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sabato 3 settembre 2011

1083 - Commento al Vangelo di oggi 3/9/2010

+ Dal Vangelo secondo Luca (6,1-5)
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’Uomo è signore del sabato».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gli scribi e i farisei si erano convinti di dover gestire tutte le verità rivelate da Dio sul Sinai e non permettevano a nessuno di arrogarsi una minima rivelazione divina. Il loro odio verso Gesù aumentava di continuo, Lo consideravano un intruso, un piccolo profeta autogestito privo di un messaggio credibile.
I miracoli di Gesù rompevano la loro falsa convinzione e si infuriavano.
Si domandavano la provenienza dei miracoli di Gesù, erano convinti che solo loro possedevano la chiave della verità, la chiave per svelare tutte le verità. Se loro si consideravano gli amici fedeli di Dio, da dove arrivavano i poteri di Gesù? Dai diavoli, non c’era altra spiegazione. Questa falsa considerazione della realtà però li rendeva ciechi nemici di Gesù, per loro era solamente un folle che ingannava il popolo.
Con tristezza devo riconoscere che questo identico comportamento di scribi e farisei, lo tengono certi Vescovi pienamente accecati e illusi di essere i proprietari della diocesi che gestiscono.
Lo stesso Papa Benedetto XVI è intervenuto con parole dure proprio per condannare questo comportamento. Benedetto XVI ha richiamato i Vescovi a non considerare proprietà privata le diocesi in cui prestano servizio come Pastori. Ha richiamato in diverse circostanze tutti quei Vescovi che non sono più fedeli a Gesù Cristo, né in comunione con il Magistero autentico della Chiesa Cattolica.
Lo scrivo con una grande amarezza ma è vero, in molti casi sono certi Cardinali e Vescovi a soffocare la vera dottrina della Chiesa e a indirizzare i propri parroci verso teorie moderniste e protestanti. Ce ne sono fatti e misfatti da raccontare…
Molti “Vescovi lavorano per se stessi e non per la comunità”, lo ha detto, o meglio denunciato, Papa Benedetto XVI durante la Messa solenne nella Basilica di San Pietro, l’11 settembre 2009, in cui ha ordinato cinque nuovi Vescovi, tutti uomini provenienti da incarichi di Curia e della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Il Papa Benedetto XVI ha ricordato che “Gesù è venuto nel mondo per servire” ed ha dunque esortato i Vescovi ad essere “servi” fedeli, prudenti e buoni. “Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità” ha detto il Papa, ricordando a sostegno delle sue parole due parabole del Vangelo.
Una è quella del servo malvagio che si mette a “gozzovigliare e percuotere i dipendenti”; l'altra è quella del servo che sotterra le monete del padrone, per potersi dedicare “esclusivamente ai propri affari”.
In pratica, può esserci un Vescovo che ignora la carità del Vangelo e percuote a proprio piacimento quei Sacerdoti che seguono Gesù e non sono modernisti. Inoltre, questo Vescovo si dedica “esclusivamente ai propri affari”, cioè, distaccandosi da Dio e pensa al potere, alla carriera, al denaro e a favorire quelli che vogliono modernizzare la Chiesa con teorie false ed eretiche.
Perciò, ha sottolineato il Papa Benedetto XVI, la “prima caratteristica, che il Signore richiede dal Vescovo, è la fedeltà”. Al servo “è stato affidato un grande bene, che non gli appartiene. La Chiesa non è la Chiesa nostra, ma la sua Chiesa, la Chiesa di Dio. Il servo deve rendere conto di come ha gestito il bene che gli è stato affidato. Non leghiamo gli uomini a noi; non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi”, ha continuato Benedetto XVI.
La seconda caratteristica di un Vescovo, ha aggiunto, deve essere la “prudenza”, non intesa come astuzia, ma come capacità di giudicare in base all'insieme “e non a partire da dettagli casuali”.
Infine, l'uomo di Chiesa deve essere “buono”, nel senso del dialogo costante con Dio.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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