+ Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Chiederci qual è il motivo della nostra esistenza, è segno di maturità. Una domanda che deve collegarsi inevitabilmente al Vangelo, lì troviamo la risposta vera e completa. La verità non può arrivare da altre parti, oggi sembra scomparsa nella nostra società e diventa difficile trovare sincerità nei cuori di quanti non amano Dio.
Amare Dio è il primo motivo della nostra esistenza, Dio ci ha creato per amare sempre, senza limiti…
Ognuno di noi ha impresso nell’anima il sigillo dell’Amore di Dio, perché tutto nasce e tutto muore per il suo volere. Nessuno è nato per propria capacità né ha deciso quando non esisteva di esistere, proprio perché non esisteva. E dov’eri prima di nascere? Non eri, quando Dio lo ha voluto sei… esisti e pensi, hai la ragione, l’autocoscienza, sai di esistere e di decidere.
Nel nostro cuore c’è spazio anche per l’amore agli animali, ma non deve essere un amore sottratto a Dio, è un amore in Dio, amiamo gli animali perché creature di Dio e devono aiutarci a sollevare cuore e mente a Dio.
Gli animali non hanno autocoscienza, non sanno di esistere, ma sono meravigliose creature di Dio. Desideravo tenere nel vasto terreno dove vivo un asino e delle pecore, mi hanno regalato sia l’asino che le pecore, sono adesso cinque. Sono figure del Vangelo, Gesù Bambino fu portato in Egitto dalla Madre e San Giuseppe su un asino, adulto entrò a Gerusalemme nella festa delle Palme cavalcando un asino. Poi, le pecorelle sono un continuo richiamo del Signore riguardo il suo gregge. Inoltre qui c’è un pastore tedesco che gira attorno al convento e che ho chiamato Giuditta, come l’eroina dell’Antico testamento che tagliò la testa al nemico di Israele, Oloferne.
Mi fanno una tenerezza immensa guardare l’asino mite e docile, e le pecorelle tranquille sono il ritratto della mansuetudine.
Gesù mangiava l’agnello per la Pasqua , dopo la sua morte in Croce divenne Lui stesso l’Agnello immolato, noi mangiamo al banchetto dell’altare il Corpo dell’Agnello di Dio. Non permetterò che le pecore che stanno qui o gli agnelli che nasceranno, siano uccisi per diletto culinario, non solo perché non trovo attrazione per i cibi saporiti, mi dispiace essere causa della morte di una mia pecorella. È vero che gli animali servono anche a nutrire l’essere umano, ma non saranno queste cinque pecorelle a far morire di fame l’essere umano.
L’asino l’ho chiamato Umile, lo guardo e penso: “Tu sei migliore di me”.
Una volta dissi a un muratore che lavorava qui e che amava disperatamente una cagnolina: “I cani non hanno la ragione, non sanno di esistere, non sanno che domani è domenica”. Quello mi guardò e si stava mettendo a piangere per il dolore… era dispiaciuto perché la considerava come una figlia. Era sempliciotto quel muratore. Questo è il caso in cui si ama l’animale più di Dio, non solo si esclude Dio dalla propria vita, si dona tutto l’amore che si possiede ad un animale.
L’errore è donare ad altri, anche alle persone umane, l’amore che si deve donare a Dio.
L’armonia interiore che dobbiamo raggiungere ci dirige verso le scelte equilibrate, ci dispone ad agire senza l’impulso dell’istinto passionale e ci permette di vedere oggettivamente la realtà. La pace che ci dà Gesù ci conduce alla ricerca dell’Amore di Dio, consapevoli che solo Dio può appagare tutte le nostre aspirazioni.
Lo scriba che interroga Gesù è miope e non riesce a vedere che l’Amore di Javhè è proprio davanti ai suoi occhi, la sua domanda è incredibile: “Qual è il primo di tutti i Comandamenti?”. Lo chiede proprio alla Parola che aveva parlato a Mosè sul Sinai. Lo stesso avviene a molte persone che si pongono e pongono ad altri domande senza capirne la vera ragione.
Dove c’è Amore non è mai presente l’odio, la malizia, l’inganno e il calcolo umano.
Gesù ha detto, insegnato e fatto diffondere la dottrina dell’amore totale verso Dio e il massimo rispetto verso il prossimo. In questo sta la vera comunione con Gesù, è proprio l’amore verso Dio e verso tutti gli altri a stabilire la fondatezza della nostra vita spirituale. Non c’è cammino di Fede senza amore, è l’amore che riempie la nostra vita di veridicità e fedeltà, è l’amore ad impregnare tutta la nostra esistenza.
Compiere grandi opere o fare incontri di preghiera o pellegrinare ovunque senza amore profondo verso Gesù, risultano quasi inutile, perché la condizione per piacere a Dio è l’amore verso Lui e verso il prossimo. Spesso è un vero sacrificio amare quelle persone difficili o che tramano contro noi, ma proprio qui deve emergere la nostra Fede. È facile amare chi ci ama, è un sacrificio amare e perdonare chi ci odia o ci ha arrecato molte sofferenze.
Quando Gesù indica di amare il nostro prossimo, intende che ogni uomo è il nostro prossimo, è un significato allargato al massimo della comprensione. Non c’è prossimo più vicino e più lontano, il nostro prossimo è ogni persona da amare. Possiamo anche evitare di dialogare o mangiare insieme se l’incontro arreca altri litigi, ma la nostra disponibilità ad amare deve essere quasi infinita.
Il perdono lo possiamo anche donare nel nostro cuore, eliminando tutti i ricordi avversi.
È bene ricordare che Gesù ci ama sempre nonostante i peccati e i tradimenti al suo Amore. Gesù ha sempre misericordia anche quando l’uomo peccatore Lo offende, è sempre pronto a perdonare tutti i peccati confessati con vero pentimento. Non seguiamo un Dio despota o impassibile alle nostre sofferenze, Lui stesso volle provare i nostri dolori per condividere le nostre lacrime.
Il cristiano che inizia ad amare tutti e soprattutto i nemici, è un trasfigurato che vive misticamente sul Monte Tabor.
Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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