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sabato 28 gennaio 2012

1275 - Commento al Vangelo del 28/1/2012

+ Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Non si capisce l’atteggiamento del figlio di un italiano che accusa tutti gli italiani di essere codardi (vigliacchi, pusillanimi). Non è un figlio nato in Italia è vero, vive in Germania e sua madre è tedesca, ma il padre italiano indica che lui è anche figlio dell’Italia. Il settimanale tedesco “Der Spiegel” definisce gli italiani un popolo di codardi. “Non sono una razza”, addirittura scrivono. Secondo loro siamo tutte persone da evitare. Si considerano bravi e coraggiosi, “con noi certe cose non accadono perché a differenza degli italiani siamo una razza”.
Che i tedeschi si considerino una razza superiore lo abbiamo già letto nei discorsi di Hitler…
Il direttore del famoso settimanale tedesco “Der Spiegel”, ci ha definiti un “popolo di codardi”, è un uomo di 47 anni. Si chiama Georg Mascolo, figlio di un italiano (di Castellammare di Stabia). Città non troppo lontana (13,6 chilometri, circa venti minuti in auto) da Meta di Sorrento, il paese di Francesco Schettino. Nel 1977 questo settimanale ci definì tutti mafiosi, periodicamente ripetono queste offese gratuite, dimenticando cosa ha fatto Hitler.
Noi abbiamo avuto uno Schettino che ha sbagliato e sbagliare fa parte dell’uomo, ma la Germania ha avuto un campo di concentramento in cui era concentrato l’orrore e la morte camminava vestita di ossa umane. “Il campo di concentramento di Auschwitz fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz. Facevano parte del complesso anche il campo di sterminio di Birkenau, situato a Birkenau, il campo di lavoro di Monowitz, situato a Monowitz, ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l'occupazione nazista della Polonia”.
Ad Auschwitz i tedeschi uccisero milioni di persone, bruciandoli vivi o nelle camere a gas.
Non vogliamo ricordare per accusare, la memoria deve essere perdono e amore fraterno. Il direttore figlio di un italiano non lo ha ancora compreso. Il titolo in copertina per vendere qualche copia in più l’ha preferito allo spirito del cordoglio per la tragedia della Concordia. Ognuno manifesta quello che ha dentro.
Il disastro della nave ha causato parecchi problemi anche a quanti si sono salvati. Oltre lo shock che ha arrecato gravi turbamenti difficilmente superabili, sono avvenuti episodi curiosi.
Una notizia che avevo letto due giorni fa: “Sulla Costa Concordia c’era anche un parroco di Besana Brianza”. Fin qui nulla di male, nel senso che questo parroco, don Massimo Donghi, risponde alla sua coscienza e a Dio, non voglio assolutamente sindacare sulle sue scelte. Se la notizia fosse stata solo questa, non l’avrei riportata qui, purtroppo ieri è venuta fuori qualcos’altro che disturba la serietà di un Sacerdote, perché appanna la sua coerenza.
Sappiamo molto bene che se il Sacerdote non è coerente, le sue omelie e le catechesi non vengono accolte.
Questo parroco, don Massimo Donghi di Besana Brianza, aveva detto a tutti i parrocchiani che a metà gennaio sarebbe andato in ritiro spirituale e che sarebbe stato per una settimana in preghiera contemplativa, mentre poi in realtà è andato in crociera ed è stato uno dei primi a scappare dalla nave Concordia e a salire sulla prima scialuppa. Anche questo fatto di essere stato tra i primi a lasciare la nave ed avere lasciato anziani, bambini e donne nel panico e nella sofferenza più atroce, per cercare di salvare se stesso, ha lasciato sorpresi.
Don Massimo Donghi si è saputo ieri, negli anni passati è stato in prima linea nel condannare le persone politiche che sbagliavano e non i loro peccati, si è impegnato nel gettare fango verso politici della parte politica a lui avversa e ha condannato come un giudice divino l’incoerenza degli altri. Ecco, tutto il problema sta in questa parola: incoerenza.
Don Massimo Donghi si è occupato di politica fino al punto di scrivere articoli contro determinate persone pubbliche, utilizzando parole al vetriolo e facendo in realtà politica, distaccandosi dal suo ruolo di guida delle anime. Un Sacerdote non deve occuparsi di politica, deve difendere i valori cristiani, i principi non negoziabili della nostra Fede, come dice Papa Benedetto XVI.
Il Sacerdote indica ai credenti la Via che devono percorrere loro che vivono nel mondo, chiarisce gli aspetti sociali della politica e lascia liberi i fedeli di orientarsi secondo la loro coscienza.
Per quanto concerne il rapporto tra Chiesa istituzione e politica, il Concilio Vaticano II stabilisce un criterio fondamentale: «La missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è di ordine religioso» (Gaudium et spes, n. 42).
