Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

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martedì 13 marzo 2012

1377 - Commento al Vangelo del 13/3/2012

+ Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) 
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
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Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro 
Quando venni a conoscenza nel 2007 del campionato di calcio vaticano, con le partite da giocare il sabato, il coinvolgimento degli Istituti o Università di Teologia e di circa mille tra seminaristi, monsignori, preti e religiosi, intuii che un altro progetto della Massoneria ecclesiastica si stava realizzando: distogliere i seminaristi e futuri Sacerdoti dallo studio della Teologia, cioè, dallo studio delle cose di Dio. Le partite da giocare sabato pomeriggio, gli allenamenti per tenersi in forma diverse volte la settimana, le discussioni come “al bar dello sport” dalla mattina alla sera, la tensione che si accumula per le partite tra seminaristi delle opposte Università, l’agonismo animoso che sostituisce le virtù cristiane, la rivalità che inevitabilmente nasce tra le opposte “fazioni”, la competizione per vincere che diventa il primo obiettivo della vita dei seminaristi. 
Il piano del campionato vaticano di calcio è prettamente massonico e voluto per distruggere moralmente i futuri Sacerdoti. 
Senza una buona conoscenza della morale cosa risponderanno ai penitenti che si confessano o che cammino spirituale indicheranno a quei credenti seriamente impegnati nella salita del Monte della Trasfigurazione? Daranno risposte vaghe, sbagliate, molto personali. Quindi, risposte piene di modernismo e di eresie che accolgono con assoluta indifferenza da quei teologi senza Dio e senza più identità cristiana. Sacerdoti più anziani spesso mi dicono che conoscono giovani Sacerdoti delle loro diocesi impreparati nella Teologia e sprovvisti di conoscenze spirituali determinanti per ogni cristiano, figuriamoci per un Sacerdote. Davanti a Dio si ha una responsabilità immensa, alle volte basta una sola parola sbagliata per distruggere la spiritualità di un credente, come al contrario una sola parola corretta accelera il cammino spirituale di altri credenti. 
Ritornando al campionato vaticano di calcio, devo esporre una domanda: c’era davvero la necessità di distogliere i seminaristi dagli importanti studi delle cose di Dio? Molti cattolici sono convinti che alcuni Prelati considerano più importante questo campionato di calcio che servire Dio! O condurre una santa vita spirituale. 
Con la gravissima ed aumentata crisi all’interno della Chiesa, con il modernismo e il protestantesimo che troneggiano al centro di molte parrocchie al posto del Tabernacolo collocato lateralmente, era opportuno allontanare e distrarre i seminaristi dalla indispensabile concentrazione che si deve avere negli anni di formazione teologica??? 
I seminaristi, i preti che continuano a studiare per la specializzazione, i monsignori e i religiosi, sentono queste partite con una tensione emotiva elevatissima perché in Vaticano equivalgono alla Serie A del calcio professionistico. I fatti lo confermano, perché al posto delle preghiere in campo recitano altro, e i litigi sono numerosi. Leggiamo da un quotidiano del 12 maggio 2010: “Incredibile a dirsi, durante una partita di Clericus Cup, il campionato di calcio che si gioca fra i seminaristi di tutto il mondo a Città del Vaticano, si è verificato un episodio molto simile a quello che ha visto protagonisti Totti e Balotelli. Matias Kugler, giocatore della Gregoriana (Università di Teologia), ha scalciato da dietro Giacomo Piermarini, attaccante del Redemptoris Mater (altra Università di Teologia), dopo aver subito il gol beffa dell’eliminazione dal torneo. Immediato il cartellino rosso per il ventiquattrenne tedesco. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Clericus Cup, monsignor Paganini, che ha giustificato l’accaduto”. 


Invece il Vangelo di oggi ci parla di perdono, del perdono di Dio verso l’uomo e del perdono dell’uomo verso un suo simile. Il servo che doveva al re diecimila talenti, una cifra enorme, dopo avere implorato il re ed avere manifestato la sua povertà, ricevette il perdono. “Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito”. Dopo averla scampata bella questo servo avrebbe dovuto imparare il senso del perdono, quindi cambiare mentalità e fare altrettanto. Invece non ci provò neanche, «appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”». Questo è l’uomo privo di valori e senza alcun riferimento morale che circola anche oggi nella società. Aveva ricevuto dal re il perdono totale ed immenso e non è capace di perdonare un piccolo debito di un conoscente. Da Gesù si riceve nella Confessione il perdono di peccati abominevoli e non si è in grado di perdonare gli errori degli altri. Ma per perdonare almeno con il cuore gli altri occorre l’Amore di Gesù, l’azione dello Spirito Santo. Il debito del servo è impagabile, infinito, non aveva alcuna possibilità per saldarlo, ma si trova dinanzi il Signore misericordioso che cancella tutto, lo perdona completamente. 
C’è ovviamente una condizione da rispettare: anche il servo deve perdonare gli altri uomini, non può ricevere un perdono infinito e rifiutare un perdono piccolo ad un altro! Eppure anche molti cristiani agiscono così, ricevono un perdono immenso da Gesù nella Confessione, ma si rifiutano di perdonare altri piccoli errori dei loro conoscenti. Non si tratta di avere un cuore piccolo, è un cuore chiuso all’Amore di Dio, non è in grado di donare qualcosa di buono agli altri perché non ce l’ha. E l’assoluzione ricevuta nella Confessione? Se l’uomo non cancella il debito (errori) degli altri neanche Gesù cancella il suo debito! Non serve praticamente a nulla confessarsi senza prima decidersi di non ripetere gli stessi peccati, è indispensabile il proposito di non ripeterli, poi se si pecca per debolezza è un altro discorso. La differenza sta nella volontà di non commetterli più e nel mancato perdono verso gli altri. Chi esprime anche nel suo cuore la decisione di perdonare gli altri, compie un grande passo spirituale. Perché Gesù ci perdona se noi prima perdoniamo gli altri! 


Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me. 
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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