Il Martirologium Romanum pone la data di culto al 3 giugno, mentre le diocesi di Bergamo e Milano celebrano la memoria del Beato Giovanni XXIII, per la Chiesa locale, in data 11 ottobre, anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II.
Giovanni XXIII nacque a Brusicco, frazione di Sotto il Monte (BG), il 25 nov. 1881, da Giovanni Battista Roncalli e Marianna Mazzola; venne battezzato la sera stessa, ricevendo il nome di Angelo Giuseppe. A differenza del suo predecessore, Eugenio Pacelli, che era di stirpe nobile, la sua famiglia è di umili origini: i suoi parenti lavoravano infatti come mezzadri. Questo non gli impedì, grazie all'aiuto economico di uno zio, di studiare presso il seminario minore di Bergamo, per poi vincere una borsa di studio e trasferirsi al Seminario dell'Apollinare di Roma, l'attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, ove completò brillantemente gli studi e fu ordinato prete nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo, in Piazza del Popolo, nel 1905; fu scelto, nello stesso anno, dal nuovo vescovo di Bergamo, Giacomo Radini-Tedeschi, quale segretario personale.
Nel 1921 Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922) lo nominò prelato domestico (che gli valeva l'appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell'Opera della Propagazione della Fede.
Nel 1925 Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) lo nominò Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo al grado di vescovo e affidandogli il titolo della diocesi di Aeropolis (Palestina).
Nel 1935 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia e Grecia : questo periodo della vita, che coincise con la seconda guerra mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti.
Nel 1944, il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) lo nominò Nunzio Apostolico a Parigi. Fra i suoi maggiori successi a Parigi si segnalò la riduzione del numero di vescovi di cui il governo francese reclamava l'epurazione in quanto compromessi con la Francia di Vichy.
Coerentemente al suo stile di obbedienza, accettò prontamente la proposta di trasferimento alla sede di Venezia ove giunse il 5 marzo 1953, fresco della nomina cardinalizia decisa nell'ultimo Concistoro di Pio XII.
A seguito della morte di Pio XII, con sua grande sorpresa, fu eletto Papa il 28 ottobre 1958 e il 4 novembre dello stesso anno fu incoronato, divenendo così il 261º Vicario di Gesù Cristo sulla Terra. Secondo alcuni analisti sarebbe stato scelto principalmente per un'unica ragione: la sua età. Dopo il lungo pontificato del suo predecessore, i cardinali avrebbero perciò scelto un uomo che presumevano, per via della sua età avanzata e della modestia personale, sarebbe stato un Papa di transizione. Ciò che giunse inaspettato fu il fatto che il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Pp Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono l'affetto di tutto il mondo cattolico, in un modo che i suoi predecessori non avevano mai ottenuto. Fin dal momento della scelta del nome (“Vocabor Johannes…” mi chiamerò Giovanni, esordì appena eletto) molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che loro si aspettavano, infatti Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli (nel 900 quasi tutti i papi si erano chiamati Pio, e questo è ciò che molti si aspettavano), inoltre nella storia c'era stato un antipapa di nome Giovanni XXIII.
Per il primo Natale da papa visitò i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, ove con intima e contagiosa dolcezza benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale.
Il giorno di santo Stefano sempre del suo primo anno di pontificato, il 26 dicembre 1958, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: « Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari ». Memorabilmente, accarezzò il capo del recluso che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se “le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me”.
Il radicalismo di Pp Giovanni XXIII non si fermò all'informalità. Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico; mentre i suoi aiutanti stimavano di dover impiegare almeno un decennio per i preparativi, Giovanni XXIII progettò di tenerlo nel giro di mesi.
Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall'inizio del concilio, Giovanni XXIII si recò in pellegrinaggio a Loreto e Assisi (era dall'età di 14 anni terziario francescano) per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a S. Francesco.
Uno dei più celebri discorsi di Pp Giovanni, forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, è quello che ormai si conosce come il “discorso della luna”.
L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli che, se pur non comprendendo a fondo il valore teologico dell'avvenimento, ne percepivano la storicità, la fondamentalità, la difficoltà, ed erano nel luogo che simboleggia il cattolicesimo: la piazza appunto. A gran voce chiamato ad affacciarsi, cosa che non si sarebbe mai immaginata possibile richiedere al papa precedente, Pp Giovanni XIII davvero si sporse a condividere, con la piazza, la soddisfazione per il raggiungimento del primo traguardo: si era arrivati ad aprirlo, il Concilio. Il discorso a braccio fu poetico, dolce, semplice, e pur tuttavia conteneva elementi del tutto innovativi. Nel momento che avrebbe dato un nuovo corso alla religione cattolica, con un richiamo straordinario salutò la luna: è Discorso della Luna « Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, a guardare a questo spettacolo, che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio, facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza. »
Il Papa ora viveva con la piazza dei fedeli, ne condivideva la serata di fine estate, ne partecipava la sofferenza e la “meraviglia” per quella luna inattesa; la Chiesa era davvero molto più comunitaria di quanto non fosse mai stata in passato. I fedeli avevano il Papa fra loro, con loro. Proprio ciò per cui il Concilio era stato voluto.
Sin dal settembre 1962, prima ancora dunque dell'apertura del Concilio, si erano manifestate le avvisaglie della malattia fatale: un tumore dello stomaco, patologia che aveva già colpito altri fratelli Roncalli. Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, Pp Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica è Pacem in Terris e, un mese più tardi, l'11 maggio 1963, ricevette dal Presidente della Repubblica italiana, Antonio Segni, il premio “Balzan” per il suo impegno in favore della pace e del suo decisivo intervento in occasione della grave crisi di Cuba nell'autunno del 1962. Fu il suo ultimo impegno pubblico. Il 23 maggio 1963, solennità dell'Ascensione, si affacciò per l'ultima volta dalla finestra per recitare il Regina Coeli.
Il Papa morì, dopo un'agonia di tre giorni, la sera del 3 giugno 1963, alle 19,49. “Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria” furono le sue ultime parole rivolte al suo segretario.
Dal Concilio Vaticano II, che Pp Giovanni XXIII non vide dunque terminare, si sarebbero prodotti, negli anni successivi, fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nella riforma liturgica, in un nuovo ecumenismo e infine in un nuovo approccio al mondo e alla modernità.
Giovanni XXIII, chiamato affettuosamente da molti il “Papa buono”, venne innalzato agli onori dell'altare, dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 3 settembre 2000.
----------------
Nessun commento:
Posta un commento
Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..