DALL'ULTIMA FESTA DEI TABERNACOLI FINO ALL'ULTIMA FESTA DELLA DEDICAZIONE
La questione cronologica e geografica
§ 413. Finora i tre evangelisti sinottici hanno camminato su strade abbastanza parallele fra loro: solo Giovanni, secondo la sua abitudine, si è inoltrato in una particolare direzione che non ignora ma neppure fiancheggia quella dei tre suoi predecessori (§ 165). Senonché a questo punto anche fra i tre Sinottici avviene un distacco: Matteo e Marco proseguono verso una direzione che è genericamente comune, ma sono abbandonati da Luca che piega da un altro lato, mentre Giovanni continua per la sua via che non è nè quella di Matteo e Marco nè quella di Luca. Soltanto in occasione dell'ultima Pasqua della vita di Gesù, Luca si affiancherà nuovamente a Matteo e Marco; dal canto suo anche Giovanni terrà loro dietro, ma come al solito precisando e integrando. Già sappiamo chè Giovanni si preoccupa soprattutto dell'operosità di Gesù in Gerusalemme e fissa nettamente le date: perciò, anche in questo nuovo periodo, egli offre allo storico elementi di sommo pregio per l'integrità della biografia e per il suo quadro cronologico. A sua volta Luca, in questa sua narrazione ove non è fiancheggiato dagli altri due Sinottici, comunica molti fatti e discorsi del tutto nuovi, pur curandosi poco o nulla di fissare tempi e luoghi. Di qui sorge la questione di collocare in tempi e in luoghi convenienti le cose che Luca narra indipendentemente sia da Matteo e Marco sia anche da Giovanni. Molti studiosi moderni designano convenzionalmente questa narrazione propria al terzo evangelista come il “viaggio” di Gesù secondo Luca, perché l'intera sezione comincia annunziando un viaggio di Gesù alla volta di Gerusalemme (Luca, 9, 51) e termina con l'ingresso effettivo nella città (19, 28 segg.); il quale ingresso però è precisamente il punto in cui Luca si ricongiunge con gli altri evangelisti, perché è l'ingresso dell'ultima Pasqua. Ma si tratta di un vero “viaggio”?
§ 414. Per rispondere bisogna tener conto di alcuni fatti. In primo luogo, questo “viaggio” sarebbe stato di una lentezza eccezionale, giacché s'inizierebbe al principio dell'autunno per raggiunger la mèta solo nella primavera successiva: più che un viaggio, dunque, sarebbe una peregrinazione vaga su zone occasionali e senza una mèta urgente. Inoltre, nel racconto di questo “viaggio” si ripete una seconda e una terza volta che Gesù è in cammino verso Gerusalemme (Luca, 13, 22; 17, 11), la quale però non è mai raggiunta; solo alla quarta volta, quando si conferma il proposito di raggiungere la mèta (18, 31), questa è effettivamente raggiunta (19, 28 segg.). Ora, perché mai questi ripetuti annunzi, che non sono affatto richiesti dalla chiarezza del discorso e non vi aggiungono nulla di nuovo? Non acquisterebbero invece un preciso significato qualora si considerassero come allusioni a differenti viaggi a Gerusalemme, piuttosto che conferme di un solo “viaggio”? Così infatti si è pensato, facendosi rilevare che l'indipendente Giovanni colloca appunto in questo periodo il viaggio per la festa dei Tabernacoli, quello per la Dedicazione, e quello per l'ultima Pasqua. Tuttavia questa presunta corrispondenza fra i viaggi minori di Luca e quegli espliciti e distinti di Giovanni, oltre ad incontrarsi in talune difficoltà topografiche e cronologiche, sembra avere contro di sé le parole stesse con cui Luca annunzia a principio il suo maggiore “viaggio”: Avvenne poi, nel compiersi i giorni dell'assunzione di lui (di Gesù), che egli decIse stabilmente (a parola: confermò il volto) di andare a Gerusalemme (Luca, 9, 51). Queste parole indicano chiaramente che il viaggio annunziato si dovrà concludere con la morte di Gesù e la sua successiva nella gloria; ma anche qui nulla c'induce a ritenere che questa conclusione del viaggio sia cronologica piuttosto che logica, ossia che in questo scorcio della vita di Gesù Luca badi più al succedersi dei giorni che all'imminente prova suprema di Gesù e al successivo trionfo di lui. D'altra parte nel maggiore “viaggio” di Luca troviamo inquadrati fatti e discorsi di Gesù che presso Matteo e Marco sono collocati in altro contesto, cioè durante l'operosità di Gesù in Galilea: e in questa divergenza, se Luca il più delle volte sembra da preferirsi quanto alla serie degli avvenimenti, è ben possibile che qualche rara volta siffatta preferenza sia da concedersi a Matteo e Marco.
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