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giovedì 1 marzo 2018

SC 83 Commento al Vangelo del 01.03. 2018 (Padre Giulio Maria Scozzaro)

+ Dal Vangelo secondo Luca  (16,19-31)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli Angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’inclinazione più impetuosa che l’essere umano porta in sé fin dalla nascita è quella delle ricchezze. Non sempre si pensa ad esse in modo diretto, non sempre si cercano strategie anche illecite per possedere di più, non tutte le persone sono effettivamente “incaponite” nel voler possedere ricchezze.
È reale invece constatare che tutte le persone, giustamente, desiderano vivere dignitosamente e questo è il disegno di Dio sull'umanità.
Però Gesù svela un impedimento per vivere eternamente in Paradiso che scaturisce da coloro che posseggono molte ricchezze. “Quant’è difficile, per coloro che possiedono ricchezze, entrare nel Regno di Dio!” (Lc 18,24).
È vero che non è sufficiente possedere ricchezze per perdere Dio, il vero impedimento è l’avidità, l’altezzosa boria dispregiante che scaturisce, solitamente, quando si posseggono molte ricchezze. Non è un comportamento presente in tutti i ricchi, l’inclinazione però è questa.
La ricchezza può causare disordine psichico e morale imprevedibile, un esempio strano ci arriva dal defunto fondatore ultramiliardario dell’Ikea. Abbiamo sentito qualche mese fa dopo la sua morte, che il fatturato annuale dei suoi negozi ammonta a quasi quaranta miliardi di euro. Questa la media annuale.
Un uomo ricchissimo nell’immaginario collettivo vive in uno dei castelli più importanti del mondo o in una residenza di pregio, lui viveva in una casetta isolata e malridotta, possedeva un’automobile vecchia e di poco valore, ovviamente senza autista né camerieri, prendeva ogni giorno il tram per andare in ufficio e vestiva con abiti simili a quelli che regalano alla Caritas…
L’impatto con la ricchezza causa un trauma nelle persone che hanno storie personali da curare, di sicuro occorre la Grazia di Dio.
Sul comportamento del fondatore dell’Ikea c’è da fare un’analisi comportamentale che arriva a determinare la mancanza di Dio nella sua vita. Lo stile miserabile che conduceva non scaturiva dalla spiritualità di Cristo, Lui infatti dona la quiete interiore, l’equilibrio e l’armonia.
Il Vangelo di oggi presenta una parabola bellissima e che posso riassumere in poche parole: chi brama affannosamente in questa vita ricchezze e perenni sregolatezze, non potrà ricevere alcuna ricompensa da Gesù e finirà all’inferno; mentre chi accetta la condizione della sua vita, quella che sia, senza disperare né maledire, anzi, serenamente la vive nella pace, riceverà come premio il Paradiso ma già qui ottiene abbondanti Grazie.
La parabola del ricco epulone è piena di spunti e mi dispiace non approfondirle nel commento per lo spazio, è preferibile spiegarla in una catechesi, o ancora meglio si spiega dettagliatamente in una lecito divina. Si scoprono insegnamenti che stupiscono e danno molti incoraggiamenti a pregare di più e ad osservare con maggiore attenzione i Comandamenti.
Innanzitutto, Gesù ci chiede un cambiamento nella considerazione delle ricchezze, non saranno le ricchezze ad aprire le porte del Paradiso, soprattutto quando ci sono molti poveri che vivono in città o in paese e vengono ignorati, come se non esistessero. Mentre è più chic aiutare gli immigrati, che comunque meritano sempre il nostro amore.
Perché si posseggono le ricchezze se non per aiutare chi non ha nulla e muore di fame magari a cento metri dalla propria abitazione?
Il ricco epulone sapeva che il povero Lazzaro stava davanti alla porta del suo banchetto per raccogliere le briciole e non lo degnava di uno sguardo, era grande la considerazione di sé da non provare un briciolo di pietà verso un povero che poi è morto per la fame.
Questa società si sta occupando con grande disponibilità dei poveri che arrivano dall’Africa, bene, si continui ad aiutarli ancora di più ma nelle loro terre, lì trovano le migliori condizioni di vita, rispettando i loro riti, tradizioni e religiosità. È ipocrita parlare dei poveri in Italia e poi non si presta aiuto ai poveri che ci sono vicini, gli stessi italiani, quelli che si conoscono da molti anni e che si incontrano per strada o nel proprio quartiere.
Oltre i ricchi, anche molti benestanti potrebbero fare di più per gli italiani poveri, magari attraverso le mense che danno i pasti ai poveri.
Il ricco epulone è il modello seguito dai ricchi e dai benestanti privi di amore, preoccupati esclusivamente di sé e dell’alto egoismo.
Dopo che il ricco epulone finì all’inferno, fece ad Abramo una supplica: Ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Strana richiesta per chi si trova nell’inferno, lì dove c’è mancanza di amore. Come poteva provare amore verso i suoi fratelli?
In realtà, la richiesta voleva evitargli altre pene nell’inferno, perché a causa dei suoi scandali i cinque fratelli rimasti vivi, seguivano i suoi cattivi esempi e più peccavano, più al ricco epulone aumentavano le terribili pene nell’inferno. Ecco cosa comporta dare cattivi esempi e questo và rivolto ai personaggi pubblici. Non agiscono quasi tutti come il ricco epulone?
Preoccupiamoci di dare buoni esempi a tutti e Gesù ci ricolmerà di abbondanti Grazie.
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