Padre Sorge ha scritto: «La missione “religiosa” della Chiesa non significa affatto disinteresse per la realtà sociale, e in particolare per l'ambito politico; indica piuttosto la prospettiva specifica che la Chiesa ha nei confronti della politica, rimanendo sul piano di un'etica ispirata dalla fede e, nello stesso tempo, razionalmente argomentabile non solo per i credenti. La Chiesa istituzione, quindi, esercita un influsso mediato e indiretto sull'attività politica, in quanto il Vangelo ispira i comportamenti personali e sociali, privati e pubblici, di chi liberamente lo accoglie.
Un secondo criterio è strettamente collegato al primo: la Chiesa in quanto istituzione si autoesclude dall'intervenire direttamente nella prassi politica in senso stretto, partitico. Non perché questa sia qualcosa di sconveniente o di “sporco”, ma perché, nella sua universalità, la missione religiosa non può divenire “di parte” come è proprio di ogni scelta politica
Un terzo criterio, infine, riguarda i rapporti specifici tra la Chiesa e lo Stato: entrambe le istituzioni, nella chiara distinzione degli ambiti e nel rigoroso rispetto della reciproca autonomia, sono chiamate a collaborare in vista del bene comune. La Chiesa non può servirsi della politica a scopo religioso, né lo Stato può servirsi della religione a scopo politico; ciononostante, vi sono campi nei quali, in certa misura, le due realtà si compenetrano: per esempio, in quelli riguardanti i diversi aspetti della vita umana, la famiglia, il diritto dei genitori di scegliere liberamente la scuola e l'educazione per i figli».
Precisa Benedetto XVI: «La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare» (Deus caritas est, n. 28).
Spiegato il ruolo del Sacerdote nei riguardi della politica, mi dispiace molto per don Massimo Donghi, gli è cascato addosso tutto quanto aveva gettato sopra gli altri. Spero gli serva per cercare di più la Verità del Vangelo e l’Amore di Dio, lasciando i credenti liberi di orientarsi politicamente secondo la loro coscienza. Perché il Sacerdote non manipola, ma illumina, consiglia, guida e lascia liberi i fedeli di fare le loro scelte. Non si impone l’orientamento politico.
Se don Massimo Donghi si trovava in crociera, ripeto, non dobbiamo essere noi a condannarlo o ad approvarlo, lui conosce le sue motivazioni, è libero delle sue scelte, ma condurre una battaglia di moralità e andare su una nave in crociera a divertirsi non depone a suo favore. Fuggire tra i primi e gettarsi nella prima scialuppa non mostra di saper dare la vita per salvare le anime.
Dove voglio arrivare? A questa conclusione: si è bravi con le parole, è facile lanciare proclami o a sbandierare una certa Fede, ma poi, nella vita privata si può agire in modo opposto. Per noi non sia così, è umiliante per la coscienza e blocca la vita spirituale. Fissiamo nella mente e nel cuore la ricerca in ogni circostanza della coerenza, di vivere la Fede con serietà e verità.
Lo dice Gesù: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?” (Mt 7,16).
In me non c’è alcun sentimento di condanna verso questo parroco, posso aggiungere che si è lasciato vincere da una debolezza e potrà ricominciare meglio di prima. Non ha commesso un reato, ma adesso con quale credibilità può parlare ai parrocchiani? Se tra un mese dirà in parrocchia che mancherà alcuni giorni per incontri spirituali, i fedeli che cosa penseranno?
Tra un intervallo per incontri spirituali con persone venute a trovarmi e il tempo per meditare il Vangelo, ho letto la Parola di oggi per esaminarla e vi trovo con sorpresa proprio l’episodio del mare agitato. Gesù mi sta porgendo materiale per descrivere come si comportò Lui durante la grande tempesta di vento. Non sto qui a delineare quanto fosse santa la presenza di Gesù su una misera barca, al freddo, senza cabine né confort, in balia del vento e delle onde che avevano riempito di acqua l’imbarcazione.
Mi commuove leggere che Gesù “se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”, ma un Dio può mai dormire? Era il riposo del condottiero, ma era più vigile Lui di tutti gli Apostoli che si agitavano. Gesù rimane a poppa, la parte posteriore di un'imbarcazione, sereno e dominatore, anche se per gli altri Egli dormiva.
Gesù non si agita e non fugge, Egli vigila su ognuno di noi, più di una madre sul proprio figlio. Non appena vide il terrore che travolgeva i cuori degli Apostoli, “minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia”. Ecco cosa è in grado di compiere Dio e quanti vivono in comunione con Lui.
Chi dubita, ripete con gli increduli Apostoli: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
Tutti noi ci troviamo su una nave che galleggia su un mare spesso agitato e violento, molti sono pronti a mollare tutto alla prima tempesta, altri si affidano a Gesù e alla Madonna, sicuri che Loro interverranno. E quando dubitiamo o ci abbattiamo, Gesù ci dice sempre: “Perché avete paura? Non avete ancora Fede?”.


Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.
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