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sabato 28 luglio 2012

1690 - Vita di Gesù (paragrafi 450-452)


Questioni finanziarie. La suprema aspettativa

§ 450. Un giorno, durante questo vago peregrinare di Gesù, un tale si presentò a lui pregandolo che interponesse la sua autorità in una questione finanziaria:Maestro, dì a mio fratello di spartire con me l'eredità (Luca, 12, 13). Assai imprudentemente siffatto invito era n­volto a colui che nel Discorso della montagna aveva contrapposto nettamente Dio e Mammona (§ 331); la risposta adeguata non po­teva essere che una esortazione di lasciare l'intero Mammona a chi lo deteneva e di passar totalmente alla parte di Dio. Gesù invece dette una risposta inadeguata, non entrando neppure nell'argomento dell'invito: O uomo, chi mi costituì giudice o spartitore a vostro ri­guardo? Si direbbe quasi che il denaro per se stesso faccia ribrezzo a Gesù, e che egli tema imbrattarsi le mani anche maneggiandolo in servizio. Non vuoi saperne nulla. All'invito respinto seguirono considerazioni sulla fallacia dei beni materiali, illustrate da una parabola. C'era un uomo ricco, a cui un annata i campi fruttarono in misura abbondantissima. Su tutto quel raccolto egli si concentrò col pensiero, cercando modo di allo­garlo e conservarlo per bene. E cominciò a dire: Butterò giù i miei granai e ne costruirò di maggiori, e là disporrò convenientemente questa gran raccolta! - Tutto contento per questa sistemazione, passò a rallegrarsi con se stesso: Allegro, che hai l'abbondanza assicurata per molti anni! Sta' tranquillo, mangia, bevi e divertiti! - Ma ecco che improvvisamente interviene come nuovo attore di scena Dio stesso, il quale dice a quel ricco beato: Stolto, questa notte tu dovrai morire, e tutti quei tuoi beni di chi saranno? - Tale è la sorte, concluse Gesù, di chi tesoreggia per se stesso, e non e' ricco in Dio. Soggiunse poi, riannodandosi ai concetti del Discorso della montagna: Non temere, o piccolo gregge! Poiché si compiacque il vostro Padre di dare a voi il regno. Vendete le vostre sostanze e date elemosina; fatevi borse che non s'invecchiano, tesoro non manchevole nei cieli!... (§330) (Luca, 12, 32-33). E’ comunismo tutto ciò? E’ assai più che comunismo, perché è altruismo della carità; è precisamente quell'altruismo totale ed asso­luto, che per un principio sovrumano provvede materialmente agli altri fino a trascurare se stesso: vendete le vostre sostanze e date ele­mosina. D'altra parte il comunismo odierno, nella sua intima essen­za, non ha neppur l'ombra della dottrina di Gesù, perché non cono­sce affatto le borse che non s'invecchiano e il tesoro non manchevole nei cieli: gli manca cioè la suprema aspettativa.

§ 451. Su questa aspettativa infatti tornò di lì a poco Gesù, come sulla più profonda base di tutti i suoi insegnamenti. Perché rinunzia­re alle ricchezze? Perché confidare solo nel tesoro dei cieli? Perché considerare tutto il mondo presente come un'ombra fugace? A que­ste domande rispose Gesù ammonendo: Siano i vostri fianchi recinti e le lucerne accese (tale era la tenuta notturna dei famigli pronti a servire), e voi (siate) simili ad uomini: aspettanti il loro signore quando torni dalle nozze, affinché venuto che sia e bussato che abbia subito gli aprano. Il padrone era partito avvertendo la servitù che sarebbe andato ad una festa di nozze, e perciò il suo ritorno non poteva essere che a notte assai inoltrata (§ 281); ma i premurosi servi vogliono ch'egli non attenda alla porta neppure un istante, ed essi passano le ore notturne vegliando con i fianchi recinti e le lucerne accese e con l'orecchio teso all'arrivo di lui. Beati quei servi che il signore venuto troverà veglianti! Commos­so da tanta cura, quel buon padrone si cingerà egli stesso i fianchi, li farà adagiare a mensa e li servirà: egli infatti ha già cenato alle noz­ze, ma quei bravi servi non hanno avuto tempo di prepararsi un po' di cibo per l'ansia di tenersi pronti mentre passavano in sollecita attesa la seconda e la terza vigilia della notte (§ 376). Nella stessa guisa un solerte padrone di casa fa sorvegliare tutta la notte, perché non sa in quale ora il ladro possa venire a scassinare la casa: volen­do il padrone esser sicuro, diffida di qualunque ora e durante l'intera notte mantiene la sorveglianza. Onde Gesù concluse: Anche voi siate preparati, perché in quell'ora che non credete il figlio dell'uomo viene. Qual è questa “venuta” del figlio dell'uomo? E’ quella che mostrerà palesemente il risultato perenne e immutabile degli insegnamenti di Gesù. Aveva egli parlato della rinunzia alle ricchezze, contrapponen­do ad esse il tesoro nei cieli. Ma perché rinunziare alle ricchezze? Perché considerare il mondo presente come un'ombra fugace? Ap­punto perché si effettuerà questa “venuta” del figlio dell'uomo; la quale dissiperà l'ombra fugace e disvelerà la realtà perenne, farà sfumare le ricchezze terrene accumulate e distribuirà l'invisibile te­soro celeste, adempirà le speranze di coloro che hanno sperato in quella “venuta” e fisserà in eterno la loro sorte beata. Beati quei servi che il signore venuto troverà veglianti!.

§ 452. Pietro domandò spiegazioni a Gesù: Signore, a noi dici que­sta parabola, o anche a tutti? Egli era rimasto colpito dell'annunzio che il padrone dei premurosi servi si metterà egli stesso a servire i servi per premiarli della loro premura, e voleva sapere se questa era la sorte di alcuni privilegiati soltanto, ovvero di tutti. Gesù rispose introducendo un elemento nuovo, cioè i servi eventualmente trascu­rati e infingardi, e stabilendo una graduazione fra i doveri e le re­sponsabilità dei servi in genere. C'è un servo zelante ch'è stato desti­nato, durante l'assenza del padrone, a dispensare i viveri agli altri servi; se egli eseguirà fedelmente questa incombenza, il padrone al suo ritorno lo premierà eleggendolo amministratore di tutti i suoi averi. Se invece quel dispensiere, approfittando della prolungata as­senza del padrone, si darà a spadroneggiare egli stesso, a battere gar­zoni e ancelle, e a far orge ed ubriacarsi, il padrone al suo improv­viso ritorno lo punirà di castigo severissimo, mentre con castighi mi­nori punirà anche gli altri servi che abbiano mancato in misure mi­nori; rimane infatti il principio generico che a chiunque fu dato molto, molto sarà ricercato a lui; e a chi fu affidato molto, maggior­mente si domanderà a lui (Luca, 12, 35-48). Dunque, la « venuta » del figlio dell'uomo apporterà come elemento comune a tutti la stabilità immutabile della propria sorte, ma in questo elemento comune vi saranno differenze e graduazioni; soprat­tutto, poi, il tempo preciso della “venuta” è ignoto.
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