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mercoledì 4 aprile 2012

1427 - Commento al Vangelo del 4/4/2012


+ Dal Vangelo secondo Matteo (26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Nella Settimana Santa si alternano i quattro Evangelisti nel narrare i momenti salienti che precedettero l’arresto e l’atroce Passione di Gesù. Abbiamo già discusso ampiamente sul tradimento del velenoso Giuda e della profezia di Gesù sull’uomo che si apprestava a tradirlo, vediamo di capire cosa ne guadagnava il traditore vendendolo ai suoi nemici.
Gli diedero trenta monete d’argento, ma non era il denaro ad attrarre Giuda in quella circostanza. Amava possedere denaro e rubava le offerte che donavano a Gesù, nel tradimento che compie c’è una motivazione diversa, addirittura si sommano più motivazioni, anche se tutto si risolve in una considerazione: non riteneva Gesù come Figlio di Dio, Lo vedeva oramai come un semplice Uomo che aveva fallito tutto e che aveva addirittura ingannato i discepoli che avevano lasciato tutto.
Questo è un punto di riflessione importante per molti credenti, i quali non curano la vita spirituale e alternano momenti di Fede ad altri aridi e dispersivi. Quando il fervore è spento a causa dei peccati e della superficialità che trionfa nel cuore, non si riesce a considerare Gesù come Dio e non si osserva più il suo Vangelo. Anche a livello inconscio. È facile cadere nella tiepidezza spirituale e a non avvertire più la gioia del cammino di conversione e trasfigurazione interiore. Mentre si continua a credere illusoriamente di fare tutto bene e di avere sempre ragione su tutto.
Invece la contrizione di Pietro dopo il rinnegamento di Gesù è senz’altro importante da considerare. Lo sguardo del Signore lo rimproverò e chiedeva in silenzio perché Lo aveva rinnegato dopo quanto aveva ricevuto. Pietro “pianse amaramente”, perché aveva amato e conosciuto l’Amore di Gesù. Lo sguardo del Signore a Pietro fu soprattutto incoraggiante, pieno di comprensione e perdono. Lo sguardo dato a Giuda era di tristezza infinita…
Dinanzi ai peccati del credente, Gesù lancia sempre uno sguardo di incoraggiamento, Egli sa che la mancanza di dominio conduce fatalmente a peccare per debolezza. Questo succede alle anime chiamate principianti, quelle invece che camminano da molti anni non ripetono più peccati facilmente controllabili. E rinnegare Gesù avviene ogni volta che si sceglie il giudizio temerario e l’atteggiamento orgoglioso.
È vero che le tentazioni dei diavoli sono sottilissime e micidiali, spesso però loro non hanno colpe…
È opportuno ripetere che questa azione dei diavoli viene trasmessa soprattutto un po’ a tutti i cristiani, senza escludere anche gli atei. I diavoli vogliono convincere tutti che Gesù è un semplice Uomo e non Dio, tentano in continuazione i più deboli nella Fede per allontanarli dal Signore, disturbano anche quelli che pregano, inviando tentazioni martellanti nei momenti di malattia, ispirando pensieri simili: “Gesù non mi aiuta; è tutto inutile; a cosa serve la preghiera; chi non prega sta bene; più prego più soffro; come mai non supero questa difficoltà; ecc.”.
In questi momenti si devono bloccare con decisione questi pensieri e pensare invece alle proprie colpe, assumere un atteggiamento di contrizione sincera per i peccati passati, contrizione che produce nell’anima una grande speranza e una gioia intima.
Questo è il senso della lotta cristiana, combattere le tentazioni dei diavoli che ci mettono stanchezza nella preghiera e indifferenza verso le cose sante, proponendoci al contrario nella giornata diversi momenti di preghiera amorosa dinanzi un’immagine sacra o una statua, la meditazione del Vangelo del giorno con determinati propositi da vivere con decisione. E se si cade nel peccato, si ricorre presto alla Confessione per non rimanere in uno stato vulnerabile.
Bisogna lottare soprattutto i giudizi temerari che sono quelli imprudenti, arroganti, avventati. Fatti senza una sola prova morale e senza verità. Anche la critica inutile e ripetuta su fatti insignificanti mostra la miseria di un’anima, ancora all’inizio del cammino spirituale.
Questi giorni trascorriamoli insieme alla Madonna, pregandola molte volte e parlando con Lei a cuore aperto, spontaneamente e di tutto! Questa è la vera preghiera: parlare con Gesù e Maria. Nella giornata possiamo farlo molte volte e con forte partecipazione interiore!

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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