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lunedì 26 marzo 2018

SC 106 Commento al Vangelo del 25.03.2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco  (14,1-15,47)
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità Io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui Io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità Io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità Io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità Io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre Io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da Lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio Io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è Lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di Lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di Lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”».
Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a Lui. Dopo essersi fatti beffe di Lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con Lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di Lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con Lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a Lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con Lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La sera prima Gesù aveva istituito il Sacramento dell’Eucaristia, sapeva perfettamente tutto quello che sarebbe avvenuto di lì a poche ore e con questa “invenzione” che solo un Dio riesce a concepire, è rimasto in mezzo a noi. Mentre noi, la maggior parte dei cattolici tiepidi, trascura e rimane indifferente alla presenza vera, reale e sostanziale di Gesù Cristo in questo eccelso Sacramento d’Amore.
Noi conosciamo un Dio che ci ama alla follia, fino a lasciare crocifiggere il suo Divino Corpo, una scelta inusitata, ascoltata dai frastornati Apostoli e considerata inconcepibile per tutto il bene che aveva compiuto nei tre anni di missione tra le genti. Una scelta che svela il valore di ognuno di noi per Lui, e con questa morte ha dimostrato la Volontà di riportare l’amicizia tra il Padre e l’umanità.
Questa Domenica delle Palme segna un momento di grande tripudio intorno a Gesù, una potente glorificazione della sua Persona, dopo anni di persecuzione e di profonda incomprensione.
Gesù seduto sull’asinello passa trionfante per le vie di Gerusalemme, così si compie l’antica profezia sul Messia e finalmente la maggioranza della cittadinanza prende consapevolezza della vera identità del Messia atteso, anche se per pochi giorni.
“Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo Re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato” (Zac 9,9-10).
Molti dei presenti che oggi osannano il Signore seduto sull’asinello, dopo appena cinque giorni grideranno: “Sia crocifisso”.
Non c’è qui solo la volubilità dell’essere umano, c’è il vuoto che viene riempito dalle emozioni ed impressioni del momento.
Un cristiano autentico non cade nella trappola della convenienza a discapito dell’onestà, se egli prega è anche capace di discernere la verità e rimane libero di scegliere il bene. Potrà cadere e commettere errori, non è perfetto, saprà comunque rimediare e riprendere il cammino corretto.
Intanto, il vuoto spirituale si ritrova dove dovrebbe esserci una vita esemplare, edificante per cristiani e pagani. I Sacerdoti e i Vescovi hanno ricevuto una missione esclusiva per l’umanità, essi nell’ordinazione sono diventati altro da ciò che erano, e l’Altro presente in loro è Gesù Cristo. La trasformazione ontologica del loro essere al momento dell’ordinazione è un mistero, è anche una enorme responsabilità.
Riassumo la perdita dell’identità di una ampia elite di uomini di Chiesa, con questa affermazione del Vescovo emerito Negri nel suo ultimo libro: “La Chiesa ha perso il coraggio della Verità e insegue il consenso del mondo”. Gesù che si lascia crocifiggere per realizzare il piano del Padre non ha accondisceso neanche per un istante alle logiche del mondo, per averne vantaggi umani.
Chi segue Gesù Cristo non cerca mai consensi personali, non si mette davanti a Dio e non si lascia adorare come un dio. Non dimentica di annunciare quasi in ogni omelia l’assoluta grandezza dell’Eucaristia e si preoccupa solo di annunciare la Verità della Sacra Tradizione della Chiesa!
Il mondo è privo di morale per la mancanza di una predicazione costante sull’importanza dei valori morali, e se non sono presenti molti giovani nelle Chiese, saranno i loro genitori ad istruirli, dopo avere ricevuto insistenti e benefiche esortazioni da parte dei Sacerdoti.
La crisi della Chiesa si riassume principalmente nella perdita della preghiera davanti all’Eucaristia, è svanita in moltissimi cuori dei Sacerdoti, dei Vescovi e dei Cardinali, la necessità di dialogare con Gesù Eucaristia. Con tutti parlano tranne che con Gesù.
È assente negli impegni giornalieri di quanti hanno tradito la loro vocazione, la prolungata adorazione di Gesù Eucaristia e senza questa indispensabile preghiera, non solo non si avanza speditamente nel cammino spirituale, ma si perde anche quel poco che si possedeva di buono.
L’adorazione dell’Eucaristia arricchisce di Spirito Divino chi adora l’Eucaristia ed è una preghiera che arreca benefici a familiari e conoscenti. L’adorazione di Gesù davanti al Tabernacolo suscita immense Grazie per quanti necessitano di preghiere, dona la forza ai Sacerdoti per non cedere alle tentazioni e rende gli uomini di Chiesa sempre più trasfigurati in Gesù.
I Prelati ritornino ad adorare l’Eucaristia e tutto in essi cambierà, a cominciare dai pensieri, dagli interessi, dall'evangelizzazione, dalla ricerca del consenso. Solo con l’Eucaristia ritroveranno il senso del loro stato sacro e diverranno grandi evangelizzatori!
Gesù deve essere sempre il modello su cui specchiarsi e la guida di ogni comportamento. Non si può parlare di Lui solo in qualche omelia e poi ritornare ad agire nel segreto contro Lui! La società è diretta alla perdizione perché molti nella Chiesa hanno abbandonato Dio per scegliere tutto ciò che si oppone a Lui, ai suoi Comandamenti.
Gesù viene crocifisso per dare la vita a tutti e quelli che adesso Lo tradiscono, preferiscono allearsi con i protestanti, pretendono di trasfondere la dottrina protestante all'interno dell’unica Chiesa fondata da Cristo, quella Cattolica.
Gesù viene bestemmiato nella Chiesa da quanti non lavorano più per la salvezza dei peccatori e, vestiti di porpora, rifiutano quel Sangue intensamente versato dal Crocifisso. Questo Sangue ha salvato ognuno di noi, ci ricopre quando siamo pentiti e cerchiamo di vivere nella Verità che ci ha fatto conoscere il Messia.
La Chiesa rinascerà povera e spirituale dopo il tradimento già preparato da quanti non obbediscono più a Dio, noi resteremo nella Verità se continueremo a seguire il Vangelo storico e Gesù Cristo come ce Lo ha trasmesso la Sacra Tradizione, che perdurerà finché esisterà questo mondo.
Non accettiamo il falso Cristo che hanno già cominciato a presentare in molte omelie e in quei legami con le religioni nemiche del Cristianesimo.
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