Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



mercoledì 4 luglio 2012

1632 - Vita di Gesù (paragrafi 416-419)


Alla festa dei Tabernacoli

§ 416. Finiva l'estate dell'anno 29, e con l'autunno si avvicinava la gaia e popolare festa dei Tabernacoli (§ 76). Se Gesù era stato l'ul­tima volta a Gerusalemme per la festa della Pentecoste (§ 384), erano circa quattro mesi che mancava dalla città santa: in questo tem­po la sua operosità in Galilea aveva trovato pessima corrispondenza, ed egli aveva deciso di allontanarsene. Ma dove andare? La mèta gli fu zelantemente suggerita da quei suoi “fratelli” che non credevano in lui (§ 264); essi avevano ben notato i meschini risultati ottenuti dal loro parente dopo tanto affaticarsi nella Galilea, e d'altra parte lo avrebbero visto con loro grande soddisfazione a capo di una fiumana di popolo bene inquadrata e diretta baldanzosamente verso Gerusalemme: là bisognava recarsi per sbalordire quegli in­signi dottori con le opere se si volevano risultati decisivi, altro che perder tempo e sprecar miracoli fra quei montanari della Galilea! Gli dissero pertanto i suoi fratelli: “Trasferisciti di qua e va' nella Giudea, affinché anche i tuoi discepoli (di laggiù) vedano le opere tue che fai. Nessuno, invero, fa alcunché in segreto, e cerca d'essere egli stesso in evidenza. Se fai queste cose, mostra te stesso al mon­do!”. Neppure, infatti, i fratelli di lui credevano in lui! (Giovanni, 7, 3-5). A Gerusalemme aveva già pensato anche Gesù; ma appunto quel suggerimento dei suoi “fratelli”, dettato da tutt'altre considerazio­ni, servi da momentaneo ostacolo all'attuazione dei suoi piani. Essi pensavano che assai opportuna per una altisonante manifestazione di Gesù era appunto la fèsta dei Tabernacoli, alla quale affluivano grandi folle anche da fuori la Palestina; Gesù invece pensava che precisamente il pericolo di quella rumorosità era un motivo per re­spingere il loro consiglio. Cosicché i “fratelli” insieme con gli altri pellegrini galilei partirono per Gerusalemme, e Gesù invece rimase ancora in Galilea; tuttavia più tardi, quando le carovane parentali (§ 261) erano già partite, si mosse anch'egli alla volta della città santa non manifestamente ma come in segreto (Giov., 7, 10).

§ 417. L'itinerario scelto da Gesù fu il più breve, quello che scen­deva lungo il mezzo della Palestina attraversando la Samaria. I Samaritani, nel loro inveterato rancore, coglievano volentieri l'oc­casione di questi grandi passaggi di pellegrini israeliti per dar loro fastidi di ogni sorta, non escluse ferite e morte; veramente Gesù nel passato aveva trovato buone accoglienze presso i Samaritani, ma soltanto presso quelli di Sychar (§ 294), e del resto il fatto era avvenuto circa un anno e mezzo prima, cosicché non si poteva fare molto assegnamento su quelle antiche disposizioni amichevoli. Quin­di, per premunirsi, egli inviò in precedenza alcuni suoi discepoli che preparassero l'alloggio in un villaggio innominato della zona peri­colosa; ma quanto egli aveva temuto avvenne, perché i Samaritani di quel villaggio, conoscendo che si trattava di Galilei diretti a Ge­rusalemme, non vollero concedere ospitalità. A quest'atto disumano i due fratelli Giacomo e Giovanni, infiammati da baldanzoso zelo, si ricordarono di aver ricevuto da Gesù la potestà di far miracoli per la diffusione del regno di Dio; domandarono perciò a Gesù se acconsentiva a che facessero cadere fuoco dal cielo per incenerire quei ribaldi. Egli invece rivòltosi, li rimproverò. E andarono in un altro villaggio (Luca, 9, 55-56, greco). Chissà che questo altro vil­laggionon fosse appunto Sychar?

