Maria della Passione, al secolo Maria Grazia Tarallo, nasce il 23 settembre 1866 a Barra, oggi quartiere periferico di Napoli ma allora Comune autonomo, da Leopoldo Tarallo, giardiniere comunale, e da Concetta Borriello, donna dalla grande vitalità. Fu battezzata il giorno seguente nella Chiesa dell'Ave Gratia Plena di Barra.
Maria Grazia era la seconda di sette figli di cui due morirono bambini. Sopravvissero: Gabriele e Vitaliano maschi; Drusiana e Giuditta diventate anche loro suore della stessa Congregazione, con il nome rispettivamente di Maria del Sepolcro e Maria della S. Lancia. Maria Grazia visse sempre nell’ambito familiare a Barra; ricevette una prima rudimentale istruzione, frequentando una scuola privata, e poi quella delle Suore Stimmatine.
All’età di cinque anni fece voto di verginità alla Madonna. Andata piccolissima nella Parrocchia dell'Ave Gratia Plena per assistere alla prima Comunione delle sue compagne di catechismo, cominciò all'improvviso a commuoversi prima, a piangere poi. I singhiozzi della piccola richiamarono l'attenzione del Parroco, Don Diego Mignano, che si stava preparando alla celebrazione. Appreso che la bimba desiderava ardentemente ricevere l'Eucaristia, Don Diego, senza alcuna perplessità, la ammise alla Sacra Mensa: era il 7 aprile 1873 e Maria Grazia non aveva ancora compiuto sette anni.
Proprio nel ricevere l'Ostia, la piccola vide qualcosa di straordinario. Da adulta lo racconterà meticolosamente in una bella pagina autobiografica riportata qui di seguito: “....mentre il sacerdote presentava l'Ostia Santa, il povero mio cuore palpitava con veemenza di grande gioia; e vidi, nella sacra particola nelle mani del Ministro di Dio, comparire un piccolo e vezzoso Bambino, ma ahimè! Aveva le manine ferite ed osservai che da queste ferite scorreva un canaletto di vivo sangue.... ”.
L'immagine del Cristo sofferente per l'umanità, sin dalla nascita, fa promettere in quell'istante a Maria Grazia di dedicare totalmente la vita a Gesù, cercando di alleviare, con le proprie sofferenze, le sofferenze del Salvatore.
Il 28 luglio 1876, a dieci anni, ricevette il Sacramento della Confermazione. Era ancora una bambina quando acquistò la stima e l’ammirazione di molte famiglie di Barra, diventando, per il suo fervore nell’orazione, buon esempio alle sue coetanee. Terminata l'istruzione primaria, Maria Grazia imparò e praticò il mestiere di sarta. La sua vita fu totalmente orientata verso la perfezione cristiana e la vita consacrata. Come terziaria francescana viveva i consigli evangelici.
A circa ventitré anni, quando pensava di essere tutta per Gesù, suo padre, uomo autoritario che si opponeva a tale vocazione, volle imporle la sua volontà di farla sposare. Così Maria Grazia dovette accettare come fidanzato il giovane Raffaele Aruta, ma tenendo sempre nel cuore la vocazione religiosa. Rassicurandola con vaghe promesse, il padre la condusse il 13 aprile 1889 nel Municipio di Barra, facendole alfine accettare ufficialmente il giovane promesso sposo con il rito civile, rimandando in un secondo momento, secondo una prassi diffusa allora, il matrimonio in chiesa, con i giovani che ritornavano, nel frattempo, a vivere nelle rispettive famiglie.
L’Autobiografia racconta che, al ritorno dal Municipio, durante il consueto rinfresco in casa con i parenti, il giovane Raffaele Aruta ebbe uno sbocco di sangue, sintomo della tubercolosi che flagellava la popolazione dell’epoca, colpendo ogni età e sesso. Il giovane, nonostante la cura principale che si conosceva all'epoca, ossia il cambiamento di aria, che avvenne a Torre del Greco, alle pendici del Vesuvio, morì il 27 gennaio 1890.
Così il 1º Giugno 1891 Maria Grazia, insieme a sua sorella Drusiana, entrò nel monastero delle Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucaristia, fondato dalla Serva di Dio Madre Maria Pia della Croce (Maddalena Notari). Sua sorella Giuditta entrò nella Congregazione tre anni più tardi.
Durante il processo canonico, la fondatrice, che gli aveva dato il nome di Maria della Passione di nostro Signore Gesù Cristo, diede testimonianza della sua vita virtuosa e della sua reputazione di santità. E la maestra delle novizie dichiarò: “Durante il noviziato, sotto la mia direzione, compì con notevole precisione tutti i suoi doveri religiosi, distinguendosi tra le consorelle soprattutto per le virtù di santa obbedienza e umiltà”.
Realizzò in pieno la sua vocazione per l’amore alla Passione di Gesù Crocifisso, all’Eucaristia e alla Vergine Addolorata. Diceva, infatti: “Mi chiamo Suor Maria della Passione e debbo somigliare al Maestro”. Ricevette diversi incarichi, tra cui la guida spirituale delle Consorelle come Maestra del Noviziato ma anche altri più umili di cuciniera, guardarobiera, ecc.
Pregava continuamente: trascorreva lunghe ore del giorno, e a volte durante la notte, pregando, nell'ultimo posto del coro; era in permanente dialogo con Dio. La preghiera era il cibo della sua anima. Fu sempre esemplare nella carità e nella preghiera e tutta la comunità l'ammirava.
Ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita nutrendosi della sola Eucaristia presentendo il giorno della sua morte che avvenne il 27 luglio 1912.
Il 13 aprile 1921 è stato introdotto il processo per la beatificazione; il 19 aprile 2004 il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) dichiarò le sue virtù vissute in modo eroico; il 19 gennaio 2006 Papa Benedetto XVI ha promulgato il decreto di beatificazione.
Il 14 maggio 2006, nel Duomo di Napoli, Maria della Passione è stata proclamata la prima Beata napoletana e dell’Italia Meridionale, del pontificato di Papa Benedetto XVI. La celebrazione è stata presieduta, secondo le nuove norme, dal cardinale José Saraiva Martìns, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, concelebranti i cardinali Michele Giordano, arcivescovo di Napoli, e Agostino Vallini, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
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