In uno stesso giorno, il Calendario ricorda e onora due personaggi contemporanei, vissuti ambedue nel III secolo, ma che nella realtà della storia furono tra loro opposti, addirittura nemici. Si riunirono nella morte ed è proprio questa mistica pacificazione che il Calendario sembra voler sottolineare, celebrando insieme le loro due memorie.
Ponziano, discendente di una delle più nobili famiglie di Roma, quella dei Calpurni, successe nel 230 a S. Urbano I, in tempi di tolleranza religiosa, sotto il giusto Imperatore Alessandro Severo. Il nuovo Papa poté così proseguire l'opera di consolidamento amministrativo della Chiesa, iniziata dai suoi predecessori.
Ma in tempo di tranquillità esterna, la fede era minacciata dai pericoli interni. Proprio sotto il pontificato del saggio Ponziano si aprì, nella Chiesa romana, uno scisma, cioè una divisione interna.
A provocare lo scisma fu Ippolito, sacerdote coltissimo, conoscitore delle Scritture, e ossequiente alla tradizione. Moralista troppo severo, Ippolito vedeva ovunque eretici insidiosi e innovatori rivoluzionari. Trovava la Chiesa eccessivamente indulgente nella remissione dei peccati, troppo tollerante nel benedire i matrimoni tra uomini e donne di condizione sociale diversa (che la legge pagana non riconosceva validi).
Ippolito fu così il primo Antipapa, cioè il primo Papa separato, contrapposto a quello legittimo per elezione e ortodosso per dottrina. La sua fu una ribellione in buona fede ispirata da sacro zelo.
Ma alla morte del mite Alessandro Severo, ucciso dai legionari in Germania, il suo successore, Massimino, riprese la persecuzione contro i cristiani, e a quel punto la distinzione tra eretici e ortodossi, legittimi e scismatici, passò in secondo piano.
La Chiesa di Roma appariva divisa e mostrava due Papi: Ponziano, vero Pontefice, e Ippolito, Antipapa. Senza troppo sottilizzare, Massimino colpì scismatici e ortodossi, per lui ugualmente nemici dell'Impero. Esiliò così in Sardegna tanto Ponziano quanto il suo rivale Ippolito.
Era la prima volta che un Papa veniva, non martirizzato, ma deportato, lasciando senza guida la comunità cristiana. Perché la sede apostolica non restasse vacante, Ponziano rinunziò al pontificato in favore del greco Antero.
Il suo gesto fu presto seguito dallo stesso Ippolito che, capito l'errore, sciolse la sua chiesa invitando i fedeli a riunirsi alla vera comunità cristiana. Di lì a poco tempo, Ponziano e Ippolito, finalmente pacificati, subirono, nel 235, la medesima sorte morendo in seguito alle sofferenze patite nelle miniere di sale.
I corpi dei due martiri, trasportati a Roma con grande onore, vennero sepolti: Ippolito lungo la via Tiburtina; Ponziano nelle catacombe di S. Callisto.
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