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lunedì 2 aprile 2018

SC 113 Commento al Vangelo del 02.04.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (28,8-15)
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il lunedì dopo la Risurrezione di Gesù è tutto un susseguirsi di eventi che imbrigliano gli Apostoli nelle loro incertezze e molti discepoli sono caduti in uno sconforto allarmante. Tutti avevano dimenticato le numerose profezie del Signore, molto esplicite su quanto avrebbe patito volontariamente e riferite agli Apostoli più volte. Nel Vangelo di Marco troviamo due profezie riferite in due periodi molto vicini.
“E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’Uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”(Mc 8,31).
«Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’Uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e Lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”» (Mc 9,31).
Sono numerose le citazioni che certificano la sua Risurrezione annunciata con anni di anticipo e la perfetta conoscenza di Gesù degli eventi futuri. Tutti i quattro Evangelisti riportano gli annunci dati da Gesù sulla sua Risurrezione, erano stati preparati largamente ad assistere ad un fatto inaudito, perché se un Uomo che risuscita morti e compie ogni tipo di miracolo impossibile, non può morire crocifisso.
Un ragionamento corretto e logico che potevano fare altri, non gli Apostoli quando sentivano le profezie proprio dal Figlio di Dio incarnato.
“Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,40). “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a Me” (Gv 12,32).
Nel Vangelo di Matteo si trovano diverse attestazioni sulle profezie che annunciava apertamente Gesù riguardo la sua Risurrezione, dopo tre giorni dalla morte. Il terrore dei sommi sacerdoti e dei farisei era elevatissimo, temevano davvero l’avverarsi della profezia, anche se non credevano affatto all’ipotesi.
Pensarono furbescamente di mettere di guardia i soldati per tre giorni, perché nella loro malizia pensavano a un probabile furto del Corpo di Gesù.
Oltre a non avere accolto neanche un minimo insegnamento del Signore e Lo hanno ucciso, rifiutavano l’idea della sua Risurrezione.
«Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: “Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, Lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”» (Mt 27,62-64).
Quando il Corpo di Gesù scomparve davvero nel Sepolcro, gli scribi e i farisei terrorizzati per l’incredulità del popolo e senza immaginare le conseguenze, come disordini e sommosse, immediatamente idearono cosa non dire sulla reale Risurrezione del Cristo e cosa dire agli altri del sinedrio e alla popolazione.
«Alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: “Dite così: I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione”».
I nemici di Gesù Cristo, come vediamo, sono molto geniali nell'organizzare complotti e nell'insabbiare ogni vicenda che deve rimanere segreta. È una furbizia acutissima, hanno sviluppato un intuito e una lungimiranza demoniache che impressionano i buoni, e se i buoni non posseggono lo spirito che emana facoltà malefiche, sono benedetti sicuramente da Dio.
I buoni sviluppano l’ingegno, l’acume, l’intuito, la creatività, una genialità sottile e tutti i talenti ricevuti da Dio, per la loro collaborazione al Bene. Pregano, amano e perdonano. Sono buoni e lo Spirito Santo li premia ulteriormente, le loro competenze in ogni aspetto lavorativo e professionale si sviluppano sorprendentemente e rettamente.
I buoni si sforzano e cercano di vivere nella verità, nella sincera amicizia, vivono da risorti e sorprendono tutti quelli che non posseggono l’Amore di Dio. I cristiani hanno valori che gli altri non immaginano neanche, non li vivono perché ingabbiati nelle religioni superate o in quelle inventate dagli uomini.
Non sono i nemici di Gesù, allora, ad avere una marcia in più rispetto agli altri, anche se loro sono abilissimi nel male, ma vivono come disperati e nella grande confusione che li porterà alla disperazione.
Solo nel Cristianesimo troviamo la vera e piena rivelazione di Dio Altissimo!
Gesù lo ha dimostrato con la sua Onnipotenza, e l’autentica gioia che vivono i cristiani ha la sua origine proprio nel Cristo. La gioia vera non dipende dal benessere materiale, dal non soffrire privazioni, dall’assenza di difficoltà, dalla buona salute… L’allegria profonda ha origine in Gesù, nell’Amore che Dio ha per noi e nella nostra corrispondenza a questo Amore.
Gesù ci dice che “il nostro cuore si rallegrerà e nessuno ci potrà togliere la nostra gioia” (Gv 16,22). Niente: né il dolore, né la calunnia, né l’abbandono… né le nostre debolezze, se torniamo presto al Signore e rimaniamo con Lui. Questa è l’unica condizione: non separasi da Dio, non permettere che le cose ci separino da Lui, sapere in ogni momento che siamo suoi figli.
Gesù è Risorto ed è vivo, ricordiamolo nelle nostre preghiere, Egli ci ascolta sempre e vuole donarci il meglio. Viviamo allora da risorti.
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