta nel Tabernacolo.
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