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giovedì 29 marzo 2018

SC 109 Commento al Vangelo del 28.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Matteo (26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve Lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per Te, perché Tu possa mangiare la Pasqua?». Ed Egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con Me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Questo brano del Vangelo ribadisce quanto abbiamo meditato ieri, non viene stravolto ovviamente nulla perché sia Giovanni che Matteo erano presenti nell'Ultima Cena. Tutti e due riportano la frase spiazzante e tremenda di Gesù: In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Questo tradimento segna il picco più elevato di un gesto simile contro un amico, e qui non si tratta di un uomo qualsiasi ma di Dio. Giuda tradisce perché non ha moralità, è un uomo senza scrupoli e pronto a compiere qualsiasi trasgressione pur di realizzare il suo progetto. È pieno di superbia, convinto di una presunta superiorità che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri.
È una superbia diabolica, consistente nell’amor di sé spinto fino all’eccesso di considerarsi principio e fine del proprio essere, disconoscendo quindi la propria condizione di creatura.
Non ha alcuna attenuante, privo di dignità e di sincerità riesce a compiere quel tradimento già profetizzato e che gli valse come “premio”, l’inferno. Lo afferma Gesù e sono parole non interpretabili: “Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
Tanti teologi e Prelati hanno cercato negli anni passati, con una indegna e timorosa insistenza, di mitigare la responsabilità di Giuda, senza riuscire a convincere nessun cristiano che possiede un solo briciolo di Fede sincera. I sostenitori di questa falsa teoria possono cantarla e suonarla come piace a loro, il pericolo che corrono è però orribile, ed è quello di conoscere nell'aldilà la destinazione di Giuda, incontrandolo nell'inferno.
Non è la Chiesa a stabilire la fine di Giuda, non lo afferma di nessuna persona, è Cristo a rivelare nell’Ultima Cena la dannazione di Giuda.
“In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Tradire dal latino tradère, significa consegnare, precisamente “ingannare una persona violando la sua fiducia”. Quando un tradimento avviene all’interno di una famiglia è un dramma spesso irreparabile, o comunque si decompone la stima verso chi tradisce. E se ha tradito, è sempre stato/a debole e corruttibile.
Non mi soffermo sul tradimento all’interno della coppia, è un argomento simile e sempre grave, ma qui si discute del tradimento del migliore amico. Sul coniuge si ripone naturalmente una fiducia quasi cieca ed è scontata la fiducia, l’amicizia sincera con un uomo o una donna invece è una conquista esplorata dopo anni di confronti e prove, dopo numerosi attestati di affidabilità.
È un dramma quando in una famiglia si tradisce col solo inganno un coniuge o un figlio o un genitore, crollano la fiducia e il solido sostegno.
Il Vangelo oggi ci ripropone l’annuncio di Gesù sul tradimento di uno dei suoi più fidati apostoli, che aveva condiviso tre anni di intenso apostolato con il Figlio di Dio, ma a causa della sua presunzione non riuscì a bloccare i tumultuosi pensieri proprio contro il Signore, fino a raggiungere una esaltazione oltre la follia, convincendosi che solo un confronto con i capi dei sacerdoti, avrebbe fatto reagire Gesù.
La consegna di Gesù ai suoi nemici rimane il gesto più esecrabile della storia umana e fu questa consegna a fornire la prova che volevano.
Il Vangelo di Matteo precisa che Giuda era il traditore, ma aggiunge che dopo avere mangiato quel Pane già consacrato e diventato Corpo di Cristo, venne posseduto da satana. «Allora, dopo il boccone, satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: “Quello che vuoi fare, fallo presto”».
Mangiare il Corpo di Cristo in peccato mortale oltre a commettere un sacrilegio, espone a pericolosi attacchi dei diavoli. Essi hanno la libertà di agire nel corpo del sacrilego, come in una casa senza porte. È preferibile non fare mai la Comunione piuttosto che aprire volontariamente l’accesso all'azione crudele dei diavoli.
I divorziati risposati o altri che vivono una relazione fuori del matrimonio religioso, non devono cadere nel triste pericolo di voler mangiare il Corpo di Cristo per tranquillizzare la coscienza, mentre commettono un gravissimo sacrilegio. Aprono le porte ai diavoli e può succedere di tutto. Poi per che cosa? Vale la pena tranquillizzare la coscienza commettendo sacrilegi?
Ho scritto e ribadisco che i divorziati risposati anche se non possono accedere ai Sacramenti, non sono abbandonati da Gesù, ma devono pregarlo e seguire i suoi insegnamenti, devono partecipare alla Santa Messa. Non sono più irriverenti di altri che tradiscono segretamente Gesù, né la loro condizione si deve associare ai delitti abominevoli che commettono numerosi Prelati massoni.
I divorziati risposati vivono nel peccato e se sono credenti non accedono ai Sacramenti, in una condizione sicuramente più accettabile di quanti mangiano ogni giorno il Corpo di Cristo e continuano a tradirlo e a farlo disprezzare con le loro teorie protestanti, da molti cattolici ignari delle finalità di numerosi della gerarchia della Santa Chiesa, impegnati solo nell'imitare perfettamente Giuda Iscariota.
Quale sarà la fine di questi novelli iscarioti? Loro non se ne curano e obbediscono docilmente alle ispirazioni di satana, ma quando per loro scelta cadranno nell’inferno, e non potranno mai più pentirsi dei loro crimini, capiranno che il gioco non è valsa la candela.
Vale la pena a questi Prelati che tradiscono Gesù e la sua Chiesa, perdere ricchezze spirituali ineguagliabili e finire eternamente all'inferno?
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