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giovedì 5 aprile 2018

SC 115 Commento al Vangelo del 04.04.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed Egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo Tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu Profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità Lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e Lo hanno crocifisso. Noi speravamo che Egli fosse Colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo Corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di Angeli, i quali affermano che Egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma Lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i Profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, Egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e Lo riconobbero. Ma Egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il racconto di oggi suscita molte riflessioni e ci spiega che la meditazione sulla vita di Gesù è determinante per conoscerlo, ma non è sufficiente la conoscenza intellettuale. La conoscenza di Gesù non passa solo per le letture o meditazioni, queste sono importanti ma senza una corretta Fede dirigono altrove e allontanano dal Signore.
I diavoli sono profondi conoscitori delle Sacre Scritture ma le odiano, non obbediscono mai.
Prendo in esame l’esperienza dei due discepoli di Emmaus mentre ritornavano nelle loro case. Parlavano di Gesù e dei fatti avvenuti soprattutto nell’ultimo periodo fino alla sua crocifissione, ne parlano con molta delusione, in essi c’è uno scetticismo profondo, sono arrivati al limite della perdita della fiducia riposta in Gesù Cristo.
Loro sono assaliti dal dubbio, sono certi della morte di Gesù, dopo la condanna e le violente frustate, e se è morto non poteva essere il Figlio di Dio. Sta per crollare la loro Fede ma i loro cuori amano ancora il Signore, così non smettono di rassegnarsi dolorosamente.
In loro aiuto si presenta Gesù e non Lo riconoscono sia perché glorioso sia per la loro convinta conclusione della vita terrena del Maestro.
Senza la presenza di Gesù si sarebbero perduti, lo stesso avviene ai cristiani privi di una guida spirituale e compiono scelte di vita opposte alla loro Fede o seguono i loro pensieri ritenendoli perfetti, mentre in realtà conducono a compiere opere svantaggiose per la famiglia, una perdita economica, inquietudini familiari ed altro.
I discepoli di Emmaus non riconobbero Gesù a causa della chiusura mentale sulla probabile risurrezione di Gesù, dopo avere constatato che era stato veramente Crocifisso. L’intelletto considerava la morte accertata e rifiutava l’imponderabile risurrezione. Questo succede a tutti, ma non a quelli che vogliono trovare le spiegazioni della vita ricorrendo al Padre spirituale.
I cristiani che pregano poco o non pregano, commettono molti errori di valutazione perché sono fin troppo sicuri dei loro pensieri, non posseggono lo Spirito di Dio e si lasciano guidare da ciò che piace e non da ciò che giova soprattutto all’anima, alla loro vita.
Le convinzioni sbagliate diventano dogma perché piace compiere quelle scelte o avere determinate idee, ma non hanno i mezzi spirituali per discernere. Molti dicono tra sé, senza darne conoscenza agli altri: “Se potessi tornare indietro; se avessi la possibilità di rimediare ai miei errori…”.
Le perplessità non mancano mai nella vita e spesso si rimane nell’insicurezza per la confusione che scaturisce dai peccati. Ancora più dannoso è il dubbio che riguarda anche le cose più semplici. È un complicarsi tremendamente la vita quando c’è una certa sicurezza sulle loro cose ma allo stesso tempo non sanno come uscire da situazioni incresciose.
I discepoli di Emmaus erano colpiti dalla perplessità e ci poteva anche stare, ma fino ad un certo limite. Pensando alla morte del Signore, arrivarono a chiudersi anche alla testimonianza delle donne che avevano visto il sepolcro vuoto e dell’apparizione avuta da Maria Maddalena.
Questo dissero a Gesù: Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma Lui non l’hanno visto”.
Sono due tra i tanti momenti del racconto che sottopongo alla vostra meditazione: i due discepoli riconoscono Gesù quando Egli spessa il pane, è il momento eucaristico in cui i cuori ben disposti vengono visitati dalla Grazia di Dio. Poi, dopo la scomparsa di Gesù, essi si ricordarono della gioia che provavano quando dialogavano con Lui: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”.
Restare vicino a Gesù è l’unica vera gioia della vita, Lui ci dona il suo Spirito, ci trasforma in persone migliori, virtuose ed equilibrate. Gesù vive al nostro fianco se Lo cerchiamo e obbediamo ai suoi insegnamenti. Egli non abbandona mai quanti Lo adorano e cercano in Lui le risposte della vita per vivere nella felicità e nella verità.
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