Curato di Chiuso (“il nostro Curato d’Ars”) Confessore di A. Manzoni
Serafino Morazzone nasce a Milano il 1° febbraio 1747, nel quartiere di via Broletto, da una famiglia numerosa e molto povera. Intorno ai 13 anni sente il desiderio della vocazione al sacerdozio, ma per le difficili condizioni economiche non potrà accedere al Seminario. Viene iscritto alle scuole esterne del Collegio di Brera, retto dai gesuiti; intanto presta servizio come chierico nella sua parrocchia di S. Carpoforo.
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Il 4 settembre 1761 riceve la tonsura e il 17 dicembre 1762 i due ordini minori dell’ostiariato e del lettorato.
A 18 anni, nel 1765, per poter continuare gli studi entra a far parte dei chierici che prestavano servizio in Duomo nella "Sacrestia delle messe". I chierici allora non erano più di 9 e venivano affidati ad un maestro: al mattino i ragazzi prestavano servizio in Duomo e nel pomeriggio frequentavano la scuola di teologia nella chiesa di S. Maria presso S. Satiro. Ricevevano un compenso di 10 lire al mese e in più dovevano continuare a prestare aiuto nella loro parrocchia. Serafino era fedelissimo al suo impegno e per otto anni prestò servizio alla "Sacrestia delle messe".
Il 2 gennaio 1771, dopo un ritiro di dieci giorni presso i Missionari di Rho, ricevette gli ordini minori dell’accolitato e dell’esorcistato e, inaspettatamente, si aprì per lui la strada del sacerdozio.
Nel marzo 1773, infatti, quando ancora non aveva ricevuto gli ordini maggiori, su consiglio dei superiori partecipò al concorso per la nomina a parroco della chiesa di S. Maria Assunta in Chiuso, un piccolo sobborgo di Lecco. Vinse il concorso di parroco, ma non era ancora prete e così il 10 aprile 1773 ricevette il suddiaconato e il 18 dello stesso mese il diaconato; quindi il 9 maggio fu ordinato sacerdote e il giorno successivo era già a Chiuso.
Da quel momento non si allontanò più da questo paese. Agli appena 185 abitanti della parrocchia si dedicò assiduamente per 49 anni, sostenendoli nella vita di fede e nella devozione all’Eucaristia. Fu un prete di grande preghiera, carità e servizio agli altri, non si risparmiava mai e a qualunque ora lo chiamassero lui correva. Per i fanciulli diede vita in casa a una scuola elementare gratuita, con la collaborazione del fratello Antonio.
La sua grande sollecitudine in favore dei poveri di quel territorio mostrò un particolare eroismo in occasione del saccheggio che l’esercito austro-russo compì a Chiuso il 26 aprile 1799. Tutto ciò che riceveva era destinato ai poveri e agli ammalati, si privò anche del suo materasso per darlo ad un uomo malato e sofferente.
Già da vivo ebbe fama di taumaturgo, ma da parte sua attribuiva ogni grazia e guarigione all’intercessione di S. Girolamo Emiliani, il cui santuario di Somasca confinava con il territorio parrocchiale.
La morte lo colse il 13 aprile 1822, proprio mentre Alessandro Manzoni, che lo ebbe anche come confessore, scriveva la prima versione dei Promessi Sposi. Questi, commosso dalla morte di don Serafino, lo descrisse così: «Era pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere: l’amore fervente di Dio e degli uomini era il suo sentimento abituale; la sua cura continua di fare il suo dovere e la sua idea del dovere era tutto il bene possibile».
Il famoso scrittore non fu l’unico fra quanti conobbero "il beato Serafino" - come lo chiamava la gente - a considerarlo un santo sacerdote, come in seguito affermerà anche il Card. Arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster (beatificato il 12 maggio 1996) definendolo “il nostro Curato d’Ars”.
Don Serafino fu sepolto nella chiesa dedicata a S. Giovanni a Chiuso ed ebbe subito, per il suo popolo, la fama di santo. Il processo di canonizzazione, avviato sin dal 1864, ma sospeso per le difficili condizioni della diocesi di Milano, fu ripreso dal Card. Schuster solo nel 1951. L’eroicità delle virtù è stata riconosciuta il 17 dicembre 2007, mentre il miracolo è stato approvato il 2 aprile 2011.
Don Serafino Morazzone è stato proclamato Beato, il 26 giugno 2011, nella Piazza Duomo di Milano, insieme a Padre Clemente Vismara, missionario del PIME, e alla religiosa Sr Enrichetta Alfieri. Il rito di Beatificazione è stato presieduto dai Cardinali Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante del Papa Benedetto XVI, e Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano.
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