Il Signore ti benedica,ti custodisca e ti mostri il Suo volto misericordioso!

Quando pensi di aver toccato il fondo e che nessuno ti voglia o ti ami più, Dio si fa uomo per incontrarti, Gesù ti viene accanto

CIAO A TE !!

Nulla è più urgente nel mondo d'oggi di proclamare Cristo alle genti. Chiunque tu sia, puoi, se vuoi, lasciare un tuo contributo, piccolo o grande che sia, per dire, comunicare, annunciare la persona di Gesù Cristo, unico nostro salvatore. Uno speciale benvenuto a LADYBUG che si è aggiunta di recente ai sostenitori ! *************************************************** Questo blog è sotto la protezione di N.S. Gesù Cristo e della SS Vergine Maria, Sua Madre ed ha come unica ragione di esistere di fornire un contributo, sia pure piccolo ed umile, alla crescita della loro Gloria. ***************************************************



Con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni.

mi trovate anche su questo blog
---------------------------------------------------------------



mercoledì 29 agosto 2012

1769 - Vita di Gesù (paragrafi 501-502)


Il convito di Bethania

§ 501. Risalendo da Gerico verso Gerusalemme, Gesù doveva pas­sare necessariamente per Bethania, da cui si era allontanato poche settimane prima. Ivi egli giunse sei giorni prima della Pasqua (Gio­vanni, 12, 1), cioè in un sabbato; poiché il tragitto da Gerico a Be­thania (§§ 438, 489 segg.) era così lungo che non sarebbe stato permesso in un giorno di sabbato, Gesù probabilmente viaggiò nel venerdì precedente per giungere a Bethania sul tramonto, quando cominciava ufficialmente il sabbato. Anche qui l'indicazione di Giovanni vuole precisare ciò che i precedenti Sinottici hanno lasciato nel vago: attenendosi infatti a Matteo (26, 6 segg.) e a Marco (14, 3 segg.) sembrerebbe che questa visita a Bethania fosse avvenuta più tardi, il mercoledì successivo: ma questo ritardo della narrazione presso di loro è dovuto alla mira di far risaltare la relazione tra le parole pronunziate a Bethania da Giuda e il suo successivo tradi­mento. Con la venuta a Bethania sembrava che Gesù si offrisse da se stesso al pericolo: i suoi nemici, che poco prima avevano deciso la sua morte e ordinato il suo arresto (§ § 494, 495), erano là ad una passeg­giata da Bethania e potevano essere informati subito ed agire. Il pe­ricolo indubbiamente esisteva, tuttavia era meno immediato di quan­to apparisse: in primo luogo dopo l'ordine di arresto Gesù era scom­parso, e quindi i primi bollori si erano alquanto raffreddati, salvo a riaccendersi se Gesù fosse ricomparso; inoltre, oramai si era in piena preparazione pasquale, a Gerusalemme giungevano ad ogni ora folle di Giudei di tutte le regioni e quindi anche di conterranei e ammiratori di Gesù, e non era opportuno provocare un tumulto procedendo contro di lui con la città così affollata. Ad ogni modo i Sinedristi ed i Farisei, non dimentichi affatto della loro decisione, si sarebbero regolati con prudenza a seconda delle circostanze; frat­tanto i comuni Giudei della capitale, incuriositi, aspettavano di ve­dere come si sarebbe svolta la lotta e se sarebbe prevalso il Sinedrio oppure Gesù. A Bethania Gesù dovette trovare accoglienze trionfali, provocate cer­tamente dal ricordo della recente resurrezione di Lazaro. La sera di quel sabbato fu tenuto un convito in suo onore in casa di un certo Simone soprannominato il Lebbroso, ch'era senza dubbio uno dei più facoltosi della borgata, e doveva il suo soprannome alla malat­tia da cui era guarito, forse per intervento di Gesù. Fra gli invitati non poteva mancare, e difatti non mancò, Lazaro; sua sorella, la massaia Marta, dirigeva il servizio; l'altra sorella Maria, meno esper­ta di faccende domestiche, provvide da se stessa a portare un con­tributo d'onore al convito. Come i convitati erano sdraiati su di­vani con il busto verso la tavola comune e i piedi all'in fuori nella maniera che già dicemmo (§ 341), Maria ad un certo punto del con­vito entrò recando uno di quei vasi d'alabastro dal collo allungato, in cui gli antichi usavano conservare essenze odorose di gran pre­gio: la ragione è data da Plinio quando dice che l'alabastro cavant ad vasa unguentaria, q'uoniam optime servare incorrupta dicitur (Natur. hist., XXXVI, 12). Il vaso recato da Maria conteneva una lib­bra, cioè 327 grammi, di nardo autentico di gran valore. L'aggetti­vo autentico, come dice il greco “di fiducia”, è oppor­tuno, perché il citato naturalista romano ricorda che l'ungnento di nardo si adulterava facilmente, adulteratur et pseudonardo herba qua' ubique nascitur (ivi, XII, 26). E come genuino, il nardo di Ma­ria era di gran valore: Giuda, che doveva intendersi di prezzi, lo valutò a piu' di 300 denari, cioè a più di 320 lire in oro; Plinio (ivi) dice che in Italia il nardo costava 100 denari la libbra, e altre spe­cie meno pregiate anche meno: tuttavia egli stesso ricorda altrove (ivi, XIII, 2) unguenti che costavano da 25 a 300 denari la libbra. Maria pertanto, giunta al divano di Gesù, invece di sciogliere il si­gillo apposto sull'orifizio del vaso ne spezzò il collo allungato, in se­gno di maggiore dedizione, e ne effuse abbondantemente l'essenza profumata dapprima sul capo di lui e poi il rimanente sui suoi pie­di: egualmente in segno di particolare omaggio, asciugò ella con i propri capelli i piedi profumati del maestro, imitando in parte l'an­tica peccatrice innominata (§ 341). E la casa fu piena del profumo dell'unguento.

