Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



martedì 15 maggio 2012

1517 - Vita di Gesù (paragrafi 384-386)


Il paralitico di Bezetha

§ 384. I fatti precedenti erano avvenuti in Galilea e nell'imminen­za della Pasqua: è anche possibilissimo che lungo il loro svolgimen­to la Pasqua fosse già trascorsa. Giovanni narra questi avvenimenti al cap. 6, ma nel precedente cap. 5 egli ha narrato fatti che si svolgono a Gerusalemme; già accennammo alcune ragioni che rac­comandano di considerare i fatti del cap. 5 come posteriori crono­logicamente a quelli del cap. 6 (§ 177), per cui si tolgono alcune difficoltà testuali senza che s'introducano nuovi inconvenienti. Riprendendo pertanto il cap. 5 lasciato in sospeso, troviamo che Gesù si è recato a Gerusalemme in occasione di una imprecisata festa dei Giudei; la quale poté esser la Pasqua (§ 177), ma più pro­babilmente era la Pentecoste dello stesso anno 29; in questo caso si era sul declinare del maggio. A settentrione di Gerusalemme, immediatamente fuori delle mura, stava sorgendo un quartiere nuovo, il quale - come avviene spesso in casi simili si designava usualmente con un doppio nome, quello generico di Città Nuova o quello specifico di Bezetha (cfr. Flavio Giuseppe, Guerra giud., v, 151; Il, 530). In questo quartiere, e precisamente vicino alla vecchia Porta della città chiamata “Pro­batica” ossia delle pecore, esisteva uno stagno o piscina chiamata anch'essa Bezetha. Vi si raccoglievano le acque di una sotterranea fonte che, come quella di Gihon (Silce) situata nello stesso versante della città, era intermittente, scaturendo di tempo in tempo; a quel­le acque si attribuivano particolari virtù curative, specialmente se un malato riusciva a tuffarvisi appena cominciavano a gorgogliare per il nuovo afflusso. Perciò erano stati costruiti a quadrilatero tor­no torno allo stagno quattro portici, con un quinto trasversale in mezzo, che le ricerche moderne hanno chiaramente riscontrati; in quei portici giaceva una moltitudine di infermi, ciechi, zoppi, rattrappiti, aspettando il movimento dell’acqua.

§ 385. Un giorno Gesù, aggirandosi fra quell’ammasso di miserie, si fermò davanti a un uomo disteso su un giaciglio; era stato colpito da paralisi 38 anni prima, e si faceva trasportare là sperando la guarigione. Improvvisamente Gesù gli domandò: Vuoi guarire? – Naturalmente l’infelice pensò all’acqua; sperava egli in quell’acqua, sì, ma purtroppo non faceva mai in tempo ad entrarvi per primo perché, immobilizzato com’era e non avendo nessuno che lo spingesse dentro non appena cominciava il gorgoglimento, era sempre preceduto da altri. A questo rimpianto del paralitico Gesù non rispose, ma ad un tratto gli ordinò: “Alzati, prendi su il tuo giaci­glio e cammina!”. E subito l'uomo diventò sano; e prese su il suo giaciglio e camminava (Giov., 5, 8-9). Senonché quel giorno era sabbato. Ecco quindi che zelanti Giudei, al vedere quello scandalo, vanno incontro al risanato, e gli fanno stizzosamente osservare ch'e­gli non può trasportare di sabbato un giaciglio; pesava ben più quel giaciglio che un fico secco, eppure per i sommi maestri era norma sacrosanta che di sabbato non si poteva trasportare neanche un fico secco (§ 70). La risposta del ripreso fu spontanea: Quello che mi ha guarito mi ha comandato di prendere il giaciglio e di cammina­re! - Gli altri replicarono: E chi è costui? Il guarito non lo sa­peva, perché non conosceva Gesù, e in quel momento Gesù si era occultato per evitare la folla accorsa al miracolo. Tùttavia più tardi Gesù incontrò nel Tempio il guarito, e gli ri­volse alcune parole d'esortazione. Allora il guarito, temendo forse di apparire un complice agli occhi dei Farisei, andò a riferir loro che autore della guarigione e del comando era stato Gesù.Per questo perseguitavano i Giudei Gesu', perché faceva queste cose di sabbato. Non solo, dunque, perché aveva comandato di trasportare il giaciglio, ma anche per la guarigione operata; dunque i Farisei di Gerusalemme condividevano pienamente l'opinione dei loro col­leghi della Galilea, già manifestata in occasione dell'uomo dalla ma­no rattrappita (§ 309). Ma Gesù, entrato in discussione, rispose loro: “Il Padre mio fino adesso opera, ed io opero”. Per questo, dunque, ancor piu' cercavano i Giudei d'ucciderlo, perché non solo abrogava il sabbato, ma diceva suo proprio Padre Iddio, facendo se stesso uguale a Dio. Quanto ad acume di mente, quei Giudei non lasciavano nulla a desiderare. Essi avevano ben seguito il ragionamento di Gesù, ch'era in sostanza questo come Iddio creatore opera sem­pre, governando e conservando tutto il creato e non ammettendo alcun riposo sabbatico in questa sua operazione, così e per la stessa ragione io Gesù opero. Dunque - argomentavano quei Giudei -Gesù fa se stesso uguale a Dio. Avevano afferrato perfettamente il ragionamento di Gesù; ma poiché la sua conclusione rafforzata dal miracolo abbatteva uno dei capisaldi della casuistica farisaica, ragionamento e conclusione dovevano essere senz'altro rigettati.

§ 386. Seguì un lungo ragionamento di Gesù a difesa della sua missione; nella prima parte (Giov., 5, 19-30) egli illustra la sua eguaglianza col Padre e i còmpiti che ne derivano di essere dispen­satore di vita e giudice universale; nella seconda (ivi, 31-47) sono addotte le testimonianze che accreditano quella missione eppure sono misconosciute dai Giudei. Il ragionamento contiene quelle idee ed espressioni elevate che sono predilette dal IV vangelo, e che scar­samente o quasi incidentalmente si riscontrano nei Sinottici. Dal punto di vista storico, come già rilevammo (§ 169), la differenza di tono si spiega agevolmente considerando la differenza degli inter­locutori con cui Gesù discute: i montanari della Galilea, anche se Farisei, non raggiungevano certamente la finezza intellettuale dei dottori di Gerusalemme, con cui Gesù stava qui a discutere. Queste discussioni gerosolimitane, trascurate dai Sinottici, sono giustamente supplite dal solerte Giovanni. Il lungo ragionamento di Gesù (che dovrà essere letto direttamente nel testo) non convinse affatto i Giudei, i quali ricorsero ad argo­menti d'altro genere: ossia decisero che quel fastidioso operatore di miracoli doveva esser soppresso. Cosicché, dopo ciò Gesu' s'ag­girava nella Galilea: non voleva infatti aggirarsi nella Giudea, per­ché i Giudei cercavano d'ucciderlo (Giovanni, 7, 1, ricollegantesi con 5, 47).

-------------

Nessun commento:

Posta un commento

Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..

Medaglia di San Benedetto