Girolamo nacque a Stridone (Dalmazia) verso il 347 da una ricca famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì l’attrattiva della vita mondana (cfr Ep. 22,7),ma prevalse in lui il desiderio e l’interesse per la religione cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò alla vita ascetica.
Studierà per tutta la vita, viaggiando dall'Europa all'Oriente con la sua biblioteca di classici antichi, sui quali si è formato. Nel 375, dopo una malattia, Girolamo passa alla Bibbia con passione crescente. Studia il greco ad Antiochia; poi, nella solitudine della Calcide (confini della Siria), si dedica all'ebraico; studiò anche a Roma.
Nel 379, ordinato prete dal vescovo Paolino di Antiochia, si recò a Costantinopoli dove poté perfezionare lo studio del greco sotto la guida di Gregorio Nazianzeno (uno dei "Padri Cappadoci"). Risalgono a questo periodo le letture dei testi di Origene e di Eusebio.
Nel 382, dopo tre anni di vita monastica, tornò a Roma. Qui, S. Damaso I (366-384) lo incarica di rivedere il testo di una diffusa versione latina della Scrittura, detta Itala, realizzata non sull'originale ebraico ma bensì sulla versione greca detta dei Settanta. Quando cominciò la sua opera di traduzione non aveva una perfetta conoscenza dell'ebraico, perciò si trasferì a Betlemme per perfezionarsi. Affrontò il compito di rivedere la traduzione dei Vangeli e successivamente, nel 390, passò all'antico testamento in ebraico concludendo l'opera dopo ben 23 anni.
La Vulgata, prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, rappresenta lo sforzo più impegnativo affrontato da Girolamo.
Il testo di Girolamo è stato la base per molte delle successive traduzioni della Bibbia, fino al XX secolo quando, per l'antico testamento, si è cominciato ad utilizzare direttamente il testo masoretico ebraico e la Septuaginta, mentre, per il nuovo testamento, si sono utilizzati direttamente i testi greci.
Girolamo utilizzò un concetto moderno di traduzione che attirò le accuse da parte dei suoi contemporanei; in una lettera indirizzata a Pammachio, genero della nobildonna romana Paola, scrisse: « Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l'Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l'uno contro l'altro [...]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell'Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele" » (Epistulae 57, 5, trad. R. Palla)
Gli ultimi suoi anni sono rattristati dalla morte di molti amici e dal sacco di Roma, compiuto da Alarico nel 410: un evento che angoscia la sua vecchiaia.
Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.
S. Girolamo è considerato protettore dei traduttori e patrono degli archeologi.
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