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sabato 10 novembre 2012

1938 - Commento al Vangelo del 10/11/2012


+ Dal Vangelo secondo Luca (16,9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È una delle pagine più complicate del Vangelo, occorre una buona dose di aiuto divino per penetrare queste parole apparentemente incomprensibili. Per esempio già questa frase ci sbanda: Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Letta così letteralmente mette confusione, nessuno vi trova qualcosa di buono ma si contrappone allo stesso Vangelo. È necessario allora pregare questa Parola per farla “parlare” e spiegarci il vero significato.
È bene chiarire che Gesù non volle proporre come modello un’azione ingiusta, ha evidenziato come un amministratore astuto gestiva la ricchezza che gli aveva affidato il padrone, utilizzando una strategia dannosa per il padrone ma efficace per lui. Una scaltrezza davvero lungimirante per ricevere in futuro aiuti da tutti i debitori del padrone ricco. Non rubò denaro per sé ma fece risparmiare a tutti i debitori molti soldi che dovevano dare al padrone.
Per introdurre il Vangelo di oggi occorre però riportare il finale della bellissima parabola raccontata da Gesù in questo capitolo 16 e che precede il Vangelo di oggi: “Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16,8).
La parabola è quella dell’amministratore licenziato dall’uomo ricco perché scoprì che sperperava i suoi denari. Leggiamo l’inizio della parabola del capitolo 16: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi”.
Il padrone lo licenziò ma l’amministratore prima di andare via manipolò le ricevute per entrare nelle grazie dei debitori che dovevano denaro al padrone. Ad ognuno chiese quanto doveva al padrone e faceva scrivere la metà o una cifra inferiore, in questo modo questi debitori nel futuro sarebbero stati sempre riconoscenti con lui. Se qualcuno doveva, valutando i nostri tempi, 15mila euro l’amministratore faceva scrivere 8mila nella ricevuta che poi avrebbe dovuto controllare il padrone.
Il denaro risparmiato dai debitori sarebbe stato il pegno per aiutare in futuro proprio l’amministratore disonesto.
Ciò che colpisce è la pazienza del ricco proprietario, egli non inveisce contro l’amministratore ma prima lo licenzia senza denunciarlo e dopo lo ammira per la sua astuzia nel procurarsi amici con astuzia, dimezzando le ricevute dei soldi che i debitori gli dovevano. Un uomo ricco e imprudente però nel lasciare tutta la ricchezza ad un amministratore spendaccione.
Non fu il padrone ad accorgersi della facilità con cui l’amministratore svuotava le casse, furono altri a richiamarlo. Dopo un’indagine il ricco si accorse che veramente il fattore non amministrava correttamente i suoi beni e gli chiese il conto prima di licenziarlo. C’è da considerare che nonostante lo sperpero dei suoi beni, il ricco aveva ancora un po’ di fiducia nel disgraziato amministratore e gli lasciò completare comodamente tutte le ricevute dei debitori.
Altro errore del ricco proprietario, come un altro errore lo commette l’amministratore ed ignorò la bontà del padrone. L’amministratore aveva l’occasione di pentirsi e di consegnare i conti correttamente, invece escogitò un raggiro molto astuto. Non prese denaro per sé ma si preoccupò del suo futuro, pensò quale lavoro poteva svolgere e non aveva prospettive. L’unica possibilità che vedeva era di scendere a patti con gli uomini anch’essi astuti.
Allora coinvolse in questa truffa tutti i debitori e cambiò la cifra in ogni ricevuta. Un’operazione scorretta e acuta.
Ecco il motivo delle parole di Gesù con cui termina la parabola dell’amministratore disonesto: “I figli di questo mondo, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce” (Lc 16,8). Gli uomini del mondo dedicati alle cose della terra badano molto bene ai loro interessi ed usano una prudenza umana e maligna per controllarli, superiore alla prudenza usata dai cristiani nel proteggere le loro ricchezze spirituali.
Infatti, i figli della Luce che posseggono la Verità del Vangelo ed aspirano ai beni eterni, non pensano al loro avvenire, anzi, spesso lo barattano per nulla. Vivono nell’indifferenza la loro Fede e sperperano tutte le Grazie.
Sinteticamente Gesù con questa parabola ci dice che come un amministratore disonesto poté provvedere al suo futuro senza però rubare del denaro, ma agendo con furbizia e generosità scorretta, tanto più può un cristiano provvedere al suo futuro eterno se si serve correttamente delle ricchezze spirituali ricevute dal Signore, formandosi amici nell’eternità per mezzo di importanti opere di carità.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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