Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo nacque a Venezia il 16 settembre 1625, in una ricca e influente famiglia. Sua madre morì affetta da peste quando Gregorio aveva appena due anni. Suo padre, senatore della Repubblica di Venezia e fervente cattolico, lo iniziò all'educazione, nelle scienze belliche e naturali, e gli fece completare un corso di diplomazia.
Nel 1643 accompagnò l’ambasciatore veneziano Alvise Contarini a Münster in Germania per le negoziazioni in preparazione della Pace di Westfalia che pose termine alla Guerra dei trent’anni. A Münster conobbe l’arcivescovo Fabio Chigi, nunzio apostolico in Germania e futuro Pp Alessandro VII, che partecipava alle negoziazioni. Dopo tre anni, nel 1646, tornò a Venezia, e continuò gli studi a Padova dove ottenne, il 25 settembre 1655, un dottorato “in utroque iure” (ossia in diritto civile e in diritto canonico).
Desiderava diventare religioso, ma il suo direttore spirituale gli consigliò che si facesse prete diocesano, perché vedeva in lui le doti del parroco. Fu ordinato presbitero il 21 dicembre 1655, all'età di trent'anni.
Il Papa Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667) lo chiamò a Roma nel 1656; lo fece "prelato domestico di sua santità" e gli affidò vari incarichi di responsabilità nel Tribunale della Segnatura Apostolica. Quando, nello stesso anno, scoppiò a Roma l’epidemia di peste bubbonica, il papa lo pose a capo della commissione incaricata di portare soccorso agli appestati.
Lui obbedì, senza però nascondere la paura; lo scrisse anche a suo padre. Ma quando vide come viveva e moriva quella gente, seppe farsi capo, guida, fratello; fu prete, infermiere, seppellitore, e il padre dei trasteverini.
Terminata l'epidemia di peste, il papa gli offrì il vescovado di una diocesi importante: Bergamo. Gregorio chiese che lo lasciasse celebrare prima una Messa perché Dio gli rivelasse la sua volontà a questo proposito. Durante la Messa sentì che Dio lo invitava ad accettare; fu così eletto vescovo il 9 luglio e ordinato il 29 luglio 1657.
All'arrivare a Bergamo, chiese che si desse ai poveri quello che si sarebbe speso nella festa di ricevimento. In seguito vendette tutti i suoi averi e li distribuì ai bisognosi. Il suo desiderio era di imitare in tutto il grande arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo.
Diffuse la stampa religiosa tra il popolo, e raccomandò specialmente gli scritti di S. Francesco di Sales. Nelle sue visite missionarie si alloggiava in casa di gente povera e mangiava con loro. Di giorno si dedicava ad insegnare il catechismo e di notte passava lunghe ore in preghiera. Dette ordine al portiere del palazzo vescovile di svegliarlo a qualunque ora della notte se ci fosse stato da visitare qualche malato. Al medico che gli consigliava di non sciuparsi visitando i malati rispose: “È il mio dovere, e non posso fare altrimenti!”.
Papa Alessandro VII lo creò cardinale il 5 aprile 1660 e come tale partecipò ai conclavi del 1667, 1676, 1689, 1691 ma non a quello del 1669-70.
Il Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689) lo fece fermare a Roma per tre anni, come suo consigliere, e gli affidò la supervisione dell'insegnamento cattolico nella città.
Il 24 marzo 1664 il papa lo nominò vescovo di Padova. Nella città del grande Ateneo diede slancio al grande Seminario: stimolò la formazione teologica e biblica e la volle arricchita di sapere classico, di scienza e di familiarità con le lingue; diede ai chierici una ricchissima biblioteca e creò una tipografia anche con caratteri greci e orientali, gettando ponti culturali tra Europa e Asia. Si dedicò personalmente ad organizzare le lezioni di catechismo e ad invitare tutti alla celebrazione della Messa.
Visitò le 320 parrocchie della diocesi, includendo le più lontane e difficili da raggiungere. Organizzò i parroci e formò i catechisti. Fondò tipografie per stampare libri religiosi e si interessò in maniera speciale perché i futuri sacerdoti fossero ben formati. Il suo seminario arrivò a essere considerato uno dei migliori d'Europa.
Morì santamente il 18 giugno 1697; fu esposto e seppellito nella cattedrale di Padova.
Fu beatificato da Pp Clemente XIII (Carlo Rezzonico, 1758-1769) il 6 luglio 1761 e canonizzato dal Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) il 26 maggio 1960.
Significato del nome Gregorio: “sveglio, pronto nell’agire” (greco).
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