Il segno dal cielo. Il lievito dei Farisei. Il cieco di Bethsaida
§ 392. Tornato Gesù in Galilea, saltarono nuovamente fuori i suoi pedinatori rimasti sul posto. I Farisei, fiancheggiati questa volta dai Sadducei (Matteo, 16, 1), entrarono in discussione con lui; e poiché la discussione non li pensuadeva, gli chiesero una prova definitiva della sua missione cioè un portento che calasse giù dal cielo. Questa sì che era la prova incontrastabile, da cui anch'essi sarebbero rimasti assolutamente convinti, non già guarire storpi, risuscitare morti e moltiplicare pani! Ci voleva qualcosa come un bel globo iridescente che calasse giù dal cielo, o anche che il sole s'oscurasse, oppure qualche altra meteora di tal genere: allora senza dubbio Gesù avrebbe vinto la sua causa! La richiesta non era nuova. A un atto magico di questo tipo avevano pensato quei Giudei che, disputando con Gesù dopo la prima moltiplicazione dei pani, avevano ricordato la manna calata dal cielo (§ 379); del resto il « segno » messianico per eccellenza era, nell'opinione diffusa d'allora, il portento astronomico e meteorologico (§ 446); fuor di questo, tutti gli altri portenti non avevano un valore probativo sicuro, appunto perché non corrispondevano all'aspettativa comune. Ma questa aspettativa, perché deformata ed avvilita, non fu appagata da Gesù. Udendo la richiesta, egli sospirò profondamente: e questa fu la sua vera risposta, fatta di commiserazione e di rammarico. Solo come un dippiù egli aggiunse: « Perché ricerca questa generazione un segno? ìn verità vi dico, non sarà dato a questa generazzone un segno!. E lasciatili, salito nuovamente (in barca), se ne andò al di là (Marco, 8, 12-13).
§ 393. Essendo stata subitanea la partenza, i discepoli avevano dimenticato di far provviste, e lungo il tragitto si rammaricavano di aver con loro un solo pane. Gesù, udendo le loro parole, disse loro: Guardatevi dal fermento dei Farisei e dal fermento di Erode! -Erode, cioè Antipa, fu menzionato certamente in conseguenza di discorsi o di avvenimenti precedenti; è probabile che fra coloro che avevano discusso testé con Gesù vi fossero agenti di Erode, o che i Farisei stessi agissero per conto di Erode, dato che costui aveva sempre la sua vecchia curiosità riguardo a Gesù (§ 357): la stessa partenza subitanea di Gesù indurrebbe a credere ch'egli volesse sottrarsi bruscamente alle insidiose e maligne investigazioni che venivano dalle due parti. I discepoli tuttavia, che si sentivano lo stomaco vuoto, non vedevano che relazione avesse il fermento con i Farisei e con Erode. Gesù, ricordando loro le due moltiplicazioni dei pani, li esortò a non preoccuparsi del pane materiale bensì nuovamente a star lontani dal suddetto fermento. Allora capirono ch'egli alludeva alle dottrine dei Farisei e alle astuzie di Erode, che corrodevano lo spirito come un fermento corrode la pasta azima.
§ 394. Le ostilità trovate sulla riva occidentale del lago (e che dovettero essere molto più gravi di quanto risulti dagli scarsissimi accenni degli evangelisti) avevano indotto Gesù a riportarsi a Bethsaida, forse per cercare animi meglio disposti; ma anche di ciò che avvenne là non c'è trasmesso nulla, salvo la guarigione riferita dal solo Marco (8, 22-26) il quale l'apprese certamente dalla catechesi di Pietro. E portano a lui un cieco, e gli raccomandano di toccarlo. E avendo preso il cieco per la mano, lo condusse fuori della borgata, e avendo sputato negli occhi di lui e postegli le mani sopra, lo interrogava: “Vedi alcunché?”. E (quello) guardando in su diceva: “Scorgo gli uomini, perché vedo come alberi che camminano!”. Allora di nuovo gli impose le mani sugli occhi, e (quello) vide distintamente e fu ristabilito e scorgeva nettamente da lontano tutte le cose. E (Gesu') lo mandò a casa sua dicendo: “Non entrar neppure nella borgata!”. Questa vivida descrizione, dovuta a Pietro non meno che a Marco, ci fa assistere a una vera guarigione graduale; forse il cieco non era tale dalla nascita, perché riconosce subito uomini ed alberi, ad ogni modo la visione è dapprima torbida e confusa, e poi perfetta. Perché questa graduazione? Si possono ripetere le ipotesi fatte a proposito del sordomuto (§ 390), la cui guarigione ha qualche analogia con questa; ma, meglio che congetture, non siamo in grado di fare. Quanto all'impiego della saliva, si ritrova anche nelle prescrizioni dei rabbini per le malattie d'occhi; quindi anche questa volta i razionalisti seguaci del Paulus riusciranno a spiegar la guarigione in maniera naturalissima.
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sabato 26 maggio 2012
1543 - Vita di Gesù (paragrafi 392-394)
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