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domenica 4 settembre 2011

1085 - Commento al Vangelo di oggi 4/9/2010, domenica 23^ t.ord.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La correzione fraterna indicata da Gesù è un’arte molto difficile, non si può improvvisare o esprimere senza una grande dose di amore e di misericordia. Aiutare un fratello della comunità è un grande gesto di carità, spesso non viene compresa la premura di chi vuole aiutare, oppure, chi vuole correggere gli altri rifiuta a sua volta di ricevere correzione quando sbaglia. Lasciarsi correggere è manifestazione di intelligenza, chi ha capito che l’uomo è debole, accetta ogni richiamo e non reagisce. Bisogna valutare chi è chiamato a correggere altri e con quale spirito lo fa. Se è il Sacerdote a farlo, non ci sono grossi problemi, anche se il più delle volte la persona corretta non accetta o reagisce con il giudizio sfavorevole…
La correzione fraterna riguarda tutti noi, non c’è una condizione o un ruolo speciale per esercitarla. Bisogna aiutare chi sbaglia, ma occorre farlo in presenza di altre persone. E dove si trovano le persone disponibili o autorevoli? Perché la persona che viene corretta può recriminare sugli altri, può reagire dicendo: “Ma come, proprio voi che siete litigati con Tizio… che non vi parlate con Caio… che giudicate Nenè… venite a correggere me?”.
In effetti, come può l’uomo comune correggere chi sbaglia?
Se non è il parroco a correggere, in una comunità o in una famiglia deve pur esserci una persona più corretta di tutti! Proprio questa persona deve agire per correggere chi sbaglia, usando molta carità, grande prudenza nelle parole, misericordia e uno Spirito non umano. Deve avere un buon rapporto con lo Spirito Santo.
Quando la correzione fraterna viene evitata, una comunità non cresce mai. I problemi si moltiplicano.
Lo stesso avviene in una famiglia dove è assente la correzione verso i figli, si vedono i giovani senza istruzioni umane e religiose. Improvvisano e sbagliano sempre. Devono essere molto fortunati per azzeccarne almeno una.
Vediamo come è sbandata moralmente questa generazione di giovani: probabilmente non hanno ricevuto alcuna correzione fraterna o paterna. Non si tratta di paternalismo a buon mercato, è l’autorevolezza che deve esprimere un genitore che ama i figli e vuole dare le giuste direttive.
La correzione fraterna in una comunità parrocchiale deve sempre avere l’amore come principio e fine. Avvisare una persona che sbaglia e non se ne accorge, è un gesto di carità, se accetta quella correzione cambia il suo comportamento. Questo significa guadagnare un fratello, perché prima sbagliava e adesso ha cambiato comportamento.
Ed è importante la discrezione con cui si compie una correzione. È impensabile divulgare l’errore di un fratello o la stessa correzione compiuta, chi lo viene a sapere si sente tradito. È una grave colpa giudicare senza una vera ragione. Divulgare un peccato degli altri in realtà si moltiplica, si fa crescere e si inneggia quel peccato. La correzione deve avvenire nel silenzio, proprio nel segreto.
La pratica di giudicare gli altri è molto istintiva, invece nella correzione fraterna che avviene tra due persone deve ricevere una protezione saggia. Se chi sbaglia non accetta, allora si fa ricorso ad altre due persone, utilizzando la stessa discrezione e il silenzio verso tutti gli altri di quanto successo. I testimoni devono essere due persone sagge, corrette e irreprensibili per quanto è possibile. È sbagliato invitare un testimone stolto o astioso.
Nessuno deve divulgare il peccato commesso da chi sbaglia e i contenuti degli incontri.
Se la persona richiamata non riconosce il suo peccato e non si corregge, non vive il Vangelo, non merita di fare parte della comunità. È preferibile essere pochi che molti in un clima di litigi, giudizi, persecuzioni. Dove non c’è più la cura delle anime e non si segue il Vangelo, non si fa più ricorso alla correzione fraterna, infatti, dovrebbero correggersi a vicenda tutti quanti, a cominciare dalla loro guida.
La parrocchia dovrebbe essere un luogo di santificazione e di amore, senza condannare chi sbaglia ma aiutarlo proprio con la correzione fraterna. Nessuno si erge a giudice di altri, è l’amore che spinge ad avvisare un fratello che non vede un suo errore. È un gesto di misericordia non di giustizia. Si cerca la riconciliazione e non la guerra tra i parrocchiani.
Una parrocchia divisa in gruppi e gruppetti manifesta l’assenza di Gesù nei loro cuore.
Oggi le divisioni avvengono con facilità anche nelle famiglie tra genitori e figli, nella coppia per motivi spesso futili. Nessuno può pensare di essere impeccabile, gli errori si compiono ma bisogna valutare la vera partecipazione. Una cosa è l’involontarietà, la debolezza, altra cosa la volontarietà. È difficile capire l’intenzionalità, è facile comprendere ed amare.
Spesso si commette del male senza piena avvertenza, e quando la persona viene corretta cade dalle nuvole. Solo il dialogo può aprire il chiarimento e la soluzione. Nel dialogo spesso si capisce che qualcuno aveva sbagliato inavvertitamente. La cosa curiosa è che spesso la persona che commette del male, se non viene salutata da chi ha subito un torto, ci rimane male, proprio perché non capisce i suoi errori.
C’è molto orgoglio quando si tiene il broncio per giorni o si rifiuta di chiarire. Il vero cristiano perdona sempre e ama. Se non ci riesce, comincia a pregare con maggiore impegno per avere la forza di amare e perdonare.
Se gli errori si ripetono allora si richiama, poi davanti a due testimoni, poi si considera quella persona incapace di accettare Gesù. ma si ama e perdona sempre, si prega per essa perché tutto è possibile a Gesù. Dove non può arrivare l’uomo con le sue correzioni, può farlo con facilità Gesù. Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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