+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il Buon Pastore. Il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario -che non è pastore e al quale le pecore non appartengono- vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono Me, così come il Padre conosce Me e Io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle Io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno Me la toglie: Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La figura del Buon Pastore tracciata da Gesù è fin troppo rassicurante, è Lui stesso che si identifica in questo ruolo e lo separa nettamente da quello del mercenario. Il Buon Pastore ama le sue pecore, le conosce una per una e non le abbandona in nessuna circostanza. A tal proposito leggiamo in una parabola l’elevato amore di Gesù per una sola pecorella smarrita.
“Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli” (Mt 18,12-14).
Quando si parla del Buon Pastore si fa riferimento indiretto anche alle pecore smarrite e sono i peccatori. Non solo i non credenti, sono inclusi anche i cristiani distratti dalle cose del mondo che passano e di cui non rimane che il ricordo, molto spesso accompagnato dal disincanto per il tempo sprecato in tante circostanze che non valevano quello che si immaginava.
La concretezza della vita conduce alle scelte migliori, anche ai passatempi che rilassano veramente il corpo ed elevano l’anima.
Ci sono miliardi di non credenti nel mondo che vivono inevitabilmente nelle condizioni di peccatori anche se non considerano questa loro situazione per la mancata Fede in Gesù Cristo. Non conoscono il Signore e ad essi rimane difficile praticare i valori morali, non fanno caso ai vizi, non hanno limiti nel loro agire e ogni trasgressione rimane lecita.
Questo comportamento viene praticato anche da cattolici incuranti di Dio, da Sacerdoti che non pregano più, preoccupati solamente di appagare le loro insoddisfazioni nelle licenziosità del mondo pagano. La crisi nella Chiesa è profonda e necessitano tantissime anime di profonda preghiera, tali da essere potenti intercessori per la conversione dei Sacerdoti e di tutti i peccatori.
Non dobbiamo dimenticare i tantissimi Sacerdoti che seguono fedelmente Gesù, impegnati in un silenzioso apostolato della preghiera, dopo avere raggiunto quella maturità spirituale che dona una conoscenza importante della loro missione. Sono molto disponibili con i parrocchiani e confessano giornalmente, guidano con interesse le anime di quanti si rivolgono ad essi.
La figura del Padre spirituale è determinante per proseguire il cammino di Fede senza sbagliare strada. Molti mi scrivete che avete difficoltà a trovare un Padre spirituale, in effetti sono insufficienti i Sacerdoti disponibili ad ascoltare e a dare consigli mirati per confortare gli afflitti e indicare i mezzi per rivitalizzare le loro anime.
Oggi si deve pregare per tutti i Sacerdoti e ripetutamente, dipende dalla loro spiritualità la salvezza di incalcolabili anime, e la Fede dei Sacerdoti fortifica quella dei credenti più deboli. La guida spirituale deve avere una Fede elevata per trasmetterla a quanti si avvicinano per chiedere consigli o per confessarsi.
La crisi sacerdotale è presente nella Chiesa da diversi decenni e tutti noi siamo invitati dal Signore a pregare ogni giorno, deve essere uno dei principali propositi. La Chiesa anche se è di natura Divina ha tra i suoi uomini, molti senza più fervore missionario.
Gesù indica ai Sacerdoti come svolgere il loro straordinario compito e devono guardare al Buon Pastore. Se si perde la serena preoccupazione della salvezza delle anime, si diventa mercenari per la perdita e l’allontanamento di moltissimi cattolici dalla Chiesa.
Quando Gesù dice che il “Buon Pastore dà la propria vita per le pecore”, intende dire che per salvare le anime il Sacerdote deve dimenticarsi. È impegnativo questo gesto, indica un continuo rinnegamento, l’assenza di ambizione di carriera, una bontà soprannaturale e una pazienza sconfinata.
I peccatori da convertire si conquistano con la preghiera costante, le penitenze e i rinneganti. Così come per convertire un familiare lontano da Dio, si deve pregare molto e attuare penitenze. Tutto è possibile ottenere di buono con la preghiera costante.
Nelle prediche molto spesso non è più presente il richiamo alla necessità di rinnegarsi e di offrire penitenze per ottenere Grazie, soprattutto per purificarsi dai peccati e crescere nella Fede, possedere abbondante Spirito Santo che fa comprendere la realtà così come la conosce Dio. Questo permetterà di non sbagliare scelte e di scoprire la gioia della preghiera e del silenzio contemplativo.
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