§ 502. L'atto compiuto da Maria non era insolito: ad ospiti insigni invitati a banchetto si offrivano, dopo la lavanda di mani e piedi, squisiti profumi di cui cospargersi. E tanto più questa finezza era na­turale in Maria in quanto la usava verso colui che aveva risusci­tato il fratello, anche se per compierla ella impiegava una quantità di essenza veramente straordinaria; ma l'esuberanza della materia testimoniava l'esuberanza del sentimento interno. Questa prodigalità sorprese taluni discepoli, e più di tutti il loro amministratore comune che era Giuda l'Iscariota (§ 313); costui, come avverte in maniera distinta Giovanni (mentre gli altri evan­gelisti parlano di discepoli in genere), protestò apertamente pur sotto la parvenza di beneficenza: Perché s'e' fatto questo scempio d'un­guento? Si poteva infatti vendere questo unguento per piu' di 300 denari, e dare ai poveri! (Marco, 14, 4-5). Ma alla protesta di Giu­da l'evangelista Giovanni, non meno pratico che spirituale, fa se­guire una sua riflessione: Disse però questo, non perché gl'importava dei poveri, ma perché era ladro, e avendo (egli) la cassetta asportava le cose messevi (dentro) (Giovanni, 12, 6). Da questa notizia apprendiamo che il gruppetto dei seguaci abituali di Gesù faceva vita comune, senza dubbio insieme col maestro, e tutti mettevano i personali proventi in comune depositandoli in una cassetta; questa era affidata a Giuda, il quale fun­geva da amministratore e certamente sarà stato coadiuvato occasionalmente da quelle pie donne che, di tempo in tempo secondo le loro possibilità, seguivano il gruppo di Gesù incaricandosi dell'assi­stenza materiale (§ 343). Ma Giuda era ladro, e sottraeva il denaro dalla “cassetta”. Ora, questo furto continuato difficilmente poteva essere riscontrato dagli altri Apostoli, i quali erano totalmente occu­pati nel ministero spirituale e per le cose materiali si rimettevano in tutto a Giuda; invece appunto le pie donne avevano ogni facilità di riscontrare il furto perché, occupandosi delle spese e fornendo esse stesse buona parte del denaro, potevano seguire a un dipresso le entrate e le uscite della “cassetta” ed avvedersi delle sottrazioni più notevoli. Forse di tali sottrazioni avevano esse informato gli altri Apostoli e Gesù stesso; e da allora l'amministratore infedele fu guar­dato con occhio d'accorata pietà, ma silenziosamente fu lasciato an­cora nel suo ufficio per la speranza che egli, non svergognato, rinsa­visse. Qui invece Giuda si mostra incancrenito: piu' di 300 denari era una somma cospicua, quasi un anno intero di salario d'un operaio (§ 488), e il ladro al vedersi sfumare questa bella entrata scatta allegando il pretesto dei poveri. Il seguace di Mammona vuoi conser­vare ancora la divisa esteriore di seguace di Dio (§ 485). Alla protesta di Giuda, Gesù rispose: Lasciala (fare)! Che lo serbi (= che valga come riserbato) per il giorno del mio seppellimento! I poveri infatti sempre avete con voi, me invece non avete sempre (Giov., 12, 7-8; cfr. Matteo, 26, 10-13; Marco, 14, 6-9). Per Gesù, dunque, l'unzione da lui testé ricevuta valeva come un'anticipazione del suo imminente seppellimento, giacché le salme si deponevano nella tomba cosparse di aromi e di essenze profumate. Ma anche da questo nuovo annunzio pare che gli Apostoli non si convincessero dell'imminente morte di Gesù: tranne forse Giuda che, da buon finanziere umano, previde la bancarotta altrui e dovette da allora pen sare direttamente ai casi propri.
------

Nessun commento:

Posta un commento

Comunque tu sia arrivato fino qui, un tuo commento è gradito, si può dissentire ma non aggredire, la costruzione è preferita alla distruzione..

Medaglia di San Benedetto