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martedì 13 novembre 2012

1944 - Commento al Vangelo del 13/11/2012


+ Dal Vangelo secondo Luca (17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ieri Gesù ci ha spiegato la potenza della Fede, oggi ci spiega il dovere che abbiamo di servire Dio. Il dovere indica l’obbligo non solo perché abbiamo bisogno di Dio nella nostra vita, è un fatto di giustizia, un dovere morale. Anche se rimane un dovere amare, servire e ringraziare Dio, Egli non lo impone, ci lascia sempre liberi di accettare le sue Leggi o di ignorarle. Ognuno diventa responsabile di ogni sua scelta e non potrà reclamare nulla.
È un dovere servire Dio perché è un segno di gratitudine e di riconoscenza per tutto quello che abbiamo ricevuto da Lui.
Non si pone questo dovere come convenienza, quasi come qualcosa di scaramantico, un “do ut des” (io do affinché tu dia), è un dovere che nasce dall’amore spontaneo e dalla consapevolezza che senza Gesù non si và da nessuna parte! Si possono raggiungere grandi traguardi nella vita, anche un benessere economico elevato, ma se non si vivono insieme a Gesù, diventano un peso che schiacciano l’anima e portano interiormente una tristezza mortale.
La felicità non può mai arrivare dai beni materiali o dai grandi traguardi raggiunti, quando meritatamente i cristiani li ottengono devono soprattutto ringraziare Gesù e servirlo con maggiore amore. Più si ottiene dalla vita e più c’è il dovere morale di ringraziare Gesù. Lo fanno però soprattutto le anime piccole, semplici, buone, distaccate dai beni materiali.
Per questo noi dobbiamo portare l’annuncio del Vangelo storico in ogni luogo dove non viene seguito.
Voglio ritornare sulla Fede che Gesù ci ha indicato ieri, perché è proprio la Fede a ricevere scossoni violenti e spesso a crollare nelle anime più deboli. Non tutti i cristiani arrivano ad una Fede come quella descritta ieri dal Signore: «Se aveste Fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Se non abbiamo ancora questa Fede, sappiamo che la nostra crescita è possibile se lo vogliamo, se ci decidiamo di seguire la sana dottrina della Chiesa e di osservare i Comandamenti di Dio.
“Tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23)
Ieri nel Vangelo Gesù ha parlato degli scandali che sarebbero avvenuti nella sua Chiesa, ha così voluto preparare tutti i discepoli a saper affrontare con Fede le immoralità e i tradimenti di quei suoi Ministri sottomessi alle passioni disordinate. Gli scandali sono venuti in quantità rilevante, ne verranno molti altri, però il cristiano autentico rimane sempre forte nella Fede e invece di abbattersi, prega con maggiore convinzione per tutti quei Vescovi e Sacerdoti schiavi della carne e del potere.
Lo scandalo più pericoloso è quello che rimuove dall’anima la Fede, questo possiamo chiamarlo un assassinio interiore e chi ne è causa dovrà amaramente risponderne davanti a Dio. È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli”.
Un’anima senza la Fede è accecata, è oscurata, è disperata, è morta!
Nessuno scandalo deve diminuire la nostra Fede, la Fede è un tesoro immensamente prezioso per l’anima e la vita presente. È un faro di luce e consolazione immensa nelle sue angustie. Bisogna custodire gelosamente la Fedee trasmetterla con convinzione agli altri. Ripetiamo in ogni circostanza: Gesù accresci in noi la Fede!”.
Questo lo dissero gli Apostoli a Gesù, fu una richiesta dettata più dalla vanità che da un vero desiderio. Sappiamo che gli Apostoli erano ancora in una fase di crescita, non ci meravigliano le loro debolezze, doveva ancora arrivare il Venerdì Santo e la Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo. Essi volevano confondere i farisei e in certo qual modo difendere Gesù dai suoi nemici. L’accrescimento della loro Fede era più un vanto che un servizio.
Qui si inserisce immediatamente il discorso di Gesù sui servi inutili. Come ho già scritto, Gesù aveva sempre le risposte pronte per ogni circostanza e il bagaglio infinito di insegnamenti si rivelava sempre efficace. Sotto il velo della parabola Gesù abbassò le pretese confuse degli Apostoli, indicò che essi erano come i servi che arano il campo e pascolano il gregge del padrone, ed anche se avessero fatto grandi prodigi di apostolato, avrebbero dovuto riconoscersi come servi inutili che hanno adempiuto il loro dovere.
Impensabile attribuirsi meriti quando è Gesù a permettere le buone opere e un apostolato efficace.
I servi devono compiere fedelmente quanto viene detto, sono buoni servi se ascoltano il padrone ed osservano le sue leggi. Perché l’uomo è troppo incline alla vanità, si riempie di vanagloria anche per ciò che non compie figuriamoci per le cose buone. Ci sono cristiani pieni di vanagloria anche per le ingiustizie che compiono ed essendo accecati non vedono più il baratro sotto i loro piedi.
L’orgoglio si gonfia con molta facilità e se non si rimane vigilanti, si può arrivare all’esaltazione senza limiti. La vanità è presente anche quando si compie del bene, invece i Santi si sono considerati nulla davanti a Gesù. Qui sta la differenza tra chi pensa in grande quando compie poche cose nella Chiesa e chi si considera sempre un nulla pur compiendo grandi opere.
C’è piena analogia tra la spiritualità che si possiede e la mentalità, la quale si esalta o si umilia proprio in dipendenza della vita interiore. Chi ha una piccola spiritualità e dona un chilo di pasta ad un povero, si convince di avere sfamato tutta l’Africa e l’America Latina. Si inorgoglisce così tanto da illudersi di avere compiuto una grande opera. Mentre chi ha una spiritualità matura e formata, compiendo grandi opere si convince di fare sempre poco, è insoddisfatto nonostante la grande carità e si considera un nulla davanti a Gesù.
San Francesco d’Assisi ha compreso molto bene il Vangelo e come Religioso si spogliò di tutto per possedere abbondantemente lo Spirito di Dio. San Giovanni della Croce spiegò magistralmente la dottrina del “Nada y Todo” (“Nulla e Tutto”), il nulla come considerazione dei piaceri personali, e il Tutto di Dio, ma per possederlo insegna che occorre svuotarsi dell’umano. È impegnativo questo sforzo, Gesù lo sintetizzò così: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Sembra difficile salire il Monte della Trasfigurazione, ma chi comincia la salita e lascia dietro le zavorre, si riempie di felicità e di pace.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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