§ 418. Nel frattempo le prime comitive di Galilei erano giunte a Gerusalemme; i cittadini, memori del fatto del Bezetha avvenuto pochi mesi prima (§ 384), avevano cercato subito se fosse giunto anche Gesù: “Dov’ è colui?”. E molto bisbiglio era riguardo a lui nelle folle; alcuni dicevano: “E’ buono”; altri invece dicevano:”Macché! Anzi inganna la folla!”. Nessuno tuttavia parlava con franchezza a suo riguardo, per paura dei Giudei (Giovanni, 7, 11-13). Questa scena vividamente storica, sebbene dovuta all'evangeli­sta che si vorrebbe far passare come un astratto allegorista, mostra che la precedente visita di Gesù a Gerusalemme aveva lasciato trac­ce abbastanza profonde, suscitando consensi e dissensi. Improvvisamente, quando gli otto giorni dei Tabernacoli erano per metà pas­sati, si seppe che Gesù era giunto e si era messo ad insegnare nel­l'atrio del Tempio (§ 48). Accorsero ammiratori e detrattori; tutti indistintamente riconoscevano l'efficacia del suo parlare. Ma i detrattori cominciarono subito con una questione pregiudiziale. Non poteva esser veramente dotto e sapiente, se non chi aveva frequentato le scuole dei grandi Rabbi e Scribi ed era stato am­maestrato secondo i loro metodi; perciò quei tali si domandavano diffidenti: Come sa costui di lettere, non essendo stato ammaestrato? C'era ben da diffidare di quell'autodidatta, che in materia religiosa osava staccarsi dalla “tradizione”. Gesù rispose: “La mia dottrina non e' mia ma di chi m'inviò. Se alcuno voglia fare la volontà di lui, conoscerà riguardo alla dottrina se e' da Dio, oppure (se) io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la gloria propria; chi invece cerca la gloria di chi l'inviò, costui e' verace e ingiustizia in lui non e'. Non vi dette forse Mose' la Legge, e(ppure) nessuno di voi pratica la Legge? Perché cercate d'uccidermi?”. Rispose la folla: “Hai un demonio! (§ 340). Chi cerca d'ucciderti?”. Rispose Gesu' e disse loro: “Un'unica opera feci e tutti ammirate. Per questo Mose' vi dette la circoncisione non che (essa) sia (istituita) da Mosè; ma dai padri - e in sabbato circoncidete un uomo. Se un uomo riceve la circoncisione in sabbato afinché non sia abolita la Legge di Mose', vi sdegnate con me perché feci sano un uomo intero in sabbato? Non giudicate secondo apparenza, bensì' con giusto giudi­zio giudicate!” (Giov., 7, 15-24).

§ 419. La discussione si riferiva alla guarigione del Bezetha e alle obiezioni fattele dai Farisei. Gesu', senza tornar sopra alle diatribe rabbiniche né replicase all'ingiuria di avere un demonio, cerca di far penetrare i suoi contraddittori più addentro nel significato vero della Legge mosaica. E la disputa continuò; tanto che alcuni di Gerusalemme, ben sapendo qual vento spirasse in città, si chiede­vano: Non è costui quello che vogliono uccidere? Eppure, ecco che parla in pubblico e non gli dicono nulla! Avrebbero forse i nostri maggiorenti riconosciuto che egli è proprio il Messia? Ma noi sap­piamo donde è costui, mentre quando verrà il Messia nessuno co­nosce donde sia! - Era infatti opinione diffusa che il Messia doveva sì essere un discendente di David e nascere a Beth-lehem (§ 254), ma anche che sarebbe comparso inaspettatamente dopo essersi trat­tenuto per lungo tempo in un luogo a tutti sconosciuto in assoluto ritiro; di Gesù invece si sapeva benissimo il luogo abituale di di­mora, e perciò egli non poteva essere il Messia. Gesù quindi rispose appellandosi ancora una volta alla sua propria origine preterrena e all'autorità di chi l'aveva inviato. E me sapete, e donde sono sapete. E(p pure) da me non sono venuto, bensì' e' vero colui che m'inviò che voi non sapete. Io (invece) so lui, perché da lui sono ed egli inviò me (Giov., 7, 28-29). Queste parole furono pronunziate da Gesù ad alta voce, come dichiarazione solenne. Come tale fu intesa dai suoi avversari, i quali la interpretarono - e interpretarono giustamente - come una di­chiarazione di esistenza preterrena e divina; senonché tale dichiara­zione era per essi blasfema, e perciò quegli scandalizzati scattarono e cercarono d'attuare subito l'antico progetto d'impadronirsi di Ge­sù. Ma ancora non era venuta l'ora di lui - osserva l'evangelista spirituale - cosicché nessuno gli mise le mani addosso. Gli avversari infatti erano controbilanciati dagli ammiratori, anzi questi ultimi presero animo, nonostante il vento infido, ed entrando in discussione fecero osservare: Quando il Messia verrà, opererà forse più mi­racoli di costui? Questa risposta era un richiamo alla precisa realtà. L'argomento dei miracoli, ch'era perentorio e perciò bersagliatissimo venti secoli fa non meno di oggi, ottenne buon effetto e molti credettero in lui. Tuttavia gli avversari che volevano impadronirsi di Gesù non si rassegnarono, e ricorsero ai magistrati del Tempio affinché procedessero a un regolare arresto; ma l'atteggiamento risoluto degli am­miratori di Gesù dovette sconsigliare di procedere a un'azione così pericolosa, potendo seguirne uno di quei tumulti che troppo spesso sorgevano negli atrii del Tempio. E mentre le guardie ronzavano attorno a Gesù, egli ripeteva ai suoi avversari: Ancora breve tempo sono con voi, e (poi) vado a colui che m'inviò. Mi cercherete (al­lora) e non (mi) troverete; e dove sono io, voi non potete venire. Gesù si riferiva ancora alla precedente affermazione della sua origine e provenienza divina; gli avversari, respingendo questa idea, si trovarono davanti ad una allusione imprecisabile e si domanda­vano fra loro: Vorrà egli forse recarsi nella Diaspora giudaica all'estero, per ammaestrare là i pagani?
-----------------

Nessun commento:

Posta un commento

Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..

Medaglia di San Benedetto