+ Dal Vangelo secondo Matteo (9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La questione del digiuno è interessante da sviluppare, occorre chiarire l’importanza che ne dava Gesù e come lo praticava. I farisei come sempre cercavano un pretesto per accusare Gesù, nella circostanza descritta dal Vangelo cominciarono sicuramente a diffondere la notizia che Egli mangiava con i pubblicani, gli spietati aguzzini delle tasse alleati ai romani.
Nelle parole dei farisei c’era un profondo disprezzo verso Gesù, lo stesso disprezzo che poi proveranno gli Apostoli, San Paolo, tutti i Santi canonizzati, tutte le Anime sante che sono state grandi davanti a Dio in questi duemila anni. Il disprezzo è quello che offrono i cattivi, i superbi, i maliziosi ai veri seguaci del Signore.
Leggiamo cosa scriveva San Paolo alla comunità di Corinto: “Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” (1 Cor 4,11-13).
Questa è la condizione dei grandi Santi che noi veneriamo, voglio indicare il grande Padre Pio senza voler trascurare nessuno di tutti i Santi che hanno patito violenze morali inenarrabili e mangiato pane e avvilimenti. Forse anche per tutta la vita.
Per i credenti laici è riservata la stessa sorte? No, ci mancherebbe, Gesù non vuole che soffriate, l’ho già scritto, spinge tutti voi a vivere nella felicità che si trova nel suo Cuore, ma di questi tempi è pressoché impossibile trovare la pace per l’eccessiva agitazione che colpisce anche i cristiani.
Le tribolazioni dei Santi che noi veneriamo arrivavano perché chiamati da Gesù ad una missione straordinaria, a rivivere la sua Passione, o meglio, a permettere a Gesù di rivivere la sua Passione in Loro. In Padre Pio si manifestò anche con le stimmate, in Santa Teresina era interiore la Passione che Gesù misticamente riviveva in Lei.
Ognuno di voi rivive nella vita uno spicchio oppure partecipa intensamente alla Passione di Gesù, questo si valuta sia dalla quantità delle sofferenze sia dalla capacità di accettarle e di perdonare i crocifissori. Ma non sono le sofferenze a fare diventare Santi, contribuiscono questo sì, la santità si acquisisce rimanendo nel Cuore di Gesù e compiendo solo la sua volontà.
Ognuno di noi ha i suoi crocifissori, forse io ne ho qualcuno in più di tutti voi (8.126) perché mi adopero pienamente per la causa del Vangelo e lavoro senza sosta per la salvezza delle anime. Questo mio intenso desiderio di dare gloria a Dio e di servirlo come vuole Lui, dispiace quanti non amano Dio.
Io rispondo con l’amore, amo e perdono quanti agiscono con malizia, giustifico le loro cattiverie perché non sanno quello che fanno di gravissimo a se stessi. E poi a me. Cercano di danneggiarmi per il mio apostolato fondato sulla sana dottrina cattolica.
Chiaramente la docilità implica anche il coraggio di difendere la propria dignità sacerdotale e di agire dinanzi ad ingiustizie gravi ed eresie contro la Fede e la Chiesa.
Ritornando al digiuno, Gesù spiegava che in quella circostanza non si poteva osservare perché si trattava di un vero pranzo di nozze. Lo Sposo Divino delle anime aveva sposato l’anima dell’ex pubblicano Matteo, quella festa organizzata da Matteo a casa sua era interpretata da Gesù come una festa di nozze, infatti un fatto clamoroso era la conversione di Matteo.
Grande festa avviene in Cielo quando un’anima abbandona il peccato e si stacca dalle grinfie di satana!
L’austerità Gesù la praticava ogni giorno, i suoi discepoli compresero molto bene l’importanza del digiuno e delle privazioni. Anche per questo distacco dalle cose del mondo divennero grandi Santi. Però in quelle circostanze Gesù non voleva appesantire il cammino spirituale dei discepoli principianti che cominciavano a seguirlo, anche degli stessi Apostoli. Gesù non caricava i discepoli di un peso superiore alle loro capacità.
Per questa ragione affermava: “Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno”. Quindi, il suo Vangelo non poteva essere versato in cuori induriti o in mentalità immorali e vecchie. Occorreva svecchiare la mentalità e ristrutturare il cuore, era indispensabile avere un cuore nuovo e una mentalità pura per accogliere il suo Vangelo.
La toppa di panno nuovo posta su un vestito vecchio si ritira e si strappa di più. Il vino nuovo ancora in fermento, rompe facilmente un otre vecchio e si perde l’otre e il vino. Gesù invita ognuno di noi a cambiare mentalità, ad abbandonare la vecchia mentalità debole ed egoista. Siamo chiamati a rivestirci del nuovo messaggio del Vangelo.
Vangelo nuovo in cuori nuovi.
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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Purtroppo il moralismo dei farisei e dei sacerdoti non consentiva l'espressione di un modo "nuovo" di manifestare il vangelo. Gesù è venuto fra noi per completare quello che è stato scritto e di rifare tutte le cose di "nuovo". Non per cancellare le scritture, ma per compierle. Naturalmente questo modo "nuovo" di concepire l'annuncio della "buona novella" non era mai stato sperimentato prima. E' forse per questo che Gesù parlava attraverso parabole: perché non tutti ma "molti" potevano capirne il significato più profondo e la verità più viva.
RispondiEliminaRingrazio l'anonimo amico (o amica) per il suo contributo. Invito chiunque a condividere le sue riflessioni.
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