Pantaleone
(Pantaleimone
in greco, Pantaleo in latino) godette fin dall'antichità di un vasto culto in
Oriente e in Occidente. Egli condivise, con i contemporanei Cosma e Damiano,
l’epiteto di “anargiro”, ossia di medico che presta la propria opera senza richiedere
alcun compenso (letteralmente il vocabolo greco significa “senza argento”).
La
sua popolarità è testimoniata dalla «Passio» giuntaci in
varie redazioni: in greco, armeno, georgiano, copto, arabo.
Secondo
la leggenda Pantaleone, nativo di Nicomedia in Bitinia, educato cristianamente
dalla madre Eubule, ma non ancora battezzato, è affidato dal padre pagano al
grande medico Eufrosino e apprende la medicina tanto perfettamente da meritarsi
l'ammirazione e l'affetto dell'imperatore Massimiliano. Si avvicina alla fede
cristiana grazie all'esempio e alla dottrina di Ermolao, presbitero cristiano
che vive nascosto per timore della persecuzione. Questi lo convince
progressivamente ad abbandonare l'arte di Asclepio, garantendogli la capacità
di guarire ogni male nel solo nome di Cristo: di ciò fa esperienza lo stesso
Pantaleone che, dopo aver visto risuscitare, alla sola invocazione del Cristo,
un bambino morto per il morso di una vipera, si fa battezzare.
La
guarigione di un cieco, che si era rivolto a lui, provoca la guarigione
spirituale e la conversione sia del cieco che del padre di Pantaleone che, alla
sua morte, distribuito il patrimonio ai servi e ai poveri, diventa il medico di
tutti, suscitando, per l'esercizio gratuito della professione, l'invidia e il
risentimento dei colleghi e la conseguente denunzia all'imperatore.
Il
racconto a questo punto segue la struttura propria di una Passio :
l'imperatore con lusinghe e dolci rimproveri tenta di dissuadere il giovane dal
preferire Cristo ad Asclepio. Pantaleone propone un'ordalia (dal germanico
antico ordal, che
significa “giudizio di Dio”)
tra i sacerdoti pagani e lui: intorno ad un paralitico, appositamente
convocato, inutilmente si affannano i sacerdoti, invocando tra gli dei anche
Asclepio, Galeno e Ippocrate; il santo, invece, guarisce nel nome di Cristo
l'ammalato.
Il
miracolo suscita la conversione di molti e l'ostinazione dei sacerdoti e
dell'imperatore che, alle lusinghe fa seguire una lunga serie di tormenti:
raschiamento con unghie di ferro, bruciature ai fianchi con fiaccole,
annegamento, ruota... Ogni tentativo risulta inefficace e provoca ancor più
l'ira del tiranno che accusa il santo di magia.
Sul
modello di altre "Passioni" antiche è il santo a esortare i
carnefici a colpirlo e due ultimi prodigi chiudono il racconto: dalla ferita
mortale (27 luglio 305) esce sangue misto a latte, mentre l'albero al quale
Pantaleone viene legato si carica di frutti.
Implorato,
come i santi medici, per ritrovare la salute corporea, il suo culto era
soprattutto diffuso in Oriente e nell’Africa cristiana, ma non solo.
Nel
Duomo di Ravello, presso Amalfi, è conservata, come reliquia, un’ampolla vitrea
contenente il suo sangue mescolato ad una spuma lattescente; essa sarebbe stata
portata dall’Oriente per via mare da mercanti amalfitani. Nella ricorrenza
della festa (27 luglio) avviene il fenomeno della liquefazione: il contenuto
dell’ampolla appare sciolto e di un colore rubino. Al fenomeno è sempre stata
data, come accade a Napoli per il sangue di san Gennaro, un’interpretazione
divinatoria che vede, nel ritardo o nella mancata effettuazione della
liquefazione, un pronostico infausto di qualche prossima calamità.
Altre
sue reliquie sono conservate a Genova, Venezia, Roma, Napoli, Brindisi e
Madrid.
Il
suo culto fu assai diffuso a Venezia, dove il suo nome ebbe tanta fortuna da
designare la maschera tipicamente veneziana della Commedia dell’Arte.
Significato
del nome Pantaleone : "in tutto leone, forte come leone" (greco).
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